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Autore: imcalledamyy    18/06/2017    0 recensioni
Era quella la sua routine ormai, ogni giorno uguale al precedente, ogni giorno uguale al successivo. Kyungsoo stava portando un cambiamento in quelle giornate, anche se sarebbe durato solo un misero mese, però Jongin aveva paura. Aveva voglia di cambiamenti, che non si chiamassero “ Do Kyungsoo “ .
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: D.O., D.O., Kai, Kai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 8 Agosto.




 
 
Aveva riflettuto a lungo sulle parole di Sehun, doveva fare qualcosa di più per stimolare Kyungsoo, doveva aiutarlo. La sera precedente era troppo stanco anche solo per avere una idea su cosa fare. Voleva documentarsi meglio sui sintomi di Kyungsoo, magari contattando il suo fisioterapista, perché no. Sapeva in cuor suo che doveva cercare più profondamente. Ma Kyungsoo era andato su quell’isola per ben altri motivi, non per stimolare le sue gambe, ma il suo cuore, la sua vita.
Erano appena le undici di mattina, Kyungsoo e Jongin si trovavano in salotto, ognuno a prestare attenzione alle proprie cose, o meglio. Jongin non faceva altro che continuare pensare al giorno precedente, da Sehun a Kyungsoo. Sehun era stato perfetto, in tutto, agli occhi di Jongin appariva più che perfetto, se possibile. Si sentiva molto attratto dall’altro e non sapeva bene come gestire la situazione, eppure quelle emozioni erano in un certo qual modo familiari. Si sentiva così lontano dal raggiungimento di una risposta concreta, era tutto troppo difficile per lui. 
Per quanto riguardava Kyungsoo, aveva passato l’inizio mattinata a programmare cose da poter fare assieme a lui, tenere la mente impegnata era il primo passo per eliminare l’ansia. Eppure era passata già un’ora e non era riuscito a far altro che lanciargli fugaci occhiate, altre più lunghe, mentre osservava come Kyungsoo adottasse un volto più serio e concentrato del solito quando leggeva un libro che gli interessasse. Avrebbe tanto voluto una connessione wifi per poter cercare qualche informazione, non si capacitava come avesse fatto a vivere tanto a lungo senza un simile supplemento! Kyungsoo d’altro canto, non sembrava prestare il minimo interesse al lato tecnologico del Mondo, anzi, preferiva il suo di Mondo.
Yah Jongin, parla, fa qualcosa. Maledizione, sei uno stupido idiota.
Occupato ad autocommiserarsi per non essere un bravo hyung, non si accorse che Kyungsoo gli stava rivolgendo la parola, o meglio, uno sguardo truce.
- Jongin!-
- Cosa succede?!- esclamò, spalancando gli occhi nella sua direzione.
- A cosa pensavi?- Kyungsoo assottigliò lo sguardo, tenendo il libro chiuso e usando la propria mano a mo di segnalibro, accennando poi una risata per la faccia preoccupata e persa del più grande.
- Oh, nulla. Non so.- Jongin arrossì appena, scrollando le spalle - Dicevi?-
- Uhm..- lo osservò per bene e solamente dopo essere entusiasta del suo resoconto prese a parlare - Avresti voluto frequentare l’università?-
A quelle parole Jongin rimase più che basito, vide passare davanti ai suoi occhi tutti i suoi sogni e ambizioni, i suoi progetti, le sue probabili scelte. Non fece altro che annuire, sentendo una leggera stretta al petto.
- E cosa?-
- Arti visive, al Busan Art Collage.- sospirò, chiudendo gli occhi.
 
 
Jongin corse più che poteva, era metà Marzo e il sole regnava sovrano nel cielo limpido di Busan, sentiva che le sue ginocchia avrebbero potuto cedere da un momento all’altro, ma l’adrenalina era troppa per preoccuparsene. Appena vide il suo amico alla panchina, sospirò felice, un grande sorriso si disegnò sul suo volto.
- E’ arrivata Dae! E’ arrivata!- Jongin salterellava verso di lui, con una lettera aperta in mano, che sventolava tranquillamente nel vento primaverile.
- E’ arrivata?- Jongdae corrucciò lo sguardo, osservando l’altro con molta attenzione.
- Si!- esclamò, osservando l’amico stare tranquillamente seduto sulla panchina - Mi hanno accettato al corso di arte visive! Non ci posso credere. Ma ci pensi? Oddio non vedo l’ora!- 
Jongdae rise, felice di vedere l’amico così pieno di entusiasmo.
- Aw ma è una cosa bellissima Jo, qui ci vuole del bel soju per festeggiare!-
- Yah, pensi solo a quello!- Jongin rise, prendendo un lungo respiro e buttandosi sulla panchina, accanto all’amico.
- Dico davvero, dovremmo chiamare anche gli altri.-
- Taemin sarà entusiasta quando lo verrà a sapere, frequenteremo la stessa università! Non ci posso credere.-
- Traditore.-
- Non dire così. Sei sempre il mio hyung preferito, lo sai.- Jongin si voltò verso di lui, sorridendo dolcemente. Jongdae increspò le labbra, per poi sorridere a sua volta.
- Lo spero per te.-
- Dai andiamo!-
 
