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Autore: Mr Lavottino    19/06/2017    6 recensioni
STORIA AD OC
"Un'altra giornata lavorativa stava per iniziare per Chris, autista di un pullman, che, invece di essere contento ed eternamente grato a una qualche divinità per il lavoro trovatogli, in maniera piuttosto miracolosa, si lamentava con se stesso, sbattendo le palpebre più volte per via del sonno.
Erano a malapena le sei e lui, come di consueto, doveva eseguire il, noiosissimo, giro degli isolati per caricare gli studenti che sarebbero andati a scuola."
Un autista e alcuni studenti rimangono bloccati su un autobus per "cause sconosciute", riusciranno a salvarsi o soccomberanno per via delle entità?
*STORIA IN REVISIONE*
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Chris McLean, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Furry | Contesto: Contesto generale
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Non appena le porte si aprirono una massa di circa una quindicina di ragazzi si inoltrò all'interno del mezzo, occupando tutti i posti liberi.
Chris sospirò rumorosamente notando che, come al solito, nemmeno la metà di loro aveva timbrato il biglietto e ciò significava un altro viaggio gratis scroccato.
Accese il veicolo e partì gettando un'occhiata verso le persone sedute nel pullman giusto per controllare se tra i, pochi, ragazzi presenti quel giorno ci fossero quelli a detta sua più "fastidiosi" perché in quattro mesi di lavoro aveva imparato a conoscerli.
Usufruendo dell'aiuto di uno specchietto, da lui stesso posizionato proprio per controllare che i ragazzi non commettessero atti vandalici all'interno del bus, contò i poveri "sventurati" che, anche in quella giornata nebbiosa e fredda, avevano deciso di andare a scuola.
Erano tredici.
Diede un'altra occhiata per vedere meglio chi fossero i ragazzi e notò, con sua infinita gioia, che c'era solo una primina, visto che solitamente i quindicenni appena passati alle superiori dalle medie erano sempre i più casinisti, e che il resto fosse per lo più la "feccia" dell'istituto, ovvero coloro che lui ricordava sempre bullizzati, almeno per quel poco che poteva vedere all'interno dell'autobus.
Il primo individuo su cui il suo sguardo finì fu Pitch Gauge, un ragazzo di diciassette anni che sedeva sempre e solo nel primo posto del pullman stando anche nella stessa posizione: il piede appoggiato sull'incavatura del mezzo e la faccia appoggiata sulla mano.
Chris trovava quel tipo "sbagliato", poiché la sua conformazione fisica era un variare di colori scuri e colori chiari e la cosa gli creava un certo fastidio. Capelli castani, occhi verdi molto chiari e una carnagione pallidissima.
Ma la cosa che più inquietava l'autista erano i suoi denti. Bianchi ed affilati. Ogni volta che il diciassettenne sbadigliava Chris sentiva un brivido lungo la schiena.
Notò anche che, come al solito, indossava abiti scuri, giusto per accentuare ancora di più quel contrasto che di per sé era già orribile, almeno nella testa dell'autista.
 Non ricordava di averlo mai sentito parlare o ridere. Nemmeno una volta. Motivo per cui lo riteneva un "asociale con gravi disturbi di personalità", come del resto la metà delle persone su quel pullman.
Mosse l'occhio leggermente più a destra, fino ad intravedere la figura di Katherine Strikes, una diciottenne che lui definiva una versione femminile di Pitch con la variante dei capelli colorati.
I capelli, di colore marrone, le oscuravano la vista per via di una ciocca, questa blu, rendendo assai difficile osservarle gli occhi, i quali erano di un nero scuro che inquietava non poco Chris.
Anche lei vestiva sempre di nero, seppur in maniera leggermente più curata, con una gonna del medesimo colore, delle calze lunghe sempre nere, una maglietta scura e un giubbotto che, incredibilmente, era blu scuro, comunque sempre tendente al nero.
Per lei, come per il moro, Chris aveva solo una parola: "asociale".
Non ricordava nemmeno una volta in cui avesse anche solo accennato parola con un suo coetaneo. Però era una di quelle che pagava sempre il biglietto quindi, molto infondo, la trovava simpatica.
