Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: vero511    27/06/2017    1 recensioni
Ellie Wilson 24 anni, appena arrivata a New York insieme alla sua gioia più grande: il figlio Alex. Lo scopo della giovane è quello di ricominciare da zero, per dare la possibilità ad Alex di avere un futuro diverso dal passato tumultuoso che lei ha vissuto fino al momento del suo trasferimento. Quale occasione migliore, se non un prestigioso incarico alla Evans Enterprise per riscattarsi da vecchi errori? Ma Ellie, nei suoi progetti, avrà preso in considerazione il dispotico quanto affascinante capo e tutte le insidie che si celano tra le mura di una delle aziende più influenti d’America?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dopo la visita al negozio di Arthur, una scarica di adrenalina ha iniziato a pompare in tutto il mio corpo ed ora, sono più che mai motivata a infondere questa energia al mio capo. È ancora molto presto, l’aria è fredda e gli alberi sono spogli; mi stringo nel mio cappotto e stringo più forte il bambino tra le mie braccia. Questa mattina non ho voluto disturbare nessuno, così ho deciso di portarlo con me: non resterò troppo in ospedale, quindi non credo che nel frattempo possa accadere chissà quale cataclisma. “Adesso andiamo a farci una bella colazione, vero tesoro?” Gli lascio un bacio sulla fronte rimasta scoperta ed entriamo in una caffetteria, o meglio, la stessa in cui ho incontrato Zack la prima volta. Ripenso al nostro primo incontro e mi immergo così profondamente nel rimembrare quegli occhi di ghiaccio che non mi accorgo della fila che procede. “Signorina…cosa desidera?” “Oh, mi scusi! Vorrei due cornetti al cioccolato, un cappuccino e una spremuta”. Mi accomodo ad un tavolo con Alex sulle ginocchia e non appena i nostri dolci arrivano, subito li ingurgitiamo dimenticandoci le buone maniere. Non ci sono molte persone, ma i pochi presenti ci osservano sorridendo: mai più di adesso sembriamo madre e figlio. “Cio-cio-co-to” farfuglia il piccolo con la bocca ricoperta di crema marrone. “Cioccolato” gli ripeto correttamente, “Cioccolato. Buono!” Una cameriera molto giovane con i codini biondi ci porta da bere e sorride guardando Alex. “Tale madre, tale figlio eh?” le sorrido a mia volta e ritorno a dedicarmi alla mia colazione.
Con lo stomaco pieno e il corpo ricoperto da un piacevole tepore, ci rimettiamo in macchina, alla volta dell’ospedale. Sul sedile accanto a me, c’è una valigetta che spero possa essermi davvero d’aiuto.

