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Autore: GHENEA    22/06/2017    1 recensioni
"Pensi davvero di non aver scelta.
Sei convinta al cento per cento che quella sia l’unica possibilità.
E poi scopri che l’inevitabile era evitabile.
Questi sono i momenti più disperati; ti senti morire, perchè in fondo sapevi che le cose potevano andare diversamente, ma non mi sono mai spinta oltre, per paura di sbagliare o di cercare l’inesistente. Mi rendo finalmente conto di tutta la sofferenza che avrei potuto evitare, se solo non avessi avuto paura."
Rachel ha avuto una vita difficile, basata su scelte che forse non erano corrette, ma non sembra rendersene conto finché non incontra quel rompiscatole di Garfield che come un'uragano sconvolgerà lei e la sua traumatica vita.
Lei sarà in grado di accettarlo? la scelta finale la farà bene?
non vi dico altro e vi lasco a questa storia (se così si può definire).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mai mi sarei potuto immaginare di vederlo in queste condizioni; l’uomo che mi trovo davanti non assomiglia neanche lontanamente all’avocato di successo, sempre ben vestito e grande farfallone che era mio zio. Potrebbe di certo esser preso per il simpatico vicino di casa che ti offre una fetta di torta alle mele ogni volta che passi davanti alla sua proprietà. Il volto è scavato e profonde occhiaie solcano il viso, circondando degli occhi azzurri che non riconosco più
“allora, non vieni a salutare il tuo vecchio zio Antony?”
Lo guardo storto per qualche secondo, aspettando che mi dia qualche spiegazione, ma continua a fissarmi, inerte, aspettandosi davvero un caloroso saluto.
“immagino che tu non abbia intenzione di farmi entrare”
Si risponde da solo e il sorriso gli si cancella dalle labbra. Mi rendo conto solo ora del inconsueto cappello a visiera che indossa, scoprendo leggermente una parte di testa ormai calva.
Mi sposto dalla porta e torno dentro casa, lasciandolo entrare. Torno in cucina a sistemare le ultime cose, continuando ad ignorarlo. Lo sento aggirarsi per la casa incuriosito; sicuramente non è abituato a questi tipi di abitazioni così scadenti. Ha passato la vita tra le mura di splendide ville e appartamenti con attici e per un po’ ci sono stato anche io, ma vedevo quelle bellissime case come le sbarre di una prigione, che seppur dorata, era pur sempre una prigione. Quando mi giro lo trovo a curiosare vicino ad un comodino con varie fotografie, intento ad esaminare quest’ultime.
“mi stupisce non vederne nessuna con una ragazza”
Non rispondo e continuo a fissarlo, sperando che sentendosi in soggezione se ne vada.
“tuo padre era un grande rubacuori e sono sicuro che avrai preso da lui anche questa qualità”
“cosa ne sai tu di mio padre?”
Stringo i pugni sulla sbarra di legno di una sedia.
“eravamo grandi amici, lo  conoscevo sin dai tempi del liceo”
Un triste sorriso si fa spazio tra le sue labbra, un po’ come se stesse rivivendo vecchi ricordi.
“Penso che si siano messi insieme grazie me, anche se ripetevo spesso a tua madre che era un tipo complesso”
Sentir parlare dei miei da lui mi provoca una tale rabbia. Quest’uomo è stata la causa della mia infelicità per troppi anni; mi ha tolto il ricordo dei genitori, impedendomi di vivere nella loro casa e togliendomi qualsiasi cosa potesse ricordarli. Mi ha ignorato e chiuso in casa per troppo tempo. Quando mi disse che non aveva più intenzione di mantenermi mi ero sentito sollevato. Volevo e voglio ancora tagliare ogni tipo di legame da lui.
“che cosa vuoi?”
Gli chiedo, aprendo bocca per la prima volta da quando è qui.
“te l’ho già detto; voglio rimediare”
“non puoi”
Rispondo secco. non mi importa delle sue improvvise crisi di coscienza, doveva pensarci prima di rovinarmi l’infanzia. Mi ha tolto un pezzo di vita per i suoi egoistici scopi e perdonarlo è una cosa che non accetterò mai.