Con un'altra occhiata riuscì a scorgere Kristina Borgman. Di lei sapeva, come del resto di tutti gli altri, assai poco. Era una ragazza ventenne che era bocciata svariate volte e che veniva ripetutamente coinvolta in atti di bullismo.
Questo accadeva per via della sua corporatura: molto bassa ed in sovrappeso. In più, secondo alcune voci che aveva udito da alcuni ragazzi, non si cambiava la tuta Adidas, che aveva addosso anche quel giorno, da ormai mesi.
Truccarsi e mettersi in bella mostra non erano assolutamente le sue priorità, cosa dimostrata anche dai capelli, tinti di giallo paglia, spettinati. Sul volto aveva numerose cicatrici di cui Chris ignorava le origini.
Inoltre i suoi occhiali viola, che andavano a coprire i suoi occhi marroni, erano tutti grattati ai bordi, sempre a conferma della trascuratezza che Kristina aveva di sé stessa.
Ed anche lei, giusto per cambiare, non aveva amici, era asociale e non parlava con nessuno. Forse anche a causa del tanfo che emanava, per la precisione di fumo dato che, a quanto ne sapeva, era una fumatrice incallita, poiché ogni volta prima di scendere dal pullman aveva già la sigaretta in mano.
Scosse leggermente la testa e cercò di concentrarsi su qualcuno di più presentabile, anche perché la sola visione di quella ragazza lo metteva leggermente a disagio.
Notò Valeria Delfi, diciassettenne che, come gli altri, vestiva sempre e solo di nero, cosa che entrava in pieno contrasto con la carnagione scura della ragazza, con il colore degli occhi, verde, e con quello degli occhiali, neri. I suoi capelli erano sempre ordinati, cosa che le dava l'aria da ragazza modello, anche se poi, sentendola parlare con qualche compagno, si era reso conto che i suoi voti viaggiassero a malapena sulla sufficienza, e di un colore marrone con le punte dei riccioli tinte di viola.
Sospirò rumorosamente e poi tornò ad osservare i ragazzi, adocchiando Drake Stone, un diciannovenne con capelli neri lunghi fino alle spalle, occhi marroni ed un pizzetto sul mento.
Anche lui indossava dei pantaloni neri, mentre la canottiera era di colore grigio. Di lui si ricordava per un ben preciso motivo: era stato l'artefice di una rissa sul suo pullman e, in quanto autista, era stato costretto ad intervenire per fermare i due.
Ricordava vagamente lo sguardo del ragazzo, un misto tra arrabbiato e contento, riassumibile in un leggero ghigno. Lo sventurato che era stato malmenato aveva il volto ricoperto di sangue e, da delle lastre fatte successivamente si scoprì che il suo naso era stato completamente distrutto.
Chris nutriva grande timore verso quel ragazzo, anche perché, secondo una voce che circolava da tempo, aveva ucciso un uomo e andava sempre in giro con un coltellino tascabile che non esitava a tirar fuori.
Per questo motivo non si permetteva nemmeno di chiedergli il biglietto, che il ragazzo ovviamente non pagava.
Trasse un respiro profondo e continuò la sua perlustrazione prendendo in esame Miranda Maliardi, la quale attirò la sua attenzione per essere l'unica, o quasi, a non essere vestita con abiti scuri.
Era una diciassettenne con i capelli biondi racchiusi in una coda di cavallo, occhi dorati ed una carnagione pallida abbinata perfettamente al suo cappottino bianco che le arrivava fino alle ginocchia e che entrava in contrasto con i guanti e lo zaino neri.
Sin dalla prima volta in cui Chris l'aveva vista aveva notato la sua eccessiva grazia nei movimenti, che le donavano un'aria calma e rilassata. In più la sua voce ipnotica ed eccessivamente rilassante.
La definiva un angelo sceso in terra seppur, osservandola con attenzione, avesse notato come alla ragazza mancasse qualche rotella, soprattutto quando sentiva parlare di astronomia.
Abbandonò, a suo malincuore, quella visione angelica e posò lo sguardo su Aiden Joseph McCarteny.
Era da tutti conosciuto come "quello con il figlio", tanto che spesso e volentieri i suoi compagni gli domandavano come stesse il "piccolo", cosa che a Chris urtava perché dopo la risposta del ragazzo gli interlocutori si dilettavano in orribili frasi fatte e diabetiche.