- A Jongin e le arti visive di tutta Busan!-
- A Taemin e alla danza di tutta Busan!-
- A noi, a Busan!-
I bicchierini di soju sbattevano tra di loro, rovesciando piccole quantità dell’alcolico. Erano radunati in cerchio a festeggiare per il futuro ingresso all’università dei più piccoli del gruppo, un grande passo per loro. Finalmente sarebbero andati tutti all’università e Jongin non vedeva l’ora di potersi sviluppare meglio nel Mondo dell’arte, aveva soltanto diciotto anni ma aveva già programmato ogni suo evento futuro, come un adolescente tipo, Jongin aveva sognato molto e dettagliò al meglio il suo ipotetico futuro, sarebbe stato tutto magnifico. 
In quel momento non desiderava altro che poter continuare la sua vita adolescenziale con i suoi amici, era tutto perfetto. 
 
 
- Jongin, Jongin cosa succede?- Jongdae aveva corso più che poteva per raggiungere il suo amico, dal suo messaggio aveva capito che qualcosa non andava, eppure non pensava fosse nulla di così grave finché non si ritrovò la figura pallida di Jongin dinanzi agli occhi.
- Jongin, cosa succede?-
I suoi occhi erano arrossati e gonfi, come le sue labbra. Un lampione illuminava perfettamente la sua figura, i capelli appiccicati al volto a causa del vento serale, freddo.
- Mio nonno..Mio nonno non si è sentito bene, Dae.- Jongin mormorò lentamente, tirando su con il naso.
- Tuo nonno, quello… del Giappone?-
- Già, ha avuto una forte ricaduta..Lui ha rischiato di morire, io non—
- O-Ora come sta?- Jongdae si avvicinò a lui, stringendogli una mano attorno al braccio.
- Sta bene..Si è ripreso. Abbastanza..- annuì alle sue parole, abbassando il volto.
Jongdae sospirò, chiudendo per pochi secondi gli occhi - Menomale Jongin, pensavo il peggio..-
Jongin annuì nuovamente, corrugando le labbra.
- Ehi, stai tranquillo..Ora andrà meglio, mh. Si riposerà, prenderà le giuste medicine..-
- Jongdae.-
Il sangue nelle vene di Jongdae sembrò gelarsi, nulla era positivo quando Jongin lo chiamava per nome completo. Lo guardò in volto, costringendolo ad alzare lo sguardo verso di lui, Jongin aveva ripreso a piangere. Due lunghe lacrime silenziose gli circondavano il volto paffuto.
- Devo partire per il Giappone per Okushiri, tra cinque giorni..hanno già fatto il biglietto.- le sue parole erano pesanti come piombo, crollarono tutte sulle loro spalle. Jongdae si ritrovò senza fiato, ad osservare l’amico.
- C-cosa?- sibilò, scuotendo violentemente il capo.
- Mio nonno ha bisogno di assistenza e hanno deciso di mandare me. Me, Jongdae. Hanno deciso di mandare me, senza neanche chiedere il mio parere.- Jongin sorrideva, disperato, le lacrime che fuoriuscivano con forza dai suoi occhi.
- Nessuno..Perché tu? Non—Non possono mandare qualcuno da lì?-
Jongin sorrise dolcemente all’amico - Sai la nostra situazione economica Dae—
- Ti..Ti aiuto io!-
- Loro preferiscono avere qualcuno di noi vicino a lui e..Non so..Non lo so..-
- No..No..-
- Mi dispiace..Mi dispiace così tanto.- e ormai, Jongin non era più sicuro a chi si stesse riferendo.
Tutto sembrò bloccarsi in quel breve istante, le speranze, le ambizioni. Non poteva accadere davvero, non al suo Jongin, non dopo tutto quello che aveva fatto, non dopo aver finalmente scoperto di poter realizzare il suo sogno.
Jongdae si strinse tra le braccia di Jongin, come se fosse la sua ancora, la sua ultima spiaggia, come se quello fosse già un addio, un indimenticabile ricordo.
 
