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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    29/06/2017    4 recensioni
Sono tante le cose che si fanno per amore.
E Mycroft Holmes lo sa bene, anche se non riesce a comprendere cosa spinga le persone a gesti tanto estremi.
Ha visto suo fratello gettarsi da un tetto per proteggere i suoi amici da James Moriarty, rinunciare alla sua vita per due anni per proteggere John Watson, prendersi un proiettile per il suo migliore amico, morendo per mano di sua moglie, soltanto per saperlo al sicuro.
E tutto solo per amore. Quel sentimento che per Mycroft sembra così complicato da comprendere.
Tuttavia, quando Magnussen arriverà a minacciare Sherlock, sarà proprio l’amore a spingere Mycroft a offrirsi al suo posto, mettendo a rischio la propria vita e la propria libertà, per preservare quelle del suo fratellino. La persona che Mycroft Holmes ama più della sua stessa vita.
Perché l'amore ci spinge dove non ci saremo mai aspettati di poter arrivare.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Amore

 

Capitolo XII
Valzer per Sherlock e John

 
 
 Mycroft stava muovendo le dita sui tasti bianchi e delicati del pianoforte, suonando a memoria il valzer che aveva composto appositamente per Sherlock e John.
 Li stava osservando danzare al centro della pista, insieme agli invitati, ai lati della sala, che li stavano guardando commossi e inteneriti da quel momento così intimo fra gli sposi, accompagnato da quella musica dolce e melodiosa.
 Il politico sorrise. Non aveva mai visto suo fratello più felice che in quel momento, stretto fra le braccia dell’uomo che amava, danzare sulle note di quella melodia, al centro della pista da ballo completamente vuota, dove non c’erano altri che lui e il dottor Watson.
 Mycroft abbassò lo sguardo sulle proprie mani, che si stavano muovendo sui tasti con scioltezza e naturalezza, come se non fossero passati anni dell’ultima volta. In realtà non suonava il pianoforte da anni. Da quando, dopo essersi trasferito a Londra, aveva trovato suo fratello in overdose la prima volta in un sudicio vicolo dei bassifondi della città. Quella notte, con suo fratello in fin di vita stretto fra le braccia, si era ripromesso che mai più avrebbe toccato un pianoforte e mai più avrebbe composto o prodotto una nota, non se prima non fosse riuscito a salvare Sherlock da se stesso.
 E poi era arrivato John, che con la sua dolcezza e la sua testardaggine era riuscito nell’impresa in cui Mycroft aveva fallito. Aveva salvato Sherlock e non solo. Era riuscito a salvare anche lui, da Magnussen e da se stesso.
 E insieme a Sherlock era riuscito a farlo tornare a vivere, e forse anche a renderlo migliore.
 E quel valzer era per loro.
 Un ringraziamento per tutto ciò che avevano fatto in quei mesi e in quegli anni l’uno per l’altro e per lui. E non sarebbe mai stato abbastanza, ma in quel momento avrebbe espresso ciò che Mycroft sentiva, meglio di quanto lui avrebbe potuto fare a parole.    
 Per questo quando sua fratello gli aveva chiesto se avesse voluto suonare per il suo primo ballo con John, aveva accettato immediatamente, riprendendo a esercitarsi ogni giorno, e studiando e rivedendo la melodia fino a renderla perfetta.
 Tutto avrebbe dovuto essere perfetto, dal primo all’ultimo dettaglio.
 La cerimonia non era durata a lungo e nulla era andato storto.
 Sherlock e John avevano fatto il loro ingresso nella sala comunale fianco a fianco, mano nella mano, le dita intrecciate, gli sguardi incatenati e due dolci sorrisi a increspare le loro labbra. Per tutto il tempo non avevano avuto occhi che l’uno per l’altro.
 Si erano avvicinati alla scrivania, dove l’Ufficiale di Stato Civile li stava attendendo insieme ai due testimoni, Mycroft e Greg, ai quali i due futuri sposi avevano rivolto due smaglianti sorrisi.
 Dopo essersi scambiati le rispettive promesse – cariche d’amore e dolcezza, senza tuttavia rinunciare a quel tocco di ironia che da sempre aveva caratterizzato il loro rapporto – e le fedi, gli invitati erano esplosi in un applauso e Sherlock e John avevano poggiato le fronti una contro l’altra per qualche secondo, senza scambiarsi neanche un singolo bacio. Poi si erano allontanati scambiandosi un sorriso e avevano lasciato la sala seguiti dagli invitati.
 Il pranzo era stato più lungo e alla fine Greg e Mycroft erano intervenuti con i discorsi che avevano preparato, in quanto testimoni. Gli invitati avevano ascoltato in rigoroso silenzio e poi erano esplosi in un applauso, commossi dalle belle parole di entrambi.
 Mycroft avrebbe di gran lunga preferito non dover tenere quel discorso di fronte a tutti, e Sherlock gli aveva detto che non sarebbe stato costretto a farlo. Ma per rendere felice suo fratello, sarebbe stato disposto a tutto, anche a coprirsi di ridicolo con un discorso privo di spessore e significato.
 Per Sherlock e John avrebbe fatto qualsiasi cosa.
 
