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Autore: Sospiri_amore    20/06/2017    1 recensioni
All'età di sedici anni Elena si trasferisce a New Heaven, USA, con il padre.
Qui vivono gli Husher, una famiglia con la quale sono grandi amici da sempre.
Elena frequenterà il Trinity Institute, una scuola esclusivissima, che la catapulterà in un realtà fatta di bugie, ambizione, menzogne e rivalità che la porterà a scontrarsi con parecchi studenti.
Un amico appena conosciuto le ruberà il cuore o qualcun altro riuscirà a farla innamorare?
Chi ha lasciato quello strano biglietto sul suo armadietto?
Chi ha scattato la foto scandalosa che gira per la scuola?
Elena riuscirà a non rivelare un grande segreto alla persona che ama?
© Tutti i diritti sono riservati
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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IERI:
Una promessa è una promessa
 

"Pizza con ananas?! No, grazie", con un sorriso di circostanza allontano quella sottospecie di pizza e mi prendo una fetta con pomodoro e salame.

Lucas sta spremendo una tonnellata di Ketchup sulla sua. Adesso vomito.

Mangiare pizza fatta in casa da una signora messicana, trasferita negli USA, è un'esperienza che non voglio mai più ripetere. Spero di non sentirmi male prima che Rebecca abbia spiegato il suo piano.

 

"Le idee di mia madre rischiano di rovinare lo spettacolo. Miss Scarlett poteva avere tutti i difetti del mondo, ma aveva un'idea precisa e un ottimo gusto. Noi dobbiamo semplicemente riorganizzare tutto come era prima", Rebecca sta consegnando dei fogli a tutti.

"Ma come facciamo? Lo spettacolo è domani sera, Vivian starà tutto il giorno a Teatro. Ci vogliono ore per rimettere tutto a posto", il ragazzo responsabile dell'illuminazione osserva sconcertato il foglio di Rebecca.

"Inoltre se Vivian ci scopre potrebbe darci un brutto voto. Non posso abbassare la mia media scolastica", pigola una ragazza addetta ai costumi.

Rebecca la fulmina con uno sguardo: "Senti un po'. Sto boicottando lo spettacolo di mia madre, credi che mi importi di uno stupido voto? Fidati quando ti dico che non si arrabbierà se lo spettacolo uscirà perfetto. Si prenderà tutti i meriti e i complimenti. Lei adora questo genere di cose".

"Cosa dobbiamo fare?", chiede il responsabile alla scenografia.

"Semplice, ogni reparto terrà mia madre occupata per una decina di minuti. Dovrete farla impazzire, fare tutto quello che c'è scritto sul foglio. In questo modo riusciremo ad allontanarla e potremo mettere a posto le varie parti", Rebecca mostra la scaletta che ci ha consegnato.

"Come fai ad esserne certa che tua madre se ne andrà?", chiede una ragazza.

Rebecca sorride: "Se tutti voi le romperete le scatole, come scritto sul foglio, le verrà una crisi isterica e un mal di testa epocale, vorrà scappare a tutti i costi. Io le suggerirò un massaggio rilassante alla SPA, così potrà godersi lo spettacolo per la sera in tutta tranquillità. In questo modo non ronzerà per il Teatro della scuola e noi potremo lavorare in pace".

"Come fai a sapere che avrà mal di testa?", chiede Kate.

Rebecca con le mani appoggiate sul tavolo osserva Kate schifata: "Il solo starvi ascoltare, qui e ora, mi ha provocato un cerchio alla testa piuttosto fastidioso accompagnato da un ronzio molesto... Immagina cosa sentirà mia madre se tutti ci accanissimo su di lei".

Lucas ride: "Adoro vedere Vivian quando perde le staffe".

"Sicuri che funzionerà?", chiede la ragazza responsabile dei costumi.

"Sì, funzionerà. È una promessa. L'importante è che facciate le cose che ho scritto sul foglio che vi ho dato. Tutto chiaro?", chiede Rebecca.

"Sì", rispondiamo tutti in coro sollevando in aria le nostre fette di pizza.

 

Non ho idea se il piano di Rebecca funzionerà o meno, ma non possiamo permettere che Vivian rovini il lavoro fatto fin qui da tutto il Club. 

Non posso far altro che fidarmi e sperare che tutto vada come deve andare.

