Capitolo 12. È
qui la festa?
Più Sakura si sforzava di comprendere ciò che era
accaduto, più si convinceva
che il nuovo scopo del Team Rocket fosse diventato intralciare in un
modo o
nell'altro lei ed Ichigo.
Quando s'era accorta dell’uomo che si stava avvicinando,
l'aveva colta una
pessima sensazione, e il comportamento fin troppo accorto di Ichigo nei
confronti di quel losco figuro non aveva fatto altro che accrescere i
suoi
sospetti.
Poi era arrivata quella proposta
– Sakura sentiva di aver
assunto un'espressione da ebete, tanto era esterrefatta – e
l'uomo aveva
mostrato loro un lucido distintivo rosso dalla forma di una "R", come
se con quello volesse togliere loro ogni possibile dubbio sulla sua
identità.
I pochi, imbarazzati istanti che seguirono le sembrarono quasi un
sogno, come
se avesse semplicemente assistito a quel che accadeva senza prender
personalmente parte all'azione: lei ed Ichigo, che aveva spalancato la
bocca,
avevano – assurdamente –
declinato una così allettante
proposta scuotendo il capo, la recluta per un attimo era sembrata
andare su
tutte le furie, poi aveva assunto un'espressione simile ad
un'inquietante
maschera di ghiaccio, aveva piegato all'insù gli angoli
della bocca (ma tutto
sembrava fuorché che volesse sorridere) e con voce melliflua
aveva detto loro
quanto gli dispiacesse un simile rifiuto. In un istante, la maschera di
ghiaccio indossata dall’uomo s'era infranta, rivelando
un’espressione che a
Sakura ricordò quella della recluta che aveva azionato il
detonatore all’interno
del Monte Luna. Senza dar loro il tempo di far nulla, aveva preso dalla
cintura
una Pokéball e gliel'aveva lanciata contro. Ichigo e Sakura
non avevano avuto
nemmeno il tempo di iniziare a correre via che una puzza fin troppo
familiare
aveva già iniziato ad insinuarsi nelle loro narici.
«Oh, no!» Sakura si voltò, incrociando
il vacuo sguardo di un mini-Muk
dall’aria un po’ idiota.
«Quello è un Grimer!» sbottò
Ichigo, che già aveva distanziato Sakura di un
paio di metri. Anche correndo all’indietro aveva
un’andatura incredibilmente
veloce. «È la pre-evoluzione di Muk.»
«Beh … – Sakura si tappò il
naso – sì, puzza come un Muk. Però
sembra scemo.»
Per soffocare in malo modo una risata, Ichigo per poco perse
l'equilibrio.
«Sakura, ti pare il momento di fare certe
considerazioni?»
Sakura si limitò a sorridere flebilmente, sobbalzando quando
sentì qualcosa di
puzzolente sfiorarle la caviglia. Il mini-Muk dall'aria un po' ebete
doveva
essersi offeso per la considerazione sul suo aspetto non
proprio brillante e
le aveva scagliato contro una palla di fango puzzolente. In pochi
istanti il
lembo di pelle entrato in contatto con la poltiglia melmosa di Grimer
iniziò a
bruciarle come le bruciò la lingua quella volta che, per
scommessa col
fratello, a otto anni masticò un peperoncino. E quella volta
si sentì la lingua
bruciare tanto da infilarla di prepotenza nel freezer.
«Ah!»
Sakura si inginocchiò, cercando di controllare la ferita
senza urlare troppo,
ma trattenersi era un'impresa fin troppo ardua anche per una persona
pacata
come lei, in quella situazione.
«Sakura!» Ichigo già le era
inginocchiata accanto, ispezionando accuratamente
la ferita come aveva fatto con Scyther sul Monte Luna.
«Oh, cavolo.» brontolò, affrettandosi ad
accovacciarlesi davanti.
Sakura le lanciò un'occhiata sorpresa.
«… Ichigo …?»
«Sakura, non ce la farai mai a correre, salimi sulle
spalle!»
«Sei scema? Non puoi …»
Ichigo le lanciò uno sguardo fulminante, uno di quelli che
la facevano sembrare
un'adulta a cui non si può dire di no. Emettendo un
impercettibile sospiro,
Sakura le allacciò le braccia al collo.
Esser trasportati sulle spalle da qualcuno sembrava incredibilmente
romantico –
almeno dall'impressione che ne davano i fumetti –, a Sakura
sembrò solo incredibilmente
scomodo: doveva
sforzarsi per non appesantire troppo Ichigo, cercare di non
strangolarla con le
braccia che le serravano il collo, evitare che le sue gambe fossero
d'intralcio
per la corsa e allo stesso tempo sopportare in silenzio tutte le volte
che,
inavvertitamente, la caviglia sbatteva contro il corpo dell'amica, che
nonostante tutto il peso in più da portare riusciva ad
essere davvero veloce.
Non abbastanza da seminare il Pokémon puzza, ma quello era
un dettaglio
trascurabile. Forse.
Sakura dovette soffocare un nuovo grido quando Ichigo virò
bruscamente verso
ovest, aveva stampato in faccia un sorrisetto dalla sfumatura eccitata
che mai
Sakura le aveva visto in volto.
«Ho un'idea. Reggiti forte.»
Neanche finì la frase che, sfruttando la pendenza del
terreno, accelerò la
corsa, distanziando immediatamente di qualche metro in più i
loro inseguitori e
quadruplicando sforzi e dolore di Sakura. Però la cosa si
fece decisamente
divertente: correvano talmente veloci tra l'erba alta da rischiare di
spiccare
il volo quando, un paio di volte, Ichigo inciampò, coi
Pokémon selvatici che si
allontanavano spaventati da loro e Ichigo che li osservava visibilmente
dispiaciuta perché si stava lasciando sfuggire tutti
quei fantastici Pokémon.
