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Autore: Meggy the Witch    26/06/2017    0 recensioni
Il protagonista di questa storia è uno scrittore. Ha inventato e creato una bellissima saga che ha riscosso un enorme successo tra i lettori. Ormai è giunto a dover stendere l’ultimo libro. Ma per aumentarne le vendite, decide di cambiare la trama che originariamente aveva pensato, convinto che i lettori possano così apprezzare di più il libro. Ma i personaggi della sua storia saranno d’accordo?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wow.
Bello.
Stupendo. No, davvero. Magnifico.
Gran bella trovata. Complimenti allo Scrittore per la sua fantastica scena di Doria seduto su un sasso. Scena moooolto intensa.
Ridicolo.
Dopo l’imprevedibile morte della saggia bibliotecaria, Doria si era nascosto nella Foresta Blu con Clara e Fulvia. Ed era lì, seduto su un sasso, fissando l’albero davanti a lui.
Lo Scrittore gli aveva ordinato così…
Originariamente quello doveva essere uno dei momenti più belli del libro. Avrebbe dovuto rivelare alle sue migliori amiche il segreto che ormai da mesi portava nel cuore.
Aurora. L’amore per la sua dolce Aurora. Avrebbe dovuto spiegare, far capire, che sotto l’aspetto così ostile c’era una ragazza molto fragile e spaventata da ciò che Arvan le aveva chiesto di fare. Una ragazza estremamente sola che aveva bisogno di aiuto. Una ragazza che nonostante tutto era capace di amare. Sotto quella fredda corazza c’era la vera Aurora.
Invece no. Doveva rimanere lì a pensare.
Cosa stava facendo lo Scrittore in quel momento? Stava descrivendo lui nel bosco su uno scomodo sasso?
E i lettori avrebbero preferito quello?
“Godetevi questa stupida scena allora!” pensò.
Doria non tentava nemmeno di capire.
Era davvero furioso con lo Scrittore. Lo avrebbe insultato volentieri.
Imprecò ad alta voce.
“Maledizione, Doria!!! Sei al centro dell’attenzione! Ora come ti giustifico ai lettori?”
Stava davvero descrivendo il bosco intorno a lui?
Una misera parte di Doria sghignazzò soddisfatta.
“Scriverò che ti ha punto una zanzara.”
Una grande e grossa zanzara di nome Scrittore?
Più che il sangue, Doria aveva l’impressione che quella schifosa persona gli stesse succhiando l’intera vita.
 
*
 
Aspettava silenziosa di fianco a sua madre.
Originariamente avrebbero dovuto tenere un breve dialogo, nel quale Lucinda lasciava intendere alla figlia che non aveva più intenzione di sottostare al potere di Arvan.
-Lotteremo con onore anche al suo fianco.- si convinse invece nuovamente Lucinda, osservando la sua sovrana mentre torturava una spia di Clara.
Le urla spaventarono il piccolo cucciolo di drago di Aurora, che cercò riparo tra le braccia della sua padroncina. Lei era così tranquilla, sembrava non aver paura di niente. La piccola bestiolina poteva solo sentirsi al sicuro con lei.
In realtà Aurora era terrorizzata.
Lo Scrittore non le aveva mai accennato di quel lato di Arvan. Non riusciva a smettere di pensare a cosa avrebbe potuto fare a Clara appena l’avrebbe catturata.
-Gli abbiamo presi!- annunciò trionfante Louis, che era diventato uno dei più fedeli seguaci della terribile antagonista.
Altri seguaci entrarono nell’ampio ingresso della loro villetta gettando sul pavimento quattro sagome.
Fulvia, John, Doria e Lang.
Clara non c’era!
Non era possibile!
Arvan fucilò i seguaci che tenevano stretti i prigionieri, furibonda per il fatto che non erano riusciti a prendere anche Clara.
In realtà l’avevano presa, ma non se ne erano accorti. O meglio… non la vedevano.
Poco prima di essere catturato, John, l’unico che riusciva a compiere magie, l’aveva trasformata in una cavalletta e l’aveva messa in tasca.
Clara volò indisturbata sopra un mobile, in attesa del momento in cui lo Scrittore le avrebbe detto come riprendere le sembianze umane e liberare i suoi amici.
Louis si era nascosto terrificato dietro Kat, sperando che Arvan non volesse uccidere anche lui.
L’antagonista era però interessata ai prigionieri.
Lucinda capì immediatamente.
Prese la figlia per una spalla.
-Vieni.- le ordinò.
-Dove?- chiese Aurora.
-Ti ho detto di venire!-
La condusse velocemente al piano superiore, la spinse nella sua stanza e la chiuse dentro.
Aurora provò ad aprire la porta, ma era chiusa a chiave.
-Mamma, apri.-
Perché l’aveva chiusa dentro?
D’improvviso le urla di dolore Doria riempirono l’intera casa. Lacerarono l’udito di Aurora come lame affilate. Cercò disperatamente di aprire la porta, di uscire dalla stanza. Doveva aiutarlo, doveva fare qualcosa, doveva assolutamente salvarlo. Mandò in frantumi il vetro della finestra, ma era troppo alto, non poteva scendere! Si ritrovò a prendere a pugni il legno della porta e a scalfirlo con un frammento di vetro. Poi perse le forze e si accasciò sul pavimento, accecata dalle lacrime. Le asciugò e si sporcò il volto di sangue che colava da una ferita sulla mano. Le urla si confusero con i suoi singhiozzi e i mugolii del piccolo drago spaventato.
Doria era in pericolo. E lei non poteva fare niente.
Non lo avrebbe salvato.
   
 
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