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Autore: _Magica_    28/06/2017    1 recensioni
|Bellarke|Modern AU|
Che succede quando incontri l'anima gemella ed affidi al destino la possibilità di poterla rincontrare?
dal testo:
Non sapeva dove, quando, come, ma l'avrebbe rivisto. Dio, sì, che l'avrebbe rivisto.
Non aveva altro che un nome.
''Bellamy, Bellamy, Bellamy''
E tutto dentro di lei sembrava gridare:
''Trovami, trovami, trovami"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7

 

<< Monty, per piacere, facci questo favore >>

L’amico rispose sottovoce: << Bell, cavolo, lo sai che non posso, sai quante leggi starei violando?! >>

Mentre i due amici discutevano Murphy ripetutamente sollevò gli occhi al cielo.

Dopo l’ennesimo tentativo infruttuoso di Bellamy per convincere l’amico a trovare il nome della ragazza nel database del negozio, Monty sbottò.

<< Bellamy Blake, lo sai che non posso! >>

Bellamy mise su l’espressione da cane bastonato che l’amico detestava.

Stava perdendo le speranze, non avrebbe mai trovato la ragazza prima del matrimonio.

<< Monty, avanti, dicci un po’ chi ti ha fatto conoscere Harper … >>: Rimescolò le carte Murphy.

L’amico lo fissò con uno sguardo glaciale, era alle strette.

<< Non potete giocare sulla gratitudine. Bell, non mi guardare con quella faccia, no, non vi aiuterò! Dai! Smettila … okay, ma facciamo veloce! >>

Bellamy Blake esultò rumorosamente e poi diede un bacino sulla guancia dell’amico.

<< Approfittatore … >>

<< Ti voglio bene anche io >>

Dopo qualche ricerca Monty alzò le braccia sconsolato.

<< Gli archivi vanno indietro solo di qualche anno, il resto è stato cancellato >>

Bellamy rischiò di svenire.

<< Non esiste alcun altro posto dove trovarlo? >>

<< Senza un nome? Penso proprio di no >>

Tutta la speranza, tutto l’ardore, tutto il desiderio che erano riusciti ad alzare il velo della depressione ricaddero su Bellamy con tutta la forza che possedevano.

 

***

 

Non la rivedrai più, non la rivedrai più.

Fu una consapevolezza dolorosa. Il ricordo dei capelli come oro puro, gli occhi come spicchi di cielo nella giornata più limpida d’estate, il volto sepolto nella sciarpa per nascondere il riso, ogni cosa,  lo colpì con l’intensità di una scarica elettrica.

Lei era sparita, aveva deciso di andarsene, e magari quel libro non lo aveva mai venduto.

Lei era passato, doloroso, dolce, e meraviglioso passato.

Ma apparteneva ad una notte perduta, una danza su pattini d’argento, una bacio quasi rubato su un tappeto di ghiaccio.

Non poteva dire di non averla cercata, di non averla aspettata, di non averla amata con ogni minuscola fibra del proprio corpo.

Ma rappresentava le sue insicurezze, le sue paure, i suoi ripensamenti. E forse ella aveva incanalato, si disse cercando di convincere se stesso, il suo pretesto per non lasciarsi mai andare, per non amare mai veramente .

Era, però, il momento di farlo, di dimenticarla, di lasciare che il suo ricordo lo lasciasse in pace.

Addio notti insonni, a rigirarsi nel letto, al ricordo del suo profumo.

Addio librerie, scaffali ammuffiti, libri dalla copertina verde foresta.

Addio ripensamenti su che sapore avrebbero avuto le sue labbra se l’avesse baciata.

Era ora di lasciarla andare, e vivere questa nuova vita con Echo, senza mai voltarsi indietro a cercarla con lo sguardo.

Clarke, ovunque tu sia, qualunque sia il tuo cognome, dovunque sia la tua storia, qualunque sia il tuo destino, ti auguro tutto il bene e tutta la felicità del mondo.

Te la meriti assolutamente.

Detto questo, entrò per le prove della cerimonia.

Il giorno dopo si sarebbe sposato.

 

***

 

 

Finn affittò una di quelle carrozze da favola che si vedono nei film.

Poi la prese per mano e la fece accomodare tra i sedili morbidi.

Fu romantico, ammirare una New York diversa, nuova come non l’aveva mai vista.

E forse rappresentava anche un modo diverso di affrontare e vedere la vita.

