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Autore: Fenice_Bea_2004    18/06/2017    1 recensioni
Nell'universo Shadowhunters compare un nuovo personaggio: Calypso, la figlia di Lucifero.
Lei è stata mandata sulla Terra da suo padre per aiutare gli Shadowhunters a combattere Valentine e Jhonatan, che hanno sfidato Satana impadronendosi dei demoni.
Tra mille avventure si scopriranno i veri poteri dell'Inferno.
[La mia prima fan fiction. Perdonate la scrittura orribile -V-]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Raphael Santiago
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo essere tornata nella cattedrale barcollai nella mia stanza e mi feci una doccia. Erano quasi le cinque del mattino.

Mi misi a letto e mi addormentai, un sonno tranquillo senza sogni.

Il giorno dopo mi svegliai che erano quasi le sei del pomeriggio.

Avevo avuto un collasso.

Ero avvoltolata nelle coperte con i capelli stile nido di uccello.

Alzai lo sguardo e vidi Isabelle seduta sul bordo del letto, intenta a guardarmi.

Io e Isabelle eravamo diventate amiche, nel poco tempo da quando ero arrivata. Anche con Clary avevo legato, ma non tanto quanto la Cacciatrice con i capelli neri.

La ragazza mi porse un piatto di waffle, ma rifiutai: non avevo digerito la mia “cena”.

Lei mi guardò di traverso – Come mai? -

- Ho mangiato una pizza, stanotte. Con... con Raphael -

- Racconta tutto – disse decisa lei, incrociando le gambe.

Sorrisi debolmente e raccontai tutta la serata, dalla porta dell'Istituto al bacio inaspettato.

Neanche in quel momento capivo perché mi avesse baciato.

Isabelle mi ascoltava a bocca aperta.

Quando finii di raccontare la mia storia rimasi a guardarla, sperando che dicesse qualcosa.

Lei si riprese e scoppiò in gridolini – Oddio! Oddio! Che fortuna! -

- Che fortuna?! -

- Dai! Lo sai anche te che Raphael Santiago è un vampiro niente male. Per essere uno spagnolo – aggiunse maliziosa.

- Sì, ma... - cominciai a dire.

- Non ti piace? -

- No. Cioè, sì. Cioè... - mi stavo incartando alla grande.

Ora. Va bene tutto quello che avevo detto nel discorso su ciò che ero veramente, ma essere baciata da Raphael, così, senza un motivo, e credere che fosse innamorato era... strano... non nel senso che era strano cattivo, ma strano impossibile.

E poi, ripensavo a come sentivo i suoi canini pungere le mie labbra e andavo in ventilazione.

Lo dissi a Isabelle e lei fece una risatina stridula – Sareste troppo carini insieme! -

- Ma cosa, che non lo conosci nemmeno! -

Mi guardò di sottecchi – Sì, ma chiunque riduca così la figlia dell'Inferno lo merita di sicuro -

Ci pensai su e aveva ragione.

Prima che potessimo parlarne ancora la porta della mia stanza si aprì.

- Ragazze – ci chiamò Alec – Abbiamo trovato la Coppa -

Ero sulla Terra per un motivo e me ne ero dimenticata completamente, il pensiero della Coppa Mortale rimpiazzato dall'immagine di un punto di domanda di fianco al vampiro.

Ci alzammo, mi misi il mio mantello, e raggiungemmo Clary, Jace e Simon, che se ne stavano agli angoli opposti guardandosi male.

Li ignorammo e Clary ci condusse a casa sua, dove diceva che sua madre aveva nascosto la Coppa, in una carta dei tarocchi di una strega, Madame Dorothea.

Dorothea era una persona simpatica, molto misteriosa.

Quando mi vide rimase a bocca aperta e si prolungò in diversi inchini e promesse di obbedienza, le solite cose che dicevano le persone che avevano paura di me.

La ringraziai e ci fece sedere dentro al suo appartamento.

Sul tavolo c'era del tè e le famigerate carte del tarocco.

Clary iniziò a spiegare la situazione alla strega, mentre io osservai la stanza.

Mi sentivo un odore soffuso, come di bruciato, nel naso.

Rivolsi uno sguardo a Jace, che sembrò leggermi nel pensiero.

Finalmente andavamo abbastanza d'accordo da smetterla di cercare di ucciderci.

Il ragazzo spronò Clary a darsi una mossa.

Lei prese la carta dell'asso di cuori, credo, e ci disegnò delle rune. Infilò la mano nell'immagine e tirò fuori la Coppa.

Rimasi a bocca aperta.

Proprio nel momento in cui la Coppa mandava un bagliore sanguigno dai rubini Madame Dorothea si volse di scattò e aprì la porta del portale.

