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Autore: ailinon    12/06/2009    1 recensioni
"Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto"
Questo potrebbe essere l'introduzione presa da Ariosto.
Siamo nel medioevo fantastico di una verde terra lontana, dove il rosso è il colore dell'ardore in battaglia, che si mischia con il porpora dell'amore e della gelosia. Dove non tutto è quello che sembra.
Questa è la storia del giovane Gawyn D'Evin, e del suo signore.
Spero vi piacerà.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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GAWYN D’EVIN

Parte 4

 

Gawyn sonnecchiò sui libri e sulle pergamene che il maestro di politica gli aveva portato da studiare.

Tra tutte, quella lezione era la più noiosa. Cosa poteva importargli se nella Green valley vi erano molte pecore e capre, oltre che boschi di abeti e querce?

Certo poteva servire se avesse dovuto fabbricare armi da guerra, visto che anche il terreno era pianeggiante, ma lui non avrebbe mai avuto un esercito. E in quanto a lord Damodred, sperava vivamente che la guerra non riprendesse sotto il suo ducato.

Sarebbe stata una tragedia per il popolo, oltre all’inverno già rigido. Molti sarebbero morti…

 «Mi state ascoltando, ser Gawyn?» esclamò lo spigoloso insegnante, muovendo la bacchetta di legno con fare irritato.

«Si, monsieur Rablen» rispose il giovane cercando di sistemarsi meglio sullo scranno, per non addormentarsi.

Sapeva che era un bene non far arrabbiare l’uomo.

Malgrado avesse studiato in un convento, gli pareva conservasse un indole cattiva e terribilmente severa.

Le sue mani ne sapevano qualcosa.

All’inizio il professore lo aveva colpito spesso a causa della sua ignoranza.

Riteneva impossibile che un nobile non conoscesse nemmeno il nome di tutte le regioni e i loro rispettivi signori, nella terra del ducato.

Dopo le prime lezioni, Gawyn aveva capito che seguire soltanto la lezione non bastava. Aveva dovuto riportarsi da solo alla pari con gli schemi mentali di monsieur Rablen.

E non era stato facile.

«Bene…allora potete ripetermi esattamente  quello che ho detto, vero?»

«Si, monsieur!...Le pecore e le capre del green valley offrono un alto grado di latte e formaggio, oltre che pelli e lana, e carne per sfamare la popolazione e l’esercito, in caso di guerra. Il clima è freddo, ma la valle è protetta dal vento freddo del nord ed ha pendii dolci, che favoriscono i trasporti. Un ottima regione per…»

«Bene. Può bastare» sorrise Rablen, soddisfatto, muovendo la bacchetta di nocciolo tra le mani: «Sembra che malgrado l’espressione da ebete, voi steste ascoltando, ser. Questo è un bene» mosse la bacchetta, facendola schioccare contro il palmo: «Per voi, naturalmente»

 La porta della stanza si aprì in quell’istante.

«Chi osa disturbarmi?!» esclamò l’istruttore, indignato.

Il cameriere si scansò di fretta, scappando dallo sguardo gelido dell’uomo.

«Perdonate il disturbo, monsieur Rablen. So che non amate essere interrotto» affermò lord Damodred, apparendo alla porta.

 «Mio lord, benvenuto» mormorò questi, ma non s’inchinò.

Damodred sorrise.

Sapeva che l’uomo non l’avrebbe fatto. Ricordava bene la durezza dell’insegnante.

Le bacchettate sulle mani, da piccolo, quasi gli erano rimaste, come se fossero state ferite di guerra.

E certo non avevano migliorato le sue lezioni di scherma.

«Sono venuto a chiederle come si sta comportando il vostro nuovo studente»

 Gawyn sussultò. Era venuto per lui! E non si era neppure inchinato!

«Mio lord, vi ringrazio» disse alzandosi dalla sedia e facendo un inchino imbarazzato.

Damodred rise, vedendolo così confuso: «Sta pure seduto, Gawyn. Sono qui solo per sapere se queste lezioni sono proficue. Malgrado quel che sembra, non amo sprecare il mio tempo e i miei soldi»

Gawyn abbassò di nuovo il capo, in un inchino accennato, risiedendosi.

«Non li sprecherete mio signore» osò dire.

Forse l’avrebbe offeso, ma lo disse con fermezza.

Damodred inarcò un  sopracciglio, stupito.

 «E’ un ragazzo insolente, a volte, mio lord, ma solo nei suoi pensieri. Almeno ha imparato a tenere a freno la lingua» commentò Rablen, stando in piedi tra il suo signore e Gawyn.

 Einon si sfiorò il mento, con un sorriso compiaciuto.«Direi che questo è un bene»

Quel ragazzo lo stupiva sempre.

