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Autore: VvFreiheit    25/06/2017    8 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
.
Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andy si sporse verso la radio cambiando stazione poi concluse la discussione ben deciso a non darla vinta a Mika su quella questione “Su questo hai ragione, ma sta pettinatura Mika… seriamente…!” disse lasciando la frase in sospeso, certo che il maggiore avrebbe capito tutto il suo disappunto, alzando poi il volume su una canzone dei System Of a Down che stava passando in quel momento.

La questione cadde così com’era nata e dopo altri 10 minuti i due arrivarono al locale in cui erano d’accordo di trovarsi.

-*-*-*-*-*-

Nick Grimshaw li accolse con un caloroso benvenuto ed un sorriso, nel pub vintage deserto dove avevano deciso di tenere quella chiacchierata.

Mika spese alcuni attimi a chiacchierare con lui, mentre Andy posizionava le telecamere in maniera studiata per permettere riprese da più angolazioni e una post-produzione professionale a seguire.

Una volta che il biondo ebbe concluso, i due iniziarono la chiacchierata.

Con le videocamere in posizione, tutto ciò che Andy si doveva preoccupare di fare, era controllare che tutte e tre stessero funzionando a dovere e nulla più, poteva quindi concedersi di ascoltare la conversazione che i due stavano avendo, in tutta tranquillità.

Mika ripercorse le tappe di scrittura del suo disco, citando brevemente l’excursus difficile che aveva portato alla conclusione di quel progetto.

Andy seguiva con attenzione rivivendo, non senza una certa difficoltà, i differenti momenti trascorsi negli ultimi due anni della sua vita, una parte dei quali non era concisa con quella di Mika.

Benché nei mesi trascorsi dalla loro riappacificazione il riccio gli avesse raccontato molte delle cose che erano accadute durante i mesi trascorsi in sua assenza in giro per il globo, ogniqualvolta ne parlava, Andy trovava dei dettagli nuovi che gli erano sfuggiti, collaborazioni e scorci creativi a lui sconosciuti.

Nick indagò curioso la motivazione di quel titolo, che per sua stessa ammissione trovava particolarmente poetico, e proseguì quindi chiedendogli quale canzone fosse la sua preferita e il perché.
Mika a quel punto ammise come fosse proprio la title-track ad avere un ruolo speciale per lui e raccontò come fosse nata: come una richiesta di una prova d’amore “Se ti suono questa canzone e entro la fine tu ancora non mi ami, beh allora sei uno sfigato!”

Mika confessò quella piccola verità in maniera spietatamente spontanea, ma con un lieve sorriso a delineare le iridi scure.

In quella settimana greca trascorsa a rimediare alle sue sconsiderate azioni, l’inverno di ormai un anno e mezzo prima, l’artista aveva investito tutto sé stesso per riconquistare la sua storia d’amore disintegrata dal suo egoismo e la sua scelta era conversa proprio verso quella canzone come dichiarazione d’amore conclusiva e immensa, dentro la quale aveva riposto tutte le sue aspettative.

La risposta che aveva appena dato a Grimshaw era stato esattamente il suo pensiero prima di mettere piede in quella minuscola chiesetta. Se non fosse riuscito a far breccia nel cuore del suo ragazzo con quella canzone, allora il suo mondo avrebbe finito con l’implodere su sé stesso definitivamente.

Andy si ritrovò a sorridere lievemente in maniera inconsapevole, mentre Mika narrava frammenti di quel pomeriggio nel quale lo aveva trascinato in chiesa e gli aveva fatto una delle più belle serenate di cui potesse essere capace.

Rimase a rimuginare per una decina di minuti su quella giornata utopica, conclusasi nel migliore dei modi, l’unico auspicato da entrambi, perdendosi gran parte di ciò che il ragazzo stava raccontando a Grimshaw, ma poco gliene importò.

Quando l’intervista si concluse e Andy ebbe sistemato le sue apparecchiature, i due salutarono il noto presentatore tv e si diressero in auto verso casa Dermanis dove erano attesi a cena per il compleanno di mamma Amanda.

“Grazie comunque eh” Andy sentenziò in finto tono acido lasciandosi alle spalle l’ennesimo incrocio trafficato della capitale inglese.

Mika si voltò verso di lui stranito, senza capire il motivo della sua affermazione velatamente risentita, sistemandosi meglio sul sedile, pronto ad affrontare l’ennesimo battibecco della giornata.