Indossava una maglietta nera che, abbinata ai suoi capelli scuri, lunghi fino alle spalle, e ai suoi occhi celesti, gli dava tutta l'aria di un dark. Il solito paio di jeans strappato e le solite scarpe rosse risaltavano in quella figura snella e abbastanza alta.
Per quel poco che sapeva era un ragazzo piuttosto solitario e, secondo una voce che circolava in giro da tempo, la ragazza con cui aveva fatto il figlio era morta durante il parto, motivo per cui rifiutava contatti con le persone del sesso opposto.
La ragazza su cui aguzzò la vista successivamente lo sorprese: Sasha Fontaine, una ragazza di quindici anni, nonché unica primina sul bus in quel momento.
Vestiva con una magliettina scura semi trasparente che rendeva visibile il reggiseno, dei leggins neri e delle scarpe rosse. Ciò che la rendeva particolare agli occhi dell'autista era il suo aspetto: oggettivamente molto carina, con i capelli marroni portati da un lato e gli occhi da cerbiatta marroni, ma la cosa che lo sorprendeva era la completa assenza di trucco sul suo volto.
Di lei sapeva poco, solo che, almeno sul pullman, rifiutava il contatto fisico con chiunque, motivo per cui si esibiva in pose contorsioniste quando il veicolo era pieno, così da non dover sbattere contro nessuno e, probabilmente, tale fobia spiegava il perché si mettesse sempre a sedere in uno scalo tra due sedili.
Sospirò rumorosamente e poi passò a Manuel Dark, un diciassettenne che lui ricordava per averlo visto sempre e solo con indosso abiti lunghi che però, per lo meno, erano di colori vari quali maglietta rossa e jeans.
Manuel era abbastanza basso, con i capelli neri, sempre spettinati, la pelle chiara e gli occhi color verde smeraldo.
Anche di lui sapeva poco e niente poiché non ci aveva mai interloquito o lo aveva anche solo sentito dire una parola.
Lo aveva catalogato nella "lista degli asociali", che in quella scuola contava diversi membri, e per tale motivo era spesso vittima delle sue occhiate.
Sentì un vocio provenire dal fondo del pullman, cosa assai insolita, così si voltò direttamente per guardare di chi fosse le due voci che stava udendo.
Queste appartenevano a Gabriel Morgan Undersee e a Lazaro Dern.
Il primo era un diciannovenne di origini turche, cosa intuibile dal colorito della pelle, che Chris trovava disgustosamente socievole.
Non era altissimo, aveva i capelli castani, gli occhi grandi e color cioccolato e delle orecchie a sventola. Motivo che spinse Chris a catalogarlo nella "lista degli insopportabili".
Indossava sempre un paio di occhiali neri, un cappello bordeaux e un grosso paio di cuffie bianche intorno al collo, tipico abbigliamento che l'autista detestava perché le trova da bambino viziato.
Però, cosa che Chris si era ritrovato obbligato a riconoscere, il suo vestiario era piuttosto ampio, poiché lo vedeva ogni giorno con un abito diverso. Spesso, come in quel giorno, indossava una maglietta bianca e un paio di jeans strappati, il tutto però era scelto palesemente a caso, cosa da cui aveva dedotto la non curanza del ragazzo nell'apparire elegante.
Anche l'altro era un diciannovenne ed era conosciuto da tutti per essere il "Presidente del Consiglio Studentesco" di quell'anno.
Un ragazzo perfetto, impeccabile ed anche molto socievole, che arrivava persino a parlare con chi tutti escludevano, insomma un vero e proprio "ragazzo modello".
E Chris lo odiava. Lo odiava perché lui, da giovane, avrebbe voluto essere così o, per lo meno, avrebbe voluto una persona del genere nella sua vita.
Lazaro aveva i capelli rossi, gli occhi color nocciola e un volto praticamente perfetto.
Non riusciva a trovare difetti in quel ragazzo neppure nel modo di vestire: una maglietta rossa ed un paio di jeans neri strappati che si abbinavano perfettamente alla sua figura.
