“Zia….se devi
chiedermi qualcosa, chiedi e basta…” disse
divertita Victoria a sua zia Charlotte.
L’aveva raggiunta nella
sede della Fondazione, per rivedere
insieme alcune scartoffie. Ma da subito sua zia le era sembrata
distratta, era
come se non la ascoltasse veramente; la osservava, annuiva
distrattamente, ma
pareva persa in altri pensieri.
La donna sorrise.
“No, io….non
devo chiederti nulla…” rispose, ma in maniera
assai poco convincente, tanto che la nipote la guardò, per
niente persuasa,
inarcando un sopracciglio.
“Va bene…hai
ragione! Sei davvero come tua madre…non ti
sfugge niente…” osservò sua zia,
scuotendo la testa e sfilandosi gli occhiali.
“E’ solo
che…mi stavo chiedendo cosa avessi intenzione di
fare col matrimonio…” ammise infine, dando voce ai
suoi pensieri.
Victoria sbuffò.
“Siete fidanzati
ufficialmente da quattro mesi…” rimarcò
ancora.
“Appunto…!
Quattro mesi, non quattro anni….”
Ribattà la
ragazza “….perchè vi comportate tutti
come se organizzare il matrimonio fosse
questione di vita o di morte?” aggiunse, poggiando la schiena
contro lo
schienale della sedia.
“Non ho, anzi, non abbiamo
nessuna fretta! Non c’è un
termine al fidanzamento….e….Josh ed io vogliamo
prendercela comoda…che fretta
c’è?” disse ancora.
“Oh nessuna
fretta….è vero…non dovete per forza
sposarvi
entro un tot di mesi dal fidanzamento, ma…tesoro, devo
dirtelo….non sembri
entusiasta come una futura sposa dovrebbe essere…”
le fece notare sua zia,
posando una mano sulla sua con fare materno. Era sua nipote, la figlia
di sua sorella
e per lei, divorziata e senza figli, era come una figlia sua, e non
riusciva a
non preoccuparsi per lei.
“Non
è vero…” disse
Victoria, stirando un sorriso.
“Sono
contenta….ma
sai che non sono il tipo che ha sempre sognato il matrimonio
e…boh, tutta
questa cosa mi mette solo ansia. Non amo le cose sfarzose, in
grande…e invece
so che è quello che tutti si aspettano e…la cosa
mi mette pressione…papà ci
tiene, sai com’è fatto…si aspetta che
siano nozze quasi regali e…la madre di
Josh…” rimarcò con una smorfia
“….vorrà mettere il becco su tutto! Dai
centrotavola alla torta…” aggiunse.
“E tu invece cosa
vorresti?” le chiese la zia.
“Vorrei una cerimonia
intima e semplice…solo pochi
invitati….magari sulla spiaggia…senza sfarzo,
senza troppe tarantelle…” rise.
“Allora credo che dovresti
parlarne con Josh…lui ti adora.
Farebbe di tutto per te…e sono certa che non avrà
niente in contrario se
ridimensionerete la cerimonia…mal che vada, prendete e
scappate….poi me la
vedrò io con tuo padre…” sorrise sua
zia.
“Hai
ragione…gliene parlerò il prima possibile! Ma
adesso è
meglio che finiamo di compilare questi moduli…altrimenti non
ne usciremo mai!”
aggiunse la ragazza.
Le due si rimisero di buona lena al
lavoro, poi pranzarono
insieme e Victoria rientrò a casa solo nel tardo pomeriggio.
Era stanca,
pensierosa, aveva solo voglia di farsi un bel bagno, e di andare a
dormire, ma
la villa era in fermento. Il personale di servizio correva avanti e
indietro.
Non solo, c’era un via vai di furgoncini di una ditta di
catering, di fioristi
che sistemavano composizioni floreali in ogni angolo.
“Oh
tesoro…eccoti, finalmente!” esclamò suo
padre, vedendola
arrivare.
“Iniziavo a
preoccuparmi…” aggiunse, andandole incontro per
salutarla.
“Ciao
papà….scusa, zia Charlotte ed io avevamo un
po’ di
arretrati in fondazione…ma…ma che
succede?” gli chiese, guardandosi intorno.