Il greco rimanendo con l’attenzione puntata verso la strada rispose pacatamente “Mi hai dato dello sfigato in un video che vedranno decine di migliaia di persone…”

Il moro spostò lo sguardo per un istante cercando di ricordare se e quando avesse detto ciò che il compagno gli stava recriminando, poi d’un tratto spalancò gli occhi e sorrise di sbieco.

“Ho detto che saresti stato uno sfigato se alla fine tu mi avessi respinto… Il solo fatto che siamo in auto diretti verso casa dei tuoi, smentisce categoricamente la questione” rispose con un enorme sorriso avvicinandoglisi per scoccargli un veloce bacio sulla guancia e una carezza sfuggevole, con il mero intento di concludere dalla parte della ragione quella discussione da fidanzatini.

Andy non riuscì a frenare le sue labbra che magicamente si curvarono all’insù, ma non rinunciò ad una piccola frecciatina “Eri un tremendo ruffiano 5 anni e mezzo fa, ma questo tuo lato vedo che non si è ancora evoluto…”

Mika immediatamente colse il riferimento alla discussione del primo pomeriggio e furbamente ribatté “È vero mon amour, ma se io cambiassi radicalmente mi vorresti ancora? Suvvia un minimo di coerenza ci vuole” concluse con un sorrisone compiaciuto, giocherellando con il pupazzetto di pezza appeso allo specchietto retrovisore.

Il greco a quel punto non poté fare altro che sospirare, passandosi una mano sula fronte con fare esausto, parcheggiando nella via della casa dei suoi.

“Sei odioso!” sbottò quindi mettendo il muso, conscio di aver perso l’ennesima battaglia contro quello sfrontato esemplare di essere umano anglo-libanese, il quale in risposta si aprì in una sonora risata soddisfatta, raccattando la sua borsa dal sedile posteriore, pronto a scendere.

I due ragazzi fecero il loro ingresso nel grazioso appartamento della famiglia greco-inglese ricevuti da Eleni e Amanda che subito si presentarono a salutare calorosamente.

“Eccovi!” li accolse la donna, vestita con uno sgargiante vestito verde smeraldo e una parure abbinata, abbracciando calorosamente entrambi.

“Mika oggi sei ancora più bello del solito” si pronunciò poi, rimirando il genero, interamente di nero vestito, con un jeans a sigaretta ed una camicia dello stesso colore con due taschine all’altezza dei pettorali.

Il ragazzo arrossì appena a quel complimento, affrettandosi a ricambiare, per altro in maniera estremamente sincera, e al contempo augurandole buon compleanno.

Eleni sbucò una frazione di secondo più tardi con un centrotavola in mano che si prodigò di lasciare in disparte per un momento, per salutare a sua volta “…quei due machi di fratello e cognato che mi ritrovo”.

“Sai che pettinato così stai proprio bene?” esordì quindi la greca, passando curiosamente una mano sulla chioma liscia e strutturata del ventinovenne.

“Ah ecco come mai!” intervenne Amanda capendo finalmente cosa il ragazzo avesse di diverso dal solito.

Mika in quei commenti vide nella suocera e nella cognata esattamente sua madre e una a caso delle sue tre sorelle, sempre pronte a discutere ogni minimo cambiamento di look di qualunque persona varcasse la porta di casa loro.

Sempre velatamente purpureo in viso, scosse infatti la testa divertito, ringraziando per le belle parole e scoccando nel contempo un’occhiata beffarda alla sua sinistra, dove il biondo se ne stava impalato fingendo indifferenza, certo che sulla via del ritorno, Mika non avrebbe mancato di rimbeccarlo, sfruttando i complimenti appena ricevuti come vendetta.

Dal piano superiore giunsero poi le voci dei due uomini di casa, che Andy fuggì immediatamente a salutare.

“Andy ciao! Ho bisogno di te e Mika!” salutò Christian entrando nella stanza e preoccupandosi di rubare immediatamente i ragazzi al resto della famiglia per un momento.

Mika non fece in tempo a finire di parlare con le due donne che venne trascinato in salotto dal cognato.

Seduto sul divano insieme ai due, il moro restò in ascolto del racconto del piano di viaggio che l’inglese stava organizzando e per cui aveva bisogno di consigli, “E quindi voglio passare anche da lì. Mika, tu che sei già stato a Montreal, dove mi consigli di alloggiare?” l’euforico, mostrando sul tablet il percorso di marcia.

