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Autore: cin75    19/06/2017    6 recensioni
Jared fa una vita che a qualcuno non piace. Jensen ne ha addirittura due di vite!!
Si incontreranno. Si scontreranno. Si ameranno.
Ma non sempre la vita che fai o che ti ostini a portare avanti porta al "vissero felici e contenti!"
Genere: Drammatico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’A B B O R D A G G I O : P A R T E   S E C O N D A !

I giorni passarono e la vita, nolente o dolente , andò avanti.

Seduto al solito locale che dava sulla Signora Libertà, Jensen si sistemò gli occhiali sul naso. Ancora non si abituava ad indossarli. Si rimise a leggere il giornale comprato la mattina. Sorseggiò il suo espresso italiano. Di tanto in tanto assaporava , compiacendosene silenziosamente, un pezzetto di torta al cioccolato e si godeva il panorama.

Ad un tratto , una busta gialla, scivolò sul suo tavolo finendo davanti ai suoi occhi.

Sentì una morsa allo stomaco, ma non si scompose più di tanto. Vi poggiò la mano sopra e senza nemmeno girarsi verso chiunque avesse tentato quel contatto, fece scivolare all’indietro il plico.

“Chiunque lei sia o chiunque l’abbia mandata da me. Mi dispiace. Ma sono in pensione!” fu la risposta pacata ed educata data senza smettere di guardare davanti a sé.

Nessuna risposta. Tranne che la busta ritornò davanti ai suoi occhi nello stesso modo della prima volta.

“Definitivamente …in pensione!” replicò a quel gesto e riconsegnando la busta in modo discreto.
 

“Ti donano gli occhiali. Ti rendono ancora più affascinante!”
 

Paradossalmente , quei mesi, erano stati duri anche per Jared. Non solo per la storia con Sheppard e la sua “impresa”, ma anche per tutto quello che era successo con Jensen.

Lo odiava. Lo odiava profondamente. Con ogni fibra del suo essere. Per averlo ferito. Per averlo ingannato e mentito. Per essere un cecchino e al tempo una persona coraggiosa e forte. Per essere un essere abietto e al tempo stesso una persona dal cuore tanto grande da essere capace di rinunciare a tutto pur di salvare una persona. Per essere stato capace di cose deprecabili e per averne compiute altre che glielo facevano amare.

Per essere lui, per essere Jensen. Magnifico, terribile Jensen.

Lo odiava. Lo odiava profondamente.

Questo si ripeteva Jared ogni mattina. Doveva farlo, per costringersi ad ignorare quanto stesse mentendo a sé stesso. Quanto, invece, continuasse ad amare Jensen. A volere Jensen. A voler capire la vita e il passato di Jensen. A voler trovare un modo, un qualsiasi modo che gli permettesse di vedere ciò che aveva visto Jensen negli uomini che aveva colpito.

Una mattina, più difficile delle altre, settimane dopo aver lasciato un infausto messaggio a Misha, Jared si ritrovò seduto sul divano di casa sua. Solo. In silenzio. Confuso come non mai. Pensava e ripensava a Jensen. Pensava e ripensava a loro due insieme. A loro due in quell’edificio. A quella pistola puntata contro Jensen. Alla rabbia che sentiva.

Pensò a “quel modo” che potesse aiutarlo. Per caso, il suo sguardo, si posò sul cellulare abbandonato sul cuscino accanto a lui.

Digitò un numero.

Attese. Poi ebbe risposta.

“Oddio! Jared sei tu?!”

“Misha, devi aiutarmi!”


 

“Anche un po’ misterioso!” sembrò adularlo ancora, Jared.

Jensen, solo allora, si girò verso quella voce. Quella voce che non avrebbe mai dimenticato. Nemmeno in quelle sfumature rabbiose che tempo addietro lo avevano minacciato di morte.

Il suo cuore perse un battito. Il suo respiro per un attimo si congelò all’interno dei polmoni. Solo l’ultimo sprazzo di lucidità imposto dalla sua mente, lo costrinse a rimanere , più o meno, indifferente. Fingendo, naturalmente.

“Che ci fai tu, qui?!” chiese fissando Jared che con gesti lenti, spostò la sedia e si sedette al suo tavolo. “Come mi hai trovato?!”

“Una domanda alla volta, Ackles!”, rispose sorridendogli appena, mentre si sistemava al suo posto. “Sempre che sia il tuo vero nome!” sussurrò discretamente.

“Erano gli altri nomi ad essere falsi. Te l’ho detto: Jensen Ackles è vero. E’ nato a Dallas, ha passato i trenta da un po’, ma non tanto!!” ironizzò, rubando un sorriso al suo interlocutore. “Ed è solo un broker di Borsa con un istinto infallibile per gli affari!” replicò con pacato compiacimento.

