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Autore: Vago    25/06/2017    4 recensioni
Questo mondo è impazzito ed io non posso farci nulla.
Non so cos'hanno visto in me, ma non sono in grado di salvare chi mi sta vicino, figurarsi le centinaia di persone che stanno rischiando la vita in questo momento.
Sono un allenatore, un normale allenatore, non uno di quegli eroi di cui si parla nelle storie sui Pokémon leggendari.
Ed ora, isolato dal mondo, posso contare solo sulla mia squadra e sulle mie capacità, nulla di più.
Sono nella merda fino al collo. No, peggio, sono completamente fottuto.
Non so perchè stia succedendo tutto questo, se c'entrino davvero i leggendari o sia qualcosa di diverso a generare tutto questo, ma, sicuramente, è tutto troppo più grande di me.
Hoenn, Sinnoh, due regioni in ginocchio, migliaia di persone sfollate a Johto dove, almeno per ora, pare che il caos non sia ancora arrivato.
Non ho idea di come potrò uscirne, soprattutto ora che sono solo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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 Un pokémon enorme dalle squame blu zaffiro solcate da striscie più scure riposava quietamente in un enorme lago circolare. Mi avvicinai piano, per paura di scatenare la sua ira.
- Cos’è quello?- mi chiese Hasi a debita distanza.
- Lui è Kyogre, ne sono certo. Ho visto delle sue rappresentazioni su decine di libri, quando ero a scuola. E noi siamo nei guai fino al collo.-
- Perché?-
- Come perché? Guardalo, lui è in letargo, non può essere il responsabile dei cataclismi. Sicureamente non della tempesta!-
- Ed ora cosa facciamo?- Hasi si permise qualche passo verso il leggendario.
- Qui non c’è traccia della squadra 1.- Mi voltai verso il ranger alle mie spalle, dando le spalle all'enorme pokèmon che placido dormiva in quella pozza. Avrei dovuto farci una foto, un video o che so io. Dannazione! Avevo un leggendario davanti agli occhi e non riuscivo ad esserne meravigliato. - Non so dove possa essere finita. Per ora usciamo, dobbiamo fare rapporto.-
Probabilmente i miei occhi si erano abituati alla luce soffusa che filtrava dal soffitto bucato della caverna, oppure fu una sagoma che scorsi con la coda dell'occhio, fatto stava che riuscii a intravedere uno stivale che sporgeva da dietro un masso.
Mi ci avvicinai con cautela.
Lo spettacolo mi fece rabbrividire. Un ranger e un allenatore erano stati trascinati dietro quella pietra imponente, come dimostravano le strisce scure di sangue secco che sporcavano il pavimento. I vestiti di entrambi erano stati tagliuzzati da piccole lame aguzze e l'allenatore aveva una brutta ustione che dal collo scendeva fino al gomito destro. Tutto intorno, sulla roccia, erano rotolate sei pokèball, alcune in parte coperte dal corpo di un Dragonite esausto al punto da essere a malapena in grado di respirare.
- Merda…-
Provai il battito a tutti e due e fui sollevato di sentire la lieve pulsazione.
Con uno dei miei revitalizzanti feci riprendere il Dragonite che, obbedendo incredibilmente solo alle istruzioni di Hasi, si fece caricare sulla groppa uno dei due ragazzi privi di sensi, per portarli al centro pokémon più vicino dove, speravo, li avrebbero curati. Caricammo l’altro sul dorso del drago del mio compagno.
Avrei portato Hasi sul mio Swellow, al ritorno. Il carico aumentato lo avrebbe sicuramente rallentato, ma ero sicuro che sarebbe riuscito comunque a portarci fuori da quel posto.
Il secondo Dragonite varcò il buco sul soffitto sotto il mio sguardo attento, quando il ringhio di Absol attirò la mia attenzione su di lui.
- Hasi, stai giù!-
Ebbi appena il tempo di urlare il mio avvertimento che il ranger fu colpito in mezzo alle scapole da una Pallaombra.
Hasi cadde a terra pesantemente.