 

Dopo una notte agitata, svariati incubi, una colazione veloce e una doccia calda, mi ritrovo in macchina con James. Stiamo andando a prendere Kate.

Per tutto il tragitto continuo a leggere il foglio che mi ha dato Rebecca: "Devo farlo davvero? Non so se riesco".

"È solo per finta. Vedrai che ti divertirai", James pare elettrizzato, adora questo genere di cose.

"E se non funzionasse?".

James sorride divertito: "I piani di Rebecca funzionano sempre. Metti via quel foglio e rilassati".

 

Bella spiegazione. Non è che ho problemi a partecipare al piano, il fatto è che ci sono sempre degli imprevisti che non si possono prevedere, non tutti almeno. Ho un milione di dubbi e un milioni di domande, non mi piace sentirmi così insicura.

Nonostante i dubbi metto il foglio in fondo allo zaino sperando che tutto vada come deve andare.

 

Kate ci aspetta fuori casa, sembra agitata quanto me.

Non dice una parola, le sue occhiaie parlano da sole, sale in macchina a testa china con il foglio di Rebecca stretto in mano e la macchina fotografica intorno al collo. Per lei è difficile fare qualcosa di perfido, comportarsi male è contro la sua natura.

 

Arriviamo al Trinity in poco tempo, è sabato e quindi c'è meno traffico.

Per la scuola ci sono solo gli studenti del Club di Teatro e di Canto, anche se nessuno dice niente siamo tutti parte di un patto silenzioso, una promessa tra tutti noi che nessuno può infrangere.

Vivian è già sul palco a dare istruzioni, Rebecca è al suo fianco e guarda tutti con sufficienza.

 

"Pronta?", James mi schiaccia l'occhio.

Annuisco.

James scatta in avanti a passo deciso, non mi guarda. Evita gli altri studenti e punta diretto al palco: "... Smettila Elena con le solite paranoie. Sei sempre pronta a giudicare tutti. Ti ho detto mille volte che Rebecca è solo un'amica".

Prendo fiato e inizio ad urlare: "Dici sempre così, però poi vai da lei quando ci sono problemi".

"Lei mi conosce e mi capisce, sa chi sono e da dove vengo. Da chi vuoi che vada?", James è bravo, dovrebbe fare l'attore. Sale sul palco e si avvicina a Rebecca e l'abbraccia. Anche se so che sta facendo finta non posso far meno di essere un po' infastidita.

Vivian con le braccia conserte e l'aria vittoriosa, mi guarda schifata, non vedeva l'ora di vedermi litigare con James.

Io, come da copione, scoppio a piangere. O almeno ci provo, i miei versi sembrano più miagolii stonati. James e Rebecca trattengono a stento le risate.

Fintamente infastidita mi nascondo dietro le quinte e sbircio l'evolversi della situazione.

Rebecca, tenendo per mano James si allontana con la scusa di dover parlare con l'amico, in questo modo Vivian resta da sola in teatro. 

 

Che lo spettacolo abbia inizio.

 

Le costumiste accerchiano Vivian, ognuna inizia a riempirla di domande, c'è chi le chiede di verificare l'orlo, chi le chiede un consiglio, chi le butta addosso decine di scampoli di stoffa. Una ragazza più intraprendente la abbraccia piagnucolando e asciugandosi il naso sul suo prezioso vestito firmato. Vivian è sconcertata, guarda tutte quelle ragazze come avesse a che fare con ratti arrivati direttamente dalle fogne. 

I ragazzi addetti all'illuminazione puntano tutti i fari sul viso della donna, accecandola. Con l'altoparlante le chiedono chiarimenti su una scena. Vivian accaldata dalla stoffa che le hanno buttato addosso, dai fari che le stanno sciogliendo il trucco, cerca di dare risposta alle domande. Nello stesso momento i ragazzi del coro iniziano a intonare una canzone proprio di fianco a lei, il volume è così alto che anche io mi tappo le orecchie.

I ragazzi della scenografia, trasportando attrezzature e strumenti vari, fingono di lavorare ad un pannello proprio dietro a Vivian. Casualmente un barattolo di vernice si rovescia ai suoi piedi macchiando irrimediabilmente le sue Louboutin ultimo modello.

