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Autore: Olivia Ferrante    30/06/2017    0 recensioni
...".... E fu così che si rese conto della stupidaggine che aveva fatto...Perché?...si chiedeva sempre perché...Nonostante cercasse sempre tanti buoni motivi per convincersi di non aver sbagliato, sapeva benissimo di averlo fatto, ma tutte le scuse non bastavano per metterle la coscienza a posto... Aveva tutto, non le era mancato mai niente, otteneva sempre le cose che desiderava... le cose lecite e le cose illecite...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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DONNA ROSSA
".... E fu così che si rese conto della stupidaggine che aveva fatto...Perché?...si chiedeva sempre perché...Nonostante cercasse sempre tanti buoni motivi per convincersi di non aver sbagliato, sapeva benissimo di averlo fatto, ma tutte le scuse non bastavano per metterle la coscienza a posto... Aveva tutto, non le era mancato mai niente, otteneva sempre le cose che desiderava... le cose lecite e le cose illecite...Cosa l'aveva spinta a comportarsi così...Cosa!...Forse in fondo al suo cuore una risposta l'aveva trovata, una risposta che alleviava certamente la sua coscienza , e in qualche modo la faceva andare avanti...Forse aveva voluto, cercato e ottenuto l'uomo per cui aveva perso la testa... Uno sconosciuto, di cui non sapeva niente. Neanche il suo nome. Sapeva solo che abitava i suoi sogni, i suoi pensieri più intimi...Lui...che sentiva non con le orecchie ma con una morsa nel basso ventre...Lui...Solo Lui...Il ricordo del primo bacio non l'avrebbe mai abbandonata, bastava chiudere gli occhi e rivivere quei momenti, che aveva impresso non solo nella mente ma anche sulle labbra. Lui che la definiva dolcissima, e con una carica erotica eccezionale...Lui che per lei aveva fatto cose che non faceva più da quando era ragazzino...Lui... Lui...sempre Lui...In ogni battito di ciglia, in ogni respiro, in ogni angolo della sua mente...Lui...L'aveva visto per caso una domenica pomeriggio, seduto in un bar. L'aveva guardato, gli aveva lasciato gli occhi e forse anche la mente. Si fermò di colpo, non riusciva ad andare avanti, perché il suo sguardo l'aveva colpita, le aveva bloccato il respiro, si rendeva conto che non riusciva a distogliere i suoi occhi da quel perfetto sconosciuto, che sentendosi osservato aveva alzato lo sguardo verso la sua direzione.-"CHI SEI?"- furono le uniche parole che riuscì a formulare, non rendendosi neanche conto di averle sussurrate. Si sentì chiamare, e con riluttanza dovette allontanarsi pur continuando a guardarlo con la coda degli occhi. Mai avrebbe immaginato cosa sarebbe successo da qual momento in poi. Quella notte lo sognò. E la notte successiva e quella dopo ancora. Ormai era un appuntamento fisso, appena chiudeva gli occhi ecco che si presentava...e questo durò mesi e mesi...fino a quando sparì così come era apparso.... Ma il destino si sa è sempre in agguato…E’ l’unico che quando chiama trova libero. Dopo un paio di mesi, forse quasi un anno, lo rivide per pure caso...non era cambiato niente, quelle sensazioni e quelle emozioni erano sempre presenti in lei, più vive che mai. Decise che lo doveva conoscere. Se il destino lo aveva rimesso sulla sua strada un motivo c'era e lei aveva tutte le intenzioni per scoprirle. Una mattina decise di uscire, si alzò, un caffè al volo, amaro, perché le piaceva dire che avendo la vita dolce non poteva rischiare un accumulo di zuccheri. Una doccia veloce e la sua tenuta preferita, jeans, camicia bianca e giacca. Prima di uscire controllò che avesse al polso il suo orologio, da cui non si separava mai,  e i suoi orecchini, dei turchesi piccoli, rotondi che le erano stati regalati anni prima dalla nonna.  Appena arrivata in piazza, sentì uno strano odore, ma era un odore che riusciva a percepire solo lei, era l’odore della libertà, l’odore della felicità, che lei conosceva abbastanza bene. E una morsa improvvisa la colpì nel basso ventre, lasciandola senza fiato, si fermò e girandosi se lo vide alle spalle. Non ebbe modo di far niente, si sentiva paralizzata, anche il più piccolo muscolo del suo corpo si rifiutava di obbedirle,  il fiato era diventato così corto che riusciva a stento a respirare, e quella morsa che l’attanagliava il ventre, quella era terribile e nello stesso tempo così eccitante che non avrebbe mai voluto che finisse. Lui…Lui era lì a un passo da lei, ma non per lei…ma poco importava, era lì e lo poteva vedere, lo poteva guardare. Lui con la sua camicia bianca, candida come la neve.  