Feci velocemente uscire dalle sfere anche Umbreon e Mightyena.
Swellow era la mia unica via di uscita, mentre Sharpedo non dava il meglio di sé al di fuori del suo elemento.
Fu una battaglia da dimenticare.
Mightyena fu il primo a cadere sconfitto, dopo aver ricevuto un lanciafiamme sul fianco sinistro.
Absol, nonostante percepisse gli attacchi, non riuscì ad evitare la frana che si riversò su di lui dal soffitto.
Mi stavo scontrando con un allenatore, per di più veramente bravo… ma dove si nascondeva?
Un Fulmine fu seguito da quello che pareva essere un Geloraggio.
Mi rannicchiai dietro un masso, cercando di trovare un modo che mi avrebbe permesso di uscirne vivo.
Feci rientrare tutti i miei pokèmon, per evitare di ferirli ulteriormente, sostituendoli con il mio Blaziken.
- Incendio! - urlai.
Sapevo che era una tattica rischiosa, ma, nel peggiore dei casi, avrei comunque visto il volto del mio aggressore.
La mia mano corse alla sfera di Swellow, fossi riscito a sconfiggere o anche solamente stordire l'altro allenatore, dovevo essere pronto a scappare con la coda tra le gambe.
La temperatura nella stanza aumentò vertiginosamente quando Blaziken lasciò divampare le sue fiamme con forza distruttiva.
Il suo becco e il suo piumaggio parvero splendere alla luce del fuoco dei suoi polsi.
Nella stanza illuminata a giorno feci appena in tempo a vedere un’ombra scivolare dietro un masso dalla parte opposta della grotta.
Se tutto quel casino che stavamo facendo fosse riuscito a svegliare Kyogre dal suo letargo sarebbero stati cazzi amari per tutti. Cercai di non pensarci troppo, concentrandomi sul presente.
In quel momento non avevo né la squadra, né tantomeno il coraggio, di andare a controllare cosa esattamente quell’ombra fosse. Feci rientrare rapidamente Blaziken, stremato dalla mossa appena utilizzata, nella sua sfera. Swellow, intanto, appena era uscito dalla sua sfera aveva intrappolato Hasi tra i suoi artigli e mi planò vicino per lasciarmi salire.
Nonostante la Pallaombra che ci colpì, il mio compagno riuscì a portarci fuori da quella maledetta caverna.
Sentii un dolore lancinante alla gamba sinistra, là dove la mossa aveva impattato, ma cercai di togliermi dalla mente l’idea di guardare cosa mi fosse fatto.
Quanto vorrei non esserci mai entrato lì dentro, cazzo!
Ok… calmati! Non farti prendere dal panico. Sei ancora vivo, no?
Allora… ragiona. Per prima cosa devi raggiungere Ceneride. È lì che i Dragonite hanno portato la squadra 1. Inoltre, ora come ora, con la squadra per lo più esausta anche un pokémon selvatico di media forza potrebbe rappresentare un pericolo.
Lo ammetto, non mi sarei mai aspettato la cittadella così deprimente. L’incessante temporale aveva fatto innalzare il livello delle acque all’interno del candido cratere vulcanico a tal punto da sommergere non solo la palestra, ma anche il centro pokémon e il market, costringendo così le poche persone rimaste a spostare i macchinari sanitari principali sull’ultimo terrazzamento.
Swellow atterrò bruscamente e si accasciò per terra, ansimante, con le ali aperte appoggiate al suolo. Quel colpo, nonostante non fosse stato grave, gli aveva procurato ingenti danni.
Mi lasciai cadere di lato dal dorso piumato del mio compagno, tornando a sentire la mia gamba mandare ritmici segnali di dolore.
Un’infermiera si staccò dal gruppo che, poco lontano, fissava una cellula asettica con aria preoccupata.
Le sorrisi con il volto tirato appena la riconobbi. Era la stessa infermiera che avevo incontrato pochi giorni prima al banco della palestra di Bluruvia.
Cercai di mettermi seduto.
- Non pensavo di rincontrarti… di sicuro non qui.- le dissi.
