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Autore: Elayne_1812    26/06/2017    4 recensioni
Non solo Kim Kibum era in grado di destreggiarsi con l’energia pura, un’abilità innata estremamente rara, ma era anche la chiave d’accesso al trono di Chosun. Cose che un ambizioso e scaltro come Heechul non poteva ignorare.
(dal prologo)
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- Io…mi sento vuoto. – disse semplicemente.
Vuoto? Non c’era niente di vuoto in quello sguardo ammaliante, in quelle labbra del colore dei fiori di ciliegio, in quegli sguardi decisi e al contempo imbarazzati. Come poteva essere vuoto, Key, quando era tutto il suo mondo?
Sopra di loro le nubi si stavano aprendo, rivelando sprazzi di un cielo puntellato di stelle. Jonghyun fissò gli occhi neri e profondi di Key, insondabili e affascinanti quanto la notte più misteriosa. Così belli che anche le stelle avevano decisi di specchiarvisi.
-Tu non sei vuoto, Key - disse Jonghyun, -io vedo l'universo nei tuoi occhi. - (dal capitolo 9)
jongkey, accenni 2min
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve! Questo capitolo è la seconda parte di quello precedente. Inizialmente stavo pensando di unirlo al prossimo, ma mi sono resa conto che questo era già sufficientemente pieno di emozioni (quanto meno dal mio punto di vista), quindi ho deciso di tenerlo isolato, tanto era già abbastanza lunghetto. E poi l’idea di lasciarvi agonizzanti sino alla pubblicazione del prossimo era molto allettante…
 
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Muahaha
 
Ora, iniziamo con la lista della spesa…
1 mi scuso con Chocolat95, ti avevo detto che in questo capitolo avremmo rivisto Jonghyun, tuttavia con i vari spostamenti di scene e tagli vari la cosa è rimandata al prossimo. Considerato come rimaneggio sulla mia tabella di marcia negli ultimi tempi forse devo smetterla di fare anticipazioni ^^’
2 per Bluegioiel. Finalmente qui appare l’ultimo Suju coinvolto nella storia, quindi spero che tu abbia allestito il palco a dovere XD
3 AVVISO vi segnalo questo capitolo a raiting rosso e per sicurezza vi riporto le note che avevo lasciato un paio di capitoli fa.
Non ci saranno MAI scene esplicite di nessuno tipo perché:
1 non rientrano nel mio stile di scrittura
2 non sarebbero in linea con la storia
3 trovo le immagini esplicite, di qualunque natura, assolutamente volgari, fini a sé stesse e dunque prive di valore
4 ogni scena forte sarà quindi veicolata non da immagini esplicite, ma dai pensieri e dalle sensazioni dei personaggi coinvolti
5 il raiting rosso è più una forma di rispetto che mi sento di adottare nei confronti della vostra sensibilità
 
Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate, seguite e ovviamente tutti i lettori.
Un grazie particolare a chi mi ha lasciato i suoi commenti: Blugioiel, Chocolat95, DreamsCatcher, Ghira_, Gonzy_10, Jae_Hwa, KimJonghyun23, MagicaAli, Panda_murderess, Saranghae_JongKey e vanefreya.
Ringrazio anche chi mi ha inserita tra gli autori preferiti: Blugioiel, Jae_Hwa e MagicaAli  *.*
Grazie per il vostro sostegno ^^
Spero di non aver lasciato troppi errori di battitura. XD
Buona lettura!
 
 
 
 
Capitolo 35
Sweet love your aroma is deep in my heart
but
You know I’m not joking
(parte II)
 
“Excuse Me Miss I’m going crazy
My entire head is filled with
Your brilliant smile that blinds my eyes, Angel
(…)
Do you not know my aching heart?
(…)
You shake me up, I’m disoriented
Sometimes I’m scared
that someone other than me
Will confess to you first
(…)
Your eyes
as clear as marbles
My reflection in them
Oh, they’re in love
Don’t say no
you already know
You know I’m not joking. “
Shinee, Excuse me Miss
 
 
 