«Questa è una delle cose più belle che
abbiamo mai fatto!» esclamò Sakura
quando vide che il puzzolente ammasso viola non riusciva a reggere
l’andatura
dell’amica, addirittura anche la recluta aveva iniziato a
rincorrerle, inveendo
in malo modo contro il Pokémon e la sua lentezza.
Sakura dovette mordersi la lingua per evitare un'espressione colorita;
la
caviglia aveva sbattuto contro il busto di Ichigo, che virò
nuovamente per
dirigersi verso l'entrata di una grotta, probabilmente la famosa Grotta
Celeste.
«Scusa!» Ichigo ansimò, era
già un po' che aveva iniziato a tremare dallo
sforzo, continuare una simile corsa le stava prosciugando velocemente
– forse
troppo – tutte le energie; tutto il terreno guadagnato lo
stava pian piano
perdendo. Che il Grimer avesse ricominciato a lanciare palle di melma
radioattiva puzzolente, poi, era la ciliegina sulla torta (di fango).
Con Ichigo che ormai tremava tutta per lo sforzo eccessivo, Sakura si
voltò
verso la recluta – decisamente più veloce del
Grimer e già alle loro calcagna –
che all'incontro tra i loro sguardi sogghignò «Ora
siete in trappola, piccole
…!»
Nemmeno finì la frase, che un grosso drago arancione
piombò dal nulla sul
Grimer, facendolo volare con un colpo di coda ben assestato verso la
dura
roccia della Grotta Celeste. Era bastato quel colpo a mandarlo K.O.
«Cosa credi di fare alle due ragazzine?» un
allenatore con indosso una felpa
dei pantaloncini rossi che arrivavano alle ginocchia era posizionato
vicino
all'entrata della grotta, aveva il braccio teso come se avesse appena
lanciato
una Pokéball.
La recluta sbiancò improvvisamente, ritirando Grimer nella
Ball e scappando via
alla velocità della luce.
E a scappare è ancora più veloce!
Ichigo si lasciò cadere, trascinando con sé
Sakura che per miracolo non sbatté
con la caviglia a terra.
«Siamo salve.» sussurrò ansimando.
Sakura le sorrise.
«Mica sto iniziando a puzzare anche io?» chiese,
sussultando quando mosse
inavvertitamente la caviglia ferita.
Ichigo soffocò una risata, tappandosi il naso ed esclamando
un
"Bleah!" di disgusto che le costò un buffetto dietro la nuca.
«Allora, signorine,» l'uomo con indosso la tuta
rossa si stava dirigendo verso
di loro con un kit del pronto soccorso in una mano «mi
spieghereste cosa sta
succedendo?»
Dopo aver medicato la ferita di Sakura, l'uomo – che non
poteva avere più di
trent'anni – si fece raccontare con calma quanto accaduto sul
ponte.
«Sì, avevamo ricevuto qualche soffiata riguardo i
tentativi del Team Rocket di
riformarsi, e sapevamo da un pezzo che il Ponte Pepita fosse sotto
l'influenza
dei Rocket, ma non avevamo idea che si mettessero a cercare nuove
reclute
proprio qui, nelle vicinanze di una nostra postazione.»
«Una vostra postazione?»
Ichigo inarcò un sopracciglio, dopo
aver parlato con l’uomo s’era messa a studiare
estasiata il suo splendido drago
arancione, che si chiamava Dragonite.
«Nostra, della Lega Pokémon.»
spiegò l’uomo, mostrando un piccolo distintivo
appuntato sulla giacca.
Ichigo spalancò la bocca «Sakura, hai
sentito?!» urlò per attirare la sua
attenzione; ma Sakura era un po’ troppo presa a gustarsi la
pace e la
freschezza della sua medicazione per prestare abbastanza attenzione,
così,
quando si voltò, non poté fare a meno di mugolare
un “…? Mh?” interrogativo.
«Questo signore fa parte della Lega
Pokémon.» le ripeté Ichigo continuando
ad
accarezzare Dragonite «Sei davvero un Pokémon
fortissimo, eh?» gli chiese poi,
grattandogli leggermente il muso.
L’uomo sorrise «Oh, lo è. È
per questo che ci hanno affidato questo compito.»
«Che compito?» chiese Ichigo
«Quello di fare da guardia alla Grotta Celeste ed assicurarci
che nessuno ci
metta piede.»
Oh-oh.
Ichigo rizzò la schiena, smettendo di dedicare la propria
attenzione a
Dragonite «Ma io e Sakura siamo venute qui proprio per
esplorare la grotta!»
L’uomo scoppiò in una grossa risata
«Ecco perché adoro voi giovani allenatori:
siete sempre pieni di coraggio e iniziativa, ma siete anche
così sciocchi! Dove
credete di andare, conciate in questo modo?»
Ichigo lanciò una fulminea occhiata a Sakura, che subito
esclamò «Oh, ma io sto
benissimo!»
E in effetti era vero, dopo essersi ripulita e medicata la ferita
riusciva a
camminare abbastanza bene.
«Già, peccato che per farvi entrare qui ci sia
bisogno di un riconoscimento
ufficiale della Lega. Mica posso far entrare il primo sprovveduto che
capita in
un posto tanto pericoloso!» l’uomo
incrociò le braccia al petto, imitato
immediatamente da Ichigo «Vorrà dire che io e la
mia amica non ci muoveremo di
qui finché non ci farà entrare nella
grotta.»
L’uomo scrollò le spalle «Per me potete
anche rimanere qui per il resto della
giornata.»
