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Autore: IwonLyme    24/06/2017    1 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera a tutti. Mi scuso per la prolungata assenza, ma, causa impegni personali, non è stato per niente facile trovare tempo da dedicare alla pubblicazione dei nuovi capitoli. Spero che l'attesa sia valsa a qualcosa e cercherò di essere più costante visto che non manca molto alla fine!
 
La Voce del Re - Parte XIII

Entrammo nella Grande Foresta verso mezzogiorno e da quel momento in poi avremmo dovuto affidarci alla voce di Ishmael che con sapienza cominciò a cantare e gli alberi dolcemente si muovevano e si separavano indicandoci il cammino. Ci spingemmo allora sempre più verso l'interno e solo dopo due ore sia ciò che si trovava avanti a noi, sia ciò che si trovava dietro ci sembrò sconosciuto. Da solo mai sarei riuscito a trovare la via. I tronchi erano fitti e per lo più identici. Il sole oltrepassava poco dalle fitte fronde e nulla sembrava muoversi o parlare in modo diverso da altro, dunque non vi erano reali segni distintivi che potessero condurci in qualche modo a trovare il davanti ed il dietro. Tuttavia Ishmael cantava e sembrava conoscere con precisione il luogo in cui si stava dirigendo. Fu così che nessuno tentò di intromettersi nelle sue decisioni, nemmeno Wardell che a volte sembrava desiderare seguire tutt'altra strada.
Nowell procedeva al fianco di mio padre e gli parlava sottovoce ed a volte la risata di uno dei due si apriva e spezzava il silenzio del luogo. Io procedevo dietro di loro osservando le chiome nere degli alberi e gli animali che fuggivano al nostro passaggio producendo un frusciante respiro. Notai certamente che il posto era misterioso, avvolto dal surreale ed esso incombeva come una cappa di calore e tossico. Non odiavo tuttavia la sensazione che mi trasmetteva, piuttosto ne ero affascinato e la voce di Ishmael, che ogni tanto si alzava, contribuiva a rendere ancor più magico il luogo tanto che l'eco di essa mi sembrava essere ripetuto da più toni.
Passò così il primo giorno e ci addormentammo in un posto che sembrava meno inquietante di altri. Non dormimmo a lungo, a dire il vero, il timore ed il troppo buio ci preoccupavano e nessuno di noi aveva una voce sufficientemente forte e calda da rincuorare gli altri. Mi mancò Jethro e la luce che riusciva a portare ovunque andasse. Il profumo della sua voce era caldo e soffice come un cuscino, candido, puro, come il desiderio di un bambino affidato al soffio del vento. Tanto amavo quel suono e grazie ad esso trovai il sonno prima degli altri. Lo sognai quella notte e mi svegliai pieno di dubbi e timori.
Nei miei sogni vidi Jethro che mi si avvicinava ed era bianco intorno a noi ed io sorridevo e lo chiamavo. Poi il nero cominciò ad invadere il candido e piano piano oscurò prima le sue gambe, poi le sue braccia ed infine il suo viso si perse nel buio. La sua voce mi chiamava e mi diceva quanto mi amava, ma io non vedevo il suo viso, non riuscivo a capire dove mi trovassi e cosa stesse succedendo intorno a me. Lo chiamavo disperato, ma lui non sembrava allarmato e non premeva per mettersi in contatto con me. Poi il nero ed il suono scomparvero ed io vidi sangue e mi svegliai con l'urlo sognato sulle labbra.
Imparai così che la foresta conduce ed insinua nella mente strane emozioni e che è meglio restare saldi e non dormire per troppo a lungo.
Il secondo giorno procedemmo ancora per molto spazio sebbene per un tratto ci perdemmo e poi ritrovammo la strada. Infine riuscimmo a trovare un luogo più sicuro della sera prima per riposare e lì accendemmo un debole fuoco grazie alla voce di Ishmael e lo vidi tristemente mezzo di tale suono avendo forse in mente quello che portava Jethro. Allora i nostri animi si fecero più calmi e la notte cadde languida.
