Fanfic su attori > Ryan Reynolds
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Autore: bebe    27/06/2017    1 recensioni
Una ragazza ricca, figlia unica di un famoso produttore, fidanzata con il rampollo di un'altra agiata famiglia californiana, ovviamente approvato dal padre, incontra un attore più grande di lei, con un intenso passato sentimentale e se ne innamora. ricambiata. Ma riuscirà il loro sentimento a resistere alle malelingue, ai pettegolezzi, ed all'ostilità del padre di lei?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Zia….se devi chiedermi qualcosa, chiedi e basta…” disse divertita Victoria a sua zia Charlotte.

L’aveva raggiunta nella sede della Fondazione, per rivedere insieme alcune scartoffie. Ma da subito sua zia le era sembrata distratta, era come se non la ascoltasse veramente; la osservava, annuiva distrattamente, ma pareva persa in altri pensieri.

La donna sorrise.

“No, io….non devo chiederti nulla…” rispose, ma in maniera assai poco convincente, tanto che la nipote la guardò, per niente persuasa, inarcando un sopracciglio.

“Va bene…hai ragione! Sei davvero come tua madre…non ti sfugge niente…” osservò sua zia, scuotendo la testa e sfilandosi gli occhiali.

“E’ solo che…mi stavo chiedendo cosa avessi intenzione di fare col matrimonio…” ammise infine, dando voce ai suoi pensieri.

Victoria sbuffò.

“Siete fidanzati ufficialmente da quattro mesi…” rimarcò ancora.

“Appunto…! Quattro mesi, non quattro anni….” Ribattà la ragazza “….perchè vi comportate tutti come se organizzare il matrimonio fosse questione di vita o di morte?” aggiunse, poggiando la schiena contro lo schienale della sedia.

“Non ho, anzi, non abbiamo nessuna fretta! Non c’è un termine al fidanzamento….e….Josh ed io vogliamo prendercela comoda…che fretta c’è?” disse ancora.

“Oh nessuna fretta….è vero…non dovete per forza sposarvi entro un tot di mesi dal fidanzamento, ma…tesoro, devo dirtelo….non sembri entusiasta come una futura sposa dovrebbe essere…” le fece notare sua zia, posando una mano sulla sua con fare materno. Era sua nipote, la figlia di sua sorella e per lei, divorziata e senza figli, era come una figlia sua, e non riusciva a non preoccuparsi per lei.

 “Non è vero…” disse Victoria, stirando un sorriso.

 “Sono contenta….ma sai che non sono il tipo che ha sempre sognato il matrimonio e…boh, tutta questa cosa mi mette solo ansia. Non amo le cose sfarzose, in grande…e invece so che è quello che tutti si aspettano e…la cosa mi mette pressione…papà ci tiene, sai com’è fatto…si aspetta che siano nozze quasi regali e…la madre di Josh…” rimarcò con una smorfia “….vorrà mettere il becco su tutto! Dai centrotavola alla torta…” aggiunse.

“E tu invece cosa vorresti?” le chiese la zia.

“Vorrei una cerimonia intima e semplice…solo pochi invitati….magari sulla spiaggia…senza sfarzo, senza troppe tarantelle…” rise.

“Allora credo che dovresti parlarne con Josh…lui ti adora. Farebbe di tutto per te…e sono certa che non avrà niente in contrario se ridimensionerete la cerimonia…mal che vada, prendete e scappate….poi me la vedrò io con tuo padre…” sorrise sua zia.

“Hai ragione…gliene parlerò il prima possibile! Ma adesso è meglio che finiamo di compilare questi moduli…altrimenti non ne usciremo mai!” aggiunse la ragazza.

Le due si rimisero di buona lena al lavoro, poi pranzarono insieme e Victoria rientrò a casa solo nel tardo pomeriggio. Era stanca, pensierosa, aveva solo voglia di farsi un bel bagno, e di andare a dormire, ma la villa era in fermento. Il personale di servizio correva avanti e indietro. Non solo, c’era un via vai di furgoncini di una ditta di catering, di fioristi che sistemavano composizioni floreali in ogni angolo.