“Sul serio?!” azzardò Jared.

“Devo pur giustificare il mio appartamento a Chelsea!” ironizzò, l’altro

“Giusto!” convenne il giovane pensando alla zona residenziale nominata da Jensen e poi gli porse di nuovo la busta gialla.

“Ma che cos’è? Si può sapere??!” fece prendendo finalmente la busta tra le mani.

“Mettiamola così!” fece sporgendosi appena. “L’ultimo colpo della tua vita. Quello che , come dire, ti metterà l’anima in pace!”

“Jared??...ma sei impazzito?!” fece decisamente sconvolto e forse furioso.
 

Mesi prima voleva ucciderlo per quello che faceva e ora gli proponeva un bersaglio??
 

“Non fraintendere!” lo placò l’altro. “Prima…leggi!”, lo incoraggiò. “Misha mi ha dato una mano. Quel tipo è davvero peggio di Wikipedia. “

“Misha?!” esclamò, sorpreso di sapere di quella inaspettata “società”.

“Dio!! c’è qualcosa che non sappia o qualcuno che non riesca passare sotto i raggi X del suo computer??!” replicò quasi esasperato.

“Non che io sappia!” rispose Jensen, aprendo la busta. “ E da quanto….hai contatti con Misha, scusa?” fece mentre tirava fuori i fogli.

“L’ho contattato io e quando gli ho detto quello che volevo fare è stato lieto di aiutarmi!” rivelò il giovane.

“Senza dirmi niente!” affermò deluso il biondo.

“Era una della mie richieste. L’unica non contrattabile!” asserì deciso, Jared.


 

Quando tutti i fogli e le schede furono tra le mani di Jensen, questi, cominciò a leggere. Guardò con sorpresa le foto delle persone che vi erano impresse. Le date, i loro affari.

Le vittime di quegli affari.

Le persone che avevano sofferto a causa di quelle vittime. Famiglie distrutte dal dolore. Figli divenuti orfani. Mogli, vedove. Madri, disperate. Padri, distrutti.

Per il tempo di quella lettura assurda, a Jensen parve di aver fatto un salto nel suo assurdo e oscuro passato.

“Che significa…tutto questo!?!” fece indicando i fogli che con cura coprì e rimise nella busta gialla.

“Loro erano ciò che ti avevano detto, anche se i motivi per cui tu hai dovuto…agire..”, disse diplomaticamente dato il posto in cui erano. “…. avevano un ben altro interesse. Chi più , chi meno, erano tutti collegati a Sheppard. Lui li eliminava e ..come dire…prendeva il loro posto nelle loro attività. Erano persone cattive, degli sfruttatori, degli assassini. Vendevano bambini per la prostituzione. Spacciavano droga nelle scuole così da assicurarsi future clientele. Alcuni di loro erano nel mercato nero degli organi e Dio solo sa in che altri traffici atroci. Tutti scampati alla giustizia. Sheppard ti ha solo usato per eliminare la concorrenza.”

“Non ti seguo!”

“Non erano come…”

“Te?” azzardò Jensen, sapendo benissimo che Jared era decisamente lontano dall’essere un essere vile come uno di quelli messi in quella lista. “Innocenti?!” disse ancora.

“Io posso non essere un santo, ma…”

“Jared, la tua organizzazione ha salvato migliaia di vite. Ed era per questo che mi dissero che dovevo ucciderti. Certo, mi rifilarono una storia ben diversa che tu sai, ma …ok!, non sarai un santo. Ma credimi, loro….quella gente…” alludendo ai suoi vecchi capi. “…questa gente…” mettendo una mano sulla busta. “…non sono degni nemmeno di guardarti.”

“Non hai ucciso nessuno di innocente, Jensen. Non sei e non sei mai stato un mostro!” asserì sorprendentemente deciso, Jared.

“Ho comunque ucciso, Jared.” fu il verdetto inappellabile.

“Lo so e per me è ancora difficile da mandare giù…da accettare. Ma sapere che lo è anche per te e so che lo è anche per te, mi…. aiuta!” lo sorprese decisamente quando pronunziò quelle parole.

“Ti aiuta?!”

“Mi aiuta a sperare.” quasi sussurrò.

“Sperare cosa?!” sussurrò anche Jensen.

“So che non sei un assassino freddo e crudele. Che non hai mai ucciso per denaro. So che ogni volta che premevi quel grilletto era , a tuo avviso, per fare giustizia. In un modo contorto ho capito che in fondo cercavamo di avere la stessa giustizia anche se la ottenevamo in modo decisamente diversi.” cercò di spiegare Jared.

