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Autore: RoryJackson    28/06/2017    11 recensioni
"Chi sei?" Chiese una voce dietro di lei. Era una voce maschile, calda e profonda, stranamente umana. Rory si fermò impietrita. Possibile che fosse lui...? Girò il viso verso la voce la quale proveniva effettivamente dalla creatura, completamente sveglia e all'impiedi.
Questa volta, Rory, poté ben vedere gli occhi della creatura: dalla forma leggermente triangolare, confinavano con il muso beige. Le iridi rosse come il fuoco. - CAP 1
"Tu non sei in grado di spezzare un giuramento" constatò la giovane, placando in un momento l'animo di Shadow, [...] "Io mi fido di te" - CAP 10
Shadow: un essere tanto temibile eppure tanto umano. Un riccio dal cuore indurito per l'ingiustizia subita da parte degli uomini e che, per questo, odia con tutto se stesso. Riuscirà mai a cambiare idea?
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Era ormai passato qualche giorno e Rory, malgrado avesse ancora bisogno dell'ausilio della stampella, era in grado di appoggiare il piede a terra senza sentire troppo dolore, mentre gli ematomi al fianco e alla spalla stavano incominciando a schiarirsi. Finalmente poté ritornare a svolgere alcune delle attività che solitamente praticano le ragazze della sua età: andare a seguire i corsi universitari, grazie all'aiuto di Jessica e Christian che l'accompagnavano e la riportavano a casa. I tre passavano volentieri il tempo insieme come avevano sempre fatto, aiutandosi a vicenda con lo studio e in altre cose. Ormai erano diventati un trio davvero affiatato.
Rory non vedeva l'ora di ritornare a servire in pizzeria, dal momento che aveva chiesto un week-end di permesso, poiché era impossibilitata a lavorare. Aveva disperatamente bisogno di un cellulare nuovo e giurò a se stessa che gliel'avrebbe fatta pagare a quel maledetto baffo-battiscopa di un Robotnik. A causa sua, era comparsa su tutti i giornali la notizia dell'attentato provocato con il suo dirigibile e, come se non bastasse, quella spiaggia - il suo luogo preferito - era diventata la meta preferita per i più coraggiosi. Per questo lei non poteva neanche concedersi cinque minuti in santa pace per respirare aria di mare. Un motivo in più per odiarlo.

Shadow passava tutto il tempo fuori e a stento ritornava da Rory, per accennare un saluto, soprattutto quando lei usciva fuori al balcone giusto per guardare il sole tramontare. Non era mai stato più di cinque minuti a casa della ragazza: solo due sere si era fermato a cenare, quando fu gentilmente costretto dalla giovane a restare da lei. Passava tutto il tempo o a spasso - in quei frangenti, Rory non sapeva dove andasse o cosa facesse - o sul tetto dell’edificio a fissare la spiaggia. Ciò accadde soprattutto a causa dell'assalto di Jessica a casa dell'amica, troppo atterrita per restarsene dai suoi e non vederla. Rory ancora sentiva scorrere un brivido lungo la schiena quando pensava all'incontro con lei e l'amico riccio...

***

Rory si morse il labbro inferiore e sbatté le palpebre, prima di prendere il cordless, dopodiché se lo portò all'orecchio, esclamando un fin troppo esaltato: "Ciao, Jess!"
Un tono nettamente falso: la ragazza, dall'altro capo del telefono, aveva già capito che non quadrava qualcosa. Non aveva neanche bisogno di vederla in viso.
"Rory, dove sei stata tutta la notte? Sono morta un centinaio di volte!" esclamò lei adirata, un comportamento del tutto innaturale per la dolce e affettuosa Jessica. Rory sorrise condiscendente.
"Perdonami, Jess..." sospirò la ragazza, rammaricata, "volevo avvisarti, ma non ho il cellulare", continuò, dandosi un pizzicotto da sola per ciò che le aveva rivelato. E, infatti, con un'affermazione del genere, cosa poteva aspettarsi se non una Jessica assolutamente ansiosa e sbigottita?
"Mio Dio, te l'hanno rubato?! Come è successo? Chi è stato?" E un'altra sfilza di domande che se Rory non l'avesse interrotta, quel terzo grado non sarebbe finito prima del giorno successivo.
"Jess, è una lunga storia..." mormorò lei titubante, dando un'occhiata alla sua destra, dov'era Shadow. Il riccio si era giusto sdraiato sul letto della giovane, poggiando le mani sulla pancia e accavallando le gambe, riposandosi beatamente ad occhi chiusi, occupando circa metà dello spazio, noncurante che quel posto non fosse il suo e della discussione che Rory stava avendo con l'amica. La ragazza aggrottò la fronte, un po' sorpresa dall'improvvisa sfrontatezza della creatura.
"Rory, non me la racconti giusta. Vengo da te," sentenziò l'amica, preoccupata. Rory sobbalzò, sbattendo con la testa sotto la mensola posta sopra il letto. Imprecò a bassa voce, causando una lieve increspatura sulla bocca del riccio, il quale sorrise così lievemente da riuscire a non farsi scoprire.
"Ma no, Jess, non preoccuparti..." tuttavia Rory non poté finire la frase che l'amica l'aveva già liquidata con un saluto e staccato il telefono prima che la giovane potesse controbattere, "Jess? Jessica...?!"