“voglio provarci almeno; dimmi cosa vuoi e te la darò subito: una casa più grande? Una nuova moto? Dimmi cosa posso fare, perché non me ne andrò finche non riuscirò nel mio intento”
Nonostante la malattia noto che continua a fare gli stessi errori di una volta; da sempre ha messo al primo posto i denaro, dimenticandosi di tutto il resto; lo credeva e lo crede ancora, a quanto pare, il mezzo per ottenere tutto ciò che si vuole e forse in parte è vero, ma come può sperare di poter comprare il mio perdono.
“voglio solo che te ne vada”
Incassa il colpo con fermezza. Ancora non posso credere di averlo davvero fatto entrare in casa mia.
“non lo farò finche non ti avrò aiutato”
“non ho bisogno di aiuto, specialmente del tuo”
Avevo imparato quasi a gestirlo, il dolore. La costante voglia di fargliela pagare; quel costante desiderio di vendetta e a volte mi scioccavo di ciò che mi veniva da pensare. Non mi capacitavo della quantità di odio che una persona possa provare verso un’altro suo simile. Eppure eccola qua, di nuovo quella costante sensazione di disprezzo verso di lui, che ora si fa più viva che mai. Credo però che sia normale; è quasi un forma di difesa verso il dolore: incolpare gli altri e non pensare che forse il tuo malessere è dato da te stesso. È la stessa cosa che è capitata a Rae.
“tu le assomigli terribilmente, sai?”
Viene bloccato da un forte attacco di tosse, che riesce a bloccare bevendo un pò dell’acqua che gli porsi.
“tu e tua madre siete praticamente due gocce d’acqua; tutte le volte che ti parlo mi sembra di rivederla ed è una sofferenza atroce. Anche quando eri più piccolo le assomigliavo molto, per questo non avevo il coraggio di guardarti; tutte le volte che ti vedevo non riuscivo a non pensare a lei e al fatto che forse avrei potuto aiutarli, salvarli se solo non fossi stato così egoista. Questo pensiero mi uccideva e decisi di soffocarlo standoti il più lontano possibile. Ora mi sono reso conto che così non ho fatto altro che peggiorare la situazione e ti giuro Gar, ci sto provando davvero a rimediare e voglio riuscirci; non voglio morire con la consapevolezza di non aver mai fatto nulla di buono nella vita”
Si ferma un attimo per riprendere il controllo, ma si vedono lontano un miglio gli occhi lucidi. Qualcosa nel suo atteggiamento, nelle sue parole iniziano a fari crede che stia dicendo la verità. Alla fine sembra di rivivere la stessa conversazione di qualche ora fa, solo che i ruoli si sono invertiti; è così facile odiare una persona a differenza del tentare di farti perdonare.
Sto ancora sbagliando quindi.
 Forse, per tutto questo tempo, non stato l’unico a soffrire terribilmente per la perdita dei genitori. Forse dall’altra parte, un uomo stava anch’egli soffrendo per la perdita di un amico e una sorella. Perché non ho mai pesato a tale evenienza?
 Forse perche ero troppo occupato ad odiarlo.
“so che non è il massimo avermi qui adesso, perche molto probabilmente avrai già i tuoi problemi, ma io posso aiutarti a risolverli; come persona faccio schifo, ma come avvocato non sono niente male e ho molti collegamenti che potrebbero esserti utile per trovare un buon lavoro. Non saprei che altro modo usare altrimenti Gar, quinti per piacere, dimmi cosa devo fare.”
Resto in silenzio per un attimo, cercando di capire cosa fare. Alla fine una mano mi farebbe comoda e ormai mi pare chiaro che se non accetto il suo aiuto non mi lascerà mai in pace.
“io-
Vengo interrotto dallo squillare del mio cellulare; mi guardo intorno per la stanza cercandolo e ringraziando chiunque mi stesse chiamando. Finalmente lo trovo e sullo schermo leggo il nome di Kori. Accetto la chiamata e mi porto il telefono vicino all’orecchio.
“pronto Kori?”
“ciao Gar scusa il disturbo, non ti chiamerei a quest’ora se non fosse davvero importante”
A quest’ora, ma se sono le undici passate; probabilmente, come me, sarà abituata a dormire più a lungo.
“che succede?”
si tratta di Rachel”
Per un istante mi manca il respiro. La lascio tre secondi e riesce già a farmi preoccupare, non è possibile.
“cosa le è successo? Sta bene?”
