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Autore: _Magica_    16/06/2017    3 recensioni
|Bellarke|Modern AU|
Che succede quando incontri l'anima gemella ed affidi al destino la possibilità di poterla rincontrare?
dal testo:
Non sapeva dove, quando, come, ma l'avrebbe rivisto. Dio, sì, che l'avrebbe rivisto.
Non aveva altro che un nome.
''Bellamy, Bellamy, Bellamy''
E tutto dentro di lei sembrava gridare:
''Trovami, trovami, trovami"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

 

Bellamy stava giusto uscendo dal lavoro quando annunciarono che Clarke Connor era attesa in segreteria.

 Gelò completamente, respirò a fondo, e senza che se ne rendesse conto si era già girato di colpo.

Clarke Connor, purtroppo, era una donna di 85 con un cappellino rosa ed un minuscolo cagnolino al guinzaglio.

Bellamy si diede immediatamente dello scemo e si diresse dalla parrucchiera.

Echo, la donna che da lì a tre giorni sarebbe stata sua moglie, aveva insistito che quei capelli fossero indecenti, così Bellamy, per farla felice, sebbene a lui i capelli piacessero così, decise di aggiustarli.

Entrato dalla parrucchiera si sedette sulla poltrona davanti allo specchio, aspettando che arrivasse la solita ragazza.

<< Salve novello sposo! Come le faccio i capelli? >> Gli disse avvicinandosi una donna castana e prosperosa.

<< Dov’è Roma? Di solito è lei a tagliarmeli >>

<< Si è presa una settimana di ferie >> Gli disse mentre gli metteva l’asciugamano intorno al collo. << Oggi me ne occuperò io, mi chiamo Clarke >>

Il ragazzo saltò sulla sedia, andò  a sbattere contro lo spigolo di un armadietto e per poco non cadde  a terra.

Si alzò in piedi, il respiro corto.

<< Adesso che ci penso, i capelli mi piacciono così >>

Si alzò di corsa ed in pochi secondi fu fuori dal negozio.

 

Quel giorno fu veramente un incubo.

Passeggiò per un po’ cercando la forza per rientrare e far felice Echo, ma non riusciva a farsi tagliare i capelli da una che si chiamasse Clarke.

Si sciacquò il viso ad una fontanella e si prese la testa tra le mani.

 Devo calmarmi, è solo l’ansia per il matrimonio. Sicuramente.

Salì su un taxi per tornare a casa.

Ma in una mattinata caotica di New York il traffico non poteva di certo mancare.

Quindi ,mentre aspettava annoiato che il semaforo diventasse verde, si ritrovò a fissare il fattorino delle pizze in bicicletta fermo di fianco al taxi.

Parlava al telefono.

<< Sì, sì, ho capito, va bene tesoro, ci vediamo dopo >> Sicuramente parlava con la fidanzata.

<< Sì, sì, Clarke ti ho detto che te lo comprerò! >>

Poi semplicemente rimise il cellulare in tasca.

Per poco Bellamy non sbatté con forza la testa contro il finestrino.

Dopo poco si sporse.

<<  Mi scusi, eheh com’è che fa di cognome la sua ragazza? >>

Il fattorino delle pizze lo guardò malissimo, per poi rispondere offeso:

<< Era mia sorella di 6 anni, imbecille! >>

Per fortuna in quel momento il taxi ripartì, sollevando Bellamy dalla responsabilità di trovare una scusa accettabile per la sua domanda.

In quel momento decise che non ce la faceva più.

Si sporse verso l’autista per chiedergli di cambiare destinazione e portarlo immediatamente alla sede del New York Times per incontrare Murphy.

 

***

 

<< Te l’ho detto, è agghiacciante, la sto vedendo ovunque, sono a lavoro e Clarke è chiamata in segreteria, vado dalla parrucchiera e Clarke mi vuole tagliare i capelli, sono in taxi ed il fattorino delle pizze parla con sua sorella Clarke >>

<< Magari era lei! >>

<< Aveva sei anni … >>

Murphy non sollevò mai gli occhi dal computer mentre Bellamy gli raccontò, stranito, tutti gli incontri con Clarke di quella giornata.

<< L’universo continua a ripropormela! Ad incasinarmi la testa mettendomela sempre ovunque >>

Murphy lasciò stare il pezzo a cui stava lavorando e si voltò verso l’amico esasperato.

<< Bell, ti sposi tra 3 giorni! Questo comportamento è assolutamente bipolare! >>

<< Lo so!!>> Disse Bellamy con la testa tra le mani.

<< Vorresti rischiare la tua relazione con Echo, per trovare una ragazza che molto probabilmente ti sei solo immaginato?! >>

Bellamy percepì la verità nelle parole di Murphy colpirlo con violenza. Stava rischiando il suo matrimonio, la ragazza che amava, ogni cosa che in quegli anni aveva faticosamente costruito, per una ragazza sconosciuta.

Una ragazza a cui, ormai, dopo cinque anni, non riusciva più ad associare un volto. Rimanevano di lei solamente un’immagine sbiadita, un ombra dai capelli oro, ed un nome che avrebbe potuto benissimo essere falso.

Le cose che ricordava perfettamente, e che probabilmente avrebbe ricordato per sempre, fino alla fine dei suoi giorni, erano il libro dalla copertina verde foresta che non avrebbe mai trovato ed un paio di occhi azzurri come il cielo estivo che non avrebbe più visto.

 Quelli, non lo lasciavano in pace mai.