Mika fece per spiegargli come fosse l’appartamento che aveva preso in affitto, poi decise di estrarre il cellulare e mostrargli direttamente le fotografie che ancora aveva in memoria, ma mentre le immagini scorrevano sotto gli occhi curiosi dei tre, al libanese in un attimo vorticarono in mente le settimane trascorse tra quelle mura e tutto ciò che immancabilmente avevano portato con loro.

La sua spiccata intelligenza ci mise meno del dovuto a riportarlo indietro nel tempo. Ancora una volta si rese conto di quanto aveva messo a rischio con quella sua fuga intraprendentemente individualistica.

Per l’ennesima volta comprese come tutto ciò che avesse attorno in quel momento sarebbe scomparso per sempre se Andy non avesse accettato le sue scuse e non fosse crollato ai suoi piedi, se fosse stato lo “sfigato” di cui aveva parlato giusto una manciata di ore prima.

Il biondo voltatosi verso di lui come reazione a quel silenzio, notò immediatamente il vuoto formatosi a velare le iridi castane e non ci pensò due volte a portare una mano sulla sua schiena e muoverla appena per riportarlo alla realtà. Mika sbatté le ciglia un paio di volte velocemente, tornando a mettere a fuoco la stanza e l’attimo di convivialità.

“Sì, e quindi era così… Costicchia un po’ ma se ci stai solamente pochi giorni e dividi la spesa in parecchi, è perfetto” disse finendo di spiegare al cognato.

Non passarono altri 5 minuti che Alexis comparve sulla porta del salotto ed invitò tutti quanti a tavola per cena.

“Nikolas mi ha raccomandato almeno 10 volte di salutarti, Mika” disse il greco passando il piatto dei primi a Eleni che stava sparecchiando. Era appena tornato da un mese di lavoro nella sua terra, durante il quale aveva passato parecchie serate al bar con amici, lui compreso.

“Ah, grazie.” Rispose il giovane sorridendo timidamente. “Al bar non manca mai di raccontare il periodo che ha fatto in tour con te, quanto tu sia bravo, bello, talentuoso, simpatico eccetera eccetera” raccontò l’uomo facendo ridacchiare la combriccola e arrossire il moro, per l’ennesima volta quella sera.

Dopo la simpatica cena, i due fecero rientro, Andy concesse a Mika di guidare la sua auto fino a casa data l’assenza di traffico nelle strade della capitale.

Il libanese se ne stava concentrato sulla strada con gli occhi puntati dritti davanti a sé in completo silenzio.

Andy lo osservò attentamente e poi partì all’attacco, curioso di sapere se i suoi timori riguardo a quell’inusuale quiete fossero fondati.

“E quindi abbiamo appurato che alle donne di casa mia il tuo look a leccata di mucca piace.” Affermò cercando di stuzzicare l’ennesima guerra che in una situazione normale sarebbe già dovuta essere iniziata.

L’artista però non fiatò e non accennò nessuna reazione di alcun tipo, semplicemente continuò la sua guida concentrata senza far apparire nemmeno di aver recepito.

Andy attese invano alcuni secondi poi lo chiamò andando a poggiare una mano sulla sua spalla.

“Hey tesoro” pronunciò piano in poco più che un sussurro.

Mika si risvegliò di scatto sobbalzando appena e tornando poi subito con l’attenzione sulla strada.

“Dimmi che hai…” chiese gentilmente il greco attendendo con pazienza che il compagno si schiudesse dal suo bozzolo.

Il libanese sospirò incerto picchiettando un dito sul volante con fare nervoso. “Stavo riflettendo prima…” disse dopo un lungo attimo di attesa a voce appena udibile.

“Se tu non mi avessi perdonato…” iniziò titubante mordendosi un labbro con forza cercando di reprimere il tremolio nella voce.

Andy annuì impercettibilmente, confermando le sue tesi e attendendo quindi che Mika esternasse completamente i suoi pensieri.

“Se tu non mi avessi perdonato io… avrei perso molto più che solamente te.” Concluse quindi la frase iniziata un attimo prima, voltandosi per un attimo brevissimo verso Andy e imboccando la traversa che con un’ultima svolta li avrebbe condotti sotto casa.

Il greco sospirò pesantemente a quell’ammissione, abbassando gli occhi e riflettendo per un lungo attimo se fosse il caso di infierire o meno, raccontando anche il suo punto di vista.

Mika intanto trovò un posto libero appena fuori la porta di casa e parcheggiò ben attento a rimanere all’interno delle righe disegnate per terra, per poi spegnere il motore e far calare nell’auto un pesante silenzio.