“Amore, adesso andiamo da Zack però devi fare il bravo perché lui non sta molto bene, okay?” So che è solo un bambino e queste parole possono sembrare assolutamente inutili, ma è incredibile, come a volte, i più piccoli riescano a comprendere certe cose ancora meglio degli adulti. Apro la porta, questa volta senza bussare e trovo il capo intento a guardare il cielo che si sta annuvolando. I suoi occhi sembrano quasi blu e per un momento mi perdo ad osservare il suo profilo rilassato in netto contrasto con lo sguardo in tempesta; “Z-Zack!” Sbotta Alex allungando le braccia paffute verso l’uomo e quest’ultimo, sorpreso, si gira verso di noi. “Scusa, non volevo disturbare Jennifer e ho preferito portarlo con me” mi avvicino cautamente e un po’ della mia determinazione sembra scemare quando vedo la sua espressione: si è addolcita come non faceva da mesi e sembra quasi sul punto di voler dire qualcosa, ma non lo fa. Piuttosto, allunga le mani verso Alex con l’intento di acconsentire alla sua richiesta. “N-Non credo sia una buona idea…le tue ferite…” “Wilson, chiudi il becco e lasciami prendere in braccio il bambino”. “Sì Signore. Aspetta, cosa?” Il suo tono autoritario mi aveva riportata indietro nel tempo a quando lavoravo per lui, ma ora, riprendendo contatto con la realtà, mi accorgo che non solo ha parlato, ma vuole tenere Alex. Non mi risponde, ma mi guarda in attesa. “Non riaprire le ferite” sbuffo mentre lascio che mi figlio gli si avvicini. Mi siedo sulla sedia accanto e li osservo in silenzio, finché quest’ultimo non diventa imbarazzante. Solo Alex fa qualche versetto di tanto in tanto mentre mette le mani ovunque sulla faccia di Zack. Un’infermiera entra per sistemare uno dei tubi nelle braccia del capo e sorride al quadretto che si trova davanti. “Non sapevo avesse una ragazza Signor Evans, e tantomeno un bambino”. “Non è suo!” Tutti gli sguardi si posano su di me e mi sento avvampare. “E nemmeno io” aggiungo per poi rendermi conto di cosa ho effettivamente appena detto. “Ehm…Signor Evans, più tardi passerò per altri controlli, buona giornata” la donna se ne va imbarazzata lasciandomi in una situazione alquanto scomoda. Sto ancora fissando la porta che altrimenti sarebbe alle mie spalle e non ho il coraggio di voltarmi verso Zack. “Non potrai ignorarmi per sempre” afferma facendomi sobbalzare. “Mi sembra che tu sia l’ultimo ad avere il diritto di parlare dal momento che non mi hai rivolto la parola per mesi” ribatto fredda. “Non ho ancora deciso comunque” ora anche lui è diventato distaccato e la cosa mi manda fuori di testa: è in torto e pretende di avere ragione. A tutto c’è un limite e la mia pazienza è esaurita. “Okay, adesso basta. Sai cosa ti dico? Arrangiati. Chiama Hamilton, Matt o chi ti pare, ma io non voglio più saperne.” Mentre gli  sputo addosso tutta la mia frustrazione, mantengo un tono basso per non far preoccupare Alex, ma al tempo stesso minaccioso. “Sono due mesi che vengo qui nel disperato tentativo di aiutarti e tu mi hai ignorata per settimane, adesso ti decidi a parlare, e queste sono le uniche cose da dire?  Là fuori, il tuo migliore amico sta lavorando duramente per ricostruire la VOSTRA azienda, tutti abbiamo un compito e tu sei l’unico che se ne sta qui con le mani in mano! Sei ferito, sei sotto shock, va bene, nessuno pretende che tu faccia i salti mortali , ma quantomeno sforzarti di venire in contro a chi ti vuole bene sarebbe già qualcosa.” Concluso il mio discorso, decido che è arrivato il momento di togliere le tende, così prendo il bambino tra le mie braccia e al suo posto, sul grembo di Zack, lascio la valigetta. “Ah, un’ultima cosa, questo è un regalo per te”.

Sono furiosa e come se non bastasse, Alex piagnucola da quando siamo usciti dall’ospedale. “Dai tesoro, smettila di piangere, Zack aveva bisogno di riposare”. Gli asciugo i lacrimoni che gli bagnano le guance paffute e mi siedo vicino a lui sul divano. “Chiamiamo zia Jen e zio Matt?” Gli domando dopo un po’ e sentir pronunciare i loro nomi, lo fa illuminare. “Lo prenderò come un sì” gli scompiglio i capelli e prendo il telefono. Saranno miei ospiti a pranzo e Jennifer si tratterrà per il pomeriggio quindi devo assolutamente pensare a cosa preparare. Opto per degli spaghetti al ragù e visto che ho tempo, preparerò una torta al cioccolato.
Mi piace stare ai fornelli anche se non sono troppo brava, mi sto impegnando al massimo per i miei amici perché mi sono sempre stati vicini ultimamente e mi sembra il minimo per  ringraziarli. Avrei potuto portarli fuori in un ristorante di lusso e offrire loro un pasto, ma credo che non sarebbe stato lo stesso. Passare quello che resta della mattina in cucina, rende il tutto più intimo e famigliare; anche se qualsiasi cosa io possa preparare non sarà mai all’altezza di un locale stellato, non importa e so che loro apprezzeranno.