“Oh tesoro…eccoti, finalmente!” esclamò suo padre, vedendola arrivare.

“Iniziavo a preoccuparmi…” aggiunse, andandole incontro per salutarla.

“Ciao papà….scusa, zia Charlotte ed io avevamo un po’ di arretrati in fondazione…ma…ma che succede?” gli chiese, guardandosi intorno.

“Come che succede?” rimarcò suo padre osservandola “…la festa…la festa che organizzo ogni anno prima che inizi la stagione delle premiazioni….” Continuò “….te ne sei scordata…” aggiunse, ma più che una domanda, era un’affermazione.

“Oddio…si, la festa…è vero…me l’ero anche segnata….ma me n’ero dimenticata…” rispose lei, sospirando.

“E….devo proprio esserci? E’ stata una lunga giornata….” Disse ancora, tentando di persuadere il padre a dispensarla da quell’impegno mondano, con tanto di occhioni alla gatto di Shrek.

“Ma tesoro…sai che ci tengo! Cosa sarebbe una festa qui senza la mia principessa? Prendila come una prova generale del matrimonio….sai, finti sorrisi, finto interesse a discorsi noiosi…” aggiunse divertito.

Alla fine, lei annuì e senza insistere oltre, perché sarebbe stato inutile, salì per farsi una doccia e prepararsi. Non voleva deludere il padre, anche se non moriva dalla voglia di fare la bella statuina. Si era dovuta sorbire quelle feste per anni, ed iniziava ad esserne stanca.  Ci sarebbe stato sicuramente anche Josh, il che significava dover rispondere alle solite e scontate domande curiose sul fidanzamento, sul matrimonio, sul perché non avessero ancora fissato una data, etc etc…le veniva l’emicrania solo a pensarci.

Il lato positivo era che avrebbe partecipato anche Skyler, così avrebbe avuto una spalla con cui commentare le mise assurde di alcune invitate e con cui scappare in caso di noia.

Dopo una rilassante doccia, Victoria si vestì, indossando un abito rosso, aderente sul corpetto e che si apriva in una nuvola scarlatta dalla vita in giù. Infilò dei sandali dorati, dai tacchi vertiginosi, che le avrebbero fatto rimpiangere le ballerine nel giro di un’ora, si truccò con cura ed acconciò i capelli in un semi raccolto che lasciava cadere morbide onde sulle sue spalle.

Alle ore 20 i primi invitati iniziavano ad arrivare, e la villa a riempirsi di musica e chiacchiere. I camerieri giravano per le sale della villa, offrendo champagne in flutes di cristallo su vassoi di argento splendente. Tutti sembravano divertirsi o forse fingevano di farlo. Essendo cresciuta in quell’ambiente, Victoria aveva imparato presto che molto spesso gli attori, attrici e chiunque gravitasse in quel dorato mondo del cinema, mostrava la propria maschera migliore, e che la vera natura di certi personaggi era molto meno sfavillante e genuina di quanto si pensasse.

Come da copione, in qualità di padrona di casa, Victoria faceva buon viso a cattivo gioco, sorrideva, conversava con gli ospiti.  Ed altrettanto prevedibilmente, dopo un’ora era già stanca di quei teatrini e si rifugiò in terrazza, allontanandosi dal salone principale. L’aria fresca le solleticava piacevolmente le narici, e già si sentiva più leggera e libera lontana dal chiasso della festa.

Poco dopo sentì dei passi, e si voltò di scatto. Josh la stava raggiungendo con un flute di champagne.

“Che fai qui tutta sola? Sei già stanca…?” le chiese avvicinandosi.

“Si….tutte quelle chiacchiere …mi scoppiavano i timpani…” rispose, guardando in direzione delle sala.

“Perché non ce ne andiamo? Prendiamo una bottiglia magari e andiamo via…” aggiunse, allacciandogli le braccia al collo.

“Sei la padrona di casa….non sarebbe educato!” le fece notare lui, che sapeva sempre come smorzare il suo entusiasmo.