Mentre mangiavamo parte delle provviste che avevamo portato in silenzio, Nowell sollevò lo sguardo su mio padre che sembrava più pensieroso rispetto a noi altri. – Zio, posso farti una domanda? Anzi … per meglio dire sarebbe una richiesta. – Disse e lui allora lo guardò.
– Dimmi. – Gli concesse curioso di cosa stesse per chiedergli.
– Parleresti noi dei Draghi che provengono dal Buco di Eran? Io stesso ne so poco sebbene ne abbia visto uno anche in forma umana. Non riesco a comprendere cosa essi comandino ed in che modo si possano dimostrare letali. – Domandò ed allora tutti noi fummo interessati alla cosa.
– Avevo intenzione di parlarvene e visto che me lo chiedi sarò contento di rispondere. – Disse e posò ciò che stava mangiando per poter parlare liberamente. – I Draghi del Buco di Eran sono diversi da qualsiasi Drago ed il loro potere è qualcosa che con difficoltà e poca precisione riuscirei a descrivere a pieno. Ciò che si sa sul loro conto è brevemente questo.
– Essi erano Draghi di Terra un tempo e viaggiavano sulle pianure insieme ai loro simili, questo quando i Draghi di quell'elemento non si erano ancora divisi. Essi però avevano un amore smodato per le caverne, diverso, tuttavia, da quello di altri loro simili, più oscuro e pieno di crudeltà. Desideravano non la terra e non le gemme, ma il buio che lì vi dimorava e vagavano sempre alla ricerca di un luogo più oscuro e sinistro. Giunsero così ad un profondo crepaccio che si dice conduca fin nel cuore della terra e lì, vedendo il buio che ivi dimorava, dichiararono che quella era la loro terra e che lì avrebbero istituito il loro dominio. Questo non è strano poiché in quel momento altri Draghi di Terra dichiararono lo stesso per grandi distese di sabbia, profonde foreste o montagne spigolose e dunque non parve sospetto al Re della loro razza che anche questi desiderassero un luogo da chiamare proprio e così benedisse la loro sosta e permanenza. Tuttavia i Draghi del Buco di Eran si sotterrarono in fretta in quella ferita e lì vissero, procrearono e fecero crescere i loro figli tanto che la luce divenne per loro insopportabile e priva di qualsiasi bellezza. Si divisero e divennero infedeli a colui che gli altri Draghi a quell'epoca chiamavano ancora Re dei Draghi. Nessuno badò a loro poiché non erano molti e soprattutto poiché raramente si avventuravano nella terra sotto il Cielo.
– Qui finisce ciò che sappiamo sui Draghi di Terra andati ad abitare nel Buco di Eran e nulla si seppe di loro fino a quando non tornarono in superficie dopo molti anni ed il loro aspetto era mutato così come il loro potere. Per non venire colpiti dalla luce diffondevano un fitto fumo che soffocava ed impestava coloro che non ne erano abituati e molti Draghi morirono soffocati o si ammalarono per loro opera e le regioni vicine al Buco di Eran divennero impraticabili e proibite. Come divennero capaci di diffondere l'oscurità e di utilizzarla nessuno lo sa, ma posso dire con certezza che essi non sono stati catturati da mio fratello, quanto più si sono offerti al suo servizio ed egli li ha domati. Inoltre desidererei aggiungere che la loro forza non risiede solo nel potere che utilizzano, ma anche nella loro purezza e longevità poiché, essendosi mischiati molto poco con altre razze e dunque provenendo direttamente dal sangue degli antichi, sono Draghi puri e molto longevi a quanto ho sentito. D'altronde il buio è sempre stato difficile da scacciare …
– Ed utilizzano semplicemente una coltre di nubi in combattimento? – Domandò allora Wardell che non ne vedeva la letalità.