«E sia.» Ichigo si sedette a gambe incrociate
affianco a Sakura, che sospirò
impercettibilmente. Qualcosa le diceva che si prospettava un resto
della
giornata molto, molto noioso.
****
Natsumi era poggiata al tronco di un albero, osservando distrattamente
i giochi
di riflessi che creava la luce del sole sul Ponte Pepita, gustandosi
uno degli
ormai rarissimi momenti di solitudine che poteva permettersi. Viaggiare
con
quei tre uragani era sotto molti punti di vista un sacrificio: erano
irruente,
scatenate, invadenti e rumorose; Izumi e Kagami le rivolgevano
continuamente la
parola, come se volessero studiare e capire i suoi comportamenti dosati
e
impassibili, e non facevano altro che ronzarle attorno, come se
avessero paura
che all'improvviso potesse fuggire, mentre con Yuri ancora non riusciva
a
parlare senza che finissero per litigare, visto il pessimo carattere di
quella
testa calda. D'altro canto, non tutto il tempo passato assieme a quelle
tre era
sacrificato, a volte le sembrava che la presenza delle sue compagne di
viaggio
fosse necessaria, forse piacevole, e stare con loro spesso significava
non dare
ai fantasmi del passato la possibilità di riaffiorare. E
poi, doveva
ammetterlo, le sue conoscenze teoriche si stavano ampliando a vista
d'occhio.
«Ehi!» l'acuta voce di Izumi la distrasse dai suoi
pensieri. Tutte e tre la
stavano fissando a qualche metro di distanza, come se aspettassero solo
lei.
«Allora, andiamo?» Kagami si portò le
braccia dietro la nuca.
Natsumi annuì. Un po' le dispiaceva dover già
abbandonare il suo momento di
solitudine, ma aveva il sentore che, se fosse ancora rimasta sola, i
ricordi
avrebbero finito per divorarla. «So che per attraversare il
ponte bisogna
combattere contro degli allenatori.» sbuffò,
sistemando una ciocca di capelli
dietro l'orecchio.
Kagami si esibì in un sorrisetto sghembo «Non
sanno contro chi si mettono,
allora!»
Natsumi le dedicò un breve sorriso, adorava il suo modo di
pensare.
Avevano deciso che la prima a sfidare gli allenatori sarebbe stata
Yuri, così
si ritrovò a seguire quell'irritante sbruffona dagli
atteggiamenti da capetto
fino all'imbocco del ponte, dove un ragazzino con un cappellino di
paglia e un
retino acchiappa-farfalle stava curando i suoi Pokémon con
aria affranta.
Senza farsi problemi, con la solita faccia tosta, Yuri urlò
«Oi, sei tu che
devo sfidare?»
Il ragazzino le lanciò un'occhiataccia «Dovresti,
sì. Però ora non posso
combattere. Quella tizia con il ciuffo che le copriva l'occhio mi ha
sbaragliato! Era fortissima!»
A quelle parole, i sensi di Natsumi scattarono all'erta. Quando si
parlava di
gente fortissima, tutto si faceva decisamente più
interessante.
Yuri invece si limitò a sbuffare. «Va be',
proseguiamo allora.» così dicendo si
avviò lungo il ponte.
La seconda allenatrice era una ragazzina con indosso una graziosa
uniforme
composta da camicetta bianca e gilet e minigonna neri. Anche lei
sembrava
parecchio irritata, anche lei stava curando la sua squadra.
«Anche tu sei stata sconfitta dall'allenatrice con il
ciuffo?» chiese Yuri
andandole vicino
La ragazzina le lanciò un'occhiataccia
«Macché! È stata quella alta con gli
occhiali! Non ho avuto il tempo di attaccarla nemmeno una volta, che
vergogna!
I miei poveri Pokémon!» sbottò,
continuando a curare il suo Pidgey. Questa volta,
Yuri si voltò per incontrare lo sguardo di Natsumi, sembrava
le stesse
chiedendo "Ma che succede qui?". Lei si limitò a farle cenno
col capo
di proseguire lungo il ponte.
Con i tre successivi allenatori accadde la stessa identica scena: sia
il
bulletto, che la seconda ragazza con la graziosa uniforme, che il
campeggista
alla fine del ponte erano stati sconfitti dalla misteriosa allenatrice
col
ciuffo davanti agli occhi o da quella alta con gli occhiali.
«Che noia questo ponte.» sbuffò Yuri
infilandosi le mani nelle tasche «Non
vedevo l'ora di combattere contro qualcuno.»
«Meglio così, abbiamo risparmiato
energie!» constatò Izumi stringendosi –
per
quanto le fosse concesso dall'arto atrofizzato – nelle spalle.
«La vuoi finire di esser contenta quando non incontriamo
Pokémon? Ora hai una
medaglia, sei diventata un'allenatrice seria, e che cavolo!»
Natsumi non prestò alcuna attenzione al battibecco tra le
sue compagne di
viaggio, era troppo occupata a riflettere. Se quegli allenatori non
avevano
avuto il tempo di rimettere in sesto la propria squadra, voleva dire
che si
dovevano esser battuti da non troppo tempo, e che quindi le due
allenatrici in
gamba dovevano essere ancora nei paraggi.
Aveva riflettuto molto sul discorso che le aveva fatto Brock il giorno
in cui
Yuri aveva vinto la medaglia Sasso, ed era giunta ad una conclusione:
se
davvero esistevano allenatori straordinari, l'unico modo per
dimostrarsi
davvero forte era trovarli uno ad uno e sfidarli; le due misteriose
allenatrici
sembravano, a detta dei cinque allenatori presenti su quel ponte, degne
di
esser annoverate tra gli allenatori formidabili che Natsumi aveva il
dovere di
sfidare.