Si tolse il cordless dall'orecchio con un'aria totalmente basita, guardando il display che segnalava la chiamata terminata. Fece un respiro profondo mentre alzò gli occhi al cielo e, dal momento che la conosceva bene, era a dir poco terrorizzata all'idea che la sua migliore amica potesse vedere Shadow. La ragazza girò di scatto il viso verso la creatura, la quale era ritornata a sfoggiare la migliore espressione disinteressata di sempre.  
"Shadow, non ridere, è una tragedia", sentenziò la ragazza puntandogli il dito, “è inutile che fingi di non farlo, ti ho visto”.
"Non sto ridendo", sbuffò lui, lanciandole un’occhiataccia, sottecchi. Rory alzò di nuovo gli occhi al cielo e si portò le mani alle tempie, dacché quasi le scoppiava la testa. Okay, Rory, pensa, pensa, pensa...

***

Dopo circa dieci minuti, Jessica arrivò tutta ansante, bussando circa un milione di volte il campanello provocando, così, l'irascibilità del padre di Rory, il quale per quanto adorasse quella ragazza, non sopportava di essere disturbato. Antonio aprì la porta, mentre la figlia uscì dalla sua stanza velocemente - per quanto possibile, dal momento che ancora non si era abituata all'uso della stampella. Entrò una ragazza alta circa una spanna in più rispetto a Rory, dai capelli biondi e molto corti, due grandi occhi castani e un nasino all'insù, il tutto contornato da un viso dai tratti gentili e ben proporzionati. Jessica era sempre stata considerata la più bella ragazza del liceo, in virtù delle sue forme aggraziate, e per lei questa sua dote rappresentava una vera e propria arma a doppio taglio. La giovane, dal fisico di una modella, salutò con un abbraccio l'uomo, scusandosi per il suo comportamento irrequieto e maleducato, per poi correre verso l'amica, avvolgendola così forte che quasi la stritolò, facendole male a causa della moltitudine di bracciali tintinnanti che le coprivano i polsi.
"Ciccia, che ti è successo? Per la miseria, chi ti ha ridotta così?"
A Shadow, nel frattempo che ascoltava tutto ben al sicuro sul letto di Rory, se non fosse stato l'essere perfetto gli sarebbe venuto un conato di vomito improvviso. La mora sorrise, come al solito, condiscendente, restituendo di buon grado l'abbraccio. Di solito sarebbe stata più dolce, ma solo immaginare che quel riccio bicolore potesse ascoltare e fare pensieri - quali, tra l'altro, stava effettivamente facendo - del tipo "che smancerie, potrei vomitare, bleah" la infastidiva immensamente.
"Jess, sto bene, è solo una strana e lunga storia".
"Non ti avranno fatto quello... vero?" chiese lei in un sussurro, con un filo di incertezza nella voce, terrorizzata all'idea che potesse accadere qualcosa di orribile alla sua migliore amica. Rory aggrottò la fronte stupita e al contempo addolorata, avendo compreso l'allusione.
"Ma no, Jess, due o tre cretini non riuscirebbero mai a farmi del male, lo sai".