– Vorrei fosse solo questo … Mio fratello li ha dotati di forti armature e ferro portano come artigli. L'oscurità poi acceca lo sguardo e, se colpito crudelmente, priva della vista colui che ne resta a contatto a lungo. Per non parlare del soffocamento o delle altre crudeltà che essi possono scatenare. Non dimentichiamo che essi erano Draghi di Terra e dunque quel potere ancora li possiede in parte. – Concluse e questo turbò il Domatore che, intrecciando le dita, restò in silenzio. – In ogni caso non desidero spaventarvi oltre misura. Sebbene sia un potere capace di incutere molto terrore essi non sono imbattibili e soprattutto non sono così invincibili come potete credere ora. Una volta compreso il loro potere sarà facile per voi trovare un punto di debolezza. Tuttavia dovrete sempre tenere a mente che essi non usano solo i loro poteri, ma anche le armi dei Domatori che mio fratello ha dato loro.
– Sarà una battaglia senza frontiere e molti moriranno. – Disse Nowell.
– Sicuramente, ma abbiate fiducia e vedrete che nulla sarà perduto irrimediabilmente. – Prese di nuovo in mano il proprio cibo e ricominciò a mangiare. Tutti noi, invece, non fummo in grado di deglutire più nemmeno la nostra saliva.
 
Il giorno dopo riprendemmo il cammino molto presto e tutti notammo che in Ishmael vi era un cambiamento. Sembrava molto stanco e con difficoltà proseguiva per molto tempo e cantava debolmente tanto che la foresta ci parve più oscura e densa di pericoli. Decidemmo allora di fermarci per pranzare così da dargli modo di tranquillizzarsi e Wardell fu pronto nell'andargli accanto. Insieme si allontanarono dal gruppo e si sedettero sotto un grosso albero. Se non fosse stato per i vestiti colorati di Wardell che emergevano dal verde nessuno li avrebbe più visti.
Sospirai mentre mio padre stuzzicava il fuoco e Nowell mangiava qualcosa. – Non preoccuparti, ci ha guidato per lungo tratto ed instancabilmente, starà bene dopo aver riposato un po' tra le braccia del suo Domatore. – Mi disse il Solitario vedendomi turbato.
– Dev'essere davvero stanco. Forse avrebbe dovuto seguirci anche Shiloh. – Dissi sedendomi accanto a lui.
– Wardell non l'ha voluto. – Mi rispose. Guardai gli occhi eterogenei del mio padrone e gliene chiesi il motivo. – Credo che Wardell desiderasse stare con Ishmael soltanto. – Sorrise guardandosi le punte delle dita. – Penso si immaginasse una sorta di ultimo viaggio prima della battaglia.
– Teme così tanto questo scontro da credere che sarà l'ultimo?
– Non ne sono sicuro poiché con me parla raramente dei suoi sentimenti per Ishmael, soprattutto dopo che mi hai donato il cuore, ma se lo conosco abbastanza bene credo che egli tema molto ciò che ancora deve venire … e forse è pessimista di natura, ma penso che creda ci sarà qualche perdita e qualche pianto. – Disse ed io mi avvicinai lui. – Non preoccuparti per loro, mio Drago, sono sicuro che andrà tutto bene. Guardali. – Mi esortò e sollevò lo sguardo fino alla piega degli abiti del suo amico ed alla mano di Ishmael che vi era posata sopra. – Un amore che va oltre qualsiasi logica od omologazione. – Mormorò e strinse le mani. – Qualcosa che so non proverò mai. – Gli posai una mano sulla spalla.
– Perché dici questo?
– Wardell sa amare. Non si direbbe dal suo aspetto o dal suo modo di fare, ma sa amare come nessun altro che io ho avuto occasione di conoscere. Ishmael è fortunato, non vi è uomo che possa amarlo di più, non vi è Drago, uomo o donna che sia. Io non sono capace di amare qualcuno come fa Wardell e ne sono consapevole, so anche che per questo tu probabilmente hai sofferto e soffrirai. – Confessò Nowell. Sorrisi.
– L'amore tra Ishmael è Wardell penso che sia leggermente diverso da quello che desidero per noi. – Lui rise.
– Non intendevo …
– So che non intendevi questo ma forse è proprio per questo che confondi le due cose. L'amore di Wardell è diverso poiché diverso è il loro ruolo l'uno per l'altro. Io sono felice dell'amore e del ruolo che ho nel tuo cuore. – Sorrise e mi posò una mano sulla spalla.