«E come vanno le lezioni, monsieur

L’insegnante parve pensarci un attimo: «Dapprima ho temuto fosse irrecuperabile, lord. Era ignorante e rozzo» lo sottolineò con voce disgustata: «Ma in questi ultimi mesi è molto migliorato. Posso dire che malgrado non segua molto, ha una memoria sorprendente. E una mente attiva. Sarebbe stato una persona molto dotata, se preso fin da piccolo» scosse il capo, unendo le mani: «Un vero peccato»

Damodred annuì, ma poi chiese: «Per concludere, cosa mi dite insomma?»

«Sta lavorando bene. E impara velocemente. Certo non sarà un grande politico o ambasciatore, è un po’ troppo ingenuo, ma ha già quasi raggiunto una buona conoscenza»

 Gawyn fu fiero di quel commento positivo ma, saggiamente, non lo diede a vedere.

Monsieur Rablen aveva delle sue opinioni anche sull’arroganza, che avrebbe evitato volentieri di conoscere.

«Ne solo lieto» disse soltanto il lord, fissando Gawyn. «Avete finito la vostra lezioni per oggi, monsieur» aggiunse. Ma non era una domanda.

L’insegnante, stupito, annuì e raccolse le sue carte in silenzio.

«A presto, mio lord» disse infine, congedandosi.

Gawyn osservò la porta chiudersi dietro l’istitutore, e sorrise felice.

Stavolta la sua lingua fu più veloce del cervello: «Bel lavoro mio signore!L’avete fatto scappare con la coda fra le gambe! Come vorrei riuscirci anche io!» sospirò allegro.

Einon Damodred lo fissò intensamente: «Non rallegrarti di questo. Temo che alla prossima lezione sconterai la sua indignazione»

Gawyn sorrise, fissandosi le mani: «Non temete, sto incominciando a sopportarle. Almeno non piango più come le prime volte»

I dorsi delle mani erano striati di rosso.

Per un attimo anche lord Damodred rammentò il dolore di quelle fustigazioni.

Era un dolore che faceva piangere malgrado qualsiasi resistenza e volontà.

I nervi sussultavano ad ogni colpo contro le ossa della mano. E per ore qualsiasi movimento era impossibile, se non accompagnato da fitte lancinanti.

La pelle , se colpita più volte si lacerava e…

Scosse il capo, scacciando il pensiero.

Lui ne aveva sopportati anche quando era più piccolo.

Aveva appena sei anni quando gli vennero assegnati i primi istitutori.

«Mi dispiaccio del comportamento di monsieur Rablen» disse. Si schiarì la voce prima di continuare: «Ma è il migliore in questo campo» disse, coprendogli le mani con le proprie, e nascondendogliele sotto il tavolo. Quindi si allontanò, andando verso il camino.

Gawyn fissò il suo signore, stupito.

Che anche l’uomo avesse ricevuto quei colpi?Il suo signore?!Proprio lord Damodred di Glamont?!

«Mio lord…Voi…Era un vostro…?»

«Insegnante?» sorrise Einon: «Certo. E in fondo lo è ancora. Quando non ricordo qualcosa, è da lui che vado. Monsieur Rablen è un uomo di cultura» concluse, sedendosi davanti al giovane.

«E’ un uomo cattivo» si lasciò scappare Gawyn. Subito se ne pentì.

Sbirciò l’uomo davanti a sé per scoprire i suoi pensieri.

«Lo è» rispose semplicemente Damodred, fissandolo negli occhi. Fece una lunga pausa, mentre Gawyn attendeva a bocca aperta. Stupefatto.

 «Ama usare la sua bacchetta e non si rende neppure conto del dolore che infligge. O almeno lo spero»

Gawyn richiuse la bocca di scatto, rendendosi conto che l’aveva tenuta aperta. Si guardò le mani.

Lo sperava. Il suo lord lo sperava soltanto.

 «L’ho odiato molto, da piccolo. Detestavo la politica» disse, sorprendendo di nuovo il ragazzo.

«Voi, mio signore?Ma tutti ritengono che siate il duca più abile in politica…»

«Tutti, chi?»

«Ah, beh, mio padre…» Si rammentò di pensare alle conseguenze prima di parlare.

Damodred si rilassò contro lo schienale, godendosi il tepore della stanza. «ricorda che tuo padre non ha il solo, e giusto, modo di vedere le cose»

«Si, signore» Gawyn si rese conto, per un attimo, che stava considerando il suo lord molto più degno del suo rispetto che suo padre.

Si chiese anche se fosse una cosa giusta da pensare.

 «E comunque, Gawyn, non tutte le cose che ti sembrano cattive sono fatte per tale scopo»

Il giovane ponderò su tale frase.

Non tutte le cose cattive erano fatte per malvagità...E allora per cosa?

«Parlate delle tasse al popolo, mio lord?» intuì.

Damodred sorrise.

Il ragazzo era davvero di mente sveglia.