- Con l’arrivo di due feriti trasportati dai Dragonite dei ranger hanno richiamato una squadra medica in città per assisterli… Perfino Rocco Petri è venuto a verificare di persona le loro condizioni. Tu sei qui solo di passaggio? Il tuo pokémon non sembra in buona salute.-
- Sono io che ho mandato qui quei due draghi.- le risposi, facendo una smorfia quando, distrattamente, spostai il peso sulla gamba ferita. Poi spostai un'ala di Swellow che copriva il corpo di Hasi - Anche lui non se la passa bene. È stato colpito alla schiena da una Pallaombra.-
Ero calmo. Troppo calmo.
Perchè?
Era quella ragazza a darmi sicurezza? Oppure il fatto di essere scappato da una morte sicura mi aveva dato alla testa?
- Oh mio Dio! Presto! Una barella!- urlò la ragazza, troppo vicina alle mie orecchie. - E tu? Scusa! Non pensavo che arrivassi da un posto così pericoloso! Hai bisogno di qualcosa? La tua… la tua gamba! Cosa ti è successo?-
- No… i miei pokémon sono esausti, ma possono aspettare. Ed io… - guardai verso il basso, verso il mio arto dolente. Un profondo taglio si apriva nel polpaccio, sporco di sangue vermiglio. Strinsi i denti per evitare di imprecare ulteriormente. – Non è niente di grave. Prima pensate a quei poveracci…-
- No, tranquillo. Le sfere dell’altro allenatore hanno già finito il trattamento. Se mi lasci le tue, posso riportartele tra cinque minuti.-
- Va bene… allora grazie.-
- Di niente! In fondo è il io lavoro! Per la tua gamba… cerco dei punti e una benda. - mi rispose lei con un sorriso smagliante, ma gli occhi mi sembrarono preoccupati come non mai.
Che strano, dopotutto il mondo non stava mica per finire, no?
Comunque, almeno lei riusciva ancora di sorridere, in quella situazione disperata…
Un’infermiera più anziana mi raggiunse.
- È lei quello che ha portato qui i due feriti, vero?- mi chiese acida, come se fosse colpa mia quel sovraccarico di lavoro.
- Si sono io. E i feriti ora sono tre. Anche il mio compagno di squadra ha riportato dei danni seri.- le risposi a tono, distendendo la gamba e spargendo per terra il sangue che colava dal mio pantalone.
- Il signor Petri mi ha detto di chiamarla. È dall’ingresso della Grotta dei Tempi. Scenda queste scale, supera quel ponte e…-
- So dov’è la Grotta. Adriano mi ha già permesso di entrare, una volta. Grazie.- la interruppi. Non è colpa mia se invece di mandarla in pensione l'avevano spedita in un enorme bacinella, quindi non capisco perché mi sarei dovuto sorbire qual suo tono. Senza contare che sono io quello che ha rischiato di rimanerci secco in una grotta praticamente sconosciuta e inaccessibile, no?
Mi alzai barcollante, cercando di appoggiare il meno possibile il mio peso corporeo sulla gamba ferita che pareva non aver intenzione di smettere di sanguinare, dirigendomi quindi verso la scalinata che mi avrebbe condotto dai terrazzi più bassi.

Rocco era seduto sotto la tettoia all’ingresso della Grotta, intento a fissare la superficie dell’acqua turbata dall’incessante cadere della pioggia.
- Nail, vero?-
Incredibile, si ricorda come mi chiamo.
- Si, sono io. Mi voleva vedere?-
Che domande idiote che faccio a volte. No, ha mandato un’infermiera incartapecorita a cercarmi ma non mi vuole vedere.
- Si. Vieni pure qui sotto. Sei inzuppato, non vorrei mai che dopo quello che hai passato ti facessi abbattere da qualche malanno…- l’allenatore dai capelli grigi abbozzò un sorriso.
- Immagino che voglia sapere cosa è successo laggiù…-
- Anche. Prima, però, vorrei sapere dov’era Laggiù.- 

   
 
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