Magari era sempre stata troppo concentrata su un ragazzo incontrato anni prima, senza concedersi di ammirare ciò che veramente possedeva.

Magari era ora di lasciar andare l’altro. Aveva spettato, aveva cercato, aveva amato senza posa un ragazzo conosciuto per caso in un negozio di vestiti. Il guanto che aveva in tasca sembrava bruciarle la pelle. Magari era ora di lasciarlo andare e dedicarsi a quella vita con Finn.

Aveva sempre voluto questo, no?

Aveva sempre voluto essere felice.

In quel momento, mentre silenziosamente lasciava andare il ragazzo dagli occhi ossidiana delle costellazioni e una lacrima nostalgica le scese sulla guancia destra, lo fu.

Forse, poteva veramente ricominciare da capo.

Bellamy, ovunque tu sia, qualunque sia il tuo cognome, dovunque sia la tua storia, qualunque sia il tuo destino, ti auguro tutto il bene e tutta la felicità del mondo.

Te la meriti assolutamente.

Stava giusto pensando questo quando Finn ricevette una telefonata e si mise animosamente a discutere al cellulare riguardo il suo prossimo concerto.

Clarke sbuffò annoiata, mentre il momento magico finiva nel cassonetto dell’immondizia.

Quando ormai il suo ragazzo aveva passato ben 15 minuti al cellulare, decise di scendere dalla carrozza.

Le luci illuminavano tutto intorno a lei, i fanali delle poche macchine si vedevano in lontananza e le stelle brillavano sopra la sua testa.

Si avvicinò al marciapiede, e ammirò il panorama sotto di lei.

Quasi perse un battito quando scorse su che spettacolo si affacciasse la vista.

Una grande pista di pattinaggio si estendeva sotto di lei, le persone volteggiavano al suo interno, e chiudendo gli occhi, Clarke quasi poté vedere lei e Bellamy cinque anni prima stesi in mezzo ad essa.

Quasi immersa in un sogno, riscese le scalette.

Sembrava che nulla fosse cambiato e quasi, per un secondo, poté illudersi che per lei fosse lo stesso.

Si sedette sulla panchina in cui lui le aveva messo il cerotto e le aveva raccontato delle stelle.

Alzò lo sguardo per fissarle, loro, come la pista, erano sempre le stesse.

Non seppe neanche lei per quanto rimase ad osservare le persone danzare, fatto sta che ad un certo punto Finn la raggiunse.

<< Mi dispiace per prima, ma in questi ultimi giorni ho avuto molto da fare, spero potrai perdonarmi. >>

Clarke annuì gli occhi incantati dal ricordo, fu quasi troppo vedere Finn sedersi al suo fianco, dove una volta c’era stato Bellamy.

<< Sai che ognuna di queste stelle ha un nome e che ogni aggromerato forma un disegno. Chissà come si chiama questo qui >>

Clarke fissò le stelle indicate da Finn, le guardò bene, per poco non ebbe un infarto.

Rimase a bocca aperta mentre cercava di respirare.

Si tolse la giacca e tirò su la manica del maglione.

Nel suo braccio dei piccoli puntini neri rispecchiavano le stelle nel cielo.

<< Cassiopea >> Disse mentre ogni cosa tornava ad avere senso, e si accorgeva di non poter più mentire a se stessa e a Finn. In quella notte di cinque anni prima qualcosa era successo e, dentro di lei, un pezzo si era rotto: da quel momento amare di nuovo le era impossibile. << Le stelle nel cielo sono Cassiopea >>

Finalmente si permise di chiudere gli occhi e quelle lacrime, che aveva represso per tanto tempo, vennero a galla. Clarke le lasciò cadere mentre fissava le stelle nel cielo.

In quel momento seppe di preciso cosa volesse.

 

 

***

 

Le prove andarono bene, molto bene. Tutti furono felici, tranne Octavia che continuava a sventolargli davanti alla faccia delle rose gialle che, a suo dire, portavano sfortuna nei matrimoni.

Come se gli servisse qualche altro dubbio in più.

I familiari della sposa sorrisero felici.

Sua madre Aurora gli si avvicinò sorridente e gli disse che, se davvero quello era ciò che desiderava e ciò che lo rendeva felice, lei gli augurava tutta la felicità del mondo.

Bellamy la strinse forte a sé e cercò in lei la forza per entrare in chiesa il giorno seguente.

Ormai credeva di non avere più dubbi.

Octavia lo informò che avrebbe portato con sé la sua amica al matrimonio. Questa famosissima amica di Octavia, non ricordava nemmeno come si chiamasse, magari non lo aveva mai saputo.