«Andiamo.» quel suo semplice comando ebbe il potere
di far cessare il rumoroso
chiacchiericcio delle sue compagne, che trovavano ogni scusa buona per
far
casino. Quando si diresse verso il Capo Celestopoli, le altre tre
ragazzine la
seguirono, Izumi che già iniziava a mostrare i primi segni
di insofferenza,
Kagami che rideva spensierata con le braccia dietro alla nuca e Yuri
che, con
quella faccia tosta che si ritrovava, le dedicò
un'espressione infastidita per
la quale Natsumi non si arrabbiò solo perché
faceva dannatamente ridere.
****
Kagami e Izumi camminavano mano nella mano nell'erba alta; da quando
avevano
superato il Ponte Pepita Izumi aveva insistito perché non le
lasciasse la mano
nemmeno per un istante.
«Izuchan, hai già pensato a come catturare il
Pokémon?»
Izumi guardò la Pokéball vuota che aveva
sistemato nella cintura, mordendosi il
labbro inferiore.
Kagami le strinse più forte la mano «Insieme
possiamo fare tutto, no? Come con
Yuri e Nidoran!»
Quando la vide soffocare una risata, anche lei si sentì
più serena.
«Però …» mentre camminavano,
Izumi si guardava intorno un po' spaesata «Non so
se lo voglio davvero, un altro Pokémon.»
Quando Izumi si mostrava così fragile non sapeva mai bene
come reagire, così si
limitò a stare in silenzio e non lasciarle la mano.
«Ehi!
Ho trovato!»
Fu Yuri a richiamare la loro attenzione, stava correndo frenetica verso
di
loro, in volto aveva l'espressione di chi sa di aver avuto una grande
idea.
Prese le mani libere di entrambe e le trascinò dove aveva
lasciato Natsumi ad
osservare perplessa una zolla d'erba. O quella che sembrava una zolla
d'erba.
Kagami s'illuminò in volto. «Ma quello
è un Oddish!»
Un piccolo bulbo color catrame gironzolava tra l'erba alta, saltellando
contento qui e lì.
Voltandosi verso Izumi, Kagami notò che anche lei s'era
rasserenata in volto.
«Allora, che ne dici?» Yuri aveva un'espressione
soddisfatta in volto «Non ho
avuto una grande idea?!»
Natsumi le lanciò un'occhiata stranita «Me lo vuoi
spiegare perché sarebbe una
grande idea un Oddish?», ma Yuri non le diede minimo adito.
Kagami sbuffò, non era possibile che Yuri ancora non
riuscisse ad accettare la
presenza di Natsumi.
«In effetti è una storia un po’
lunga!» incominciò, rivolta alla ragazzina che
osservava perplessa l'Oddish «Però Izumi ha
già incontrato un Oddish
abbandonato nel Bosco Smeraldo e ci ha fatto amicizia, magari di un
altro
Oddish non avrà paura.»
Natsumi aggrottò le sopracciglia perplessa «Izumi
è entrata nel Bosco Smeraldo
nonostante ci sia il Mostro? E se l’avesse attaccata? Ho
sentito alla TV che ha
aggredito un sacco di gente!»
Kagami sentì la bocca dello stomaco serrarsi, come le
accadeva ogni volta che
ascoltava le invenzioni assurde riguardanti la sua permanenza nel Bosco
Smeraldo «Io non aggredivo
i passanti!» sbottò.
Fu la prima volta che vide un’espressione così
poco neutra sul volto di
Natsumi: aveva le sopracciglia inarcate e gli occhi sgranati e la bocca
era
schiusa, per ostentare tutta l’incredulità della
ragazzina «Il Mostro Smeraldo
eri tu?»
Kagami sentì il sangue affluirle veloce verso le guance,
quando cercò di dare
qualche spiegazione si ritrovò a borbottare suoni senza
senso. Era la prima
volta in vita sua che si sentiva tanto imbarazzata, forse
perché Natsumi la
metteva ancora – nonostante tutto – terribilmente
in soggezione.
«Era un malinteso, Kagami non voleva aggredire
nessuno.» intervenne Yuri,
sfidando con una tagliente occhiata smeraldo Natsumi a contraddirla. E
in
momenti come quello Kagami si ricordava perché all'inizio si
fosse presa una
cotta per il ragazzino dai capelli e lo sguardo di fuoco.
«Kagami è buonissima!» anche Izumi
intervenne subito in sua difesa; era
incredibile quanto fosse bello avere due amiche come loro.
Natsumi si aprì in un sorriso luminoso e incredibilmente
affascinante «Non ne
dubito. Scusa se ti ho offeso.»
Sentendo la morsa allo stomaco trasformarsi in qualcosa di decisamente
più
piacevole, Kagami le regalò l'espressione più
dolce di cui era capace per
comunicarle che non c’erano problemi; era bello vedere che,
forse, un minimo di
amicizia con quella ragazzina scostante era nato davvero.
«Uhm …» un mugugno da parte di Izumi
catalizzò tutta l’attenzione sulla piccola
cinese, che osservava la Pokéball vuota nella sua cintura.
«C’è qualche problema?» chiese
Yuri
«È solo che … Come lo catturo
quell’Oddish?»
A quella domanda Kagami si aprì in un sorrisetto furbo,
forse aveva un’idea che
avrebbe potuto funzionare.
«Fai uscire Beldum.»
«E …?»
«E basta.»