Quello è il colmo, in pochi minuti l'abbiamo fatta imbestialire.

 

In presa ad una crisi nervosa Vivian inizia a sbraitare contro tutti gli studenti. Parole improponibili da dire e ascoltare, parole che una stimata membra della comunità non direbbe mai.

Kate con la sua macchina fotografica digitale sta riprendendo la scena. 

Vivian è fregata.

 

Rebecca entra in scena con James. Inizia ad urlare, sta sgridando chi le capita a tiro.

Tutti gli studenti si dileguano lasciando madre e figlia da sole a parlare.

Non c'è che dire, il piano di Rebecca è andato come aveva progettato, Vivian è un catorcio: sudata, spettinata, sporca, sciatta. Non sembra la solita donna di sempre. James la prende a braccetto e l'accompagna giù dal palco fino a farla uscire dal Teatro.

Passano diversi secondi prima di aver realizzato che siamo rimasti soli, bastano un paio di sguardi d'intesa per farci esultare tutti. Tutti corrono addosso a Rebecca abbracciandola e, anche se non vuole dimostrarlo, le fa piacere ricevere tanto affetto.

 

"Bene, adesso che siamo liberi diamoci da fare. Ognuno rimetta le cose come aveva impostato lo spettacolo Miss Scarlett. Se qualcuno finisce prima vada ad aiutare gli altri. Ok?", Rebecca incita tutto il gruppo che, animato di nuove energie, si mette al lavoro.

 

Sembriamo una piccola squadra di formiche, nessuno ha un attimo di tregua, tutti sanno quel che devono fare e lo fanno al meglio.

Prima copriamo con teli neri le nuove scenografie, poi montiamo i dipinti fatti da me e i lavori fatti dagli altri. Spostare. Incollare. Martellare. Appendere. 

Le costumiste recuperano i vecchi vestiti di scena e li mettono a disposizione degli attori, ultimando le modifiche necessarie. Cucire. Tagliare. Provare. Decorare.

Viene impostato il vecchio progetto per le luci e le musiche. Ascoltare. Accendere. Illuminare. Programmare.

Gli attori rispolverano le vecchie posizioni sul palco ripetendo le battute a memoria. Recitare. Riprovare. Sbagliare. Ricordare.

È un continuo spostare e cambiare, come se il palco avesse preso vita. Piano piano la scena cambia, piccole metamorfosi che ridonano carattere e personalità allo spettacolo. L'idea da cui era partita Miss Scarlett sta prendendo forma definitiva, finalmente riusciremo a mettere in scena il nostro spettacolo: Romeo e Giulietta oggi.

 

Le ore passano in fretta, lavoriamo fino all'ultimo riuscendo ad ultimare anche i più piccoli particolari. Stanchi ed esausti ci accasciamo dietro alle quinte in attesa che lo spettacolo cominci. Il Club di Teatro è tutto lì, sfinito ma soddisfatto. Gli attori e i ragazzi del coro sono andati a casa a cambiarsi, in questo modo Rebecca può tenere d'occhio la madre.

 

Tra una Coca-Cola, un pacchetto di patatine e uno snack al cioccolato arrivano le otto di sera. Tra circa mezz'ora saremo in scena.

 

Il mio cellulare squilla.

"Allora non è divertente complottare?", sento James ridacchiare dall'altra parte dell'apparecchio.

"Hmm... Se i malcapitati sono gli altri, direi di sì".

"Sei pronta a mostrare i tuoi capolavori?", mi chiede dolce.

"Il solito esagerato! Speriamo vada tutto bene invece".

"Tranquilla, sarà perfetto. Io ti aspetto fuori alla fine dello spettacolo".

"Ok. Adesso vado, hanno bisogno di me", un paio di ragazzi faticano a trasportare un grande pannello, è meglio che li aiuti prima che combinino qualche disastro.

Chiudo la chiamata con il sorriso sulle labbra, mi infilo il cellulare nella tasca dei jeans e corro verso i miei compagni.

 

Il brusio nel Teatro aumenta di minuto in minuto, ci hanno informato che il pubblico sta arrivando. Oltre agli studenti, ci saranno anche i genitori, i professori e alcuni rappresentanti della comunità. Lo spettacolo richiama parecchie persone, è una piccola vetrina per la gente che conta a New Heaven.