Quando se ne furono tutti andati Bellamy notò che in una delle prime file sedeva Echo a testa bassa.

<< Hey, che c’è che non va? >>

<< Sei tu >>

<< Cosa? >>

<< Bell, è come se fossi stato concentrato su qualcos’altro negli ultimi giorni >>

Bellamy percepì la verità di quelle parole colpirlo, non sapeva cosa dire. Cercò di difendersi.

<< Non mi mentire Bell! Ho sognato questo giorno per tutta la mia vita. Avevo sognato il colore dei fiori, il luogo delle nozze, il vestito >>

Sollevò gli occhi dal pavimento e li incatenò nei suoi, erano tristi.

<< Ed è tutto perfetto, tranne te. Bell, promettimi che, qualunque cosa tu stia trattenendo, la lascerai andare >>

Egli si protese per abbracciarla, decise che era giunto il momento. La stava lasciando andare.

Poteva sentire il suo sorriso scomparire da dietro le palpebre, i suoi occhi sparire dal cielo estivo, e la sua anima sciogliersi dalla sua. Clarke, ti sto lasciando andare.

<< Qualunque cosa sia, lasciala andare >>

Bellamy pensò in quell’istante di esserci veramente riuscito.

Poi la ragazza si alzò di colpo e gli consegnò un pacchetto incartato.

<< E’ il regalo delle nozze, è di rito >>

Bellamy si diede dell’imbecille per non averci pensato, inventò qualche scusa dicendo che il suo fosse a casa. Echo disse che non importava.

<< Aprilo, dai! >>

Bellamy lo scartò con un sorriso sulle labbra finché non vide la copertina che proteggeva il libro.

Era una verde foresta calamitante, con dei disegnini argentei e la scritta dorata.

‘’ L’amore ai tempi del colera’’

Bellamy non riusciva più a respirare. Cercò di mantenere il battito controllato mentre le mani gli tremarono.

<< Sai, ogni volta che andiamo in libreria ti vedo sfogliarlo, ho pensato che ti sarebbe piaciuto averlo >>

Per la prima volta in cinque anni Bellamy ebbe davvero paura di aprire quel libro, sapendo che il suo contenuto avrebbe potuto cambiare in un attimo ogni convinzione che avesse raggiunto.

Tremò un istante, considerò tutte le possibilità, cercò disperatamente di convincersi che, qualora ci fosse scritto il suo nome, per lui non sarebbe cambiato nulla. Non l’avrebbe chiamata.

Sarebbe andato in chiesa e avrebbe sposato Echo. Senza ripensamenti, senza paura, senza dubbi.

Convinse se stesso che in quel libro, come in tutti quelli precedenti, non potesse esserci il suo nome.

Non poteva, quel libro che aveva tanto agognato, essergli regalato dalla sua futura moglie, il destino sarebbe stato troppo crudele.

Senza pensarci voltò la prima pagina.

 

‘’Clarke Griffin 6755 10’’

 

Percepì gli occhi farsi lucidi, ogni barriera mentale sgretolarsi, ogni convinzione cadere.

Pensò che non fosse giusto, pensò che fosse infantile, pensò che fosse stupido.

Ma in quel momento, con il libro stretto tra le mani ed il nome Clarke Griffin ormai impresso per sempre nella testa, non trovò in tutto l’universo una sola ragione per la quale non fosse giusto cercarla.

<< Che c’è non ti piace? >>

Sollevò gli occhi lucidi e sconvolti su Echo. Cercò di sembrare credibile.

<< E’ perfetto, ottima scelta >>

 

***

 

Una volta uscito si gettò su una panchina all’ombra.

Le lacrime che, in quegli anni aveva miracolosamente represso, presero a scendergli a fiotti. Non riusciva a fermarle, cinque anni di lacrime scesero con l’intensità di una cascata.

Un dolore lancinante, una felicità incontrollata, ed un pianto disperato lo sconvolsero contemporaneamente.

Tutte le gioie, i dolori, le scelte, fatte successivamente a quella notte di dicembre sembrarono scomparire, minimizzarsi, e vaporizzare. Ogni singolo pensiero, ogni singolo muscolo, ogni singolo battito rimbombante del suo cuore ancora innamorato si focalizzarono su quel nome.

Clarke Griffin, Clarke Griffin, Clarke Griffin.

L’aveva trovata.

 

 

 

 

  
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