– Amore tra Draghi e Domatori … credo che ne ho visto tanto da non averne bisogno per un bel po'. – Borbottò mio padre che era seduto vicino a noi.
– Perdonaci, Yorick. – Mormorò veloce Nowell.
– Lascia perdere, Mezzo Drago, piuttosto vedi di dire al tuo amico che non possiamo starcene qui tutto il giorno e che il suo Drago dovrebbe riposare. – Il Solitario ridacchiò ma nessuno di noi osò alzarsi ed andare a dire qualcosa ai due che, nascosti dalle foglie e dall'erba, sembravano essere in un mondo distante molte lune e molte stelle.
Wardell guardava Ishmael con occhi fuori dal mondo, fuori dal Cielo, fuori da qualsiasi sentimento comune e lo seguiva vigile come un silenzioso custode. Non avevo mai notato come delicatamente lo facesse. Sapevo che Ishmael lo amava e mi ero sempre concentrato su come il suo viso diventasse luminoso e felice o come il suo sorriso fosse sempre più chiaro quando c'era il Domatore tanto che non avevo mai notato lo sguardo di Wardell. Un guardiano silenzioso viaggiava alle spalle del bel Drago dagli occhi gialli, un guardiano dagli abiti sgargianti e dagli occhi dolci e pieni di miele che protegge a costo della vita ciò che di più prezioso possiede. Una gemma rara, un diadema perduto, una spada affilata non sono nulla agli occhi del custode, nulla potrebbe avere più valore che l'incanto della vita, l'amore, la gioia di poterlo osservare da distanza e vederlo vicino. Sorrideva debolmente eppure nel cuore di Wardell, mentre noi procedevamo sempre più all'interno della foresta, doveva esserci un brusio ed una gioia immensa. Sembrava uno stagno d'acqua calma ma che al suo interno nuotavano mille pesci ed i suoi occhi riflettevano i loro colori e tutti avevano la sfumatura del bel Drago dal manto scarlatto.
Wardell custodiva Ishmael come qualcosa di prezioso, lo amava e ciò andava ben aldilà di un amore comune. Io preso dai miei sentimenti non avevo notato i suoi. Non avevo mai notato la silenziosa pazienza, la dolce protezione e la nera paura che sempre oscuravano il cuore del Domatore. Se qualcosa avesse mai potuto prendergli ciò che di più bello aveva a nulla sarebbe valso il resto del mondo.
 
Passarono tre giorni ed ormai eravamo alla fine della foresta. Ishmael ne sentiva il termine e disse che il giorno seguente avremmo potuto ammirare le alte mura del castello illuminate dalla luce della luna. L'agitazione crebbe tra noi e mio padre si fece sempre più silenzioso e cominciò a chiudersi in se stesso. Non trovò tuttavia nessuno che lo biasimasse, in fondo il compito che davanti a lui si srotolava era difficile e pieno di insidie tanto che nessuno l'avrebbe attirato su di sé con tanta calma. Si allontanò dal fuoco per ragionare al buio dei propri pensieri ed anche Wardell ed Ishmael presero le distanze da me ed il mio padrone. Fu così che, mentre il silenzio calava tra noi, lui si alzò e si sedette accanto a me.
– Guardi il fuoco intensamente, mio Drago, se continui così non saprai più guardare nel buio. – Disse sorridendo.
– Mi dispiace, mi sono incantato. Il suo calore mi ricorda Jethro e non posso fare a meno di pensare a lui. – Risposi guardandolo di sfuggita.
– Perché pensi a lui?
– Ho detto lui che avremmo cantato ancora insieme. – Mormorai. – Ma nemmeno io so se avverrà e la possibilità che non succederà mi fa pensare a lui poiché potrei avergli fatto una promessa che non riuscirò a mantenere. – Lui rise.
– Mio Drago, mi sembra che tu ti preoccupi di qualcosa di molto piccolo confronto a ciò che può avvenire. Ben peggiore è il futuro che potrebbe trovarsi davanti a noi e tu pensi al canto? – Si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte. – Sono certo che avrò ancora il piacere di sentirvi.
– Che sia qui o in Cielo … – Mormorai ricordando le parole di mio padre.