La voce mi trema leggermente e questo richiama l’attenzione di mio zio, che allunga lo sguardo per tentare di guardarmi in faccia, cosa che gli impedisco voltandomi di spalle.
“si è qui da me; ora si sta facendo una doccia e sono riuscita convincerla a farla restare per un po’ da me. Comunque mi ha detto cosa è successo tra voi stamattina.”
Sono sollevato dalla notizia; se Kori riuscirà ad impedirle di tornare a casa, forse eviterà di farsi ammazzare. Sospiro leggermente.
“già; sono stato uno stupido eh?”
Sorrido tristemente e mi porto una mano nei capelli, ricordando le sue aspre parole.
“non devi sentirti in colpa di nulla Gar, è un peso che abbiamo deciso di portare tutti noi per salvarla e lei l’ha capito.”
Porto lo sguardo verso il basso, sospirando di nuovo e sento di uovo quel macigno sulla schiena,ma l’ho fatto per lei; non importa quanto mi odierà, basta solo che sia salva. Me lo ripeto ormai da giorni ma il dolore non scompare mai. Ho accettato tutte le conseguenze e sono pronto a pagarle.
“dobbiamo farla andare via; finche resterà qui non sarà mai al sicuro. Arella era stata chiara al riguardo, dovete andarvene il pria possibile. Chiama Richard e Victor, sono loro che hanno tutto il necessario.”
In teoria siamo già in ritardo rispetto alla tabella di marcia, ma volevamo lasciarle ancora qualche giorno per riprendersi. Arella ci aveva consegnato cinque biglietti e le chiavi di una casa in Italia per allontanarci dal territorio Americano, dove il padre di Rachel non poteva toccarci. Avremmo dovuto seguirla tutti per evitare che faccia fuori pure noi o che qualcuno confessi dove si trovi.
“e tu?”
Già; ed io?
“Rachel ormai mi odia e ho accettato questa conseguenza quando accettai di aiutare sua madre; non posso venire con voi e costringerla a vedermi ogni giorni. So cosa si prova a dover restare troppo tempo con una persona che non ti và a genio. Ha detto che non mi vuole più vedere e rispetterò il suo volere.”
Mi volto verso mio zio e lui capisce che stavo parlando proprio di lui e come risposta mi lancia un sorriso colpevole, da me ignorato.
“non fare l’idiota, morirai se resterai qui”
“e voi rischiate di fare la stessa fine se non vi sbrigate. Kori ti prego, promettimi che baderai  a lei e che non resterete qui; promettimi che non le succederà nulla ok? La affido a te, me lo fai questo favore?”
“Gar no-“
“promettimelo!”
Dico seriamente; non posso rischiare che le accada qualcosa. Arella la ha affidata a me e farò in modo che non si penta della sua decisione.
“io- io farò del mio meglio”
dice timidamente la ragazza dall’altro capo del telefono.
“grazie; scrivimi quando state per partire, e ricordati, fa di tutto affinché parta. Arella non è morta in vano e glielo dimostreremo”
Butto giù la chiamata, sospirando di nuovo e voltandomi verso Antony, che mi guardava intensamente abbastanza preoccupato.
“in che razza di guaio ti sei cacciato?”
Mi chiede accigliato. Mi metto in tasca il telefono e vado verso la porta di casa, seguita dal suo sguardo.
“non sono affari tuoi ed è arrivato il momento di togliere il disturbo”
Lo aspetto lì davanti, mentre lo vedo alzarsi e dirigersi verso di me. Che finalmente lo abbia convinto?
“capisco quando una persona è nei guai e ora come ora non mi va di vedere morire mio nipote prima di me, quindi non provare a protestare e raccontami cosa succede qui. Qualsiasi cosa sia capitata, sono sicuro di poterti aiutare o quanto meno farò del mio meglio; in questo modo ti libererai di me e risolverai il tuo problema, ormai penso che tu non abbia nulla da perdere.”
A convincere le persone a fare quello che vuole è sempre stato molto bravo. Forse è questo che gli ha portato così tanto successo nella sua carriera. In effetti è una qualità molto utile per diventare un avvocato, inoltre era stato avvantaggiato dall’aiuto dell’aiuto del padre, anch’egli uomo d’affari però non mi pare andassero molto d’accordo lo due. Forse lui potrebbe davvero aiutarmi, potrei tentare di mettere apposto le cose con il suo aiuto; in fondo è quello che vuole anche lui e forse potrei provare a perdonare, anche se non sarà facile.