“Come che
succede?” rimarcò suo padre osservandola
“…la
festa…la festa che organizzo ogni anno prima che inizi la
stagione delle
premiazioni….” Continuò
“….te ne sei scordata…”
aggiunse, ma più che una
domanda, era un’affermazione.
“Oddio…si, la
festa…è vero…me l’ero anche
segnata….ma me
n’ero dimenticata…” rispose lei,
sospirando.
“E….devo proprio
esserci? E’ stata una lunga giornata….”
Disse ancora, tentando di persuadere il padre a dispensarla da
quell’impegno
mondano, con tanto di occhioni alla gatto di Shrek.
“Ma tesoro…sai
che ci tengo! Cosa sarebbe una festa qui
senza la mia principessa? Prendila come una prova generale del
matrimonio….sai,
finti sorrisi, finto interesse a discorsi noiosi…”
aggiunse divertito.
Alla fine, lei annuì e
senza insistere oltre, perché sarebbe
stato inutile, salì per farsi una doccia e prepararsi. Non
voleva deludere il
padre, anche se non moriva dalla voglia di fare la bella statuina. Si
era
dovuta sorbire quelle feste per anni, ed iniziava ad esserne stanca. Ci sarebbe stato
sicuramente anche Josh, il
che significava dover rispondere alle solite e scontate domande curiose
sul
fidanzamento, sul matrimonio, sul perché non avessero ancora
fissato una data,
etc etc…le veniva l’emicrania solo a pensarci.
Il lato positivo era che avrebbe
partecipato anche Skyler,
così avrebbe avuto una spalla con cui commentare le mise
assurde di alcune
invitate e con cui scappare in caso di noia.
Dopo una rilassante doccia, Victoria
si vestì, indossando un
abito rosso, aderente sul corpetto e che si apriva in una nuvola
scarlatta
dalla vita in giù. Infilò dei sandali dorati, dai
tacchi vertiginosi, che le
avrebbero fatto rimpiangere le ballerine nel giro di un’ora,
si truccò con cura
ed acconciò i capelli in un semi raccolto che lasciava
cadere morbide onde
sulle sue spalle.
Alle ore 20 i primi invitati
iniziavano ad arrivare, e la
villa a riempirsi di musica e chiacchiere. I camerieri giravano per le
sale
della villa, offrendo champagne in flutes di cristallo su vassoi di
argento
splendente. Tutti sembravano divertirsi o forse fingevano di farlo.
Essendo
cresciuta in quell’ambiente, Victoria aveva imparato presto
che molto spesso gli
attori, attrici e chiunque gravitasse in quel dorato mondo del cinema,
mostrava
la propria maschera migliore, e che la vera natura di certi personaggi
era
molto meno sfavillante e genuina di quanto si pensasse.
Come da copione, in
qualità di padrona di casa, Victoria
faceva buon viso a cattivo gioco, sorrideva, conversava con gli ospiti. Ed altrettanto
prevedibilmente, dopo un’ora
era già stanca di quei teatrini e si rifugiò in
terrazza, allontanandosi dal
salone principale. L’aria fresca le solleticava piacevolmente
le narici, e già
si sentiva più leggera e libera lontana dal chiasso della
festa.
Poco dopo sentì dei passi,
e si voltò di scatto. Josh la
stava raggiungendo con un flute di champagne.
“Che fai qui tutta sola?
Sei già stanca…?” le chiese
avvicinandosi.
“Si….tutte
quelle chiacchiere …mi scoppiavano i
timpani…”
rispose, guardando in direzione delle sala.
“Perché non ce
ne andiamo? Prendiamo una bottiglia magari e
andiamo via…” aggiunse, allacciandogli le braccia
al collo.
“Sei la padrona di
casa….non sarebbe educato!” le fece notare
lui, che sapeva sempre come smorzare il suo entusiasmo.
Lei sbuffò e lo sciolse
dal suo abbraccio, poggiandosi al
parapetto di marmo della terrazza.
“Amore…so che
non ami queste occasioni mondane, queste
feste, ma…fa parte del gioco…” riprese
a dire lui, accarezzandole un braccio.