– Esattamente. – Confermò lui e poi si voltò ed estrasse dalla sua borsa un pezzo di stoffa in cui era avvolto qualcosa. – Le ho portate per te, mio compagno, pensavo potessero renderti felice ed alleggerire la tua testa da pensieri pesanti. Pensavo di mostrartele quando saremmo stati soli, ma penso che oggi tu ne abbia bisogno. – Mi porse così il fagotto ed io lo aprii. All'interno vi erano un paio di argentee forbici. – Wren me le ha gentilmente procurate.
– Per cosa? – Mormorai.
– Ricordi? Ti lamenti spesso di quanto siano lunghi i tuoi capelli, pensavo ti facesse piacere aggiustarli. – Sorrisi pensando che avesse ricordato qualcosa di così futile in un momento tanto importante.
– Il tuo pensiero è stato gentile, mio signore, ma non credo di essere in grado di tagliarli ed alla fine non so se voglio privarmi di qualcosa che non mi appartiene. Questi capelli me li ha donati il Cielo quando insieme vi siamo saliti ed essi sono vostri e per merito vostro. Tutto ciò che sono lo è. – Si alzò prendendo le forbici e si mise dietro di me.
– Allora sarò io a liberarti di ciò che mi appartiene. – Sorrisi e senza obbiettare lasciai che lui mi tagliasse i capelli e che li gettasse nel fuoco. – Mio amato Drago, sono felice della tua fedeltà e del tuo amore e sono stato stupido a non comprenderli a volte. Non sapevo quanto il nostro primo volo ti fosse ancora caro ed il tuo aspetto in realtà non mi appartiene. – Rise. – Non è solo merito mio se tu sei andato in Cielo, anzi, io ho fatto ben poco, le ali erano le tue così come le zampe ed il resto.
– Mio nonno non mi avrebbe mai portato in Cielo. – Confessai. – Non desiderava istruirmi come Drago, non desiderava che io diventassi uno di loro e mi odiava e mi credeva qualcosa di orrendo. Avevo passato la mia vita intera in attesa di diventare maggiorenne, in attesa di essere all'altezza dello sguardo di mio nonno e poi, quando il momento giunse, mi fu precluso il diritto di diventare Drago. Mio nonno premette affinché fosse decisa la mia esclusione. Ed io non potevo più accettare di vivere relegato in quella casa, odiato, non potevo più. Fuggii. Scappai dal mio villaggio convinto che fuori ci fosse qualcosa di migliore per me. Avevo paura, ma temevo di più restare ciò che ero. Fui catturato subito e se non fosse stato per te, mio signore, chissà oggi dove sarei, forse in fondo ad un fosso o tra gli artigli di qualcuno fedele al Re Orrendo. Nessuno avrebbe mai addestrato lo strano Nivek e nessuno l'avrebbe mai portato in Cielo se tu non mi avessi amato e scelto. – Le sue dita scivolarono ed afferrando un'altra ciocca la gettò nel fuoco.
– Sono certo che prima o poi ciò che sei sarebbe emerso. – Disse. – Tuttavia sono felice di aver avuto l'opportunità di incontrarti, fratello mio, sono felice di averti visto nella casa di Wren e di aver pensato “Questo Drago è perfetto per me, questo Drago è come me”. – Sorrisi.
– Pensasti questo la prima volta che mi vidi? – Domandai curioso.
– Sì e non solo. Pensai anche a quanto sembrassi giovane e poi quando capii che eri Indomabile mi sono detto “Io non so domare, lui è Indomabile, perfino un cieco capirebbe che c'è del destino in tutto questo”. – Risi.
– E ci hai visto bene! Ci hai visto davvero bene! – Anche lui cominciò a ridere e fu costretto a smettere di tagliare per non sbagliare. – Non credo avresti potuto fare previsione più precisa.
– Chi avrebbe mai potuto pensarlo a quel tempo. Sembravamo mondi completamente distanti … – Sospirò e ricominciò ad acconciarmi. – In ogni caso credo che dovresti darti un po' del merito di ciò che è avvenuto. D'altronde se tu non avessi avuto il coraggio di fuggire, noi oggi non saremmo qui. – Mi voltai a guardarlo e lui mi sorrise tiepidamente. – Non voglio che tu creda che questo sia solo il mio sogno e la mia battaglia.