Lei sbuffò e lo sciolse dal suo abbraccio, poggiandosi al parapetto di marmo della terrazza.

“Amore…so che non ami queste occasioni mondane, queste feste, ma…fa parte del gioco…” riprese a dire lui, accarezzandole un braccio.

“Almeno resisti un’altra oretta…poi ce ne andiamo, promesso…” aggiunse, più conciliante, dandole un bacio sulla tempia.

“Certo,  spero non vorrai scappare anche nel bel mezzo del nostro matrimonio….” Disse ancora.

“Bè, l’importante è che non scappi prima, giusto?” rimarcò lei ridendo.

“Touchè….” Esclamò il ragazzo.

“Senti Josh…..a proposito del matrimonio…” riprese a dire, voltandosi verso di lui “…..io ci ho pensato molto e vorrei una cerimonia intima, raccolta…solo per noi, i familiari stretti e pochissimi amici…magari sulla spiaggia oppure potremmo anche scappare…andare via, e tornare sposati!” gli disse finalmente, dando voce ai suoi pensieri.

“Aspetta aspetta…frena…” intervenne lui “….Davvero vorresti andartene? Scappare come fossimo due ladri e tagliar fuori le famiglie? Eddai Vicky….sarà il giorno più bello della nostra vita….e poi, facciamo parte di due famiglie in vista, abbiamo degli obblighi….non possiamo semplicemente prendere e scappare….” Osservò, con quel tono di condiscendenza quasi paternalistico che la irritava da morire. La faceva sentire una bambina stupida ogni volta che non condivideva le sue idee.

Lei sbuffò, voltandosi a guardare il panorama di Los Angeles by night.

“E’ il nostro matrimonio…dovremmo fare quello che vogliamo, senza badare a stupidi formalismi ed etichette…non siamo mica una famiglia reale…” sbottò.

“Non in senso stretto, ma è come se lo fossimo….la gente si aspetta certe cose da noi…e poi mia madre mi fucilerebbe se scappassi….anzi, a proposito….chiamala nei prossimi giorni, così magari iniziate a vedere insieme la lista degli invitati….cerca di fargliela sfrondare, penso abbia incluso anche le mie maestre delle elementari…” aggiunse divertito.

Lei lo guardò stranita. Cosa ci fosse di divertente, non riusciva proprio a capirlo, e stava per rispondergli, ma il suo fidanzato fu provvidenzialmente richiamato dentro da un suo conoscente.

Victoria era ancora piuttosto irritata, pensierosa, e rimase lì fuori, cercando di schiarirsi le idee.

“Wow…sei sempre così remissiva o è effetto dello champagne?” sentì dire dal nulla quasi, tanto che si voltò di scatto.

Non sembrava esserci nessuno, ma dopo pochi istanti, vide una figura stagliarsi nella penombra, in fondo al terrazzo, dove c’era una sorta di paravento costituito da alte piante sempreverdi.

Non riusciva a capire chi fosse, ne intravedeva la stazza però. Era alto, spalle ben piazzate, quasi da nuotatore. La voce non le sembrava familiare, iniziò a pensare che magari fosse uno del catering, che si era stancato ed era scappato in terrazza.

“Come prego? Molto comodo criticare qualcuno restando nascosti….almeno fatti vedere…” disse lei, per nulla intimorita, ma quasi scocciata da quella critica così esplicita da parte di chi poi?

Le sembrò di sentire l’uomo sorridere e pochi istanti dopo la sua richiesta, finalmente, si palesò.

Era in effetti molto alto, ed era innegabilmente un bel tipo. Capelli corti, castani, barbetta curata, occhi castani penetranti,  fasciato in un completo scuro, probabilmente Armani o Boss, con la cravatta allentata. Dopo qualche istante di incertezza lo riconobbe. Era un attore, anche se le sfuggiva il nome. Ma ricordava con chiarezza di averlo visto nei panni di un super eroe con una tutina aderente rossa. Non era un’amante del genere, pensava che di film con super eroi vari ne fossero stati girati fin troppi.