La preside Marquez è salita sul palco, dirà due parole prima che inizi lo spettacolo: "Benvenuti Signore e Signori. Benvenuti cari studenti. Questa sera, come ogni anno, ci godremo lo spettacolo che alcuni studenti del Trinity hanno costruito con impegno e dedizione. Voglio ringraziare in anticipo Vivian Parson per avermi aiutato in questo progetto".

Un applauso si leva dal pubblico. Mi immagino Vivian gongolarsi e pavoneggiarsi come una oca giuliva.

"Inoltre vorrei ringraziare voi tutti per essere qui. Lo spettacolo di stasera si intitola: Giul...", la preside Marquez viene interrotta. Sul palco esce Rebecca che tiene in mano un foglio che consegna alla donna.

"... Hmm...Mi-mi informano che il titolo corretto è: Romeo e Giulietta oggi. Bene, scopriremo insieme di cosa si tratta. Mi raccomando, spegnete tutti i telefonini, se non l'avete ancora fatto", la preside scende dal palco per sedersi tra il pubblico.

Non vedo l'ora che si apra il sipario, pagherei non so cosa per vedere in faccia quella strega di Vivian.

 

Buio.

Silenzio.

Il palco si riempie di attori.

Pochi secondi e lo spettacolo comincia.

 

Driin.

Driin.

 

Chi cavolo mi può chiamare in questo momento?

Sullo schermo un numero sconosciuto.

Chiudo la chiamata.

Sto per spegnere il telefonino quando squilla ancora.

Lo stesso numero sconosciuto.

 

"Pronto? Chi è? Non posso parlare", dico a bassa voce andando il più lontana possibile dal palco per non disturbare.

"Mi prometti una cosa Elena? Ti chiedo solo una promessa", una voce parla tra un brusio confuso.

"Demetra? Demetra è lei?", non sono sicura di quello che ho sentito.

"Mi prometti una cosa, una cosa sola. Non mi tradirai vero?", mi ripete la voce, sembra molto stanca.

"Certo. Non si preoccupi, tutto quello che vuole".

"Non dire nulla a James, capito? Neanche a George. Chiaro?", Demetra sta piangendo.

"Demetra che succede?", mi sto iniziando a preoccupare.

"Promettimelo su tua madre, su tutto quello che hai di più caro!", non ho mai sentito Demetra parlare in quel modo. Non sembra lei.

"Ce-certo", dico io.

"Ho paura Elena. Ho tanta paura. È arrivato il momento, credevo che sarei stata pronta, invece...".

"Pronta per cosa? Non capisco?", adesso sono allarmata.

"Lo sai. Lo hai sempre saputo, vero? I segnali li avevi tutti, del resto tu li hai già vissuti, non puoi non averli capiti", Demetra sta piangendo mentre delle voci concitate strillano vicino a lei.

 

Mi manca il fiato.

Un angolo del mio cuore, sepolto e nascosto, risuscita emozioni che credevo dimenticate. Gli occhi mi si riempiono di lacrime, sto affogando nei ricordi, nei segnali, nei piccoli indizi che Demetra mi ha lasciato per tutti questi mesi. Mi perdo nelle piccole cose che Demetra ha detto solo a me, ero l'unica che poteva interpretarli, l'unica che li aveva già vissuti, ma non ha avuto il coraggio di interpretarli una seconda volta.

Non ho voluto vederli per non soffrire.

Pallore.

Stanchezza.

Medicine.

Malori.

I vecchi filmati.

Lo stesso viaggio che mia madre ha percorso anni fa.

 

"Demetra! Demetra!", disperata urlo al telefono.

"Parlo con Elena Voli?", la voce di un uomo sconosciuto è dall'altra parte dell'apparecchio.

"S-sì", balbetto.

"Venga al Center Hospital, abbiamo bisogno della sua presenza".

"Devo avvisare il figlio e il marito che...", ma vengo interrotta.

"Miss Demetra ha lasciato scritto che solo lei può assisterla. Nessun altro. Le consiglio di sbrigarsi non c'è molto tempo".

Senza preoccuparmi di quello che accadrà corro sul palco, gli attori mi guardano come fossi pazza, il pubblico mormora.

"James! James!", urlo.

Poi solo buio.

 
   
 
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