– Non l'ho mai creduto, Nowell. Anche io sogno un mondo esattamente come il tuo. – Lui annuì.
– E l'avremo prima o … poi. – Mi voltai ancora verso il fuoco e sorridevo sotto i baffi pensando ancora a ciò che gli era passato per la testa. Chi avrebbe mai potuto credere che tra mille e mille Domatori l'inconsapevole Re dei Draghi sarebbe capitato a casa di colei che ospitava il Principe di tutti loro? Era buffo pensare che l'unico che ci fosse arrivato era poi quello che con più difficoltà accettava il ruolo di entrambi e che con qualche riserva avrebbe infine ammesso la programmazione del tutto.
Pensai che mai più mi sarebbe potuto capitare un incontro ed un compagno come quello.
Quella notte andai a letto felice e dormii senza più intrappolarmi nei miei capelli e questo non avveniva da ormai moltissimo tempo tanto che non sapevo ancora volare.
 
Il giorno seguente riprendemmo il cammino e percorremmo un lungo tratto senza mai fermarci. Ishmael dovette cantare più spesso e con più forza del solito poiché sembrava che la fine della foresta si nascondesse più accuratamente. Solo quando il sole cominciò a calare e la luce divenne rossa scura riuscimmo a vedere il breve tratto di campo che ci divideva dalle mura ed allora, senza il coraggio di pronunciare parola, rientrammo un po' nella foresta e ci fermammo.
Yorick si sdraiò e, mentre noi accendevamo il fuoco, si addormentò. Sapevo non avrebbe aspettato il mattino per dirigersi tra le braccia di suo fratello ed in lui vi erano sentimenti contrastanti. Pensava certamente alla vendetta ed alla tristezza, ma vi era anche una sorta di speranza. Penso che mentre si addormentò ricordò il fratello con cui aveva giocato, con cui aveva pianto, con cui aveva perfino riso e che era scomparso sotto la maschera di un re. Pensai dovesse essere stato terribile per lui vedere quel viso così amico scivolare tra le tenebre e che avesse pianto molto anche per ciò che aveva fatto a Naisse, non per gli atti in sé, cosa comunque terribile e che lo sconvolse, ma perché a compierlo fu colui che infine, almeno in parte, aveva amato profondamente. Sebbene quello fosse un uomo orribile era comunque suo fratello e con difficoltà separava il ragazzo dall'uomo.
Pensai che per lui sarebbe stato impossibile ucciderlo.
Così altalenanti invece non erano i sentimenti del mio padrone: Nowell vedeva nel Re un aguzzino e così aveva sempre visto, non avrebbe avuto remore o scrupoli a compiere l'atto, non avrebbe avuto pietà. Eppure comprendevo con più facilità i sentimenti di mio padre piuttosto che quelli del mio padrone. Forse per me comprendere un odio così cieco non era facile poiché un tempo mi fu rivolto ed io l'avevo disprezzato.
In ogni caso era indispensabile la morte di quel sovrano poiché se lui fosse ancora stato presente nel nuovo mondo, sebbene in catene o prigioniero, avrebbe comunque condotto a sé menti e fedeli.
Yorick allora dormì e si destò solo quando la notte era buia e profonda e noi attendevamo il suo sguardo e le sue parole. Tuttavia in silenzio si alzò e tolse dallo zaino molte cose che non gli servivano tenendo solo il necessario affinché fosse creduto in viaggio e da solo. Mangiò e guardò il fuoco oscillare mentre i suoi pensieri si rivolgevano ad oscuri ragionamenti. Poi si mise ritto in piedi e ci guardò. Si sistemò la giacca e si rimise lo zaino. – Grazie per la vostra compagnia, amici miei, il momento è giunto, dobbiamo dividerci ed io devo proseguire per la mia strada. – Allora Wardell si sollevò per primo ed abbracciò Yorick che, forse stupito dal gesto dell'uomo, rispose con un sorriso e lo ringraziò. Ishmael, in piedi dietro il suo Domatore, riverì mio padre con un profondo inchino e gli rese onore con la sua voce di Drago. – Grazie … – Mormorò Yorick anche a lui. Fu così che i suoi occhi si rivolsero a me e Nowell.
