Atterrammo nel bel mezzo del parco, slittando sulle ruote.
I lupi non ci seguivano più da un po'.
Lasciai la camicia di Raphael, scesi dalla moto e mi spazzolai il vestito.
Per fortuna non si era rotto...
La luna si rifletteva nel lago.
Mi girai e osservai il vampiro, che stava spegnendo la moto.
- Gracias – mi disse.
- Per cosa? - gli chiesi.
- Per aver salvato il mio clan – rispose.
Feci spallucce.
Raphael mi fece un sorriso sghembo – Non pensavo che la figlia del diablo salvasse. -
Gli feci una smorfia – Solo perché ho un padre così non significa che sia cattiva – mi sedetti sul prato.
- Se non mi sbaglio sei cinica, sarcastica, misteriosa... - lasciò il continuo in sospeso.
Lo guardai male.
Si sedette di fianco a me, la luna riflessa negli occhi.
Sospirai – Forse quella è solo la facciata, magari non assomiglio a mio padre. Potrebbe essere che io sia timida e gentile. -
Mi fissava.
- Potrebbe – sussurrai.
Scosse la testa, si alzò e raggiunse la moto. Diede gas e mi guardò – Ci si vede -
Feci un cenno con la testa e sorrisi.
Il motore rombò e lui partì.
Lo osservai andarsene e sospirai di nuovo.
Mi alzai e mi incamminai verso l'Istituto.
La notte dopo il “viaggio” a Central Park uscii dall'hotel senza farmi notare.
Mi incamminai, mani in tasca, verso la casa dei cazadores.
Suonai il campanello e aspettai.
Dopo un po' la porta si socchiuse, facendo stagliare la figura di Calypso sull'ingresso. Era vestita con un paio di jeans e una canottiera.
Mi osservò stupita.
- Ciao – gli dissi.
- Ciao – mi rispose lei.
- Ti va di andare da Taki? - le chiesi.
Mi rivolse uno sguardo confuso – Taki? -
- Fidati -
Quando raggiungemmo il ristorante “Taki” entrammo senza problemi.
Ci sedemmo ad un tavolo.
Una ragazza bionda con gli occhi completamente blu ci porse i menù.
Lo aprii e osservai le file di pietanze.
Pagine e pagine di carni crude, miscugli di sangue, pesci ancora vivi e, finalmente, i cibi per umani.
Quando tornò la cameriera ordinai una pizza margherita, mentre Raphael prese un cocktail di sangue.
Affondai i denti in una fettina.
Raphael mi osservava.
- Che c'è? - gli chiesi.
- Nada -
Appoggiai la pizza sul piatto e lo guardai – Perché mi hai invitato qua? -
Sorrise – Ieri non abbiamo potuto finire il discorso sul tuo... carattere -
- Senti, non c'è molto da spiegare. E di certo non a te -
- Non ci credo. -
Mangiai un po' di pizza.
- Secondo me tu nascondi i tuoi veri aspetti – mi disse lui.
- Ok... io non sono del tutto demone, va bene? Io sono metà angelo. É per questo che non sono così cattiva. -
Raphael bevve un po' di sangue e aggrottò le sopracciglia – Ma se tuo padre è Satana... -
- Sì, ma lui prima era un angelo, quindi... -
- Ok, ho capito... -
Finimmo di mangiare senza parlare.
Poi ce en andammo e insistè per accompagnarmi all'Istituto.
- Ma perché sei così carino? - gli chiesi sorridendo.
Scoppiò a ridere e rispose – Non lo so, sinceramente. -
Lo osservai confusa. Mi guardava mentre camminava.
Si accorse che lo guardavo e sorrise di nuovo.
I suoi occhi si dilatarono.
Una striscia di sudore mi percorse la schiena.
Mi fermai di colpo.
Lui mi fissava, scrutando i miei occhi rossi.
Si avvicinò lentamente, molto lentamente.
D'istinto arretrai di un po', ma poi mi fermai.
Mi mise una mano sul collo e mi baciò.
Non mi trattenni e rilasciai un'ondata di energia demoniaca che lo sbalzò all'indietro, facendolo cadere.
- Oddio, scusa – gli dissi aiutandolo a rialzarsi.
Scoppiò a ridere e mi disse – Direi che per oggi va bene. - Mi fece un cenno e se ne andò, continuando a sorridere.