 
La luce del tardo pomeriggio inondava gli appartamenti del lord di Busan rendendo il marmo bianco cangiante, incendiato dai raggi del tramonto che sfumavano dal rosso intenso, al rosa-violetto ed il blu a preannunciare lo scendere della notte. L’ampia vetrata rettangolare che d’affacciava sul balcone era aperta, lasciando così fluire all’interno della stanza da giorno i profumi della piena primavera ed i suoni che lì, nel cuore del palazzo reale di Soul, giungevano ovattati dalla città sottostante.
Heechul si lasciò sfuggire un sorriso divertito prima di scoppiare in una sonora risata e non appena si fu ripreso si portò il calice di cristallo alle labbra, poi rivolse uno sguardo divertito al vecchio amico seduto sulla poltrona di fronte a lui.
-Non sei cambiato per niente. –
Yesung sogghignò, accavallò le gambe, e ticchettò l’indice sul suo calice. I capelli corvini dalla lunga frangia gli adombravano il viso, mentre gli occhi allungati e neri, simili a piccole perle, rilucevano delle ultime tracce di una risata incontrollata e di una battuta andata a buon fine. Il giovane lord appoggiò un gomito al bracciolo della poltrona, si portò una mano alla guancia e reclinò il capo, soddisfatto.
-Mi fa piacere sentirtelo dire. Questi anni da ambasciatore presso la corte di Nihon sono stati provanti. Dei! Da quelle parti hanno un senso dell’umorismo incomprensibile e temevo di aver perso…-
Yesung fece un gesto inconsunto con la mano, facendo oscillare il merletto del polsino. – Il tocco -, concluse con l’ennesimo sorrisetto.
Heechul sorseggiò il vino fresco e fece oscillare il calice, apprezzando le sfumature rosseggianti del contenuto.
-Ti posso assicurare che il tuo senso dell’umorismo è rimasto intatto. Dunque, immagino non sia stato facile il tuo lavoro da quelle parti. –
Yesung fece spallucce.
-Interessante, devo dire, ma a lungo andare quella gente diventa noiosa. Sembra che il loro principale pensiero sia invadere Chosun, costantemente, sono molto attenti e valutano oggi mossa di Soul. La morte dell’imperatore ha scatenato molte chiacchere e ti confesso che sono girate anche voci su un possibile assassino. –
Yesung rivolse al vecchio amico un’occhiata di sbieco.
-Sono curioso di conoscere il tuo parere. –
Heechul trattenne una risata.
-Beh è una teoria interessante. E chi sarebbero i presunti assassini? –
Yesung si sporse appoggiando entrambi gli avambracci sui braccioli.
-Tu e il legittimo erede al trono. –
Heechul inarcò le sopracciglia, divertito, e Yesung lo squadrò.
-Immagino che non otterrò una confessione da te. -
-Ne hai forse bisogno? –
Yesung sorrise. – No, ti conosco troppo bene, Heechul. –
Sorseggiarono entrambi, poi Yesung posò il calice sul tavolino tra loro, si umettò le labbra e lasciò spaziare gli occhietti scuri all’intorno. Di certo il suo amico, Kim Heechul, si era sistemato bene al palazzo reale per quanto la sua posizione di Lord di Busan fosse già decisamente invidiabile. Ma Heechul, dopotutto, era sempre stato ambizioso, desiderava e pretendeva il meglio, dalle scarpe nuove al gradino più alto della scala sociale e all’amante migliore e, benché Yesung non vedesse il principe da anni, sicuramente appariva tale agli occhi del suo amico. Conosceva molto bene l’ossessione quasi maniacale che Heechul nutriva per il suo promesso e lui stesso era stato oggetto di confidenze in quel senso da parte dall’altro.
-Grazie a Kibum siederò sul trono ed avrò lui, il gioiello più luminoso di Chosun -, aveva detto Heechul anni addietro.
Yesung sorrise tra sé. Ora, sembrava proprio che Heechul fosse ad un passo dall’ottenere tutto ciò che aveva sempre desiderato. Osservando l’espressione rilassata e beata dell’altro, Yesung valutò che doveva essere ampiamente appagato, o quasi.
-Vedo che hai tutto ciò che desideri -, osservò ad alta voce.
Heechul annuì. Parlare al presente poteva essere avventato, ma sì, aveva tutto ciò che desiderava.
Quasi, aggiunse mentalmente.
Dopotutto, in termini concreti, Kibum mancava ancora all’appello.
Heechul si lasciò sfuggire un sospiro indefinito, misto tra il sognante e l’irritato. Ticchettò l’indice sul calice di cristallo e si lasciò risucchiare dalle sfumature cremisi del vino. L’assenza di Siwon, che aveva giudicato decisamente positiva, aveva apportato ben pochi cambiamenti, anzi, Kibum si era rivelato estremamente sfuggente. Certo, era passato a mala pena un giorno d’allora, ma Heechul era impaziente e quando la sera stessa aveva raggiunto le stanze del principe trovandole chiuse a chiave aveva emesso un verso di pura frustrazione.
Micetto dispettoso, pensò.
Quella stessa mattina aveva cercato d’indagare sul motivo che aveva spinto Kibum ad allontanare Siwon, ma non aveva ottenuto risposte soddisfacenti.
-Non ne voglio parlare, Chul, è ancora troppo doloroso -, aveva detto il principe reprimendo un singhiozzo.
Dopo di che, Kibum si era reso irreperibile per il resto della giornata.
-Voglio rimanere solo-, aveva detto, - sono ancora troppo sconvolto. –
Bhe, Heechul l’aveva lasciato fare. Sforzare Kibum poteva rivelarsi pericoloso e, benché Heechul si ritenesse un felino decisamente più grosso, sapeva che se voleva piegare quel dolce micetto al suo volere doveva mostrare ancora un po' di pazienza.
Heechul sospirò di nuovo.
-Ammetto di ritenermi soddisfatto -, rispose alla fine.
Yesung annuì.
-E cosa mi dici di quel “piccolo problema” di cui mi accennavi in una missiva tempo fa? –
I denti di Heechul raschiarono ed il suo viso si contrasse in una smorfia. Il suo fratellastro, Kim Jonghyun, era decisamente un “piccolo problema” molto frustrante.
-Non ci sono novità. Dopo quella segnalazione lungo la strada sud sembra essere svanito nel nulla. –