– Desidero accompagnarti fino alla fine della foresta. – Disse il Solitario ed avrei detto che intendevo farlo anch'io se la voce non mi fosse stata completamente tolta.
– Va bene, lascerò che voi mi accompagniate. – Rispose il Cacciatore e la tristezza trasparì per la prima volta dalla sua voce.
Fu così che ci allontanammo da Ishmael e Wardell e proseguimmo soli in direzione della fine della foresta. – Vi preoccupate troppo per me, dovete restare tranquilli, qualunque cosa mi accadrà la missione è comunque più importante. – Sussurrò e la sua voce era inspiegabilmente calda e piena di affetto. – Sono sicuro che non fallirete. – Aggiunse mentre i suoi occhi guardavano gli alberi fitti e la luce della luna che vi penetrava.
– Se non falliremo sarà soprattutto merito tuo. – Disse Nowell.
– Non scherzare, io comincerò questa battaglia, ma sarà vostro compito distruggere colui per il quale essa è stata cominciata. – Sospirò pensando al nostro scontro con lui.
– Senza di te nessuno ci avrebbe seguito. – Mormorò il Solitario e davanti a noi cominciò a vedersi la fine.
– Sono certo che in qualche modo il Cielo avrebbe provveduto. – Concluse il Cacciatore e poi si fermò. – Qui ci salutiamo, miei adorati figlioli, qui Yorick vi dice addio. – Ed allora Nowell si avvicinò e lo abbracciò. – Mi raccomando non fare pazzie. – Gli disse il vecchio Domatore. – E ricorda ciò che mi hai promesso, Sguardo di Drago.
– Lo ricordo, zio, non potrei dimenticarlo. – Si guardarono negli occhi e si sorrisero l'un l'altro. Allora Yorick si divise da lui e si avvicinò a me.
– Desidero proseguire con te fino alla fine del bosco, voglio vedere il Cielo insieme … ancora una volta. – Mormorai e trattenevo a stento le lacrime. Lui allora guardò il mio padrone che chinò il capo in segno di assenso.
– Allora seguimi, figlio mio. – Disse il Domatore Mezzo Morto e mi mise una mano intorno alle spalle. Insieme allora proseguimmo ed io non riuscivo a dire nulla poiché la tristezza mi stringeva il cuore. – Tua madre una volta mi disse qualcosa che mi ero giurato di non ripetere mai finché avrei avuto vita. – Cominciò quando pochi alberi ormai ci dividevano dal punto in cui non avrei potuto più continuare. – Mi disse che se mai avessi avuto un figlio con una Domatrice allora avrei dovuto insegnare lui l'amore per i Draghi ed avrei dovuto portarlo con me in cima al pino sotto il quale ci eravamo conosciuti così che lui comprendesse cosa significa amare il Cielo. – Mi sorrise. – Lei credeva che la mia vita sarebbe continuata indipendentemente dalla sua e che, anche senza di lei, avrei vissuto e gioito ancora. Credeva che avrei potuto dimenticare. – Mi diede un bacio sulla guancia e le nostre fronti furono ancora una sull'altra. I suoi occhi mi guardavano penetranti e pieni di determinazione tanto da prosciugarmi il pianto. – Lei sapeva che io avrei avuto un figlio, sapeva che avrei dovuto insegnare a lui molte cose … mai avrebbe immaginato però che molte le avrebbe apprese da solo e che altrettante lei stessa gliene avrebbe insegnate. – Sorrise ed un brivido mi percorse la schiena. – Io qui ti lascio, mia gioia e mio amore, qui proseguo da solo per l'ultima volta. L'amore per il Cielo lo conosci e così quello per i Draghi. Sono felice più di quanto potrei dire di avere un figlio che Naisse vide e che mise al mondo. Tu sei figlio della donna che più ho amato ed amo, tu sei mio figlio, e non vi è gioia più grande che saperti vivo e così bello ed amato. Non vi è gioia più grande che poterti stringere a me ancora una volta. – Ed allora una lacrima mi solcò il viso e gli strinsi i polsi con forza.