Il volto di Kyungsoo si focalizzò davanti ai suoi occhi, sorrise, guardandolo.
- E tu? chiese, osservando Kyungsoo sistemarsi meglio le gambe.
- Oh, io ho potuto frequentare solo un anno.-
- Mi dispiace, Kyungsoo.- accennò un sorriso, ma Kyungsoo scosse la testa.
- Non dire sciocchezze, tu non hai potuto neanche provare. Ma hai ancora tanto tempo avanti, ci proverai.-
- Non so..- scrollò le spalle, poggiandosi contro lo schienale della sua sedia.
- Devi, Jongin. Io studiavo anatomia, buffo, no?- rise, alzando le spalle. Il suo volto si scurì per poco tempo, ma poi alzò lo sguardo verso Jongin e sorrise - Dovresti insegnarmi a disegnare. Ho sempre voluto imparare a disegnare il corpo umano, per bene almeno.-
- Uh, non tocco una matita da molto tempo..-
- Come mai? Non dovresti.-
- Io..Non so, non ne ho più voglia evidentemente.- scrollò le spalle, posando lo sguardo in un posto indefinito della stanza.
- Questo è molto sbagliato, dovresti continuare comunque a coltivare la tua passione.-
- Già..Lo so. Non ricordo neanche come si tiene una matita in mano, ci vorrebbe troppo tempo per iniziare nuovamente  e —ugh, non ne ho voglia.-
- Devi riprendere la tua vena artistica, hyung! Dimenticherai tutto sennò, il disegno, l’arte sono cose che vanno coltivate, te ne devi prendere cura, costantemente. Non lasciarle ad essiccare come stai facendo.-
- Dovresti leggere meno libri filosofici Soo..Comunque uh, hai ragione. Non me la cavavo neanche male..Ma..Non ne ho voglia, te l’ho detto.-
- Sei troppo pigro. Iniziamo ora.-
- E con cosa? Il tuo sangue? Non ho più nulla.-
- Allora andiamo a comprare il necessario.-
- E come? L’unico negozio che vende articoli di questo genere è un po’ lontano da qui.-
- Andiamo in auto, tu sapevi guidare..No?-
- C-Cosa? Sei serio?- spalancò gli occhi, focalizzandosi sullo sguardo di Kyungsoo, il quale si imbrunì per qualche istante, i suoi occhi sembravano così vuoti..
Kyungsoo, però, annuì, posando il libro che aveva tra le mani sulla stoffa del divano.
- Ma la macchina..Tu..-
- Io? Jongin come pensi che sia venuto qui? Certamente non prediligo le auto dopo quello che è successo, ho passato mesi in terapia prima di salire su un’auto..Ora è tutto okay.-
Jongin lo guardava intensamente, sentendo una stretta allo stomaco, Kyungsoo era davvero un ragazzo forte e coraggioso, ma per quanto volesse, la sua voce lo tradì e risultò leggermente rotta.
- Basterà dirmi una parola e mi fermerò. Guiderò soltanto se ti sentirai sicuro.-
- Lo sono Jongin.- Kyungsoo incrociò il suo sguardo, assottigliando le labbra.
 
Non era molto sicuro sull’andare in auto al negozio di arte. Non si sentiva pronto di accettare una simile sfida, non era quello che aveva programmato con “ aiutare Kyungsoo in tutti i modi “. Era sciocco pensarlo da parte sua, Kyungsoo aveva passato momenti peggiori di quelli e di certo salire in auto con Jongin non lo spaventava.
Jongin lo prese dolcemente in braccio per farlo accomodare sul sedile del passeggero, chiudendo la porta.
- Senti Soo..ora dove la infilo questa?- ovviamente la sedia a rotella di Kyungsoo non era come quelle dell’ospedale, leggere e pieghevoli quindi non sarebbe entrata nel cofano dell’auto. Kyungsoo si sporse il minimo possibile per vedere la sedia a rotelle e lo sguardo preoccupato di Jongin, scoppiando a ridere fragorosamente. 
 Jongin aggrottò le sopracciglia e lo guardò - Cosa diavolo ridi?-
- Mettila nei sedili di dietro, no?-
- Ah ah! La fai facile tu, per chi mi hai preso..Uno schiavo? E come diavolo faccio poi..-
Mezz’ora dopo Jongin era finalmente riuscito ad incastrare la sedia a rotelle tra i sedili anteriori abbassati e il vano del cofano, così con un sorriso soddisfatto andò al suo posto guida.
- Gli Egiziani avrebbero sicuramente apprezzato uno schiavo tanto produttivo come te, lento ma produttivo.- disse Kyungsoo, mettendosi accuratamente la cintura.
Jongin lo fulminò con lo sguardo - Yah! Sei sempre stato così antipatico o è l’aria giapponese che ti fa questo effetto?-
- Mh, fammici pensare. Penso sempre ma..Lo sono in particolare con te, sai? Mi ispiri.-
- In bagno ci vai da solo.-
- Uh? Non posso—
- Appunto.-
- Ehi!-
Jongin rise, facendo partire l’auto in direzione del negozio di arte.
 