“sei sicuro, perché non stiamo parlando della solita ragazzata; è una situazione piuttosto complicata”
Incrocia le mani sul petto e mi guarda determinato.
“a differenza di te, alla mia carriera ho dedicato la massima concentrazione; se ti serve aiuto per qualsiasi cosa dal punto di vista legale sono l’unico che possa assicurante una felice conclusione”
Mi porge la mano, aspettandosi che la stringa; mi lascio prendere dal dubbio per un attimo, ma se fare accordi con lui è l’unico modo per salvare la vita d Rachel sono pronto anche a questo.
“d’accordo”
Dico stringendogli la mano. Un sorriso sinceramente felice gli pervade il volto e io lo ricambio pronto finalmente a darmi una svegliata.
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L’acqua calda scorre leggera lungo il mio corpo, regalandomi un leggero e ben accetto tepore. Una doccia era proprio quello di cui avevo bisogno per togliermi tutta la pesantezza delle ultime ore. Questa lieve pioggerellina mi aiuta a trascinarmi via ogni pensiero e finalmente riesco a non avere per la testa qualche butto ricordo. Mi abbandono a me stessa, pensando per una volta a me; lo scorrere inesorabile dell’acqua mi dà quella sensazione di scorrevolezza. Tutto è in costante movimento, tutto cambia, tutto passa; anche i problemi più grandi. Eppure c’è un chiodo fisso che sento non passerà mai; che non vorrei scorra via e ha a che fare con un ragazzo dai profondi occhi azzurri e dei limpidi capelli biondi. Non mi ero mai fermata a riflettere sulla sua figura, ma ora che la sua immagine mi si è posta davanti non faccio a meno di notare che è davvero un bel ragazzo. La consapevolezza per i miei sentimenti ora mi fa sembrare strano il solo pensarci. L’imbarazzo cresce a dismisura mentre una parte di orgoglio si ostina ancora a rifiutare la realtà. Il problema però è un altro. Come fare ad accettare tutto? Mi rendo conto che l’ho a fatto per il mio bene, ma mi rende difficile accettarlo, forse perché non voglio o forse perché non voglio volerlo.
Per fortuna che la doccia doveva rilassarmi; mi sento più confusa di prima, se possibile. Chiudo l’acqua della doccia ed esco dalla cabina. Mi avvolgo nel morbido accappatoio, gentilmente prestatomi da Kori, e inizio ad asciugarmi i capelli con un altro asciugamano. Guardo la mia figura nello specchio e mi fermo a fissarmi; non per ammirarmi, solo per osservare i miei cambiamenti che nell’ultimo periodo si sono fatti molto intensi. La pelle pallida, mi fa sembrare una morente e anche il viso dice lo stesso. Per nascondere le occhiaie credo che userò un po’ del trucco di Kori più tardi. Metto i vestiti che la rossa mi ha prestato e noto con sollievo che mi stanno perfettamente. Ho poggiato da un lato gli indumenti che mi ha “imprestato” Gar; non so ancora come glieli restituirò, dato che questo non mi pare il momento migliore, ma in qualche modo farò. Ovunque io vada, è inesorabile, c’è sempre un pezzo di lui in giro; non c’è una volta che, negli ultimi mesi, potessi voltarmi senza ritrovarmi lui o oggetti di sua proprietà in giro e ciò ti fa davvero capire  quanto fastidioso possa essere. Un ragazzo infantile, ma dal cuore grande e proprio la sua costante presenza lo rende unico; quella certezza, che seppur seccante, lui resterà sempre con te e che nessuna forza estranea potrebbe mai farlo staccare. Anche adesso, che il mio unico desiderio è quello di togliermelo di dosso una volta per tutte, non ci riesco; perche l’odore dei suoi vestiti, che prima mi avvolgeva e mi proteggeva, ora mi chiama; perché la mia testa è piena di sue immagini e perche il mio cuore sente la sua mancanza.
Mentre mi ritrovo immersa in questi pensieri una consapevolezza mi risveglia: il mio orgoglio e la mia dignità mi fanno stupire di quando poppante e molla sia diventata. Piego quindi i suoi vestiti e appena mi sono sistemata mi preparo per uscire dal bagno, quando sento il mio cellulare suonare; fortunatamente mi ero ricordata di prenderlo prima di andarmene da casa di Garfield.