Ne uscì lentamente un mostro osseo, alto e nero, che si infilò nel corpo della signora.

Balzai in piedi e mi preparai.

Se non era un demone eravamo nei guai.

Forse anche se lo era.

La creatura divorò Dorothea e iniziò a parlare con una voce gutturale – Io sono Abbadon, il signore degli Abissi -

Jace fece uno svolazzo con la mano – Sì, sì, tipica presentazione da mostro, in cui ci riveli il tuo nome e ciò che vuoi fare con noi eccetera eccetera. -

Scoppiai a ridacchiare.

Abbadon spostò lo sguardo su di me e ringhiò – Figlia di Lucifero, quand'è che ti farai gli affari tuoi e di tuo padre? -

- Abbadon, porta rispetto. Posso sempre bandirti in un nanosecondo -

Scoppiò a ridere. Poi iniziò ad attaccarci.

Urlai agli altri di scappare e liberai il mio potere.

Ali da demone si aprirono strada dalle mie spalle, i capelli iniziarono ad agitarsi, i miei occhi si illuminarono e intorno ad essi si formarono dei ventagli rossi di fuoco.

Ringhiai e aprii le mani, facendoci sbocciare fiori di fuoco.

Abbadon si ritrasse, quel tanto che bastava per far uscire tutti dall'appartamento.

Abbadon allungò un braccio e mi fece lo sgambetto.

Io mi alzai in volo e lo schivai.

Poi urlai e gli feci esplodere addosso il fuoco.

Abbadon gracchiò di dolore, ma senza arrendersi, e mi colpì con un artiglio.

Mi schiantai contro la parete e scivolai di fianco alla porta.

Simon corse all'interno, mi vide e si sedette di fianco a me.

Aprì un involucro e mi mostrò l'arco di Alec.

Sorrisi – Ottima idea – lo presi in mano, incoccando una freccia e puntandola verso il lucernario.

La freccia prese fuoco e la lasciai partire, facendole prendere la traiettoria giusta.

Ruppe il vetro e il sole inondò l'appartamento e l'ingresso, facendo bruciare il demone.

Con un ultimo urlo Abbadon sparì.

E io svenni, sforzata.

Era questo il motivo della mia riluttanza a usare i poteri.

A differenza di mio papà usare i poteri mi stancava dopo un po'.

Caddi come una pera e atterrai tra le braccia del mondano.

Tutto divenne buio per molto tempo.

 

 

Quando la Cacciatrice mi venne a chiamare la feci entrare riluttante, aspettandomi messaggi come: “dal Conclave” e cose così.

Invece la ragazza dai capelli neri mi guardò e disse – Sono amica di Calypso -

Trattenni il fiato. Non la vedevo da tre settimane ormai. Probabilmente l'avevo spaventata con quel bacio... di certo non ero abituato neanch'io a baciare ragazze a caso, soprattutto del suo rango.

Ma da quando l'avevo vista, fuori dall'hotel mi ero incantato.

Non sapevo neanche se mi ero innamorato, semplicemente non avevo resistito. Come se le sue labbra fossero droga...

Chiesi alla ragazza – Cos'è successo? -

- Sta male. Sono tre settimane che non si sveglia. Dato che mi ha parlato di te, ho deciso di venire ad avvertirti, nel caso avessi voluto vederla. -

Notai che gli altri vampiri cominciavano ad avvicinarsi.

Chiamai la mia seconda, Lily e le dissi – Devo andare via per un po'. Tieni d'occhio te i ragazzi? -

Lei annuì.

Mi rivolsi di nuovo alla Shadowhunters e le dissi – Guidami -

Lei mi portò in un ospedale mondano, in una stanza numerata 512.

Era notte fonda e non c'era quasi nessuno.

Mi sedetti di fianco al letto dove c'era lei, sdraiata sotto alle coperte, tubicini pieni di sangue che correvano dentro e fuori a delle macchine.

Sospirai e la osservai. La Cacciatrice se ne era andata, chissà dove, lasciandomi da solo con lei.

Le presi una mano e la accarezzai con il pollice.

- Ehi – mi richiamò una voce.

Alzai lo sguardo e rimasi a bocca aperta.

Calypso mi fissava, gli occhi rossi mezzi aperti, un sorriso ebete sul volto.

- Ehi – le risposi.

La stessa sensazione che avevo sentito quando l'avevo baciata mi prese ciò che un tempo era il mio cuore. Per la prima volta mi sentii felice.

La osservai sedersi e chinarsi verso di me. Mi abbracciò piano, delicata.

Ricambiai l'abbraccio e appoggiai il viso alla sua spalla.

   
 
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