 
Il negozio d’arte dei signori Ebi era molto grande e ben fornito considerata la piccola cittadina. Esternamente era molto spoglio decorato solo da grandi insegne colorate, come un tipico locale giapponese cittadino. Jongin usava recarsi molto lì, quando era più giovane, la signora Ebi era sempre molto felice di potere accogliere il ragazzo e vedere i suoi disegni, anche se era una signora molto particolare e dalle parole facili, e questo lui non lo amava molto.
- Oh, Jongin! Ma da quanto tempo!- la signora, ormai sulla sessantina, si alzò da dietro al bancone del negozio, raggiungendo i due. Indossava dei semplici abiti da lavoro e aveva i capelli raccogli in bigodini colorati, il volto leggermente marcato da rughe.
- Buongiorno signora Ebi, come state?- disse gentilmente, inchinandosi. Kyungsoo fece un leggero cenno con il capo, sorridendo appena.
- Ma quanto sei cresciuto! E’ tempo che non venivi qui!- la sua voce acuta riecheggiava nel negozio, tanto che alcuni clienti si voltarono verso di loro - Masaki vieni a vedere!-
Il marito della signora Ebi entrò poco dopo nella loro visuale, visibilmente stanco dal suo mettere in ordine i vari scatoloni arrivati. Jongin si voleva sotterrare dalla vergogna, la signora Ebi era sempre troppo esagerata e rumorosa.
- E’ il nipote di Harada..Jongin, lo ricordi?- spiegò la signora Ebi, non ricevendo appoggio dal marito.
- O—Oh! Jongin certo! Come sta tuo nonno?-
- Uhm, abbastanza bene..-
- E questo ragazzo chi è?- chiese lei, rivolgendo lo sguardo a Kyungsoo.
- Sono il nipote di Matzuo Haruki.- spiegò Kyungsoo prima che Jongin potesse prendere parola.
- Haruki! Quell’Haruki?- la signora Ebi si rivolse a Jongin questa volta, spalancando gli occhi.
- Uh—Uh, si..Del negozio di alimentari a sud..- rispose, incerto.
La signora Ebi guardò entrambi i ragazzi con attenzione, rivolgendo poi uno sguardo indecifrabile al marito, che seguì con un sorriso di scherno.
- C’è qualche problema?- chiese Kyungsoo, evidentemente infastidito. Jongin sentì la pressione del momento su tutto il suo corpo, un brivido gli percosse la schiena seppur sapeva che non era dovuto dal condizionatore dietro di loro. Strinse con leggera forza la presa attorno ai manubri della sedia a rotelle, quel tipo di comportamento proprio non lo riusciva ad accettare.
- No figliolo! Assolutamente..Sono solo tanti anche che non la vediamo da questo versante, ora come sta?-
- Bene.-
Kyungsoo e la signora Ebi si scambiarono un lungo sguardo prima che Jongin prendesse parola - Scusateci ora, non abbiamo molto tempo.- sorrise e si spinse avanti con la sedia a rotelle, iniziando il giro nel negozio.
- Yah, che odio quando fa così.- disse, dando una occhiata in giro.
- Mentalità da cittadina, su di un’isola, cosa pretendevi?-
- Lo so, lo so. A quanto pare ancora non mi abituo.-
- Mh, mh. Che tipo di cose dovremmo prendere? Non sono molto esperto.-
Jongin scrollò le spalle - Uhm, penso almeno uno di questi book con i fogli, qualche matita..Uh! Guarda che belli questi acquerelli!- sorrise, iniziando a radunare una decina di articoli diversi sul grembo di Kyungsoo, che si era offerto gentilmente di tenerli e lo seguiva di pari passo. Jongin sembrò riscoprire il suo lato infantile, si sentiva estasiato nel vedere tutti quegli articoli da disegno, pittura, découpage..
Il relativo tempo limite che avevano da poter passare lì dentro fu più che superato, dato che Jongin impiegò mezz’ora soltanto per decidere la durezza ideale delle sue matite a grafite. Soddisfatti, dopo aver speso più di cinquemila yen, ritornarono in auto.
- Sei felice?- chiese Kyungsoo, cogliendo Jongin impreparato, con una breve ma importante domanda.
Era felice?  Sentiva il cuore molto leggero e il sorriso non riusciva a lasciare le sue labbra, ritornare in quel negozio, a contatto con ciò che gli piaceva tanto fare e che purtroppo aveva trascurato lo fece sentire vivo..E sì, si sentiva realmente felice.
- Lo sono, e ti ringrazio davvero tanto.- sorrise timidamente, evitando il contatto visivo con Kyungsoo. L’aria fresca estiva entrava veloce attraverso le fessure dei finestrini e Jongin poteva sentire lo sguardo dell’altro addosso. Si girò ad incontrare il suo sguardo allora, ancora lì, profondo e sentenzioso, si morse il labbro incontrando i suoi occhi schiariti dalla luce naturale che filtrava nella vettura. Kyungsoo accennò un sorriso, ed era bello, bello da far mancare il fiato.
- Sono felice anche io, davvero molto.-
Jongin sorrise apertamente, riportando lo sguardo sulla strada libera avanti a loro, il sole splendeva tranquillo nel cielo azzurro e il mare che si intravedeva a poca distanza rilasciava la sua brezza, aspra e accogliente. 
Sentì una forte scarica di adrenalina invadergli il corpo, era tutto così perfetto in quel momento, non avrebbe voluto cambiare nulla, l’avrebbe voluto ricordare per sempre.
- Sono felice, lo sono!- sbattè con forza le mani tra loro, riprendendo velocemente il controllo del volante.
- Siamo felici! Wooo!- Kyungsoo gli diede subito corda, tamburellando le mani sul cruscotto caldo. Aprì maggiormente il finestrino e sorrise. Entrambi non sorridevano in modo genuino e spontaneo da troppo ormai.
- Wooooo!- Kyungsoo sorrise apertamente, stendendo le braccia fuori dal finestrino della vettura - Mi sento così felice Jongin! Ahhh!- rise, chiudendo gli occhi e assaporando la sensazione di libertà, il vento che infrangeva  freddo contro il suo volto accaldato dall’eccitazione del momento. Jongin sorrise, voltandosi per guardarlo, solo un breve istante prima di riposare lo sguardo sul rettilineo.
Sentivano entrambi una leggerezza estrema al cuore. 
 