Sullo schermo mi appare il nome di io padre e tra rabbia e rimorso accetto la chiamata.
“pronto?”
Chiedo nonostante sappia benissimo chi sia.
“non mi pareva di averti mai dato il permesso di uscire”
La sua foce tagliente mi infastidisce; è la prima volta che lo sento dopo la morte di mia madre.
“non ne ho bisogno”
Con la mia solita freddezza riesco a rispondergli a tono. Ormai non c’è più nulla che mi lega a lui e l’iniziale desiderio di vendetta sembra essersi sigillato, nonostante provi ancora tanta rebbia.
 “oh andiamo cara Rae; dopotutto sono pur sempre tuo padre e tu mi devi un po’ di rispetto, dopo averti cresciuta ed addestrata penso di meritarmi qualcosa in più di una risposta così fredda”
“io non ti devo proprio nulla”
Stavo per mettere giù la chiamata, ma la sua voce mi interrompe.
“forse a me no, ma al tuo amico quanto devi Rachel?”
Confusa avvicino il telefono all’orecchio.
“di cosa stai parlando?”
Sento il battito accelerare; no, non può essere. Sono stata così attenta, lui non può conoscere nessuno de miei amici.
“ti credevo più scaltra, non hai capito di chi parlo?”
L’ansia inizia a salire e ho un’orribile presentimento.
“che cosa hai fatto?!”
La rabbia monta dentro di me e mi fa tremare la voce.
“io niente tesoro; hai fatto tutto tu. Eppure mi pareva di esser stato chiaro per quanto riguardava le relazioni con le altre persone; i sentimenti ti portano alla distruzione, mi sorprende che tu non lo abbia ancora imparato. Lo hai visto con tua madre anche; era una donna frivola e stupida che si è lasciata trasportate dai sentimenti e guarda come è finita: morta per una causa persa”
La rabbia aumenta e stringo di più la presa sul telefono. Non posso sentirlo parlare così di lei. Non può neanche permettersi di nominarla. Lei era tutto per me; l’unica mia fonte di salvezza dai suoi loschi piani; l’unico raggio di luce in una vita passata tra le tenebre e lui me la ha portata via. Non gli permetterò di portarmi via tutto quello per cui lei è morta e per cui morirei io.
“non osare parlare di lei in questo modo; qui l’unico stupido sei tu: così sfrontato da pensare che una vita poteva basarsi sulla distruzione degli altri e non contento hai reso così anche me,  solo per il tuo mero divertimento. La osa più grave è che non te ne accorgi perché non hai la forza di farti un esame di coscienza; così impegnato nei tuoi affari e così preso da crederti l’uomo più potente del mondo che hai perso di vista le tue azioni e ti ritrovi con le mani legate. Perche è questa la tua situazione vero? chissà cosa farai ora che hai perso la tua possibilità di potere?”
Non riesco a impedirmi un sorriso malvagio, divertita dal poter finalmente trovare un punto debole su cui punture. Eppure ero al corrente del fatto che presto avrebbe trovato un’altra soluzione, ma non potevo farmi sfuggire quel piccolo momento di gioia.
“non provocarmi ragazzina, potresti far del male a qualcuno e non credo che il tuo amico ne sarà felice; eppure mi pare un così bravo ragazzo e hai visto che occhi? Azzurri come il cielo dopo una tempesta; sarebbe un peccato se uno venisse cavato non trovi? perderebbe di sicuro il suo bel colore”
Perdo un battito a quelle parole e improvvisamene si avverano tutte le mie paure più profonde. Una serra ovattata si fa strada intorno a me e improvvisamente non mi importa più d nient’altro che della rabbia che sta prendendo il sopravvento. Che cosa ho fatto?! Il terrore sale e non ho più le forze per reggermi in piedi; se dovesse capitargli qualcosa … non posso neanche pensarci. 
“prova a torcergli anche un solo capello-“
“che cosa farai? Mi ucciderai? No Rachel so che non lo faresti mai; se troppo debole. Però potremmo scendere ad accordi. Hai una cosa che potrebbe interessarmi e dato che io ne ho una che interessa a te potremmo venirci in contro”
Quell’odio; quell’emozioni che liberavo solo in particolari momenti la sento tornare. Selvaggia, funesta e terribile. Come una bestia che si risveglia dopo un lungo letargo sentendosi minacciata. Le nocche sbiancano, mentre stingo il pugno della mano libera fino a farmi male.