Più volte provò l'impulso di lasciarlo alla fermata, costringendolo a saltare la scuola, ma poi decideva di lasciar perdere per evitare che tale presa di parte gli si ritorcesse contro. La sua fortuna era che il ragazzo tendeva a sedersi in fondo, rendendogli dunque difficile udire la sua voce.
Quasi come per scherzo del destino, Chris passò dalla visione del ragazzo modello della scuola a quella della più emarginata.
Skarah Morte Logan aveva diciotto anni ed era, a detta di molti, la più odiata della scuola. Sia per il suo nome, che inquietava molte persone, che per il suo aspetto e il suo modo di fare.
Oggettivamente molto carina, capelli lunghi e neri, occhi color ametista ed una carnagione pallida che si abbinava perfettamente al suo aspetto.
Indossava sempre una felpa grigia ed un paio di jeans strappati e veniva spesso giudicata per quel look a detta loro troppo trasandato.
La cosa che Chris non capiva era perché mentre nel modo di vestire di Gabriel, trasandato anche più di quello della ragazza, nessuno avesse trovato nella da ridire, mentre per Skarah avevano trovato tutti i difetti possibile.
La risposta era semplice: tutti adoravano il turco, quindi nessuno esponeva pubblicamente i suoi difetti, mentre la mora era ormai stata presa in antipatia da tutti per via del suo carattere asociale e, a detta di molti, per la sua strana abitudine di parlare con un'amica immaginaria di nome Rachel. Pertanto, seppur fossero simili, erano stati pesati in modo diverso.
Infine il suo occhio cadde su Ronaldo Zortan, un ventenne che era stato bocciato più volte per causa della sua indole violenta.
Questo era incredibilmente alto, aveva gli occhi neri, la carnagione pallida e i capelli neri a spazzola.
Indossava una felpa nera molto spessa e dei jeans strappati.
Chris non ricordava un'occasione in cui non lo avesse visto senza cuffie nelle orecchie.
Fortunatamente durante le sue ore lavorative quel ragazzo non aveva creato grossi problemi ma aveva sentito voci, piuttosto affidabili, di come quel ragazzo fosse arrivato addirittura a romper il vetro di una porta lanciandoci addosso un suo coetaneo.
Rabbrividì leggermente al pensiero di quello che gli sarebbe potuto accadere in caso di colluttazione con quel tipo.
Schiacciò lentamente l'acceleratore, pronto a partire, ma proprio in quel momento udì un colpo al vetro che lo costrinse a fermarsi.
Voltò lo sguardo verso la porta e vide un signore anziano, sulla sessantina, che batteva con la mano destra contro il vetro chiedendo di entrare. Aprì così la porta, lasciandolo salire e rispondendo con un cenno della testa ai suoi ringraziamenti. Successivamente l'uomo timbrò il biglietto e si appoggiò con la schiena vicino ad un finestrino.
Chris fece per ripartire ma, non appena mise in moto, un altro colpo sul vetro lo costrinse a fermare il bus.
- Ma insomma, che diavolo! Cercate di venire in orario!- strillò, voltando velocemente lo sguardo verso l'entrata.
Ciò che vide, però, lo colse alla sprovvista. Una figura nera, alta circa due metri lo stava osservando. Questa non aveva tratti visivi, solamente gli occhi. Occhi gialli che pian piano spalancava, inquietando ancora di più l'autista.
Le sue braccia erano più lunghe di quelle di una persona normale e sembrava essere piegato sulla schiena, come se avesse la gobba. Il suo busto era fino, mentre le spalle piuttosto larghe.
A Chris scappò un urlo, che fece attirare l'attenzione di tutti i passeggeri su di lui. Voltò per un momento lo sguardo e quando lo riportò sulla figura questa era sparita senza lasciare alcuna traccia.
- Ehi, parti invece di strillare!- urlò uno dei ragazzi con tono annoiato, ma lui gli diede poca importanza.
- Lo avete visto quell'affare?- domandò con il quale che andava a mille nel petto.
- Quello cosa?- domandò un'altra voce, questa volta femminile, che però non fu capace di distinguere.
- Quell'essere tutto nero e alto.- spiegò, gesticolando con le mani mentre tutti gli altri si rivoltavano pensando che fosse pazzo.