Jessica sospirò tranquillizzata.
"Andiamo in camera tua, devi raccontarmi tutto!" disse, trascinandola con sé verso la stanza della mora. Quest'ultima strabuzzò gli occhi, terrificata, ma a niente bastarono le sue proteste. Jessica doveva sapere. E solo l'onnipotente sapeva quanto Jessica diventasse testarda in questo caso.
Il risultato fu che le due scoprirono uno Shadow all'impiedi, poggiato con la coda sul bordo letto, con il suo solito sguardo austero e le braccia conserte. Rory, titubante, volse lo sguardo verso Jessica, sorprendendosi nel vedere un'espressione di pura meraviglia in volto, ma che non traspariva alcuna inquietudine.
"Ma tu... sei quella strana creatura che c'è su tutti giornali?!" chiese lei, su di giri, "ho letto cose straordinarie sul tuo conto!"
Rory aggrottò la fronte mentre guardava Shadow. Il riccio bicolore restituì lo sguardo alla compagna, abbastanza irritato per l'ennesima comparazione all'impostore, dopodiché entrambi spostarono la propria attenzione verso la bionda.
"Non è possibile, Shadow è nero, mentre la creatura che decantano i giornali è blu", intervenne Rory, togliendo le parole di bocca alla creatura che stava sul punto di sbottare un secco ed adirato "non paragonarmi a quell'imbecille".
"Ah, ti chiami Shadow? Molto singolare. Mi piace!" esclamò lei, sorridente, avvicinandosi pericolosamente - per la propria incolumità - alla creatura. Shadow inarcò un sopracciglio, piuttosto basito per come facilmente quella ragazza aveva incominciato a familiarizzare con lui.
"Che carino!" continuò la giovane, inginocchiandosi e palpandogli le guance, quasi come se stesse studiando un innocuo cucciolo di volpe.
Carino: un aggettivo che mai nessuno gli aveva affibbiato e che non gli sarebbe poi tanto dispiaciuto se un tale complimento gliel'avesse fatto qualcuno che aveva rispetto dell'altrui fisicità. Peccato solo che Shadow fosse tutt'altro che innocuo. E, non sapeva perché, ma quella situazione incominciava a farlo imbestialire. Dunque, strinse i pugni, cercando di trattenersi con tutto se stesso pur di non spingerla violentemente lontano da sé.Rory, che non sapeva se scoppiare a ridere o a piangere, intervenne prontamente in difesa di entrambi, staccando Jessica dal riccio, esclamando: "Jess, Shadow è molto carino, ma per l'amor del cielo, rispetta i suoi spazi!"
La bionda squadrò un secondo l'amica, non capendo perché l'avesse allontanata da quella nuova fantastica conoscenza, poi però si voltò verso quest'ultimo, quasi come se fosse stata illuminata da un lampo di lucidità.
"Oh, perdonami. Non volevo disturbarti!"
La creatura nera, ormai corrucciata, non rispose, imponendosi di calmarsi. È solo una stupida ragazzina, pensò, solo una stupida ragazzina.
La bionda si rivolse di nuovo a Rory, incuriosita e alquanto offesa per la mendacità dell’amica.
“Perché Shadow è qui?” disse, senza troppi giri di parole. Jessica era il tipo di persona che si rivolgeva agli altri chiamandoli per nome, senza inutili fronzoli né cortesie particolari. Poche volte Rory aveva sentito l’amica chiamare qualcuno più anziano di lei con l’appellativo di signora o signore. Per alcuni questo suo atteggiamento era ritenuto un po’ maleducato, ma non lo faceva, di certo, con cattiveria. Era semplicemente molto amichevole ed espansiva, l’esatto opposto della creatura nera che avevano di fronte le due giovani ragazze.
La mora rimase a bocca aperta per qualche secondo, indecisa su cosa dirle, sicura che se avesse dipinto di nuovo Shadow come un eroe, questi si sarebbe infuriato nuovamente. E non poco.
Dopo un attimo passato ad elaborare un piano di fuga intergalattica da quella situazione a dir poco assurda, la stroncò con un semplice ma efficace: “È una lunga storia, ma te la spiegherò in seguito, con più calma. Prima vorrei fare colazione, dal momento che non mangio da ieri sera!”

   
 
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