«Non solo…Ma si, è un buon esempio. Solo ponendo tasse ai cittadini si può gestirli e proteggerli. Senza un lord, una popolazione qualsiasi verrebbe schiacciata e invasa da chiunque. Invece il lord deve badare a loro, creando l’esercito e trattando con gli altri regni»

«Capisco. E anche per poter commerciare in pace»

«E’ un esempio. Il commercio porta la ricchezza, e la ricchezza porta la cultura. Tendenzialmente solo un popolo agiato può creare cultura e arte»

Gawyn annuì attento.

«Ma per fare questo bisogna che il lord imponga tasse, e risulti essere cattivo»

«Ma le tasse possono essere in base alle possibilità delle famiglie!»

«E’ vero. Ma basta un esattore corrotto, o una guerra, che il lord diventi malvagio agli occhi del popolo»

Gawyn posò il mento sulle mani, pensieroso.

 «Io sono stato spesso cattivo, Gawyn»

«Voi, mio lord?» esclamò incredulo.

«Credi sia impossibile?Mi conosci da così tanto da ritenere di saper tutto di me?»

«No, io…»

Damodred proseguì, studiandolo:«Molti, contro di me, ti diranno che io abbia fatto uccidere dei miei nemici e che abbia incentrato il potere solo nelle mie mani»

Gawyn taceva, sostenendo il suo sguardo.

«Ebbene…E’ vero»

Il ragazzo sussultò, incredulo.

«Per poter conservare il potere ho ucciso, per non essere ucciso a mia volta. Credi che non sia giusto?Io ho visto mio padre venire trucidato dai suoi stessi invitati ad un banchetto, perché non lo sostenevano più. Mia madre è morta poco dopo. E io mi sono salvato solo grazie alla prontezza del mio maestro di spada. Altrimenti il mio casato sarebbe morto con me»

«E’ terribile. Mi dispiace» mormorò Gawyn.

«E’ successo molto tempo fa. Ma devi sapere cosa è il mondo dei nobili vicini al re. E’ una guerra. O la tua vita o la loro. E forse, io sarò egoista, ma preferisco vivere. E ho potuto vendicare mio padre» disse, digrignando i denti in un sorriso.

I pugni stretti sul bracciolo della sedia.

Gawyn sperò di non finire mai sull’elenco dei nemici del suo signore. Immaginava che dovesse essere estremamente spietato e razionalmente crudele.

Quando rialzò lo sguardo, l’uomo lo studiava in silenzio.

«Mio signore?»

«Mi spiace. Forse non avrei dovuto farti entrare in una simile guerra. Ma quando ti ho visto proteggermi, con un simile ardore, ho sperato di aver trovato un valido alleato»

«Lo avete trovato mio lord» concordò Gawyn.

«Sei così giovane Gawyn. Non so se capisci bene cosa ti chiede essere cavaliere della spada…» mormorò. Distrattamente accarezzò il capo del giovane.

«Non temete per me, mio signore. Non sono un ingrato. Saprò ripagarvi per i grandi favori che mi accordate»

Damodred si riscosse e gli scompigliò la frangia castana con un gesto paterno. «spero di non aver trovato solo un alleato, ma anche un amico, Gawyn»

 Il giovane spalancò gli occhi, sbattendoli incredulo: «Un amico, mio signore…Quale onore…Io…come posso ripagarvi per una simile fiducia?»

«Comincia, chiamandomi per nome. Chiamami pure Damodred»

«Si, mio lo…Ehm…Damodred» sorrise: «Mi ci vorrà un po’ per abituarmi» rise.

«E puoi darmi del tu, Gawyn. Un po’ della mia vita è tua, direi»

«Mio signore» si fermò un attimo, pensieroso. Ormai era tardi per correggersi: «Quel giorno, il giorno della sortita nemica…E’ stato un caso che io fossi lì»

«Allora è stato un bene per me che tu ci fossi»

«Poteva salvarvi chiunque»

Damodred gli posò una mano sulla spalla: «Allora è stato un bene anche per te» rise piano.

«E’ stato più che un bene per me mio…Damodred» si corresse.

L’uomo si fece serio, poi si alzò e, sorridendo, disse: «Mi fa piacere avere finalmente un amico, Gawyn. E’ da molto che non ne ho uno di cui fidarmi veramente»

«Grazie Damodred» affermò, alzandosi con lui.

Il lord lo fissò ancora un attimo, quindi sospirò rassegnato e ilare: «Meglio che torni ai miei doveri ora, prima che pensino che sia scappato. O che qualcuno mi abbia ucciso» rise lugubremente: «A presto Gawyn»

Gawyn s’inchinò: «Si mio lord»

«Arrivederci» salutò Damodred, sparendo oltre la porta e lasciando Gawyn tornare al suo studio.

***

 

   
 
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