Izumi le dedicò un’occhiata non molto convinta,
piegando il capo di lato con
fare perplesso, ma assecondò il volere dell’amica
e liberò la sua piccola furia
blu, che con un verso contento, iniziò a gironzolare senza
meta e carica di
energie, travolgendo ogni cosa nel raggio di qualche metro con la
classica,
instancabile foga. Come Kagami aveva intuito, il piccolo Oddish cadde
ben
presto vittima di una carica dell’iperattività di
Beldum, che, dopo aver
stordito per bene il Pokémon selvatico, corse dalla propria
allenatrice a farle
le feste, come se sapesse che quello era ciò che Izumi
voleva. Il legame
empatico tra Izumi e Beldum riusciva sempre a compensare
l’inesperienza e
l’insicurezza della piccola cinese, era bastato che Beldum
capisse cosa lei
volesse per agire da solo ed accontentarla. Certe volte Kagami si
sentiva
incredibilmente gelosa del rapporto così speciale tra Izumi
e il suo Pokémon.
Senza proferire parola, Izumi si limitò a far levitare la
sua Pokéball,
scagliandola contro l’Oddish che, troppo esausto per poterla
contrastare, si
lasciò catturare subito.
«Evvai!» Yuri portò un pugno in aria
«Ora possiamo andare ad allenarci!»
Senza nemmeno aspettare risposta da qualcuno, iniziò a
correre verso il Ponte
Pepita, pronta a tornare al Centro Pokémon di Celestopoli,
seguita a ruota da
Izumi che, dopo aver titubato nel prendere la Pokéball
contenente il suo nuovo
Pokémon, corse dietro Yuri, che in quanto a foga nulla aveva
da invidiare a
Beldum certe volte. Con una scrollata di spalle, Kagami stava per
raggiungere
le sue amiche, quando notò Natsumi indugiare.
«C’è qualcosa che non va?»
chiese, già conoscendo la risposta che Natsumi le
avrebbe dato
«No, no …» Kagami sorrise un
po’ amaramente, sapeva già che non si sarebbe mai
confidata con lei, così si limitò ad avviarsi
verso il Ponte
«È solo che …» si
bloccò all’improvviso, voltandosi verso Natsumi
che,
inaspettatamente, aveva continuato la sua risposta «Le due
allenatrici
bravissime che hanno battuto tutti i ragazzini sul ponte. Mi sarebbe
piaciuto
incontrarle e sfidare anche loro.»
«Beh, se sono davvero due allenatrici così brave,
andranno sicuramente a
sfidare la palestra, no?»
A Kagami sembrò che una scintilla animasse per un istante lo
sguardo di
Natsumi, rendendolo ancor più bello di quanto già
fosse «Hai ragione!» esclamò,
dedicandole un sorriso luminoso e così poco da lei.
Forse i risultati raggiunti con Natsumi non erano così
deboli come Kagami aveva
pensato.
Essere andate a catturare Oddish in mattinata implicava
l’avere l’intero
pomeriggio libero. Certo però Kagami non si aspettava che
l’avrebbero occupato
recandosi già alla Palestra. Fosse stato per Izumi,
ovviamente, avrebbero
potuto prendersi un altro giorno di tempo così come il resto
delle loro vite
prima di sfidare la nuova Palestra, ma Yuri si sentiva talmente gasata
all’idea
di poter già incontrare il secondo Capopalestra da proporre
di recarsi – dopo
un breve allenamento – presso l’edificio dalla
grande scritta “Gym” quel pomeriggio
stesso. Natsumi aveva acconsentito con malcelato interesse, il suo
pensiero
doveva esser ancora rivolto alle due allenatrici di cui avevano sentito
parlare
quella mattina.
Fu così che, arrivate davanti al portone
d’ingresso della Palestra, Kagami si
trovò a varcare per la seconda volta in pochissimi giorni
l’entrata di una
Palestra Pokémon, con Izumi che non sembrava intenzionata a
mollarle il braccio
per nessuna ragione al mondo, Yuri che camminava legnosa come un
soldatino e
Natsumi che si guardava attorno come se sperasse che qualche allenatore
forte
si stesse nascondendo dietro un vaso pronto a sbucar fuori
all’improvviso per
fare loro un dispetto.
Appena messo piede nell’edificio, un fortissimo odore di
cloro le investì.
«Oh, wow!» fu l’esclamazione di Yuri
quando focalizzò meglio l’ambiente
circostante: l’atrio della seconda palestra sembrava in tutto
e per tutto lo
spogliatoio di una piscina, l’unica nota stonata erano le due
statue in marmo
che certificavano l’appartenenza della Palestra alla Lega di
Kanto, accanto ad
una delle quali sedeva un uomo sorridente.
«Salve, allenatrici!» esclamò
l’uomo, che aveva un’espressione talmente
sorniona da sembrare un gatto in tutto e per tutto «Siete qui
per sfidare la
palestra?»
«Esatto!» come prevedibile, fu Yuri a rispondergli
e, muovendosi ancora a
scatti, portò un pugno all’altezza del volto, come
a voler dimostrare tutto lo
spirito combattivo che la animava.
«Benissimo, quindi siete in quattro a voler sostenere la
sfida?»
«No, io no.» si limitò a dire Kagami,
ricevendo da Natsumi una delle sue solite
occhiate indecifrabili. La rossa si avvicinò a lei per
sussurrarle
all’orecchio, talmente vicino che sentì un leggero
brivido scuoterla «Sicura di
non voler provare? Sei molto in gamba, secondo me è un
peccato!»
Kagami storse il naso «Non è con le medaglie che
voglio essere forte.»
Natsumi si limitò ad annuire «Comprendo il tuo
punto di vista.»
«Dunque, tre allenatori, giusto?» prese nota la
guida «Di quante medaglie siete
già in possesso?»