“che cosa vuoi?”
“nulla di che; una firmetta sul passaggio di eredita e vedrai che finiremo tutto nel giro di pochi minuti. Io lascio andare il tuo amico e ottengo ciò che mi spetta da tempo”
Stringo i denti mentre una nebbiolina mi avvolge nell’anima; qualcosa di terribilmente feroce mi sta travolgendo, prendendo il controllo di me e io lo lascio fare. Non ho più voglia di resistere e mi lascio abbandonare a quel dolce sapore che è l’idea del suo sangue versato.
 “dove devo venire?”
 “sai dove trovarmi e mi raccomando, da sola”
Sento la sua soddisfazione dall’altro capo del telefono. Appena chiusa la chiamata mi lascio avvolgere da quella travolgente rabbia che prende possesso delle mie azioni e mi fa lanciare il cellulare, con forza, addosso al muro, dove si apre in due. Porto le mani ai capelli appena asciugati e mi siedo per terra, cercando di calmarmi e di ragionare; ormai ho abbandonato il controllo e l’unica cosa che riesco a fare un sorriso a trentadue denti, che non lascia presagire nulla di buono. Allontano ogni tipo di legame con la parte conscia di me perche sta volta sento che ha davvero oltrepassato il limite.
Mi alzo e silenziosamente e apro la porta del bagno. Kori sta parlando al telefono, ma non mi fermo e procedo verso la porta di casa. L’atmosfera cupa che si è appena creata intorno a me mi dà un senso di tranquillità e mi aiuta ad azzerare le emozioni. Provo le stessa sensazione di quando aggredì Garfield mesi fà, ma più controllata. Lo spietato assassino che è in me è finalmente uscito fuori e non aspetta altro che poter mette le mani al collo di quel bastardo.
 Percorro il corridoio del portone del palazzo di Kori e apro la porta. La pioggia ha finito di scendere, ma  ci sono ancora varie nuvole scure a minacciare il cielo. Inizio a correre per scaricare un po’ di rabbia, questa volta però ho una meta ben precisa in testa. Inizia la discesa verso un baratro da cui non vorrei mai salvarmi; ho a testa così leggera … e il vento tra i capelli mi provoca un piacevole brivido lungo alla schiena. La mia testa è annebbiata e non riesco più a fare nessun pensiero razionale, sento che a guidarmi è solo l’ardente desiderio di mettere tutto a posto e l’idea di non poterci riuscire non mi sfiora neanche; questa volta non gli permetterò di vincere.
Arrivo a casa mia in neanche troppo tempo e mi dirigo subito in sala rifornimento. Carico la pistola, prendo il pugnale e mi preparo una borsa con le ricariche e altre armi ti piccola taglia. Appena mi sento pronta mi dirigo verso il garage e prendo le chiavi della moto lì parcheggiata. Non l’ho mai usata troppe volte,ma ho bisogno di raggiungere l’ufficio di Trevor il più rapidamente possibile. Parto senza pensare a ciò che lasciavo le spalle: la possibilità di cambiare, la liberta.
 Ormai non mi importa più di nulla; voglio solo porre fine ai miei problemi, una volta per tutte.
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Siamo sul ciglio della porta, intenti a fissarci, come se ci parlassimo tra uno sguardo e l’altro, ma senza scambiarci parole. La nostra conversazione sarà durata più di due ore, ma sono state molto produttive. Quanto meno ora potrò aiutare Rachel, ma la mia principale preoccupazione ora è chiedermi se funzionerà.
“ti ringrazio molto Gar”
Mi dice risvegliandomi dal mio stato di confusione. Dovrei essere io a ringraziarlo; dovrei anche scusarmi in realtà. Gli dovrei dire davvero tante cose, chiedergli e dargli spiegazione, ma le parole sono troppe. Tutto quello che dovrei dirgli è davvero troppo per essere detto in una sola frase, ma lui sembrava già capire tutto. Con uno sguardo comprensivo mi porge la mano per stringerla; mi venne però spontaneo fare tutt’altro gesto. Gli afferrai la mano e lo avvicinai a me per abbracciarlo. Lui mi segue e rafforza la sua salda presa sulle mie spalle; è strano, fino a ieri la sola idea di rivederlo mi avrebbe disgustato, ma ora non posso fare altro che esprimere la mia gratitudine, il mio affetto represso e il mio dolore in quell’abbraccio. Ci stacchiamo entrambi e finalmente le parole riescono ad uscire.