Andy si schiarì la voce, quasi per interporre un rumore a quella stagnante situazione che senza volerlo li aveva riportati ad errare su strade tortuose ormai dimenticate.

Poi dopo un ultimo respiro profondo Andy alzò il viso e mantenendo lo sguardo puntato oltre il cristallo, verso la vettura scura posteggiata di fronte, si lasciò andare alla sua sincera confessione.

“Lo sai quanto ci ho sofferto io per questo esatto motivo?” chiese con una nota amara ben accentata, voltandosi poi verso Mika con sguardo impassibile.

“Forse tu non ci hai mai pensato, non ne avevi motivo, ma il rapporto che io ho con Fortuné, con Yasmine e con il resto della tua famiglia è molto più stretto di quello che tu hai mai avuto con la mia.” Confessò molto onestamente, puntualizzando un’ovvietà che però non era mai stata davvero presa in considerazione come avrebbe dovuto.

Mika abbassò lo sguardo sulle sue mani, unite in grembo sulla cintura di sicurezza ancora stretta in vita, senza pronunciare una sillaba.

“Non sono mai stato pronto a lasciar andare i miei legami con loro. Lo sai quanto io e Fort siamo diventati amici nel corso degli anni, sai quanti mesi ho trascorso fianco a fianco con Yasmine in tour, sei conscio di come tua madre abbia rappresentato per un periodo, un appiglio mancante nella mia vita, per non parlare del fatto che abbiamo vissuto per anni sotto i loro piedi e quando eravamo a casa li vedevo praticamente tutti i giorni” Elencò con pazienza, ponendo l’accento su ogni singola persona o situazione, quasi a voler accrescere il valore e la concretezza delle sue parole.

“Era inevitabile che tra noi nascesse un rapporto stretto.” Puntualizzò schiettamente “quando mi hai lasciato, il mio mondo è imploso. Non stava finendo solo la mia storia d’amore più importante, si stavano tranciando tutta una serie di connessioni di reciproca amicizia e affetto, per me ormai parte integrante della mia quotidianità. E tutto questo senza che per giunta riuscissi a concepire la motivazione che ti aveva spinto a diventare la fredda egoista ed istrionica persona in cui d’un tratto ti eri trasformato.”

Andy aveva trovato il coraggio, per la prima volta dopo più di un anno e mezzo, di raccontare nei dettagli una delle conseguenze più devastanti che la loro crisi aveva apportato e di mettere a parole il dolore concreto che aveva effettivamente patito.

Mika era pietrificato accanto a lui. Il greco non poteva notare nell’oscurità dell’abitacolo gli occhi del suo ragazzo che frase dopo frase si erano impregnati sempre più di lacrime, pronte a sgorgare con prepotenza al più lieve battito di ciglia. A sua volta era infatti intento a trattenersi affinché i ricordi di quelle giornate dolorose non trapelassero più di quanto non era intenzionato a fare con il suo intimo racconto. 

Andy non aveva mai avuto intenzione di porsi come la vittima della situazione in tutta quella faccenda.

Nel momento in cui aveva deciso di tornare con Mika, aveva seppellito ciò che per mesi aveva provato, concentrandosi sui 4 anni vissuti in armonia con lui in precedenza e su quelli che avrebbero costruito insieme da lì in avanti, ma quella sera, di fronte a quella presa di coscienza tardiva di Mika, si era sentito in dovere di mostrargli quanto la ferita di cui il moro stava lamentando il bruciore, fosse nata anche in lui e fosse anche ben più profonda e dolorosa della sua.

Andy si voltò verso il compagno a quel punto, traendo un respiro profondo, ricacciando indietro le memorie taglienti di un passato scomodo e tornando al suo presente e a ciò che ne faceva parte.

Aguzzando la vista e approfittando del fugace bagliore dei fari di un’auto di passaggio, scorse sulle gote di Mika due tracce umide, solchi di una debolezza manifesta che lui stesso gli aveva provocato ma di cui non si poteva imputare come il sommo colpevole.

Il moro si passò una mano in viso fuggevolmente, inspirando rumorosamente in un mezzo singhiozzo per poi aprirsi in un flebile “… grazie di avermene parlato” che fece sgranare gli occhi a Andy, in un moto di incredulità.

Il greco avrebbe voluto replicare chiedendogli se lo stesse prendendo in giro, ma Mika lo precedette.