-E non lo ritieni un bene? –
-Spesso le cose che spariscono sono le più pericolose, possono sempre rivelare qualche spiacevole sorpresa. –
Heechul posò il calice sul tavolino con veemenza e delle gocce di vino macchiarono, rosse, la superficie madreperla del piano d’appoggio.
-Voglio levarmi questo impiccio il prima possibile, la sua esistenza è una spina nel fianco da troppo tempo. Ti giuro, il giorno in cui avrò la testa che Kim Jonghyun ai miei piedi festeggerò degnamente.-
Yesung sogghignò.
-Vedrai, lo risolverai presto. Dopotutto ottieni sempre ciò che vuoi. –
Heechul sorrise di rimando, quando la sua attenzione fu richiamata da una vocetta acuta.
-Chulllll!!! –
Kibum fece il suo ingresso saltellando sui tappeti e circondò il collo del più grande da dietro appoggiando il mento sulla sua spalla.
-Perché non mi hai detto che avevi ospiti? – domandò il principe, imbronciato. -In quanto padrone di casa non è educato da parte mia non salutare. –
-Credevo volessi crogiolarti nel tuo dolore –, fece Heechul non riuscendo a trattenere un tono ironico.
Il principe tirò su col naso e guardò Yesung, curioso, assottigliando gli occhietti felini.
-Ti ricordi di…- iniziò Heechul.
Kibum si raddrizzò all’istante, serio. Per quanto fosse disposto a recitare la parte del gatto morto per il più grande non intendeva di certo mancare di rispetto alla propria persona davanti ad altri e, in tutta sincerità, anche se aveva incontrato raramente Yesung, rivolgendogli al massimo dei convenevoli di circostanza, non aveva una grande simpatia nei suoi confronti. Anzi, a dirla tutta gli rammentava un vecchio e spiacevole episodio che aveva sancito la luna calante del suo rapporto con Heechul. D’istinto provò una fitta al petto.
-Ma certo-, disse, - Yesung, ambasciatore presso la corte di Nihon. –
Yesung inclinò il capo ed annuì.
-So’ che il tuo lavoro non è dei più semplici, ma lo stai portando avanti egregiamente. –
-Siete molte gentile. –
-Non è gentilezza. –
Kibum arricciò il naso. Figurarsi se voleva essere gentile con quello!
-Sono i fatti -, concluse.
Heechul rise.
Kibum sciolse l’abbraccio con il più grande, s’appoggiò alla testata della poltrona e spostò il peso da una gamba all’altra valutando la situazione. Non aveva nessuna voglia di intrattenersi in una lunga conversazione con quei due, ad indurlo a fare il suo ingresso erano state le mezze frasi che aveva udito mentre raggiungeva gli appartamenti del suo promesso. Era rimasto bloccato sulla soglia per un tempo che gli era parso interminabile, mentre il sangue gli si ghiacciava nelle vene ed il respiro gli veniva meno. Aveva appoggiato la schiena al muro e si era portato una mano alle labbra per reprimere dei singhiozzi che non poteva permettersi.
Kibum artigliò la testata della poltrona per scaricare la rabbia repressa ed impedire al suo sguardo d’indurirsi. Fingersi indifferente non era facile, ma non poteva fare nient’altro.
Si schiarì la voce.
-Immagino che da quelle parti stiano osservando con un certo interesse quanto accade a Soul. –
-E’ così. –
-Tsk, avvoltoi. –
Kibum tornò a circondare il collo del più grande, questa volta sfiorandogli la guancia con la propria. Orami il principe aveva capito come quietare la vipera.
-Ma io e Chul abbiamo un piano perfetto per tenerli lontani, non è vero? –
Heechul sogghignò e posò una mano sul braccio del più piccolo.
-Oh è così. –
Kibum appoggiò il mento sulla sua spalla ed alzò gli occhi magnetici su Yesung.
-Forse dovresti restare sino all’incoronazione. –
-Era mia intenzione. –
-Ottimo. –
Kibum tornò a sfregare la guancia contro quella del più grande. –Chul, non pensi che potrebbe farci da testimone per il legame di fratellanza? Così potrà riferire i dettagli dell’intera cerimonia a Nihon, non sarebbe…-
-Decisamente una mossa astuta, Bummie. -
Heechul accarezzò il viso del più piccolo e gli rivolse un sorriso scaltro, gli preso il mento tra indice e pollice e lo baciò. Quando si staccò guardo compiaciuto Yesung e l’amico ricambiò con un sorrisetto che Kibum giudicò estremamente fastidioso.
Il principe tornò a raddrizzarsi. Non intendeva trattenersi un attimo di più in quella stanza con quei due, né per tenere in piedi uno stupido teatrino per Heechul, né per fingere di voler portare avanti una qualunque conversazione. In quel momento non provava solo disagio ed umiliazione, ma anche rabbia e disgusto. Tentò di ricacciare indietro il sapore della bocca di Heechul e preparò la ritirata.
-Giacché sei venuto qui immagino che tu ti sia ripreso, - intervenne Heechul.
Kibum fece spallucce. – No, ma iniziavo ad annoiarmi. Mi domandavo se desiderassi cenare insieme, ma vedo che hai ospiti. -
Se in origine a condurlo presso gli appartamenti del più grande era stata l’esigenza di una mossa strategica: ovvero elargire al suo promesso il contentino di una cena al lume di candela e frasi “perdonare” l’atteggiamento sfuggente delle ultime ventiquattrore, ora la sola idea gli provocava degli urti allo stomaco.
Schioccò un bacio frettoloso sull’angolo appena inclinato delle labbra carnose di Heechul e lasciò la stanza. Sparire era esattamente ciò che desiderava. Era giunto lì con i migliori propositi, per lui ovviamente, ma quei semplici sprazzi di conversazione l’aveva debilitato sia mentalmente che fisicamente. A stento riusciva a trattenere un tic nervoso alle mani e a mantenere un’espressione del viso cordiale. Come poteva quando l’unico pensiero che gli attraversava la menta portava il nome di Jonghyun? L’ansia gli stava erodendo lo stomaco sino a creare una voragine. Doveva andarsene da quella stanza e rimettere insieme i pezzi prima che si sgretolasse definitivamente davanti a quei due.
 