«Abbiamo la Medaglia Sasso.» rispose fiera Yuri,
impettendosi quando ebbe
finito la frase.
«Caspita, dei giovani allenatori in erba! Era da un
po’ che non ne venivano!»
esclamò col fare sornione e rilassato la guida, Kagami non
riuscì a trattenere
un risolino quando vide Yuri mettere il broncio per quella
constatazione.
«Ehi, abbiamo una medaglia, siamo forti!» lo
corresse la rossa, al che la guida
si abbandonò ad una breve risata «Ne avete ancora
di strada da fare, piccolo!»
Uh.
In pochi istanti Yuri si fece più rossa in volto che di
capelli «Io
sono femmina.» sbraitò, sbracciandosi
e scalpitando come un Mankey al quale si è appena rubato il
pranzo.
La guida finalmente perse un po’ del suo fare rilassato
«Ah, scusami! È ovvio,
sei una ragazzina così carina!» disse, cercando di
calmare Yuri, ma su una come
lei complimenti sull’aspetto non avevano molta importanza,
così la guida si
limitò a mostrare loro la porta dietro la quale avrebbero
trovato il percorso
per arrivare dalla Capopalestra.
Varcata la porta che la guida aveva indicato – Yuri fu
trascinata da Natsumi
che aveva commentato con un “Imbarazzante.”
–, le bambine si trovarono
all’interno di una sala occupata quasi interamente da
un’immensa piscina
olimpionica, attraversata da una passerella sulla quale erano presenti
un nuotatore
che teneva i piedi a mollo nell’acqua e una ragazzina vestita
da campeggiatrice
appostata al lato di una scalinata che conduceva ad una nuova porta,
dietro la
quale doveva esserci la sala della Capopalestra Misty.
«Beh, come vogliamo fare?» chiese Kagami,
portandosi le braccia a mo’ di
cuscinetto dietro la nuca.
«Gli allenatori sono due, e noi siamo tre.»
intervenne Natsumi «Izumi secondo
me deve fare almeno una battaglia di prova con Oddish.» la
piccola cinese, che
nel frattempo aveva preso Yuri per il braccio, sospirò
affranta, ma annuì per
acconsentire. «Posso affrontare la seconda allenatrice,
però?»
Natsumi le dedicò una di quelle espressioni dolci che solo
ad Izumi aveva mai
dedicato «Certo che puoi.»
«Non ci sono problemi!» asserì anche
Yuri, aprendosi in uno dei suoi sorrisi
mozzafiato.
«Quel nuotatore lo posso anche lasciare a te.» il
tono leggermente sprezzante
con cui si rivolse a Yuri subito dopo cozzava terribilmente con
l’atteggiamento
dolce di qualche istante prima.
«Cosa c’è, credi di non essere in grado
di batterlo?» la schernì Yuri, anche il
suo sorriso si venò di strafottenza. Quelle due non
riuscivano proprio a
sopportarsi.
Natsumi incrociò le braccia al petto
«Prego?» chiese, mantenendo la solita
espressione neutra «Resta qui mentre ti faccio vedere come
combatte un vero
allenatore.
E, senza dar conto alle risposte colorite di Yuri, si avviò
verso il nuotatore
che continuava a bearsi nell’acqua e per il quale Kagami
provava un’immensa
invidia. Se c’era un ambiente che adorava, oltre le foreste,
quello era proprio
l’acqua.
Lo scontro di Natsumi con il nuotatore, che parve un tantino scocciato
quando
la ragazzina interruppe il suo momento di relax, fu incredibilmente
breve, ma
non per questo poco intenso. I due Pokémon acquatici del
nuotatore, un
cavalluccio marino blu e un mollusco dal guscio viola e la lunga lingua
da
fuori (nonostante non ne si vedesse nessuna bocca) furono sbaragliati
dal
secondo Pokémon di Natsumi, quello che loro non avevano mai
visto: era un
leoncino dal corpo per metà blu e per metà nero,
così come era nera anche una
porzione di pelo sotto la testa. La coda presentava
all’estremità una sorta di
stella gialla, così come gialli erano degli anelli di pelo
sulle zampe
anteriori, l’interno delle orecchie e i grandi occhi (il
commento di Izumi a
proposito era stato “Oh, Kaga-chan, hanno lo stesso colore
dei tuoi!”).
Appena ebbe visto quel piccolo leoncino, Yuri si sbrigò a
cacciare il suo
Pokédex per saperne qualcosa di più
Shinx, Pokémon Baleno.
Shinx può far brillare molto intensamente il pelo per pochi
secondi in caso di
pericolo, accecando così il predatore per poter fuggire,
è infatti un Pokémon
che preferisce non fronteggiare il pericolo direttamente e darsi alla
fuga
approfittando della momentanea cecità
dell’avversario.
Riesce a generare elettricità contraendo e rilassando i
muscoli, essendo così
in grado di usare attacchi elettrici.
Il Pokédex non ebbe neanche il tempo di terminare la propria
spiegazione
riguardo il leoncino, che già il cavalluccio marino era
rimasto vittima di un
suo attacco elettrico. Non ci volle molto perché il mollusco
facesse la stessa
fine.
Quando Natsumi, vinta la battaglia, ritirò il suo
Pokémon nella Ball, dedicò un
sorrisetto sarcastico a Yuri e, senza aggiungere null’altro,
si incamminò verso
la campeggiatrice, che, avendo assistito da lontano alla battaglia,
quando vide
Natsumi dirigersi verso di lei gemette un “Urgh”
tra lo spaventato e
l’infastidito. Quando poi si trovò a sfidare Izumi
parve tranquillizzarsi, ma
sottovalutare quella furia cinese fu un errore che pagò con
una bruciante
sconfitta da parte di Oddish, che con un paio di attacchi mutamente
ordinatigli
da Izumi – che sembrava riuscire a comunicare bene col
Pokémon Malerba – riuscì
a sconfiggere il Pokémon pesce a chiazze bianche e rosse che
l’allenatrice le
mandò contro.
