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Autore: laevanda    17/06/2017    0 recensioni
Una storia avvincente, un'amicizia e delle cotte: non la solita storiella d'amore, non la solita banalità della vita odierna. Linda Maddii, giovane studentessa, grazie al suo migliore amico Enea conoscerà nuove persone e capirà ciò che le sta veramente a cuore dopo una serie di eventi che le cambieranno la vita... no, dai, la vita è un po' esagerato. Il tutto con un tocco stilistico pariniano , sicuramente meglio dello stile descrittivoprosuspence manzoniano.
Ebbene, immergetevi in questa avventura che vi ruberà l'anima, in questa storia di vita che vi inviterà a riflettere sulla quotidianità delle vostre azioni, affrontando tematiche di attualità, portate alla luce dalla curiosa Brigitta, ragazza che si troverà più volte a discutere con quel caso umano di Jeff. A voi la scelta, ma ricordatevi che se non leggerete quest'opera con "riferimento a cose o a persone realmente esistiti puramente casuale", il fantasma formaggino assumerà il ruolo di Spirito del Natale Passato, attente. Quindi, che dire, buona lettura.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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"Che succede qui?", domanda il nuovo arrivato.. si tratta di un ragazzo dai capelli lunghi e leggermente sporchi, indossa una felpa larga, è al telefono con qualcuno, deduco dal cellulare all'altezza dell'orecchio sinistro. Arriva con passo trafelato e ci guarda irritato.

"Scusami, ti devo lasciare...", mormora al cellulare, che poi tiene in mano.

"Chi siete voi?"

Jeff, che si è irrigidito quando è arrivato il ragazzo, si avvicina al mio orecchio e mi sussurra: "È meglio se andiamo. Non è un tipo raccomandabile."Lo guardo, confusa.

"Anche tu spacci? O compri? Anche tu devi prendere dal Tia?", il ragazzo ci viene incontro, quasi inciampa su una bottiglietta abbandonata sul terriccio e si rivolge a Jeff gesticolando in particolar modo con la mano che tiene il cellulare.

"Non so nemmeno chi sia, Tia.", Jeff sbuffa e si alza. Lo imito, confusa. Jeff mi prende la mano e incomincia a incamminarsi, trascinandomi con sé.

"Oh! Non dire a nessuno che sono stato qua.", gli urla il ragazzo, al quale Jeff risponde alzando il pollice della mano libera. Quella che non sta tenendo la mia.

Quando ritorniamo in strada, usciti da quel parco inquietante, mi decido a parlare.

"Non mi sembrava un tipo pericoloso.", osservo.

Le nostre mani sono sempre legate. Le sue mani non sono tanto grandi e sono calde. Ha qualche taglietto sui palmi e sulle nocche e ha le unghie molto corte, deve avere il vizio di mangiarsele.

"Lui? No.", solleva le spalle.

"Perché mi hai detto che non era raccomandabile?"

"Per convincerti ad andare. Lui non è un ragazzo pericoloso, hai ragione. Anzi, è un povero scemo che spende la sua paghetta in erba, però il suo spacciatore non è proprio un tipo a posto."

Le sue parole mi fanno pensare: quanto conosce Jeff di questo aspetto della città? Quanto sa di spacciatori e perché mi ha portato in un parco del genere?

"E tu lo conosci?", domando, in un sussurro. Cerco di liberarmi dalla sua presa.

Jeff si ferma e mi stringe la mano ancora più forte.

"Linda, non mi drogo. Mi sono fatto qualche canna in passato? Sì. Ho anche provato qualcos'altro? Sì, ma sarà capitato massimo due volte. Conosco Tia, il Bruto e tutti gli altri, anche molto più pericolosi perché io quasi ci vivo in quel parco. E non mi guardare così."

"Prima ti lamenti che non ti guardo e ora ti lamenti se lo faccio?", cerco nuovamente di lasciare la sua mano. Lui guarda per un attimo le nostre mani legate e poi lascia la mia, di scatto.

"Andiamo. Ti riaccompagno a casa.", si issa il cappuccio in testa e cammina, con il suo passo traballante.

"Posso andare a piedi."

"Sì, certo.", non si lamenta e non mi guarda in faccia. Nemmeno si è girato.

Resto bloccata, ferma sul ciglio, troppo stretto, a bordo della strada. Ma non passano macchine, non corro alcun pericolo. Lo osservo allontanarsi e, ricacciata in un angolo la voglia di fermarlo e di chiedere qualcosa, una spiegazione, il motivo della mia tristezza in questo momento, o semplicemente di salutarlo, augurargli buona serata.

Mi giro e mi incammino nella direzione opposta alla sua. 

   
 
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