 
Yesung lanciò uno sguardo sfuggente all’erede al trono che, a dispetto di qualunque forma di etichetta, se n’era andato senza elargire o ricevere i consueti convenevoli. Scambiò le gambe accavallate e studiò con sguardo intenso il suo amico.
Kim Heechul era totalmente perso e non riteneva che fosse un bene.
Yesun si accarezzò il mento con l’indice continuando a squadrare l’altro. Se c’era una regola che aveva appreso alla corte di Nihon era: mai abbassare la guardia, il primo a cedere il passo era notoriamente il primo a cadere e, spesso, bastava un flebile alito di vento per gettare alla rinfusa un castello di carta, per quanto costruito con perizia.
Bevve un sorso di vino.
Indubbiamente, Heechul ne aveva eretto uno di proporzioni non indifferenti, ma quanto era stabile?
Il Lord di Busan sembrava molto sicuro di sé ma, dopo la breve apparizione del principe, Yesung aveva l’impressione che il suo amico si fosse lasciato sfuggire qualche dettaglio, qualche falla nel sistema difensivo di quel castello di carte che costruiva da anni. Non vi era alcuna certezza nei suoi pensieri, alcuna prova, e apparentemente sua grazia sembrava condividere i desideri di Heechul, tuttavia una strana sensazione lo metteva in guardia. Che fosse solo dovuto all’elevato istinto di sopravvivenza che era stato costretto a sviluppare a Nihon? In ogni caso era intenzionato a metterlo in guardia. Era sempre meglio prevenire che curare e Yesung aveva imparato che il veleno era notoriamente l’arma migliore per finire le proprie vittime. Il bacio sfuggente del principe poteva, forse, essere paragona ad una goccia di veleno con lo scopo di assuefare, lentamente, la propria vittima?
-Che cos’era? -
-Un bacio. –
L’espressione di Heechul era soddisfatta, molto soddisfatta. Yesun inarcò le sopracciglia.
-Un bacio? Sinceramente, Heechul, a me sembrava più qualcuno che fingeva di volerti annusare. -
Heechul fece un gesto annoiato con la mano, come ad allontanare una mosca fastidiosa, poi arricciò il naso.
Sciocchezze, pensò, lui e mio e lo sa.
-E’ solo timido. -
Yesung sospirò con aria rassegnata, poi si sporse in avanti appoggiando gli avambracci sulle ginocchia. A lui Kim Kibum era sempre sembrato più furbo che timido.
-Ti ricordi che cos’hai sempre detto di lui? -
Heechul sorrise.
-Che quel micetto sarebbe stato mio?-
-Che era intelligente e astuto, probabilmente l’unica persona in tutta Chosun capace di tenerti testa. Bhe, ti dico una cosa: forse sta sfruttando queste sue doti per fregarti. Ti sta miagolando intorno per stordirti. Fossi in te lo terrei d’occhio. -
Heechul s’irrigidì e si portò una mano sotto il mento, sfregandoselo con l’indice.
-Uhm.-
Guardò verso il punto in cui era sparito Kibum.
Mi sta fregando?, si chiese.
I dubbi che l’avevano tormentato nei giorni precedenti tornarono a bussare alla sua porta con una certa prepotenza e una non insignificante dose d’ansia. Certo alcuni punti rimanevano oscuri, seppur conditi da spiegazioni logiche e momenti di tristezza da parte del più piccolo non appena s’affrontava l’argomento dei suoi mesi di prigionia. Il cambiamento di Kibum nei suoi confronti, anche se in parte timido ed impacciato, poteva considerarsi sospetto per quanto il principe stesso gli avesse fornito spiegazioni esaustive e mostrato a più riprese la necessità d’aggrapparsi a lui. Non era forse tornato piangente tra le sue braccia?
Alzò gli occhi, contrariato. Maledetto Yesung!
Poteva dare adito ai sospetti dell’amico o liquidare il tutto con una risata?
Yesung dovette leggere i dubbi nella sua mente perché gli sorrise con mal celato divertimento.
-Tsk – fece Heechul. –Oltre a ridere, che cosa mi suggerisci di fare? –
Non era sua abitudine domandare consiglio, ma con Yesung era tutto un altro paio di maniche. Si conoscevano da anni ed era sempre stato oggetto delle sue confidenze più intime. Se c’era una sola persona al mondo che poteva definire amico era lui. Nonostante l’irritazione che le parole dell’altro gli avevano procurato sorrise tra sé, prima che la risposta di Yesung alle sue lucubrazioni mentali lo spiazzasse.
-Portatelo e a letto e mettilo alla prova o, semplicemente, metti in chiaro le cose. -
Heechul sbatté le palpebre di fronte alle parole dirette dell’altro, poi scoppiò a ridere. Di certo era una cosa che desiderava fare da tempo e su cui aveva avuto modo di riflettere attentamente più volte, spesso mettendo un freno ai suoi desideri ed imponendosi calma. Una calma che in realtà si stava assottigliando sino a diventare una patina inconsistente e semi trasparente. Ripensò al giorno precedente, all’occasione perfetta sfumata a causa dell’arrivo di Siwon e di quella porta che, nel cuore della notte, aveva trovato chiusa a chiave, dandogli solo la possibilità d’immaginare la figura elegante del principe riposare tra le lenzuola. Kibum era come un sogno che giaceva immoto nel suo subconscio, la promessa di una pelle bianca ed incontaminata, di morbide labbra rosate, sospiri che risuonavano nella sua mente come musica soave, di un piacere sconosciuto e sublime e di un’innocenza che desiderava prendere per sé. La visione del più piccolo che usciva, gocciolante e perfetta, dalla vasca da bagno giunse ad allietarlo valicando il confine dei ricordi. Gli si strinse lo stomaco, mentre un lieve tepore gli attraversava il corpo. Scosse il capo e s’impose di tornare al presente.
-Sai non mi piace l’idea di credere alle tue insinuazioni. –
Non gli piaceva davvero e le trovare estremamente fastidiose.
-Ma penso che ascolterò il tuo consiglio. –
Dopotutto, ormai, mancavano poco più di due settimane al grande evento e attendere era sciocco, uno scrupolo assurdo e ridicolo. Ripensò al corpo di Kibum sotto di lui e schiacciato tra i cuscini, così come l’aveva ammirato la mattina precedente senza però avere la possibilità di rendere quella situazione più intima e alla prospettiva di renderla tale quella notte. Infondo, rifletté con occhi languidi, Yesung aveva ragione ed il suo stesso orgoglio personale gli suggeriva che aveva sopportato anche troppo i capricci di Kibum.
Sorseggiò il vino e si umetto le labbra alla ricerca delle ultime tracce di quel nettare rosso ed inebriante.
 
