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Autore: Eirynij    29/06/2017    2 recensioni
“Quando arriva la notte” è una raccolta di missing moments che segue l’ordine cronologico delle puntate di Tokyo Mew Mew prendendo spunto proprio da esse. L’inizio della narrazione coincide con la puntata numero tre, quella in cui entra in scena il nostro alieno dagli occhi d’oro. La notte è un momento magico in cui si ripensano agli avvenimenti della giornata e, soprattutto, è il momento in cui si può avere una pausa dal tran tran quotidiano. Quindi, mentre il giorno impone a Kisshu e Ichigo di combattersi ed essere nemici, la notte li avvicina lasciando loro la possibilità del dialogo e della conoscenza reciproca.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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The journey might be long but don't lose your faith
-Kisshu –
 
 
Attraverso la finestra aperta vedevo quel profilo elegante e altero, eccessivamente affascinante circondato da fluenti capelli violacei che mi avviluppavano i sensi e i pensieri. Mew Zakuro era la nuova scocciatura del gruppo, vi era entrata con riluttanza e questa sua inclinazione per la solitudine la rendeva interessante ai miei occhi. No, in realtà più che interessante la trovavo familiare, una specie di Pai al femminile: seria, matura, distante ma presente per le persone a cui teneva, si capiva dai sorrisi condiscendenti che concedeva alle sue compagne riunite con lei in una stanza della grande villa di quell’antipatico passerotto blu tutto frenetico e altezzoso (Mew Minto era il suo nome? Non ricordavo, non aveva nessuna importanza per me). Le avevo sentite ripetere le parole “festeggiamo” e “pigiama party” fino a farmi sanguinare le orecchie mentre ridacchiavano, condividevano dolcetti e si lanciavano frecciatine punzecchiandosi a vicenda su quello o l’altro argomento.
All’improvviso la mia visuale fu attraversata da un’ombra nuova, un lampo rosso che mi bruciava gli occhi e il cuore, facendo scivolare la mia mano verso i pantaloni improvvisamente troppo stretti.
‹‹E così uscirai con Masaya tra qualche giorno?›› chiese quella con gli occhiali.
‹‹No, cioè forse si…›› la voce di Ichigo era acuta ‹‹volevo chiedergli un appuntamento, in effetti››.
‹‹Non capisco cosa ci trovi in quel morettino›› aveva ribattuto la biondina. Mi stava già simpatica la scimmietta, era poco più di una bambina, avrà avuto la stessa età di Taruto e, in effetti, la sua energia me lo ricordava molto. Era bello che la mia micetta avesse acquisito una sorella maggiore e una minore così simili alla mia famiglia.
‹‹Beh è bello, gentile, bravo a scuola…›› l’elenco era certamente più lungo di quanto fosse realmente necessario dato che ogni parola aggiunta era un sinonimo o una caratteristica riconducibile a queste tre riportate.
‹‹Io lo trovo noioso›› esclamò la ragazzina scatenando la furia di Ichigo che sbraitava improperi lanciandole una raffica di cuscini destinati a schiantarsi rovinosamente contro le pareti mancando il bersaglio: uno finì addirittura fuori dalla finestra atterrando ai piedi dell’albero su cui ero appollaiato.
‹‹Adesso vai a prenderlo›› intervenne la padrona di casa indicando l’uscita che la rossa fu costretta ad imboccare per rimediare alla sua mira fallace.
Ricomparve nel giardino qualche minuto dopo scrutando l’ambiente circostante alla ricerca del morbido oggetto che mi ero già premurato di recuperare. Glielo lanciai mentre era di spalle imprimendo abbastanza forza da farla barcollare.
‹‹Vengo in pace, micetta›› proferii materializzandomi davanti a lei e cingendole la vita.
Mi spinse via con mala grazia e, sebbene non mi aspettassi nulla di diverso, sentii comunque uno strattone al cuore, come un cerotto strappato con troppa foga che invece di donarti sollievo ti procura nuovo dolore.
‹‹Kisshu vattene›› mi ordinò in un sussurro ‹‹ci sono tutte, davvero, se non vuoi cacciarti nei guai…››.
‹‹Guai è il mio secondo nome›› ribattei.
‹‹Stavolta no›› mi conduceva al riparo degli alberi, facendomi indietreggiare lentamente con le mani delicatamente appoggiate sul mio petto ‹‹Mew Zakuro è forte››.
‹‹Non ho mica paura io›› ringhiai afferrandole le spalle.
‹‹Non hai… non hai nemmeno un chimero›› balbettava ‹‹ti faremmo a pezzi››.
‹‹Vieni via con me›› era l’ennesimo invito che le facevo e non mi stupii quando la vidi scuotere la testa, però sentii lo stesso una fitta al cuore. Quando mi stancherò di ricevere pali in fronte? mi chiesi.
‹‹Kisshu›› il suo tono era fermo e non ammetteva repliche ‹‹va’ via››.
Una folata di vento inaspettata ci avvolse, stormendo le chiome degli alberi e percuotendo le foglie che cadevano intorno a noi come neve estiva. Amai quel vento che, malvagio, cercava di strappare la leggera camicia da notte color ciliegia che mi negava la vista del suo corpo scosso da brividi di freddo. I capelli turbinavano impazziti mentre le sue mani correvano ai lembi della gonna per non farla alzare. Mi bastò fare un passo a destra per ripararla dalla raffica impetuosa che si estinse poco dopo, improvvisa come era arrivata, lasciandoci stretti in un abbraccio nato dal desiderio di proteggerla.
Appena se ne rese conto Ichigo lo sciolse bruscamente allontanandosi da me e avviandosi verso la villa.
‹‹Ichigo›› la richiamai.
‹‹Stanotte no ›› dichiarò solenne mentre raccoglieva il cuscino.
Un altro rifiuto, uno dei tanti, uno nuovo che si aggiungeva ad una lista già sostanziosa.
Sulla soglia di casa si voltò e appena prima di sparire tra le mura spesse mi lasciò con le parole: ‹‹Parleremo la prossima volta››.
La prossima volta.
Prossima.
Non era finita così, tra tutti i rifiuti che mi sputava, ringhiava, espelleva, vomitava addosso, fragile ma reale, mi aveva anche donato la speranza.
Sorrisi capendo che anche se il viaggio per la conquista del suo cuore poteva essere lungo, non avrei dovuto perdere la fede.
 
 
 
 
Angolo dell’autrice: spero che questo capitolo sia decoroso e che riesca a trasmettere la tenacia e la caparbietà di Kisshu: colui che, ricevendo una sfilza di pali in fronte, due di picche, secchiate di merda, comunque non si arrende.
Kisshu l’incrollabile, forse questo capitolo doveva chiamarsi “Unbroken” eppure questo verso della canzone “Empress” di Gentleman (per la quale devo ringraziare Kim_sunshine e la sua magnifica storia “Samuele”, non l’avrei mai scoperta altrimenti!) mi sembrava più appropriato, dato sono convinta che una tale perseveranza debba provenire da una fede smisurata, anche se il viaggio potrebbe essere lungo.
Grazie a tutti voi che recensite, siete un validissimo sostegno per me e aspetto i vostri graditissimi commenti!
Un bacio,
Eirynij
   
 
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