Quando, salita la scaletta, si trovarono sulla piattaforma di lancio
– sul
serio, come i trampolini olimpionici – dalla quale si
accedeva alla sala della
Capopalestra, tutte e quattro si osservarono.
«Siete pronte?» chiese Yuri, mantenendo un tono
serio e pacato per la prima
volta anche con Natsumi. Le altre due ragazzine annuirono.
«Allora entriamo!» esclamò Kagami,
aprendo lei la porta per le sue amiche.
****
Come quando entrarono da Brock, la luce artificiale era così
accecante che Yuri
ci mise qualche istante a far abituare i suoi occhi a tutta quella
luminosità.
E poi, come se non bastasse, la puzza di cloro che impregnava l'aria
stava
iniziando a farle girare la testa.
La sala della Capopalestra era un’enorme pedana galleggiante
sulla quale erano
situati il campo di battaglia e degli spalti laterali, anche se lungo i
bordi
era possibile scorgere la limpida acqua della piscina che rifletteva la
luce
dei fari al neon così forte da non permettere agli occhi
chiari di Yuri di
soffermarsi sulla superficie liquida per più di un istante.
«Salve, sfidanti!»
A quelle parole, il cuore aveva iniziato a batterle così
rumorosamente che ebbe
paura di non riuscire a sentire bene il resto del discorso della
ragazza che le
osservava dall'altro lato del campo di battaglia, sembrava pronta a
farsi una
bella nuotata lungo i bordi della sala con il costume intero che
indossava e la
felpa impermeabile celeste. Per un istante, a Yuri si mozzò
il fiato nel notare
quanto fosse bella quella ragazza, con l’espressione decisa e
i fieri occhi
acqua marina. Le sembrava quasi paradossale il fatto che, nonostante
l’assurdo
color carota che caratterizzava i folti capelli che ricadevano sulle
spalle –
ancor più assurdo del suo ramato, a dirla tutta –,
riuscisse ad apparire tanto
splendida. Aprendosi in un bel sorriso, la ragazza – che
doveva essere di poco
più giovane di Brock – esclamò
«Vi stavo aspettando, sfidanti. Io sono Misty,
Capopalestra di Celestopoli ed esperta in Pokémon di tipo
Acqua. Voi siete?»
Yuri strinse i pugni per farsi coraggio, poi esclamò
più forte che poteva «Io
sono Yuri, e loro sono Izumi e Natsumi, siamo qui per
sfidarti!»
La ragazza si aprì in un sorriso dalla sfumatura leggermente
diversa, sembrava
avesse addolcito l’audace espressione con cui s’era
presentata. «Venite pure
avanti, decideremo con calma chi di voi si batterà per prima
con me.»
Ripensare alla prima esperienza disastrosa con Brock, nonostante fosse
poi
riuscita a batterlo – anche abbastanza brillantemente, tra
l’altro –, aveva
finito per far sentire Yuri terribilmente a disagio. Prima di muovere
alcun
passo, si voltò verso Izumi, che annuì un
po’ incerta, e Natsumi, che le dedicò
uno dei suoi soliti sorrisetti sarcastici, come se le stesse mutamente
dicendo
“Che c’è? Non dirimi che hai
paura.”
La rabbia che sentì serrarle la bocca dello stomaco prese il
sopravvento
sull’ansia, così s’avviò per
prima con passo spedito verso il centro
dell’arena, dove le aspettava Misty con quella sua
espressione audace e le
braccia incrociate.
«Se per voi va bene, vorrei essere io la prima a
battersi.» intervenne Natsumi
quando tutte ebbero raggiunto la Capopalestra. La rabbia in Yuri s'era
già
consumata, l’ansia era tornata a devastarle le interiora,
quindi se la snob
voleva andare per prima, a lei andava benissimo.
Anche Izumi non ebbe nulla da ridire, anzi, si avviò in
silenzio verso gli
spalti senza nemmeno aspettare che la Capopalestra dicesse qualcosa,
seguita a
ruota da Kagami, che aveva stranamente cambiato atteggiamento da una
decina di
minuti a quella parte. Da che sembrava volesse abbandonarle per andare
a
gettarsi nella piscina a nuotare, era diventata stranamente tesa e
rigida.
Prima che Yuri potesse raggiungerle, Natsumi
l’afferrò per un braccio.
«Quelle due sono strane.» la frase che le
sussurrò sembrò un soffio di gelido
vento sul collo.
«Vado a vedere che hanno. Tu pensa solo a
combattere.» le rispose Yuri
«Ok, tu invece cerca di tranquillizzarti. Con Brock sei stata
brava, oggi non
sarà diverso.»
Se n'è accorta.
Prima di correre verso gli spalti col volto completamente arrossato e
le
orecchie in fiamme, Yuri le sussurrò un “in bocca
al Manectric”, l'idea che la
richiesta di Natsumi di combattere per prima non fosse del tutto
casuale si era
insinuata tra tutti i pensieri che l'attanagliavano in quel momento.
«Me lo spiegate che vi è preso?» Yuri,
raggiunte le due amiche dopo essersi un
po' calmata, prese posto tra Izumi e Kagami. La cinese le
dedicò un’occhiata
preoccupata «C’è qualcosa che non
va.»
«Concordo.» intervenne Kagami, anche lei aveva
perso la sua classica
espressione allegra e spensierata «Ho un pessimo
presentimento.»