 
 
- Devo confessarti una cosa..Sai, da quando..Da quando ho subito l’incidente questa è la prima volta che vado su una automobile e non provo brutte sensazioni, brutti ricordi..anzi..ti ringrazio Jongin. Mi sono sentito molto a mio agio, molto tranquillo.-
Erano tornati a casa, era metà pomeriggio e il caldo era così intenso tanto da essere già arrivati al terzo giro di limonata ghiacciata, lasciata in frigo dalla benevola Matzuo. Jongin era steso sul divano in modo osceno, ormai quella sembrava essere diventata subito come casa sua, una gamba fuori dal divano, con il piede rivolto contro il lieve fresco del parquet del salotto, una mano sulla sua pancia leggermente scoperta e l’altra a reggere il bicchiere mezzo finito di limonata. Kyungsoo lo osservava cauto, silenzioso, in ogni suo piccolo dettaglio quasi a volere imprimere tutto in modo indelebile nella sua mente, seduto sull’altro piccolo divanetto posto ad angolo. Sentendolo parlare Jongin gli rivolese lo sguardo, senza muovere un altro muscolo. Gli ci volle un po’ prima di realizzare, incamerare e comprendere in modo preciso le parole del più piccolo. Si sollevò con il busto, continuando a tenere lo sguardo sul quello di Kyungsoo, una stretta leggera al petto, improvvisa.
Kyungsoo spalancò gli occhi - Perché piangi..- sussurrò con una nota troppo evidente di preoccupazione.
- Dopo..Dopo ieri non avrei mai pensato che qualcosa di simile potesse succedere. Io..Soo, è una cosa bellissima. Io..Non puoi capire che— Jongin sentì le lacrime invaderlo e i singhiozzi presero largo piede al posto delle parole 
- Hyung..- Kyungsoo si sentì impotente nel vedere l’altro tremare per i singhiozzi, il viso arrossato; cercò di spostarsi verso il bracciolo del divano voce era seduto per arrivare a Jongin e cingere le sue braccia attorno al suo corpo caldo. Era strano come in poco tempo le situazione potevano cambiare, riversarsi e intercambiarsi. Kyungsoo gli accarezzava dolcemente la schiena, lasciando che l’altro si sfogasse tra le sue braccia, Jongin posò la fronte contro il petto dell’altro, seppure la posizione non fosse totalmente comoda a causa dei due divani. 
Poco dopo si ritroveranno uno accanto all’altro, Jongin andò ad allungarsi sull’altro divano, Kyungsoo ripose un cuscino sulle sue gambe e lasciò accomodare la testa di Jongin su di esso. Gli accarezzava leggermente i capelli, scoprendogli la fronte, mentre rideva e sorrideva a causa dei vecchi ricordi imbarazzanti di Jongin. Si scambiarono molte opinioni, condivisero ricordi e toccarono ogni argomento in conversazione. Kyungsoo era più un tipo filosofico e cinico per determinati argomenti, razionale nelle risposte. Jongin era l’opposto, prendeva gli argomenti con più leggerezza e rispondeva in modo preciso ma vario, non aveva confini di pensiero o barriere, molte volte poteva arrivare anche a contraddirsi da solo.
 