 
***
 
 
Kibum appoggiò la spazzola sul ripiano di marmo e guardò il suo riflesso nello specchio. I suoi capelli corvini erano morbidi e setosi, la pelle pallida riluceva sotto i riflessi delle candele che illuminavano neri pozzi di solitudine. Il principe si rannicchiò sullo sgabello foderato di velluto e i piedi leoni, abbracciandosi le gambe, poi sospirò lievemente.
Non riusciva a togliersi dalla testa quanto aveva udito quel pomeriggio e, in tutta sincerità, parte di lui non vi voleva nemmeno credere. La sua mente rifiutava con vemenze la verità che gli era stata gettata in faccia. Sino ad allora aveva solo sospettato che dietro alla taglia sulla testa di Jonghyun ci fosse Heechul, certo erano stati sospetti molto forti che lasciavano poco spazio ai dubbi, ma comunque non supportati da prove concrete. Tuttavia, quelle parole taglienti quanto la lama di un coltello già tinta di rosso l'avevano travolto come una violenta raffica di vento sul ciglio si un dirupo. Privandolo di qualunque via di fuga. Il terrore che aveva sempre provato per l’incolumità di Jonghyun, per quanto profondo e vivido, si era pian piano amalgamato con il resto dei sentimenti e delle emozioni che negli ultimi tempi avevano scosso la sua dolce quiete tra le braccia del più grande. Era stato come essere cullato, a lungo, dalle braccia calde e confortanti di Jonghyun in uno stato sognante di dormiveglia per poi essere, improvvisamente, riscosso con forza. Udire ogni cosa con le sue orecchie dalla bocca di Heechul, la stessa che soleva baciarlo ogni qual volta ne aveva l'occasione, era stato terribile. Era come vedere prendere forma un mostro immaginario.
Kibum si strinse le gambe al petto e tirò su col naso.
Jong, pensò.
L’amava così tanto. Negli ultimi giorni aveva allontanato il pensiero di lui, ma sapeva di star prendendo in giro sé stesso. Non poteva ignorare quell’invisibile filo che trascinava la sua anima verso le colline sino al fiume.
Affondò il viso tra le braccia intrecciate intorno alle ginocchia e represse dei singhiozzi.
Lui è al sicuro, pensò, non può lasciare il Rifugio, non deve, Jinki e Minho lo terranno lontano dai guai e anche Taemin.
Tutto sarebbe finito presto, era solo questione di tempo e lui doveva solo stringere i denti ancora un poco. Siwon era partito e i ribelli si sarebbero organizzati per raggiungere Soul ed entrare a palazzo. Doveva stare calmo e resistere, l’incubo sarebbe finito presto. Doveva.
Kibum non riusciva ad immagine che potesse finire male, non per imprudenza, semplicemente non voleva accarezzare nemmeno lontanamente quell’idea. Il solo pensiero gli faceva troppo male e troppa paura.
S’alzò dallo sgabello e si diresse verso la finestra, appoggiò i polpastrelli sul vetro indeciso se aprirla ed uscire sul balcone o rimanere relegato all’interno della sua stanza da notte. La prospettiva di annusare l’aria aperta sul balcone, che portava con sé la speranza sciocca ed infantile di poter respirare i suoi stessi profumi era una tentazione forte, ma quanto poteva essere rincuorante? Poteva crogiolarsi in un piacere ed in una speranza flebile torturandosi in quel modo? Però ne aveva bisogno, aveva bisogno di respirare il profumo di un amore che aveva messo radici profonde nel suo cuore invadendo ogni parte del suo essere.
Kibum deglutì e, titubante, lanciò uno sguardo fugace alla porta della sua stanza da letto che quella sera aveva volontariamente deciso di lasciare aperta. Non sapeva perché l'aveva fatto, o meglio, il suo subconscio lo sapeva bene. Era una mossa sciocca quanto disperata ma, ora come ora, Kibum sentiva di avere ben poche carte da giocare. Tutto ciò che poteva fare era distrarre Heechul sino alle battute finali. Fare in modo che il più grande non avesse occhi ed interesse che per lui. E dopo quanto aveva udito quel giorno, Kibum era molto determinato, spaventato sì, ma anche consapevole di essere ormai giunto ad un punto di non ritorno. Doveva mettere da parte tutto sé stesso per proteggere la persona che amava. Forse non sarebbe servito a nulla, forse era solo una soluzione disperata che si era imposto.
Ma per te io farei qualunque cosa.
I suoi occhi fissarono meditabondi la toppa della porta e la chiave ivi inserita. Poteva decidere di girarla ora, fare pochi passi e tenere anche per quella notte gli incubi e le ombre lontani, ma decise di rimanere immobile a fissarla. Non avrebbe fatto alcun passo verso di essa, poiché sarebbe equivalso a fare un passo indietro. Lui, ormai, era pronto ad affrontare la battaglia che, molto presto, avrebbe scosso le pareti marmoree del palazzo.
Per te e per un futuro di noi baratterei, ora, ogni parte del mio corpo, ogni centimetro della mia pelle ed ogni mio respiro. Mi basta la flebile speranza di salvarti. 
Strinse i pugni e distolse lo sguardo.
Io non ho paura, pensò, le bambole non hanno paura.