 Quando il valzer finì, Sherlock e John si fecero largo fra gli invitati che erano scesi in pista e raggiunsero Mycroft, ancora seduto al pianoforte, intento a infilare gli spartiti in una busta, proprio come tempo addietro Sherlock aveva fatto per il valzer appositamente composto per John e Mary.
 Il politico, quando li vide fermarsi al suo fianco, si mise in piedi, rivolgendo loro un sorriso accennato. «È stato uno splendido primo ballo.» disse dolcemente.
 John sorrise. «Il tuo valzer era splendido, Mycroft.» replicò. «Hai suonato meravigliosamente. Sei stato magnifico.»
 «Ti ringrazio, John.» rispose il maggiore degli Holmes, abbassando lo sguardo sulla busta che teneva ancora stretta fra le mani. «Ma questo valzer non è mio.» concluse e porse la busta a John. «L’ho scritto per voi. Quindi è vostro, adesso.»
 Il medico la prese, accarezzandola con le dita, e Sherlock vide che recava, al centro, nella calligrafia elegante ed elaborata di suo fratello, i loro due nomi, insieme alla parola “Grazie. Con amore, Mycroft”.
 «Grazie?» domandò John, incontrando lo sguardo del politico. «Saremmo noi a dover ringraziare te, non credi?»
 Mycroft scosse il capo. «No, John. Sono io a dover ringraziare voi.» affermò. «Per tutto ciò che avete fatto e fate per me, per essermi stati vicino, per non avermi lasciato solo contro Magnussen e dopo. E nemmeno adesso.» fece una pausa, abbassando lo sguardo. «Quello che ho cercato di dirvi con questo valzer è che siete la mia famiglia, e che come voi ci siete stati per me, io ci sarò sempre per voi. Da qui all’eternità.» concluse, spostando lo sguardo dal fratello al cognato.
 Sherlock sorrise. «L’abbiamo sentito, Myc. In quel valzer c’era ogni cosa.» affermò, rivolgendogli uno sguardo carico di dolcezza. «Grazie.»
 Mycroft incontrò i suoi occhi e dopo un momento gli sorrise.  
 John sorrise a sua volta, poi si avvicinò, poggiando una mano sulla spalla del cognato, stringendola leggermente. I loro sguardi si incrociarono e i due si sorrisero, poi il politico poggiò la mano su quella del medico, stringendola a sua volta.
 Quando John lo lasciò andare, si voltò verso il marito, avvicinandosi e accarezzandogli il viso. «Ho promesso un ballo alla signora Hudson.» disse, con un mezzo sorriso. «E uno a vostra madre. Ma quello dopo è tuo.» concluse facendogli l’occhiolino.
 Sherlock gli rivolse un sorriso sghembo. «Non farti attendere troppo da tuo marito, dottor Watson. Lo sai che è un uomo impaziente.»
 John rise. «Sarò da te molto presto, marito.» concluse e dopo avergli dato un buffetto su un fianco, si allontanò, dirigendosi verso la pista da ballo per cerca la signora Hudson.
 
 Sherlock e Mycroft rimasero soli.
 Per un momento si osservarono, senza parlare o muoversi, poi nessuno stesso istante si mossero uno verso l’altro e si abbracciarono. Si strinsero fra le braccia come mai avevano mai fatto prima di allora, lasciandosi veramente andare a quel momento, abbandonandosi uno fra le braccia dell’altro, dolcemente, teneramente.
 Sherlock poggiò il capo contro quello di Mycroft, chiudendo gli occhi per qualche istante, beandosi di quella vicinanza, lasciandosi avvolgere dalle braccia, dal profumo e dal calore di suo fratello.
 
 Quando si separarono, Mycroft rimase per un momento con una mano poggiata sul viso di suo fratello, osservando i tratti del suo volto, i suoi capelli, i suoi occhi. Mosse il pollice, sfiorando il suo zigomo con il polpastrello.
 «Sono orgoglioso di te, Sherlock.» mormorò. «E ti amo tantissimo.»
 «Ti amo anche io, Myc.» replicò il consulente investigativo, chiudendo le dita intorno al polso del fratello, leggermente accelerato sotto i suoi polpastrelli.
 Il silenzio piombò nuovamente su di loro, avvolgendoli completamente e cancellando ogni cosa intorno a loro. La musica, il rumore, la folla…
 Nulla era rimasto a parte loro due.
 Sherlock e Mycroft.
 Due fratelli.
 Una famiglia.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao ;) Ecco che con un giorno di ritardo, finalmente, pubblico l’ultimo capitolo. Riesco ad essere in ritardo anche per l’epilogo. Complimenti a me. xD
Be’, che dire? Rimanere con voi per questi dodici capitoli è stato bellissimo come sempre. Ogni storia è un’avventura, breve o lunga che sia… :) e ogni volta che si conclude non vedo l’ora che ne cominci una nuova! ;)
Ringrazio tutti coloro che mi hanno inserita fra le preferite/seguite/ricordate, i lettori silenziosi e soprattutto coloro che hanno recensito: CreepyDoll, MartixHedgehog, e sere221.
Grazie di cuore a tutti! ♥
Un abbraccio forte a tutti e a presto con un’altra storia :)
Eli♥
 
 
   
 
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