“Decisamente diversi. Troppo per …”

“So che hai un cuore, un cuore buono. Che hai un’anima, una splendida anima. Lo so, questo lo so. Mi hai salvato la vita più di una volta. Una, quando non hai fatto di me un tuo bersaglio. Poi , in quel parco poco distante la Metro. E ancora in quel vicolo nel retro del nostro motel. E dopo ancora, quando mi hai spinto via da quella vetrata che ti ha quasi ucciso. Un assassino mercenario non lo avrebbe mai fatto, non con una parcella di ben 2 milioni di dollari.”

“Misha!” sospirò Jensen, intuendo che l’amico russo aveva decisamente detto tutto di loro a Jared.

“E proprio perché so queste cose, che sto sperando di…che io e te…magari, un giorno…” e per la prima volta da quando si era seduto a quella sedia, Jared, si mostrò insicuro. Anzi, a Jensen, parve quasi anche arrossire. 

“Sul serio?!” sussurrò Jensen e la sua voce tremò.

“Ne dovremo parlare. E tanto. Davvero tanto. E cercare di capire, forse comprendere, i vari punti di vista. Ma io vorrei..vorrei davvero provarci.” confessò Jared. “Lo so che è assurdo, che sarà anche difficile, ma voglio provarci!”

Jensen era letteralmente senza fiato. Senza parole.

Quello che aveva sperato da tempo sembrava essersi appena avverato. Jared. Il suo Jared. Che gli diceva che avrebbe provato a comprendere il suo passato, che gli chiedeva di provarci ancora a stare insieme.

Un sogno?

Un’ illusione?


“Jared, io…” balbettò incerto.

“Jensen, ascolta….” provò il giovane.

“Il fatto è…” lo fermò Jensen. “…che dopo il messaggio che hai lasciato a Misha quando…”

“Lo so. Lo so. Ma ero arrabbiato, deluso, ferito e il fatto di sapere che comunque ti amavo anche io e che continuavo ad amarti anche quando mi ripetevo che ti odiavo, non migliorava il mio stato d’animo e credo di aver detto qualcosa di troppo.” Sembrò volersi giustificare.

Jensen lo fissò quasi incredulo dopo quelle ultime parole. “Tu…mi amavi?” mormorò in un sorriso stentato anche perchè , anche se in condizioni decisamente poco romantiche , lui si era dichiarato. Jared, di contro, gli aveva chiaramente detto di andare all'Inferno. E cavolo! se Jensen ci si era sentito all'Inferno dopo quel messaggio.

Jared sorrise di rimando, ma non rispose. Forse non era il momento adatto.
Si sistemò meglio sulla sua sedia e guardò Jensen dritto negli occhi e Jensen comprese quella sorta di ritrosia.

Poi , fu Jared a parlare di nuovo.

“Allora? La cosa ti dispiacerebbe..un giorno?!” chiese di nuovo.

Jensen strinse appena le belle labbra carnose, facendole sbiancare. Doveva essere sincero. Non era più il momento dei segreti o delle cose dette a metà. “La cosa mi renderebbe immensamente felice…un giorno.”


 

Dopo quello scambio di battute così inatteso, considerato anche come avevano iniziato, i due rimasero in silenzio per un po’. Di tanto in tanto si guardavano di sfuggita, quasi distrattamente. Ogni tanto Jensen fissava la busta e ogni tanto Jared fissava Jensen.

“Jensen?!” fece ad un certo punto il giovane.

“Mmmh!?”

“E se quel giorno fosse…. oggi?!” fece avvicinando appena la sua mano a quella di Jensen. Sfiorandola appena. Percependone appena il calore.

Jensen deglutì ansia, stupore, panico, felicità…tanta tanta felicità.

Mise da parte il giornale. La busta gialla. Si guardò un attimo intorno e poi fece cenno alla cameriera di avvicinarsi.

“Mi dica signore?!” fece lei, sorridendo cordiale.

“Ci può portare due espressi, per favore?!” ordinò gentilmente Jensen.

“Certamente. Ah!! vi avviso che , comunque, fra un po’, apriremo il dehor sulla terrazza del ristorante. Avvisatemi pure se volete prenotare per il pranzo.”

“Noi non..” stava per declinare Jensen.

“Perfetto!! Prenotiamo un tavolo per due!” lo sopraffece educatamente Jared. La ragazza ringraziò e andò via con la sua ordinazione.

Jensen lo guardò e vide una splendida luce negli di Jared.


Dio!! come gli era mancata quella luce che brillava in quel modo quando lo guardava.

 

“Ne sei sicuro, Jared?!” domandò forse timidamente Jensen.

“Non sarei qui se non lo fossi!” fu invece la risposta decisa da parte di Jared.