Aprì la finestra ed uscì sul balcone. Non appena i suoi piedi nudi sfiorarono il marmo rabbrividì e si strinse nelle spalle quando l’aria fresca e quasi pungente della notte scivolò sotto i suoi abiti sottili. L’argentea luce lunare bagnò la sua figura modellata dal morbido cotone semi trasparente della larga camicia che indossava e dai pantaloni lunghi sino al polpaccio, mentre i riflessi delle stelle si posavano sulla sua chioma corvina. Raggiunse la balaustra e vi posò le mani sottili lasciando spaziare lo sguardo all’orizzonte. Sotto di lui Soul era puntellata di luci, rosse e gialle come piccoli fuochi caldi e ristoratori, ma troppo lontani perché lui potesse goderne. Oltre le mura della città le colline tondeggianti si dispiegavano come un mare verdastro illuminato dai diamanti pungenti che rischiaravano il cielo, infine, all’orizzonte l’Han serpeggiava simile ad un filo d’argento, una cicatrice iridescente nella notte. Kibum alzò gli occhi al cielo bluastro e viola animato da fredde luci lontane ed un suo sospirò si fuse con la brezza piena del profumo dei ciliegi in fiore, portando con sé una nota nostalgica. Chissà se sarebbe scivolata tra le fronde degli alberi, rotolata lungo i declivi delle colline sino al fiume.
Il principe chiuse gli occhi e sospirò di nuovo, pregando tra sé che quel flebile canto raggiungesse Jonghyun per accarezzarlo e donargli un bacio leggero in quella notte dalle ombre profonde.
Si rese conto di non poter trovare conforto né nel passato, né nel presente. Poiché il passato era troppo luminoso ed il presente troppo tetro. Non poteva fare di quella luce meravigliosa un baluardo perché era troppo intensa, così intensa da ferire i suoi occhi ormai abituati all’oscurità. Allo stesso tempo in buio in cui era costretto a camminare, mettendo cautamente un piede davanti all’altro, era troppo profondo ed insondabile. Gli sembrava di essere giunto davanti ad una porta spessa e semi aperta, oltre la quale l’oscurità riluceva vivida, ma di non avere il coraggio di valicarla nonostante delle mani invisibili premessero sulle sue spalle. Era semplicemente in attesa.
Riaprì gli occhi ed abbassò lo sguardò sulle sue mani accorgendosi che stavano tremando. Come poteva essere ridotto in quello stato quando l’incubo non aveva ancora valicato i confini del reale, né lui aveva oltrepassato quella soglia scura?
La risposta giunse alle sue spalle in un posarsi umido e morbido sul suo collo e in un profumo troppo dolce che invase le sue narici. Delle mani scivolarono intorno ai suoi fianchi, cingendolo, mentre l’odore di pesche troppo mature si faceva più intenso. Tremò appena e, reprimendo un sorriso sarcastico, si domandò se fosse stato l’incubo a fare un passo verso di lui o viceversa o se, forse, semplicemente era stato fagocitato da quella porta lasciata volontariamente aperta.
-Cosa stai cercando nel cuore della notte? – domandò Heechul con una punta di divertimento.
Jonghyun, pensò Kibum, cercò la luce del suo sorriso, il calore dalla sua pelle, il suono della sua voce melodiosa nel vento. Cercò il mio amore come agogno l’aria per respirare e l’acqua per dissetarmi.
Ignorò la domanda del più grande.
-Immagino che tu non abbia bussato –, disse con estrema calma, stupendo sé stesso.
Pur rimanendo voltato percepì Heechul sorridere.
-L’ho fatto, ma non ho avuto risposta. –
Kibum si voltò verso il più grande, mentre questi continuava a cingergli i fianchi.
-E come sempre ti sei sentito libero d’entrare. –
Questa volta, Kibum vide il sorriso del più grande rilucere come zanne affilate nella notte. S’impose di non tremare e rimase rigido e freddo come un perfetto blocco di marmo. La sua stessa pelle era gelida ed il suo sguardo insondabile, duro come nera ossidiana.
-Devo avere il permesso per frequentare le stanze del mio promesso? –
La voce di Heechul risuonò ironica.
-Credevo avessimo già sostenuto questa conversazione. –
Heechul sogghignò e gli accarezzò il viso.
-Oggi ho avuto l’impressione che desiderassi passare del tempo con me, non è forse così? –
Kibum arricciò il naso.
-A cena, Chul, non pensi che ora sia tardi? –
Il principe di divincolò dall’abbraccio e, oltrepassate le tende che fluttuavano nella brezza della notte, rientrò in camera. La sensazione del tappeto morbido sotto i suoi piedi fu piacevole, ma rabbrividì. Si strinse le braccia al petto e lanciò un’occhiata dietro di lui.
Heechul, ritto in piedi, lo fissava tra il serio ed il divertito, gli occhi ambrati luccicanti e le labbra piene. Sembrava molto sicuro di sé, una tigre in pieno territorio di caccia che vede l’antilope incauta abbeverarsi alla sorgente, inconsapevole di ciò che si nasconde tra i cespugli o sotto il pelo dell’acqua apparentemente rigenerante.
-Allora dimmi: perché hai lasciato la porta aperta? –
Heechul prese il mento del più piccolo tra indice e pollice per guardarlo dritto negli occhi, poi si chinò su di lui.
-Voleva essere un invito, forse? – sussurrò all’orecchio del principe.
Tornò a fissare il più piccolo e Kibum tremò. Quegli occhi di pura lava liquida sembravano perforargli la carne, alla ricerca di una verità che non riusciva a cogliere ed in preda ad una brama intensa.
Heechul emise una ristata. -Stai tremando, Bummie? -
Kibum si umettò le labbra ed abbassò lo sguardo.
-Ho freddo -, mentì.
Heechul sorrise mellifluo. -Non dovresti tenere la finestra aperta. –