“Almeno resisti
un’altra oretta…poi ce ne andiamo,
promesso…” aggiunse, più conciliante,
dandole un bacio sulla tempia.
“Certo,
spero non
vorrai scappare anche nel bel mezzo del nostro
matrimonio….” Disse ancora.
“Bè,
l’importante è che non scappi prima,
giusto?” rimarcò
lei ridendo.
“Touchè….”
Esclamò il ragazzo.
“Senti Josh…..a
proposito del matrimonio…” riprese a dire,
voltandosi verso di lui “…..io ci ho pensato molto
e vorrei una cerimonia
intima, raccolta…solo per noi, i familiari stretti e
pochissimi amici…magari
sulla spiaggia oppure potremmo anche scappare…andare via, e
tornare sposati!”
gli disse finalmente, dando voce ai suoi pensieri.
“Aspetta
aspetta…frena…” intervenne lui
“….Davvero vorresti
andartene? Scappare come fossimo due ladri e tagliar fuori le famiglie?
Eddai
Vicky….sarà il giorno più bello della
nostra vita….e poi, facciamo parte di due
famiglie in vista, abbiamo degli obblighi….non possiamo
semplicemente prendere
e scappare….” Osservò, con quel tono di
condiscendenza quasi paternalistico che
la irritava da morire. La faceva sentire una bambina stupida ogni volta
che non
condivideva le sue idee.
Lei sbuffò, voltandosi a
guardare il panorama di Los Angeles
by night.
“E’ il nostro
matrimonio…dovremmo fare quello che vogliamo,
senza badare a stupidi formalismi ed etichette…non siamo
mica una famiglia
reale…” sbottò.
“Non in senso stretto, ma
è come se lo fossimo….la gente si
aspetta certe cose da noi…e poi mia madre mi fucilerebbe se
scappassi….anzi, a
proposito….chiamala nei prossimi giorni, così
magari iniziate a vedere insieme
la lista degli invitati….cerca di fargliela sfrondare, penso
abbia incluso
anche le mie maestre delle elementari…” aggiunse
divertito.
Lei lo guardò stranita.
Cosa ci fosse di divertente, non
riusciva proprio a capirlo, e stava per rispondergli, ma il suo
fidanzato fu
provvidenzialmente richiamato dentro da un suo conoscente.
Victoria era ancora piuttosto
irritata, pensierosa, e rimase
lì fuori, cercando di schiarirsi le idee.
“Wow…sei sempre
così remissiva o è effetto dello
champagne?”
sentì dire dal nulla quasi, tanto che si voltò di
scatto.
Non sembrava esserci nessuno, ma dopo
pochi istanti, vide
una figura stagliarsi nella penombra, in fondo al terrazzo, dove
c’era una
sorta di paravento costituito da alte piante sempreverdi.
Non riusciva a capire chi fosse, ne
intravedeva la stazza
però. Era alto, spalle ben piazzate, quasi da nuotatore. La
voce non le
sembrava familiare, iniziò a pensare che magari fosse uno
del catering, che si
era stancato ed era scappato in terrazza.
“Come prego? Molto comodo
criticare qualcuno restando
nascosti….almeno fatti vedere…” disse
lei, per nulla intimorita, ma quasi
scocciata da quella critica così esplicita da parte di chi
poi?
Le sembrò di sentire
l’uomo sorridere e pochi istanti dopo
la sua richiesta, finalmente, si palesò.
Era in effetti molto alto, ed era
innegabilmente un bel
tipo. Capelli corti, castani, barbetta curata, occhi castani
penetranti, fasciato
in un completo scuro, probabilmente Armani
o Boss, con la cravatta allentata. Dopo qualche istante di incertezza
lo
riconobbe. Era un attore, anche se le sfuggiva il nome. Ma ricordava
con
chiarezza di averlo visto nei panni di un super eroe con una tutina
aderente
rossa. Non era un’amante del genere, pensava che di film con
super eroi vari ne
fossero stati girati fin troppi.
“Non ti hanno insegnato che
non è educato origliare?”
riprese a dire lei, incrociando le braccia al petto, dopo
averlo osservato attentamente ma anche
rapidamente, per non dargli troppa confidenza.