Mentre il dolce è in forno e gli spaghetti cuociono, accendo il caminetto per riscaldare l’appartamento dal freddo che regna di fuori. Mi cambio e rimetto a nuovo anche Alex che giocando si è sporcato ovunque di pennarello. Non appena gli metto un maglione, suona il campanello e vado a accogliere i miei ospiti. “Ragazzi, accomodatevi” sono entrambi stretti nei loro cappotti pesanti e sorrido nel vedere le loro mani intrecciate. “Che profumino” afferma subito Matt annusando l’aria. “Matt! Pensi sempre a mangiare appena entri in una casa” lo rimprovera Jennifer. “Oh, andiamo, lascialo in pace” riprendo a mia volta la mia amica. Ci sediamo a tavola e servo il pranzo: “Spero vi piaccia, è una ricetta segreta della nonna e poi c’è una sorpresa”.

“Ellie, era ottimo, davvero” Matt si allenta la cintura e Jen si massaggia la pancia. “Spero abbiate ancora un po’ di spazio nello stomaco” mi alzo e vado a prendere la torta al cioccolato per poi servirla in tavola. Non se lo fanno ripetere due volte e fanno anche il bis; “Sarebbe perfetta anche per Zack quando rientrerà dall’ospedale” afferma Matthew con nonchalance, ma al sol sentire pronunciare quel nome, mi irrigidisco e la mia amica capisce subito che qualcosa non va. Indico il bambino come per farle capire che è meglio non parlarne davanti a lui e Matt si offre volontario per portarlo in sala a giocare. “Allora? Che succede?” “Io…stamattina credo di essere stata un po’ troppo dura con lui…ma…sono così stufa, Jen. Sono mesi che impegno e nessuno mi ha costretta a farlo, è vero, ma ora sta diventando insostenibile. Non vuole lasciarsi aiutare e io non so cos’altro fare.” Le racconto anche di Arthur e della valigetta dopodiché aspetto un suo commento in silenzio. “Senti, secondo me quel regalo ha cambiato qualcosa, dagli ancora un po’ di tempo” mi aspettavo qualcosa di più da parte sua, ma d’altronde, ha anche lei i suoi problemi e dovendo già sostenere Matt, non voglio esserle di peso dopo tutto quello che ha già fatto per me.

Quando ci rechiamo in sala, troviamo il ragazzo seduto sul tappeto, con la camicia allentata e i capelli spettinati e ben presto ne comprendiamo anche la causa: Alex è sopra di lui e sta ridendo come un pazzo mentre cerca di fare scherzi al suo nuovo compagno di giochi. Jen mi si avvicina furtivamente e mi sussurra ad un orecchio, così che solo io possa sentire: “Se fosse per me lo sposerei anche seduta stante”.
Dopo quella frase, Matt lascia l’appartamento per tornare al lavoro, ma non prima di aver lasciato un dolce bacio sulle labbra di Jennifer. “Sai, è così…dolce. Non dolce del tipo che non si stacca un attimo, dolce in modo…non lo so nemmeno io. È semplicemente perfetto, è quello che cercavo da una vita. Lo amo.” mi dice la mia amica in iperventilazione mentre mi aiuta a lavare i piatti. “Sono così contenta per te, Jen. Davvero. Te lo meriti, e anche tu sei fantastica, quindi sono felice anche per lui. avete fatto tanto per me e Alex, meritate tutte le gioie del mondo” le sorrido, grata. “Ellie, prima o poi arriverà anche il tuo turno” afferma enigmatica e la guardo confusa. “Magari l’amore è molto più vicino di quanto non pensi”.

Questa giornata è stata piuttosto piena e inizio a sentire la spossatezza dovuta al litigio con Zack e al tempo passato ai fornelli. Mi siedo sul divano vicino ad Alex che sta guardando i cartoni avvolto in una copertina. Sento gli occhi pesanti, quando il mio telefono inizia a squillare: cerco di fare più in  fretta possibile per rispondere e trovo un numero sconosciuto. “Pronto?” “Andrò a Montpelier e tu e Alex verrete con me. Niente storie Wilson.” Non ho nemmeno il tempo di rispondere che ha già attaccato. Dovrei essere arrabbiata, forse al momento semplicemente non ho la forza per esserlo, so solo che mi riaccomodo sul sofà e chiudo gli occhi, con un sorriso che aleggia sulle mie labbra. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: vero511