“Sì, lo so che sembra stano ma…” disse ispirando di nuovo freneticamente “…sapere tutto questo mi fa comprendere ancora meglio quanto poco scontato sia stato il tuo ritorno e quanto io sia fortunato ad averti con me. Nonostante tutto quello che ti ho fatto passare sei rimasto e…” fu forzato ad interrompersi per sopprimere un singhiozzo che gli chiuse la gola “e io ti giuro, farò tutto ciò che sarà in mio potere per dimostrarti che ne valgo la pena, ancora più di prima.”

Il riccio concluse con un debole “Scusa…” asciugandosi alla bell’e meglio gli occhi e il naso gocciolante con la manica della giacchetta di jeans.

Andy, che per un lungo attimo era rimasto spiazzato da quella situazione surreale ed atipica, si aprì in un mezzo sorriso, scuotendo piano la testa. “Scusa tu” chiese poi umilmente, passandosi a sua volta una mano in viso a cancellare i segni del suo pianto represso.

“Non era mia intenzione fare la vittima…” asserì quasi in tono colpevole, “… ma ho sentito il bisogno di parlartene e come sempre ho avuto la conferma del motivo per cui sono tornato a condividere la mia vita con la tua.”
Confessò con una punta di orgoglio, volgendo lo sguardo verso Mika che a quell’uscita si era voltato speranzoso e grato verso di lui.

“Ma adesso basta cazzo.” Urlò quasi esplodendo in un luminoso ghigno “Che tra me e te sembriamo due bambini piagnucoloni!” disse con impeto, prendendo un attimo Mika in contropiede, che una volta colto l’atto di sdrammatizzazione del greco però si produsse in una risata liberatoria.

“Per di più in macchina, parcheggiati fuori dalla porta di casa…” proseguì auto schernendosi e facendo sì che Mika si riprendesse definitivamente e che la serenità rifacesse la sua comparsa impetuosamente.

“Siamo due coglioni!” aggiunse infatti quest’ultimo, ricevendo velocemente un cenno di assenso da Andy, il quale con un “Dai, andiamo testina” aprì la portiera della Range Rover, balzando fuori e ravanando nelle tasche alla ricerca delle chiavi della porta.

Quando riuscirono ad entrare finalmente in casa, in un batter d’occhio indissero una implicita gara di corsa a perdifiato su per le scale per la conquista del diritto di usufruire della doccia per primo, vinta da Andy con brevissimo scarto sul libanese.

Mika si buttò quindi sul letto in attesa che Andy uscisse, raggiunto subito da una assonnata Melachi che con un balzo si acciambellò ai piedi del padroncino. Nel silenzio della stanza, rotto dallo scroscio dell’acqua, il ragazzo portò un fugace sguardo all’orologio.

Quasi mezzanotte.

Facendo un veloce calcolo mentale del tragitto percorso e delle tempistiche, Mika si rese conto con stupore che lui e Andy dovevano aver passato quasi una ventina di minuti in auto fuori casa in quella imprevedibile discussione. Si passò una mano nei capelli lisci pettinati all’indietro e chiuse gli occhi per un attimo, riflettendo.

Di quel fine serata atipico nessuno dei due avrebbe mai più fatto parola, lo sapeva lui così come lo sapeva Andy.

Ciononostante sarebbe rimasto impresso a fuoco indelebilmente dentro di loro per lunghi anni a venire ed era conscio che entrambi lo avrebbero saputo conservare preziosamente nel loro personale libricino contenente i migliaia di ricordi della loro storia, contrassegnando quella pagina con un segnalibro rosso, affinché nessuno mai si dimenticasse di quanto si fossero confessati a cuore aperto e di quanto quella serata e quegli avvenimenti avessero insegnato loro.

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Buonpomeriggio.
Da che vi avevo abituate ultimamente, direi che postare alle 3 e mezza e stranamente presto! 
Non sempre c'è il sereno, l'uragano passato ha lasciato qualche tegola in bilico sulle loro teste e ogni tanto passandoci sotto, una si stacca e li colpisce.
Si sono riappacificati, ma di cose non dette ce ne sono ancora. (C'è anche la questione sigarette, a cui so tenete molto, che non è finita nel dimenticatoio)
Eccoci qui.
L'intervista con Grimshaw filmata da Andy esiste davvero e la trovate qui https://www.youtube.com/watch?time_continue=4&v=mO5TZ5CPml8
Anche per stavolta lascio a voi il parere e vi saluto caramente.
Vv
  
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