“grazia a te”
Solo questo, ma sembra che gli basti. Inizia a scendere gli scalini ripetendomi che era assolutamente necessario che io seguissi alla lettera tutto quello che mi aveva detto; tra una seria di raccomandazioni e l’altra arriviamo davanti alla sua macchina dove ci stringiamo la mano, con fare amichevole.
“cerca di non metterti nei guai ragazzino”
Mi dice con sguardo quasi paterno; in quel momento mi sembrava di guardare il viso di mio padre; seppure morti molto presto, i loro volti sono scolpiti nella mia testa e nonostante l’abissale differenza tra lui e mio zio rivedo in quel suo comportamento un po’ impacciato il mio vecchio.
“farò del mio meglio”
Sorrido e lui ricambia.
“ci vediamo tra due mesi?”
Un malessere interiore mi pervade, ricordandomi a cosa stava andando incontro.
“puoi starne certo”
Apre la portiera della macchina e con un pacato sorriso mette in moto e se ne và.
Sono di nuovo da solo. Sospirando e con mille pensieri per la testa ritorno in casa, con l’intento di portare a termine i miei programmi per la giornata. Quel divano mi sta ancora chiamando e sono già stato interrotto troppe volte. Vedendo però la figura di un’esile ragazza, con i capelli color grano e grandi occhi azzurri davanti alla porta di casa mia, mi rendo conto che il divano dovrà aspettare ancora per un po’. Si vede che oggi è la giornata degli incontri inaspettati e sono sicuro che qualcuno lassù stia “crepando” dalle risate per la sfilza di gente che viene a bussare alla mia porta oggi. Di solito non passa neanche il portino.
Mi fermo davanti al primo dei tre gradini di pietra, che porta davanti alla porta per poi iniziare a rivolgere la parola alla ragazza, che mi sembrava piuttosto tesa.
“hai bisogno di qualcosa?”
Le chiedo. Mi rendo però conto che il suo viso mi è familiare.
“io no, ma qualcuno di nostra conoscenza si”
I suoi modi mi portano alla mente quella ragazza che si era auto presentata al compleanno di Rae. Lei e la ragazza non sembravano andare molto d’accordo e sinceramente non capisco cosa ci faccia qui e soprattutto come faccia a sapere dove vivo. Devo dire che mi sento leggermente allarmato dalla sua presenza.
 “ hey! tu sei la ragazza della festa di Rachel, Talia … Tama …-“
“Tara, Tara Markov; ho bisogno di parlarti ed è piuttosto urgente”
Provo a tirare un sorriso per scusarmi, ma il suo volto serio e agitato me lo impedisce. Qualsiasi cosa debba dirmi non è una bella notizia. Mi guarda fisso negli occhi, ricordandomi molto lo sguardo di Rachel quando cercava di leggermi dentro, ma il suo è meno minaccioso; è quasi più rozzo.
“Rachel è in grave pericolo”
Ora mi faccio più agitato anche io. Con una sola frase è riuscita a focalizzare tutta la mia attenzione su di lei.
“cosa le è successo?”
Eppure Kori mi aveva chiamato poco fà; dovrebbero già essere sull’aereo a quest’ora, lei con tutti gli altri.
“è convinta che suo padre ti abbia rapito e probabilmente ora si sta dirigendo nel suo ufficio per salvarti”
Sono piuttosto confuso e penso che lo abbia capito anche Tara notando la mia faccia,ma la sua serietà non rispecchia la gravità della situazione che vedo io.
“come può pensare che mi abbiano rapito? Chi glielo ha detto”
inizio a sentirmi piuttosto preoccupato. Se quello che lei sta dicendo è vero, vuol dire che Rachel sta praticamente andando incontro ad un gravissimo pericolo dalla quale non potrebbe uscirne sana e salva. Se davvero è così dovrei subito dirigermi verso padre e fermarla prima che possa fare qualche sciocchezza. Quella ragazza; quella dannatissima ragazza non la smetterà mai di farmi preoccupare.