<< Ascoltami, non pensare che io non ami Echo, io la amo, molto. Però … >> Si fermò per pensare alle parole giuste << Prima di lasciarmi andare completamente a questo amore, devo abbandonare l’altro. Devo trovarla, ed una volta che l’avrò fatto, magari capirò che il ricordo che ho di lei è solamente la fissa di un ragazzino e che non c’è niente di lei che ancora mi piaccia, come sicuramente sarà >>

Murphy abbassò gli occhi.

  << Ascolta Jhon, tu lavori per il quotidiano più grande del mondo e, magari, se ci impegnassimo, potremo anche trovarla >>

L’amico alzò gli occhi al cielo e sbuffò sonoramente.

<< Quante volte te l’ho detto, Bell?! Mi serve almeno un cognome, un numero civico … qualcosa! >>

<< Se solo trovassimo quel libro … >>

Murphy questa volta scattò in piedi.

<< Bell, smettila! Lo hai già fatto, ricordi? Anni fa. E ti ho anche accompagnato, abbiamo girato tutte le librerie di New York e di quel libro neanche l’ombra! Hai mai pensato che forse non lo ha mai venduto? >>

Sì, sì che ci aveva pensato, le aveva pensate tutte. Aveva guardato in ogni libreria, ogni banchetto, ogni biblioteca ma non era mai riuscito a trovarlo.

’Perché le ho lasciato fare quello stupido gioco? Se ci avessi provato di più magari l’avrei convinta.

Forse, se nella pista sul ghiaccio l’avessi baciata, e poi baciata ancora, e poi le avessi detto che così bene non mi ci ero mai trovato con nessuno, lei non se ne sarebbe mai andata.’’

<< Jhon ti prego, forse ne abbiamo mancata una, forse lo hanno acquistato poi rivenduto! Sto solo chiedendo al mio migliore amico una mano. Per favore >>

Murphy scosse sonoramente la testa, ma in fondo a quello sguardo scorbutico, Bellamy sapeva ci fosse un cuore d’oro.

 

***

 

Bellamy si ritrovò a bussare alla porta di casa.

Aveva trascorso tutto il pomeriggio con Murphy a girare ogni libreria di New York.

 Ma anche scartabellando dentro ad ogni negozio, in fondo ad ogni scaffale, in nessuno di quei libri il nome di Clarke era mai comparso.

Magari era ora di arrendersi.

Magari era solamente l’ansia per il matrimonio, uno dei dubbi prima delle nozze, giusto il colpo di coda di un demone che per cinque anni non aveva fatto altro che tormentarlo.

Echo aprì sorridente i battenti e lo baciò con dolcezza.

Lui le appoggiò una mano tra i capelli e si chiese come sarebbe stata la sua vita in quel momento se la donna davanti a lui fosse stata invece bionda.

Non avrebbe mai conosciuto quella risposta.

<< Dimmi che mi ami >>

Bellamy glielo disse senza esitazioni.

<< Dimmi qualcosa di romantico >>

Il ragazzo rise.

<< Tipo? >>

<< Tipo che sono l’unica donna nell’universo giusta per te >>

Egli gelò completamente, tremò, aprì la bocca per dire qualcosa.

''L'unica donna nell'universo...''

 

 In quel momento suonò la sveglia ed Echo si alzò di scatto lamentandosi di aver bruciato la cena.

Bellamy venne salvato giusto in tempo, perché, sinceramente, non sapeva cosa avrebbe detto.

 

Mentre dalla cucina proveniva un odore di bruciato Bellamy si allungò nella poltrona cercando di trovare un angolino vuoto. Echo aveva messo a soqquadro l’intera casa in preparazione alla luna di miele. Ebbe l’impressione che una bomba atomica fosse scoppiata nell’appartamento.

Una volta allungatosi nello schienale sentì qualcosa pungergli la schiena.

Si alzò per vedere cosa fosse.

Un sacchettino rosso con decori natalizi era accartocciato tra le pieghe dei cuscini.

Bellamy trasalì riconoscendolo.

Si voltò in direzione della sua futura moglie che intanto smacchinava in cucina, come se si sentisse di tradirla a riaprire il sacchettino rosso.

Lo sollevò con mani tremanti e si risedette pesantemente sulla poltrona.

Pensava di averlo perso anni prima.

Infilata una mano dentro tirò fuori un unico guanto nero

 Si chiese in quale angolo sperduto del mondo si stesse nascondendo il suo compagno.

Credeva non lo avrebbe più visto, eppure eccolo lì, rispuntare fuori a tre giorni dal suo matrimonio.

Quasi con nostalgia, ricordo, dolore, infilò una mano all’interno e percepì il colore familiare della stoffa togliergli il fiato.

Un ricordo doloroso gli distrusse ogni convinzione presente facendolo ritornare quel ragazzino spaesato di cinque anni prima.

Decisamente le cose non stavano andando bene.

Mentre teneva gli occhi chiusi e il guanto infilato percepì un foglio di carta accartocciato in fondo alla punta dell’indice. Lo tirò fuori con cautela, paura, ed ansia.

Quando lo aprì si rese conto che fosse lo scontrino dell’acquisto.

Stava per gettarlo, scoraggiato, quando notò qualcosa scritto minuscolo.

Era il numero di conto corrente.

Gelò sul posto, metà sorpreso e metà confuso, mentre una lacrima gli solcava profondamente la guancia sinistra.

Non tutto era perduto.

In quel momento seppe da dove partire.

Clarke, sto arrivando.


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​Ormai siamo al quinto capitolo di questa storia e le cose iniziano a farsi interessanti. Nel prossimo vedremo la reazione di Clarke.
​Ringrazio chi abbia messo la storia tra le seguite. Vi prego di farmi sapere se vi stia piacendo, se la trovaite noiosa, o se ci siano dei passaggi non chiari. Grazie anche solo per leggerla.

 

  
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