“Si, me l’hanno
insegnato…ma ero qui prima che arrivassi
tu…e quando poi quel tizio tutto ingessato, che da quel che
ho inteso è anche
il tuo fidanzato, è arrivato, mi è sembrato
ancora meno educato
interrompervi….così ho deciso di aspettare che ve
ne andaste, sperando che uno
dei due non fosse preso da strane voglie e
non decidesse di rischiare con del sesso selvaggio
all’aperto…possibilità che
ho scartato appena ho sentito parlare il tuo bello…..era
più preso a farti la
predica che a realizzare quanto ti dona questo vestito
rosso…” rimarcò, con una
faccia di bronzo clamorosa, per poi bere un sorso dal bicchiere che
aveva in
mano.
Victoria era sempre più
perplessa ed irritata. Ma come si permetteva?
Nemmeno sapeva chi fosse, il che poteva significare solo una cosa, che
come
attore non fosse granchè o se lo sarebbe ricordata, era
lì ospite a casa sua e
si permetteva di dare certi giudizi, senza conoscerla.
“Ma…si
può sapere chi diavolo ti ha invitato?”
borbottò.
“Vuoi davvero sposarlo quel
broccolo?” riprese a dire lui,
non curandosi della sua domanda né del suo evidente
disappunto.
“Non credo siano affari
tuoi…” gli fece notare seria.
“Lo so, è
vero…ma siccome sono più grande di te di almeno
10
anni ad occhio e croce, accetta un consiglio
spassionato…” continuò, facendo
qualche passo verso di lei “…..se cedi le armi
adesso, è la fine…se ti dice
cosa fare ora che siete solo fidanzati e se non ha le palle per
mettersi contro
la madre e per fregarsene di quello che pensano i parenti, la gente, i
muri, e
scappare con la sua fidanzata per renderla felice, allora
potrà solo peggiorare
una volta che ti avrà messo la fede al dito.
Sii furba….e scappa da quel cretino prima che
sia tardi…o ti sveglierai
una mattina e ti sentirai in gabbia e allora sarà tardi per
rimediare…”
aggiunse serio ed in quell’istante la maschera sarcastica e
spavalda di poco
prima era svanita, e Victoria aveva la sensazione che stesse parlando
di sé.
E nonostante la seccasse quel
ficcanasare da parte di questo
tizio, era colpita dalle sue parole e non riusciva a trovare nulla di
sbagliato
in quello che aveva detto.
“Ah…Ryan…..eccoti
qui! Finalmente…”
disse una voce femminile, con lieve tono di
rimprovero, che apparteneva ad una donna bionda fasciata in un abito
dorato. Li
raggiunse, abbozzando un sorriso con
Victoria, per poi avvicinarsi all’uomo.
“Ti cerco da
mezz’ora almeno….dai, torna
dentro….siamo ad
una festa…smetti di fare
l’asociale….” Gli disse, sistemandogli
la cravatta e
stringendo appena il nodo per ricomporlo, cosa che strappò
una smorfia di
disappunto all’uomo.
“Così mi
strozzi..” borbottò
“….arrivo, ok? Ora
rientro…intanto vai….” Aggiunse, e
sembrava impaziente di liberarsi della
donna, ma molto meno di tornare alla festa.
Da come si comportavano, e dalle fedi
ai loro anulari, era
evidente che fossero marito e moglie e lei era davvero bella. Alta,
bionda,
formosa nei punti giusti, sembrava molto solare e spontanea.
L’uomo rimasse immobile
qualche istante, poi finì di bere il
contenuto del suo bicchiere tutto d’un sorso e fece per
tornare in sala.
“Mi sa che qualcuno predica
bene e razzola male…” disse
Victoria, prendendolo in contropiede, visto che si bloccò e,
restando di
spalle, voltò appena il capo come in una muta domanda.
“Anche tu mi sembri
piuttosto remissivo….è effetto dello
scotch o di qualunque cosa avessi nel bicchiere?”
rimarcò.
Lui accennò un sorriso
divertito, e poi tornò dentro e sparì
come risucchiato in quella folla di invitati.