“Trevor mi ha mandando qui per usarti come esca. In teoria io ora dovrei portarti da lui, per convincere Rachel a cedere l’eredità di suo nonno a lui, in modo che abbia il controllo dell’industria. Ormai ha capito che per lei sei molto importante e non si lascerà sfuggire questa occasione, il problema è che non appena lei metterà una firma sul documento la ucciderà e poi passerà a tutti voi.”
Perdo un battito e la guardo terrorizzato. Se tutto questo dovesse accadere non me lo perdonerei mai.
“e tu hai intenzione di eseguire gli ordini?”
Mi fissa, come se stesse scegliendo la risposta da darmi. Esita per qualche istante e sospira; sembra che tutto questo le stia causando grande dolore e la vedo molto spaventata.
“sto solo restituendo un favore e sono stanca di sentirmi legata ad un guinzaglio”
Non sono sicuro di volermi fidare; non mi era sembrata una ragazza affidabile, ma non posso rischiare di perdere Rachel.
“voglio provare a ricominciare da capo e ho intenzione di farlo aiutandovi a distruggere una volta per tutte Trevor”
Le sue parole sono sincere. Si vede da come ha abbassato lo sguardo, da come stringe i pugni e dalla sua voce decisa. Non conosco questa ragazza, è la prima conversazione vera che facciamo e non so cosa il padre di Rachel le abbia fatto, ma sicuramente non è nulla di buono.
Quando rialza lo sguardo una scintilla di determinazione le illumina il volto; l’esitazione di prima svanisce  ma lascia trapassare tutta la sofferenza che ha passato a causa di quel farabutto. Ha rovinato la vita a tutti e ho paura anche solo a pensare cosa potrebbe fare a Rachel. Se le dovesse capitarle qualcosa …
 “andiamo”
Si volta, scende i tre gradini e và verso una lussuosa macchina nera. Io la seguo con lo sguardo, ma quando apre la portiera capisco le sue intenzioni. Velocemente prendo il telefono, le chiavi di casa e mi dirigo dentro la vettura, affianco al sedile della guidatrice. Senza più scambiarci parola accende il motore e preme il piede sull’acceleratore.
È ora di porre fine a questo casino una volta per tutte e non intendo aspettare altro tempo; se solo quel dannato proverà anche solo a toccarla giuro che non gliela farò passare liscia. Non importa se rischio la vita, potrei anche morire.
Non mi importa altro che portare via da tutto questo la ragazza che amo e darle finalmente la vita che si merita. Arella mi ha spiegato di tutti i danni che Trevor le ha fatto passare e del suo problema nel mantenere la calma. Da quello che ho capito è stata così tanto indotta alla violenza che quando perde il controllo non è in grado di fermarsi e si trasforma quasi in un’altra persona. Questo spiega come mai è stata così violenta quando mi ha aggredito, quindi forse è il caso di essere più preoccupati per Trevor perché non sa a cosa sta andando in contro; la ferocia di quella ragazza riflette tutto il dolore che ha dovuto sopportare.
Devo salvarla, a qualsiasi costo, anche se lei non vuole; ho promesso ad Arella ed imposto a me stesso che l’avrei salvata, che me ne sarei preso cura e che avrei sconfitto i suoi demoni interiori. È ora di mantenere fede alla promessa e di lottare e si sarò pure un disperato folle se spero di poter riuscirci, ma è tutto quello che ho al momento.
Sono colpito dalla bravura di Tara nella guida, anche se non credo che le scorciatoie alternative che sta creando siano del tutto legali. Siamo anche sopra il limite di velocità, ma sembra che non se ne accorga nessuno. Una volta è anche passata con il rosso e dal suo volto non trapelava la minima preoccupazione di essere beccata. Penso che non abbia staccato neanche per un momento il piede dall’acceleratore, questo però ci ha permesso di arrivare in poco tempo davanti all’enorme grattacielo di Jump City che si staglia davanti a noi in tutti i suoi 350 metri di altezza. La costruzione in vetro se non sbaglio dovrebbe ospitare una grande compagnia commerciale, ma a quanto pare nessuno sospetta che lì dentro ci sia uno dei grandi boss della mafia americana e se nessuno lo ferma diventerebbe una vera minaccia per il paese intero, se non per il mondo.
E tra poco, dentro questo stesso grattacielo  avverrà la battaglia più dura della mia vita.
   
 
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