- Ma fatti curare. Già prima hai aperto la porta senza motivo, credo che forse una visitina dal medico non ti farebbe male.- udì nuovamente la voce che aveva parlato per prima, che poi scoprì essere di Drake.
- Cosa stai dicendo? Guarda che è entrato quel signore...- mentre parlava voltò lo sguardo verso il posto in cui aveva visto l'anziano mettersi ma si accorse che, effettivamente, lì non c'era nessuno. Deglutì rumorosamente e poi, senza nemmeno finire la frase, ripartì.
Una fitta nebbia si era nel frattempo alzata, costringendo l'autista a guidare con gli abbaglianti accessi.
Ripensò a quell'attimo di panico e, toccandosi la fronte, si accorse di essere completamente sudato. Si asciugò con una manica rapidamente, per poi riportare entrambe le mani sul volante.
Nel pullman c'era il silenzio totale. Nessuno aveva più detto una parola. Dopo la "scenata" dell'autista il tempo dentro quel mezzo si era come congelato.
L'unico rumore udibile era quello dei continui sospiri emessi dalle tredici persone all'interno del veicolo.
Chris finì per concentrarsi completamente su quei rumori che per poco non distolse la vista dalla strada. Si era spaventato. Era letteralmente terrorizzato da ciò che aveva visto prima. Tremava talmente tanto che sentiva i denti battere tra loro ad una velocità altissima.
Prese un grosso respiro e cercò di darsi una controllata.
Rigettò lo sguardo verso la strada ma, proprio in quel momento, intravide la stessa figura di prima. Fu colto completamente alla sprovvista, tanto che frenò di colpo e fece sbandare il pullman rischiando di schiantarsi contro un muro.
- Ehi, ma si può sapere che cazzo fai?- strillò Drake, alzandosi in piedi e dirigendosi ad ampie falcate verso di lui.
- C'è un mostro la fuori!- cercò di dire, venendo però sopraffatto dalla voce del moro.
- Un mostro sarà ciò che diventerai tu dopo che ti avrò spaccato la faccia!- alzò un pugno, pronto a colpirlo in volto, ma un braccio lo bloccò.
- Smettila, Drake.- la voce di Lazaro, da lui tanto odiata, gli fece alzare lo sguardo verso il rosso il quale, con uno sguardo arrabbiato, stava affrontando una gara di sguardi con il suo aggressore.
- Ma questo idiota per poco non ci ammazza!- rispose a tono l'altro.
- Su, non è questo il modo di chiedere spiegazioni!- anche Gabriel si intromise, invitandolo ad abbassare il pugno.
Chris approfittò di quell'attimo per gettare un'occhiata ai passeggeri. La metà di loro era a terra, mentre quelli che erano riusciti ad aggrapparsi a qualcosa erano visibilmente scossi in volto.
- Senta signor autista, potrebbe cortesemente guidare con un po' più di attenzione?- domandò il rosso, ricevendo un cenno positivo da parte sua.
Si rialzò con lentezza e poi, dopo essersi preso qualche secondo per calmarsi, fece riparte il mezzo.
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ohilà!
Eccomi qua!
Questo è il capitolo di introduzione dei personaggi che sono molti più di quanto mi aspettassi.
Beh, non che sia un male, anzi.
Mi prendo questo angolino per dirvi due o tre cosette essenziali:
1) Nella scheda ho notato di essermi dimenticato l'opzione "carattere", quindi vi chiedo cortesemente di, qualora non l'abbiate aggiunta voi, di mandarmi tale informazione perché mi serve un sacco.
2) Gli aggiornamenti saranno, molto probabilmente, settimanali poiché per via di questione sentimentali, alias devo uscire con la mia ragggazza, non potrò essere sempre a casa.
3) Il giorno che ho "prescelto" come giorno di pubblicazione è il lunedì, quindi ci vediamo, forse forse, tra sette giorni!
Grazie in anticipo a chiunque recensirà o anche solo leggerà questo capitolo, vi ricordo che, nel caso vogliate mandarmi un vostro OC, siete ancora in tempo a farlo, infondo di fermate del pullman ce ne sono tante ;-)
Vostro, Lavottino.
   
 
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