Il più grande chiuse la finestra ed i profumi della notte scomparvero insieme ad i suoni, racchiudendo, così, il principe in un spazio limitato il cui unico profumo era quello dolce e stucchevole di Heechul, le uniche luci quelle incandescenti che animavano il viso del più grande e gli unici suoni i passi felpati dell’altro sul tappeto.
Kibum si strinse nelle spalle e rabbrividì di nuovo quanto il più grande lo prese per le spalle costringendolo a voltarsi. Gli occhi scuri di Heechul lo sondarono liquidi.
Non vi fu bisogno di parole e tra loro bastò uno sguardo per rendere espliciti i desideri di Heechul. Lo voleva e lo voleva quella notte senza alcuna possibilità di contrattazione. Quella che fiammeggiava sul viso del più grande non era una richiesta, bensì l’imposizione del volere di chi, ormai, è giunto al limite. Tuttavia, Kibum lesse anche dell’altro. C’era un sospetto appena assopito in quelle iridi ambrate ed infuocate, il palpitare timido di una fiamma tra i carboni in attesa di un alito di vento per divampare. Una cosa che Kibum non poteva permettere che accadesse.
Non si fida di me, pensò il principe.
Kibum abbassò gli occhi e s’impose di resistere alla tentazione di stropicciarsi le mani, mordersi le labbra, piangere o fuggire. Aveva saputo fin dall’inizio che cosa avrebbe comportato tornare a Soul e portare avanti una recita per Heechul e, dopotutto, era sempre stato consapevole del fatto che andare a letto con lui rientrava nel pacchetto. Ma sperava che quel momento non giungesse…sino ad allora era stato più che fortunato.
-Che ne dici -, fece Heechul sollevandogli il mento con l’indice, - riprendiamo da dove eravamo rimasti la scorsa mattina o hai desideri particolari? –
Kibum si morse il labbro. Heechul non era lì solo per soddisfare un desiderio che lo tormentava da tempo, ma lo stava mettendo alla prova. Sospettava qualcosa o stava solo tastando il terreno…o giocando come si gioca con la preda prima di finirla? Qualunque fosse il motivo Kibum doveva estinguere quel sospetto indefinito.
Per te…per noi, anche se non posso più averti.
Il suo Amore era il mondo che non poteva più avere, il responsabile di ogni suo singolo respiro e dello scorrere del suo sangue. Senza di lui nulla aveva senso, tutto scorreva vuoto, insensato e privo di vita. Dunque, che Heechul prendesse pure ciò che desiderava, era disposto a dare tutto sé stesso pur di sapere Jonghyun al sicuro e lontano, molto lontano.
Qualunque cosa sarebbe accaduta di lì a poco tra le pareti di quella stanza, ormai, non aveva più importanza. Heechul poteva prendere ciò che voleva perché, in ogni caso, l’avrebbe afferrato a vuoto.
Io ho già dato tutto ciò che avevo a Jong. Non c’è nulla che tu mi possa portar via. Sono stato suo quando ero solo di me stesso e la mia anima è sua per sempre.
Heechul gli cinse i fianchi, possessivo, gli posò un bacio sulla fronte, gli prese il viso con una mano stringendogli le guance, lo sondò per qualche secondo e poi lo baciò. Le labbra del più grande si mossero umide sulle sue, insistenti e scomposte, mentre lo spingeva verso il letto a baldacchino.
Kibum si strinse alle spalle del più grande per non perdere l’equilibrio con la stessa forza con cui cercò di afferrare il suo coraggio, mentre la lingua dell’altro invadeva la sua bocca quasi soffocandolo. Ebbe l’impressione di cadere nel vuoto prima che il contatto con il materasso lo fece sobbalzare. Sopra di lui Heechul si staccò e Kibum alzò gli occhi incontrando quelli ambrati e languidi dell’altro. Il principe si sentì come la preda in balia delle fauci del predatore, tuttavia ciò che più lo spaventò fu la consapevolezza di essere stanco di persistere in quella fuga disperata il cui esito era già stato preannunciato. Lo sguardo di Heechul era sempre più simile a quello di una tigre a strisce che, silenziosa, si nasconde tra le fronde di un’ombrosa foresta prima dell’assalto.
Heechul ansimò come se avesse appena concluso una lunga corsa e si umettò le labbra con la punta della lingua. Accarezzò il viso di Kibum lentamente per poi sfiorargli le labbra a cuore. Il suo dolce micetto era così bello ed indifeso, le gote rosate e gli occhietti felini che cercavano di fuggire da lui, mentre le mani sottili stropicciavano il cuscino ai lati del capo. Kibum era splendido ed era suo. Sorrise soddisfatto animato da una punta d’orgoglio, poi accarezzò di nuovo il viso del più piccolo costringendolo, gentilmente, a guardarlo. Gli occhietti felini del più piccolo erano nere perle luminose e lo fissavano come una preda braccata. Heechul sogghignò tra sé e la sua eccitazione aumentò. Da quanto sognava quel momento?
-Rilassati –, sussurrò Heechul a fior di labbra. –Hai paura? -
-No, solo…-
Heechul inarcò un sopracciglio. – Solo? –
-Mi cogli impreparato – disse Kibum tutto d’un fiato.
-Che tenerezza. Non devi aver paura, Bummie, tu sei mio e io sarò gentile con te. -
Kibum deglutì e si morse il labbro inferiore, mentre le sue mani stropicciavano le spalle dell’altro. Dalle sue labbra fuoriuscì un sospirò rassegnato. Davvero lo sarebbe stato, gentile, poteva credergli? Forse no, ma non era forse l’unica speranza in cui poteva confidare?