 
 
Passò ad essere sera, in pochi attimi Jongin si ritrovò dall’essere cullato e beato dalle carezze di Kyungsoo, dalla sua risata e i suoi sguardi, dall’essere sommerso da scatoloni impolverati e da suo nonno che rideva di cuore, restando nelle retrovie senza muovere un solo dito. Jongin, aveva detto a Kyungsoo che quella sera si sarebbe messo a pulire una delle due stanze del secondo piano dell’abitazione*, lasciando la restante parte al martedì, con il suo aiuto. Il problema non consisteva nella polvere, negli scatoloni contenenti vecchi vestiti o scartoffie scolorite, o meglio, erano un grande problema, il problema principale consisteva nel fatto che Jongin avesse una leggera allergia alla polvere e alla voglia di fare pulizie. Dopo l’ennesimo starnuto, lasciò cadere il panno impolverato contro il pavimento e battè le mani mediamente soddisfatto del risultato. Quella era la vecchia stanza di sua madre, quando da adolescente abitava sull’isola; trovò molte sue vecchie foto, ricordi e abiti, sorrideva felice nel vedere la bellezza estasiante della sua giovane madre, molto simile a lui se non fosse stato per il viso più arrotondato e le labbra sottili. Gli dispiaceva non aver mantenuto un sano rapporto con sua madre, soprattutto essendo l’unico maschio della sua famiglia, era molto triste infondo ma purtroppo non aveva avuto altra scelta, crescendo i loro caratteri diventarono incompatibili e il suo trasferimento non aiutò il tutto.
- ..Ho chiamato a tua madre, ha detto di mantenere solo le foto, il resto lo puoi buttare..-
- Uu—uh, va bene..- sospirò, deglutendo rumorosamente.
- Tranquillo, l’altra stanza non ha scatoloni..credo.- Harada rise, tossendo subito dopo. Jongin gli rivolse un veloce sguardo, scuotendo la testa - Tranquillo anche per questo, ho chiamo anche Chanron e domani andiamo a fare quei famosi controlli.-
Rise, lo fece sentire più sollevato - Ora è diventato lui il tuo nipote preferito?-
- Potrebbe..stai attento all’eredità tu.- rise, dileguandosi nel corridoio illuminato da una fioca luce.
- Buonanotte nonno quasi preferito!-
Guardò la stanza e il suo sorriso si abbassò lentamente, scosse la testa e chiuse la porta alle sue spalle.  Per quanto lo riguardava, i suoi amici potevano dormire anche in salotto.
 
 
 
* il nostro piano terra equivale al primo piano in Giappone e per questo, il nostro primo piano equivale al loro secondo!
 
 
Buonsalve! Questa sessione estiva mi sta letteralmente distruggendo ma wow, stranamente sono riuscita a pubblicare qualcosa ( di decente, si spera) .
Ringrazio tutti coloro che continuano a leggere questa storia e a sopportarmi, seppure in silenzio eheh. Spero che i vostri studi vadano bene e perché no, un bel giro ad Okushiri per combattere il caldo ci starebbe. Scusate per gli eventuali errori T.T
   
 
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