– Ora è arrivato il momento di salutarci. Devo proseguire. Il cammino avanti a me è chiaro. – Mi abbracciò ed io lo strinsi forte. – Dimmi qualcosa, ancora non vorrai salutarmi solo con il silenzio …
– Ti amo, padre, e mai avrei creduto di doverti lasciare andare. – Mormorai e lui mi baciò una tempia. – Mai avrei voluto vederti andare via ancora.
– Così va meglio. – Rise. – Ricorderò la tua voce. Ricorderò questo suono finché avrò vita poiché esso mi ha parlato e non dimentico che fui il primo Domatore ad udirlo. Non dimentico che tu mi rivolgesti calde parole e che esse ancora mi premono nel cuore. – Si divise da me. – Abbi fiducia, sii forte e resta in vita. – Lo guardai con la bocca che mi tremava e le mani che lo cercavano immobili. – Devo andare. – Mormorò. Il suo viso percorso dalla profonda cicatrice si tese ancora una volta in un sorriso e poi oltrepassò gli alberi e si allontanò da me dandomi le spalle.
Le lacrime scesero così dai miei occhi ed io non riuscii più a trattenerle. Non potevo sopportare quella separazione. Non potevo restare calmo quando lo vedevo proseguire solo verso il suo vecchio carnefice.
Improvvisamente una silenziosa folata di vento si spinse dalle mie spalle, mi avvolse come un manto, mi diede un bacio sulla guancia e mi abbandonò, oltrepassò la foresta ed il bosco e scompigliò le vesti di mio padre, sembrò fermarsi accanto a lui che nel buio della notte proseguiva ed un riso di donna mi solleticò l'orecchio divenendo lontano e dolce. E mi sembrò di vedere chiaramente qualcuno al fianco del Cacciatore.
Le mie lacrime si fermarono, il mio animo si tranquillizzò e nel mio cuore tornò la calma. Mi sentii meno triste e mentre la notte lo ingoiava riguadagnai la fiducia. Ripensai al suo compito ed al suo pericolo ma meno mi turbava ed avevo sempre meno paura. Stringendo le dita sorrisi e pensai a quanto lo amavo ed a come sarei stato felice di rivederlo ancora una volta.
Infine, senza che mi fosse spiegato, avevo compreso che ancora una volta Naisse avrebbe camminato al fianco del Principe Perduto indicandogli la via.
 
Volsi i miei passi indietro e proseguii fino a giungere da Nowell che con sguardo stupito mi guardava. – Cosa c'è? – Gli chiesi e lui si risvegliò come da un profondo sonno.
– Non lo so, ma qualcosa mi ha toccato qualche minuto fa.
– Ti ha toccato? – Domandai.
– Sì, come una carezza. Ho sentito una voce … – Mormorò. – Sembrava quella di una donna. – Era sconvolto ed anche io lo divenivo sempre di più.
– E cosa ti ha detto? – Chiesi sapendo già che ciò che avrei sentito avrebbe come confermato quello che io stesso avevo semplicemente intuito.
– Una sola parola ho capito chiaramente. – Rispose. – Ed era … “Principe”. – Allora sorrisi e non riuscii a non ridere di gioia ed a non sollevare gli occhi al Cielo benedicendo la luna e la foresta.
Solo sentendo quella parola avevo capito. Non avevo solo immaginato. Infine era proprio come lei diceva. Anche io avevo incontrato il mio Principe ed anche io con lui ero andato fino in Cielo.
Così parlò Naisse la Bella per l'ultima volta alle orecchie di coloro che amava accingendosi a dure prove e con lei cantarono beate la luna e tutte le stelle.

Yorick ha lasciato indietro suo figlio per adempiere al proprio destino. Naisse veglia sui Ribelli ed ormai la battaglia è vicina. Cosa ne pensate? Yorick riuscità a cavarsela? Vinceranno senza perdere nulla?
Aspetto con ansia opinioni e pareri!
Iwon Lyme
   
 
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