«Io pure.» confermò l’altra
«È come se ci osservassero.» conclusero
assieme, scambiandosi un’occhiata
d’intesa quando scoprirono di avere entrambe la stessa
impressione.
Dopo qualche istante di silenzio, Yuri non riuscì a
trattenere una forte risata
«Oh, andiamo! Di che vi preoccupate? Non può
succedere proprio null- …»
Nemmeno riuscì a finire la frase, che un terribile boato
squarciò l’aria. La
pedana prese a tremare mentre dal tetto della palestra cadevano travi e
calcinacci, rischiando di colpire un paio di volte anche Natsumi. Yuri
non
aveva mai avuto tanta paura in vita sua, tanto che non si accorse
nemmeno di
urlare un “Natsumi!” in preda al panico, ricevendo
in risposta un soffocato
“Sto bene!” da parte dell’altra.
In pochi istanti, Yuri non seppe nemmeno come, si ritrovarono
circondate da una
ventina di uomini vestiti con tute nere con una “R”
cremisi cucita in petto.
«Che cosa ci fate qui?» urlò Misty
contro i misteriosi individui, aveva ancora
in mano la Pokéball che stava per lanciare contro Natsumi.
Gli uomini scoppiarono tutti a ridere, e forse il lagnoso suono di
quelle risa
fu anche peggio del boato di prima. «Che domande!»
esclamò uno di loro «La
Polizia di Celestopoli è tutta occupata al Monte Luna e noi
non dovremmo
approfittare di una simile occasione per arricchirci un
po’?»
«Sciocca Capopalestra, vedi di consegnarci tutti i
Pokémon se vuoi che nessuno
si faccia male!» continuò un altro
«E non sottovalutarci, alcuni dei nostri colleghi hanno
già provveduto a
catturare gli allenatori nell’edificio.»
specificò un altro ancora, giocando
con la punta della frusta legata al suo fianco.
Polizia? Consegnare i Pokémon? Catturare gli
allenatori? del
discorso di quegli uomini Yuri non
ci stava capendo proprio nulla, eppure sentiva che il pericolo in quel
momento
era davvero, davvero serio.
La sicurezza della Capopalestra parve vacillare «Credete
davvero di potermi
minacciare così?»
La recluta che stava giocando con la frusta scrollò le
spalle «Dipende, vuoi
che escano tutti indenni dalla situazione?»
Misty rimase in silenzio.
La recluta sghignazzò «Su, va' a prendere i
Pokémon.»
La Capopalestra tacque per un’altra manciata di istanti a
capo basso, quando lo
rialzò gli occhi le brillavano, come se fossero infuocati.
«Scordatevelo.»
Una nuova risata da parte dei loschi figuri riempì l'aria.
Yuri assisteva impietrita alla scena, così come le sue
amiche, addirittura
Natsumi non sembrava capace di muovere un muscolo. Non
riuscì a capire quanto
tempo precisamente stesse passando, le sembrava che quei tizi in
uniforme
fossero appena arrivati, eppure era come se la Capopalestra stesse
dialogando
con loro da ore. Era incredibile il modo in cui quella ragazza
riuscisse ad
affrontare a testa alta così tanti uomini, come se avesse
lei sola la capacità
di sbaragliarli con un solo gesto, se avesse voluto. Quegli occhi
d'acqua non
avevano smesso per un istante di ardere come fuoco.
«Adesso basta!» sbottò uno degli uomini
in nero, stufo «Forse non hai capito
che se non ci dai tutti i Pokémon presenti in questa
palestra noi ti ...»
«Voi cosa?»
Fu la voce di un estraneo ad interrompere la recluta, seguita dallo
spalancarsi
della porta che conduceva al percorso della Palestra. Un uomo con
indosso una
tuta rossa fece il suo ingresso in sala, seguito da un grosso drago
arancione.
«Uhm ... quindi è qui la festa?»
aggrappate al drago c'erano due ragazzine, una
delle quali – quella che aveva parlato con un fil di voce
– aveva un ciuffo di
capelli castani che le copriva l'occhio, l'altra, che s'era limitata a
sistemare gli occhiali tondi sul naso, si guardava confusa intorno.
Erano la ragazzina con il ciuffo e quella con gli occhiali.
Ma che sta succedendo?
___________
Angolino dell’autrice:
Solito ritardo, soliti problemi.
Questa volta non sono nemmeno
riuscita a trovare il tempo di creare una mezza illustrazione da
abbinare al
capitolo, mi dispiace :/ Non ho molto da dire, ho trovato un momentino
di pausa
per rileggere al volo e postare il capitolo, ora fuggo
perché già so che a
causa dell’HTML perderò minimo un altro quarto
d’ora.
AVVISO: In realtà
non ci ho perso un quarto d’ora, ma un mese.
LOL. Avevo caricato il capitolo
apparentemente senza problemi, poi però l’HTML si
è un po’ sminchiato e io che
sono una perfezionista ho tentato in tutti i modi di cambiarlo, ma non
so
perché EFP non mi permetteva di aggiornare il capitolo,
segnalandomi non so
quale errore. Così, nella mia testolina bacata ho pensato
“Aspe’, se cancello
il capitolo e lo ricarico di nuovo tutto si risolve!”, solo
che dopo aver
cancellato il capitolo EFP non mi ha permesso di riaggiungerlo.
Scoraggiata, ho
deciso di ritentare la fortuna il giorno dopo, solo che me ne sono
dimenticata,
ho procrastinato e sono arrivata a quasi un mese dopo che ho deciso di
rimettermi a sudare appresso ad NVU e brutte cose simili. Che bella la
vita.