-Lo prometti? –
La sua voce tremò, ma guardò il più grande negli occhi, poi arrossì. Sembrava la supplica dell’antilope disperata tra gli artigli della tigre. Divorami senza farmi sanguinare.
-Te lo prometto -, gli sussurrò Heechul all’orecchio.
Heechul sfiorò una guancia ed il collo del più piccolo con la punta del naso e chiuse gli occhi. Il profumo dolce di Kibum gli inebriò i sensi, scuotendo il suo corpo in un brivido caldo. Le sue mani corsero ai fianchi dell’altro massaggiandoli piano per abituarlo al suo tocco ed abituare sé stesso alla consistenza reale di quel corpo caldo e perfetto sotto di lui. Heechul riaprì gli occhi per guardare quelli magnetici del principe e sorrise. Dunque, dopo tanto attendere, Kibum stava per essere suo. Una succosa caramella pronta ad esserne scartata. Heechul si umettò le labbra e fissò, voglioso, il viso titubante del principe e le sue labbra semi dischiuse che accarezzò con la punta del pollice.
-Baciami -, gli ordinò.
Kibum annuì, allungò il collo, affondò le mani tremanti nei capelli castani di Heechul e lo baciò.
Subito, il più grande prese il controllo, dapprima lentamente poi con maggior foga. Heechul s’adagiò sul più piccolo e fece scivolare le mani sotto gli abiti di Kibum per accarezzargli lo stomaco, la schiena, i glutei e le cosce, liberando poi, con lentezza passionale, entrambi degli abiti.
Il contatto con la pelle nuda del più grande fu stordente per Kibum ed una miriade di sensazioni lo invase. In breve, le mani e le labbra di Heechul furono ovunque, sfioravano, modellavano, baciavano, mordevano e graffiavano, ma in esse non vi era alcuna dolcezza, solo un desiderio bruciate che chiedeva di essere soddisfatto dopo un’attesa che l’aveva torturato sia fisicamente che mentalmente. Saggiavano con tatto caldo e umido ogni centimetro della sua pelle. C’era gentilezza, sì, ma non c’era amore. Kibum strizzò gli occhi e si morse il labbro inferiore per impedire a sé stesso di ansimare perché, per quanto la sua mente rifiutasse con disgusto ciò che stava accadendo, il suo corpo non poteva fare a meno di esserne stimolato. Strinse il cuscino ai lati del capo e si morse il labbro con più forza, facendolo sanguinare. La lingua del più grande invase la sua bocca portando con sé il suo sapore stucchevole ora misto a quello del sangue.
Heechul fece scivolare una mano sotto la schiena di Kibum, gli sfiorò i glutei ed afferrò i suoi fianchi. Lo baciò sul collo tirandogli appena la pelle ed entrò nel corpo del principe con un sospiro di pura estasi.
Kibum mugugnò, inarcò la schiena, artigliò d’istinto le spalle di Heechul e gli morse il collo per soffocare un lamento. Strinse le gambe intorno al bacino del più grande, mentre questi lo baciava con foga sussurrandogli frasi e parole inconsulte, frammezzate da sospiri appagati.
-Dimmi che sei mio -, disse Heechul, ansimante.
-Sono tuo. -
Era tutto così strano ed irrimediabilmente sbagliato, fuori posto come la tessera di un puzzle che, con forza, tenta di farsi in strada in uno spazio che non le appartiene. Con Jong aveva sempre percepito solo amore e dolcezza ed era sempre stata una danza perfetta tra anime la cui unione aveva il potere di rigenerare entrambi. Quello che invece, ora, stava accadendo tra lui ed Heechul era molto diverso, era solo la danza incontrollata di due corpi tra lenzuola impregnate dall’odore della cenere sul campo di battaglia.  Tra le mani di Heechul, Kibum aveva la sensazione di disfarsi come un tronco annerito.
Ormai per Kibum la paura era passata in secondo piano, era in balia di un incendio che sin dalla prima scintilla si era preannunciato incontrollabile e, ora, ciò che davvero lo turbava era il disgusto. Odiava sé stesso per essersi concesso al più grande, pur sapendo di avere poche alternative, odiava il suo corpo che non poteva fare a meno di provare piacere, così come odiava le sue labbra, da altri giudicate tanto perfette, per la loro incapacità di trattenere sospiri ed ansiti appagati ed odiava quella recita patetica che doveva portare avanti anche tra le lenzuola, rispondendo ai tocchi di Heechul, assecondando i suoi movimenti ed i suoi desideri. Nelle mani dell’altro di sentiva una bambola, quella stessa bambola tanto fredda e perfetta che si era costruito a mo’ di maschera e che ora si stava spezzando sotto le spinte di Heechul. Era una follia insostenibile e decise di sparire negli angoli più reconditi della sua mente. Ebbe appena il tempo di udire un suo ultimo verso di piacere fondersi con quello del più grande, poi sprofondò nella sua bolla.
 
 
Salve XD Spero siate ancora tutti vivi…ma soprattutto agonizzanti
 
Image and video hosting by TinyPic Al di là della situazione disperata spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^
 
Vi chiedo gentilmente di dedicare due minuti del vostro tempo per lasciarmi un commentino ^^, per me la vostra opinione è sempre importante ed ora che ci avviciniamo alla fine ho maggiormente bisogno del vostro sostegno per essere carica al massimo!
 
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Alla prossima!
 
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