Ah! Come adorava le camice bianche, le trovava maledettamente eccitanti. –“Mio Dio quanto è bello”- furono le uniche parole,  l’unico pensiero che poté  formulare. Lui che la guardava e le sorrideva. Stava sognando, di sicuro era un sogno, ma ricordava perfettamente di essere uscita.. .e quindi era sveglia. Lui che ad un tratto le dice buongiorno….e lei che si sente avvampare e diventare rossa, molto più dei suoi capelli. E quel buongiorno fu l’inizio di un preludio di emozioni, di sensazioni, una girandola di estasi… si sentì travolta e stravolta…, e per la prima volta dopo tanto tempo, si trovò  impotente di fronte a un uomo di cui non sapeva nulla.  La guardò e le chiese se poteva offrirle un caffè. -Un caffè?- voleva offrirle un caffè, anche se fosse stata allergica al caffè avrebbe accettato! Si avviarono al bar della piazza e si sedettero in uno dei tanti tavolini vuoti. Si misero uno di fronte all’altro e in silenzio iniziarono a guardarsi… l’emozione che provava era così evidente che lui le chiese se stava bene. Il cuore le batteva così forte che dovette mettere una mano sul petto per non farlo uscire fuori. Fu con l’arrivo del cameriere che si calmò un po’… Ordinarono due caffè, amari… a quanto pare c’era qualcosa che li accomunava. Lei piano piano si rilassò e appoggiandosi le spalle alla sedia tirò i capelli dietro l’orecchio. Erano capelli corti, ricci e rossi. Ad ogni movimento della testa i riccioli scappavano da tutte le parti, era un problema tenerli sistemati, ma a lei piacevano proprio per questo, le davano un aria selvaggia in un viso dolcissimo. Aveva la pelle chiara, troppo, diceva lei,  la classica carnagione di una rossa. Pelle chiara, lentiggini e occhi castani. Tutti si aspettavano occhi verdi, ma lei no. Lei li aveva castani. Era fuori su tutto. Si misero a parlare senza togliersi lo sguardo di dosso. Lui le raccontò che la mattina era un rito la preparazione del caffè. Gli piaceva farselo con la caffettiera per sentire il rumore e l’odore che piano piano invadeva la cucina, e in più gli piaceva mettere la tazzina sulla caffettiera in modo che si riscaldasse e si impregnasse dell’aroma. Lei lo guardava, le piaceva guardarlo e sentirlo parlare, aveva una voce calda, rassicurante, molto profonda… si quell’uomo le piaceva, e le piaceva tanto, forse troppo. Nel momento dei saluti si resero conto che non si erano presentati , poco importava il loro nome, ormai si erano conosciuti… -Luca- sussurrò. E come due ragazzi si diedero la mano, e lei con un fil di voce rispose -Claudia-. Lui le chiese il numero di telefono. Voleva significare solo una cosa, la voleva rivedere. Si scambiarono i numeri e nel momento che si lasciarono lui le sorrise, con un sorriso che la lasciò senza respiro. –Ciao Donna Rossa!- e si allontanò lasciandola lì persa nei suoi pensieri e nel suo mondo. –DONNA ROSSA-….DONNA ROSSA…DONNA ROSSA!!!.. L’aveva chiamata Donna Rossa. SI! Quell’uomo le piaceva. E le piaceva quel nomignolo che le aveva affibbiata Donna Rossa… Tornò a casa felice di quell’incontro casuale ma altrettanto fortuito. Si chiedeva quando l’avrebbe chiamata, perché lei non l’avrebbe fatto di certo. Una signora aspetta sempre che il primo passo lo faccio l’uomo. –E se non mi chiama?- pensò -che faccio? lo chiamo io?-. Stette tutta la serata a pensare a quell’incontro e a cosa avrebbe fatto l’indomani. Si ricordò che  aveva un appuntamento con Antonio, un suo collega, e quindi tanto tempo per pensare a lui non l’avrebbe avuto. Andò a letto presto e come era logico immaginare appena chiuse gli occhi si presentò. Con la sua camicia bianca, gli occhiali da sole, e quel sorriso malizioso che gli dava un fascino da monello. Durante la notte si svegliò molte volte, era un sonno agitato e riuscì ad addormentarsi la mattina presto, quando già il sole faceva capolino dalla sua finestra. Sentiva un rumore provenire dal comodino , ma non ricordava di aver messo la sveglia, ma quel rumore era troppo fastidioso. Ancora con  gli occhi pieni  di sonno allungò la mano per cercare di capire da dove veniva quel suono. Fu allora che capì che era il telefonino che suonava. Lo prese e appena disse pronto sentì una voce familiare che le diceva – Buongiorno! Hai preso il caffè?-.
   
 
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