“Non ti hanno insegnato che non è educato origliare?” riprese a dire lei, incrociando le braccia al petto,  dopo averlo osservato attentamente ma anche rapidamente, per non dargli troppa confidenza.

“Si, me l’hanno insegnato…ma ero qui prima che arrivassi tu…e quando poi quel tizio tutto ingessato, che da quel che ho inteso è anche il tuo fidanzato, è arrivato, mi è sembrato ancora meno educato interrompervi….così ho deciso di aspettare che ve ne andaste, sperando che  uno dei due non fosse preso da strane voglie e non decidesse di rischiare con del sesso selvaggio all’aperto…possibilità che ho scartato appena ho sentito parlare il tuo bello…..era più preso a farti la predica che a realizzare quanto ti dona questo vestito rosso…” rimarcò, con una faccia di bronzo clamorosa, per poi bere un sorso dal bicchiere che aveva in mano.

Victoria era sempre più perplessa ed irritata. Ma come si permetteva? Nemmeno sapeva chi fosse, il che poteva significare solo una cosa, che come attore non fosse granchè o se lo sarebbe ricordata, era lì ospite a casa sua e si permetteva di dare certi giudizi, senza conoscerla.

“Ma…si può sapere chi diavolo ti ha invitato?” borbottò.

“Vuoi davvero sposarlo quel broccolo?” riprese a dire lui, non curandosi della sua domanda né del suo evidente disappunto.

“Non credo siano affari tuoi…” gli fece notare seria.

“Lo so, è vero…ma siccome sono più grande di te di almeno 10 anni ad occhio e croce, accetta un consiglio spassionato…” continuò, facendo qualche passo verso di lei “…..se cedi le armi adesso, è la fine…se ti dice cosa fare ora che siete solo fidanzati e se non ha le palle per mettersi contro la madre e per fregarsene di quello che pensano i parenti, la gente, i muri, e scappare con la sua fidanzata per renderla felice, allora potrà solo peggiorare una volta che ti avrà messo la fede al dito.  Sii furba….e scappa da quel cretino prima che sia tardi…o ti sveglierai una mattina e ti sentirai in gabbia e allora sarà tardi per rimediare…” aggiunse serio ed in quell’istante la maschera sarcastica e spavalda di poco prima era svanita, e Victoria aveva la sensazione che stesse parlando di sé.

E nonostante la seccasse quel ficcanasare da parte di questo tizio, era colpita dalle sue parole e non riusciva a trovare nulla di sbagliato in quello che aveva detto.

“Ah…Ryan…..eccoti qui! Finalmente…”  disse una voce femminile, con lieve tono di rimprovero, che apparteneva ad una donna bionda fasciata in un abito dorato.  Li raggiunse, abbozzando un sorriso con Victoria, per poi avvicinarsi all’uomo.

“Ti cerco da mezz’ora almeno….dai, torna dentro….siamo ad una festa…smetti di fare l’asociale….” Gli disse, sistemandogli la cravatta e stringendo appena il nodo per ricomporlo, cosa che strappò una smorfia di disappunto all’uomo.

“Così mi strozzi..” borbottò “….arrivo, ok? Ora rientro…intanto vai….” Aggiunse, e sembrava impaziente di liberarsi della donna, ma molto meno di tornare alla festa.

Da come si comportavano, e dalle fedi ai loro anulari, era evidente che fossero marito e moglie e lei era davvero bella. Alta, bionda, formosa nei punti giusti, sembrava molto solare e spontanea.

L’uomo rimasse immobile qualche istante, poi finì di bere il contenuto del suo bicchiere tutto d’un sorso e fece per tornare in sala.

“Mi sa che qualcuno predica bene e razzola male…” disse Victoria, prendendolo in contropiede, visto che si bloccò e, restando di spalle, voltò appena il capo come in una muta domanda.

“Anche tu mi sembri piuttosto remissivo….è effetto dello scotch o di qualunque cosa avessi nel bicchiere?” rimarcò.

Lui accennò un sorriso divertito, e poi tornò dentro e sparì come risucchiato in quella folla di invitati.

 

 

 

 

  
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