Jensen si sentì rinvigorito da una tale affermazione e parve ritrovare tutta la sua sicurezza.

Parlarono durante il pranzo. Semplicemente. Normalmente. E a tratti sembrava che niente di quelle assurdità che avevano vissuto, fossero successe. Niente Sheppard, niente fuga, niente segreti. Parlarono soltanto. Della nuova vita di Jensen. Dei nuovi progetti di Jared.

E ogni tanto si riscoprivano, quasi imbarazzati a guardarsi nel momento in cui l’altro non guardava.


Per quel “loro passato” sapevano entrambi che sarebbe servito un posto ben più discreto.


A fine pranzo, la cameriera si avvicinò al loro tavolo.

“I signori gradiscono il dessert?!” fece cordiale.

Jensen stava per rispondere di sì, quando anche questa volta fu Jared ad anticiparlo.

“Potrebbe essere così gentile da confezionarlo. Vado di fretta ma so che i vostri dolci sono qualcosa di celestiale e non vorrei perdermelo!” chiese ammiccando e porgendo la carta di credito.

“Ma naturalmente, signore! Non c’è nessun problema.” rispose la ragazza e andò via per eseguire la comanda e il conto.

Jensen a quel punto lo fissò stranito. Era convinto che Jared fosse stato bene e tutto ad un tratto invece vedeva sul volto del giovane una più che palese fretta di andare via.

“Io…io credevo che tu…” quasi balbettò.

“E’ così!” parve quasi rassicurarlo prima di sconvolgerlo. “ Ma il fatto è che adesso ho una gran voglia di vedere la zona in cui abiti. Adoro il quartiere di Chelsea.”

Jensen sorrise a quella strana richiesta. “Ok!”

“E ho voglia di vedere il tuo appartamento!” continuò il giovane filantropo.

Ma a quella gentile pretesa, Jensen, strabuzzò gli occhi dalla sorpresa.
"Ok!" ripetè ancora ,ma questa volta quasi balbettando, anche perché non poteva negare che sul volto di Jared vi fosse una certa malizia. Infatti!!

“ E ho voglia di vedere la camera da letto del tuo appartamento!” lo stuzzicò ancora Jared, avvicinandosi appena per concedere più privacy alla sua rivelazione.

E allora Jensen perse un battito.

“Al diavolo il “magari ..un giorno!”. E ci sarà tempo per tutte le spiegazioni mie e tue. E anche per , e lo so di certo, furiose litigate. Ma ora, ora, ho solo voglia di fare l’amore con te!” concluse il giovane fissando i suoi occhi in quelli già lucidi dell’ex cecchino. "Perchè mi sei mancato e perchè so che io sono mancato a te!"

E Jensen smise di respirare.

Poi deglutì, rumorosamente. Non riusciva a distogliere lo sguardo dallo sguardo ammiccante di Jared.

“Tu ….tu vuoi…..insomma….tu….noi….”

“Dal primo momento che ti ho visto seduto a quel tavolo!” lo stupì ancora, Jared. “Perciò…. o mi assecondi o giuro che ti trascino nel primo bagno che trovo in questo ristorante!” disse con la voce fin troppo bassa. Dolorosamente sensuale per Jensen che si sentì costretto ad accavallare le gambe , per sua fortuna, ancora coperte dalla tovaglia del tavolo a cui erano seduti.

“Non ho …io ..io.. non ho la macchina!” sembrò scusarsi e rendendosi immediatamente conto dopo, di quanto fosse stata stupida la cosa che aveva appena detto.


Che fine aveva fatto il cecchino glaciale che fino a qualche mese fa era l’immagine della decisione e della sicurezza??


Jared sorrise appena e poggiando i gomiti al tavolo, per potersi sporgere meglio verso Jensen, asserì semplicemente. “Fa’ niente. Prenderemo un taxi. O al massimo cammineremo così avrò tempo di pensare meglio a quello che ho intenzione di fare con te!”

“Oddio!!” esalò Jensen.

“Sì!! Credo che lo dirai spesso una volta che saremo a letto!!” lo provocò Jared, alzandosi subito dopo che la cameriera gli porse la scatola con il dolce.

Jared guardò il pacchetto e poi guardò Jensen che fissava lui.

“So che è successo tempo fa e per pochi giorni, ma dovresti aver notato che dopo aver fatto l’amore mi piace mangiare dolci!!” esordì avviandosi verso l’uscita del dehor.

Era vero!! Jensen fece immediatamente mente locale a quei loro pochi momenti d’amore che avevano avuto la fortuna di vivere e vide, tra i suoi ricordi, chiaramente Jared che si alzava dal letto e cercava una qualsiasi cosa da mangiare che fosse dolce.

Ogni volta che avevano fatto l’amore!


 

   
 
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