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Autore: heliodor    30/06/2017    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La maledizione

La notte passò tranquilla ma Joyce era troppo agitata per prendere sonno. Finse comunque di dormire per non insospettire Bryce, che invece rimase sveglia per tutta la notte a fare la guardia.
"Se qualcuno prova a entrare..." disse mostrando i pugni.
Invece non accadde altro. L'ala in cui la famiglia reale dormiva venne isolata e sorvegliata dalle guardie e dagli stregoni del circolo. Ogni tanto si sentivano dei passi dietro la porta, ma nessuno venne a disturbarle.
Il mattino dopo Joyce si sentiva uno straccio. Aveva sonno e le faceva male il braccio che Fennir le aveva stretto. Per fortuna non glielo aveva rotto o avrebbe dovuto inventarsi una scusa credibile anche per quello.
Bryce la riaccompagnò nella sua stanza e attese che si rivestisse. Poi insieme si diressero allo studio del re.
Roge e la regina erano già arrivati. Entrambi avevano gli occhi pesanti per il poco sonno ed erano agitati.
La regina si assicurò che le due figlie stessero bene.
Roge era furioso. "La sorveglianza non ha funzionato" disse a Bryce. "Qualcuno dovrà pagare per questo."
Joyce sperò che nessuno soffrisse per i suoi errori, ma era una speranza vana.
"Papà ti ha detto qualcosa?" chiese Bryce.
Roge scosse la testa. "È in riunione con Persym e altri due membri del consiglio da ore ormai. C'è anche Fennir. Lo stanno interrogando."
"Interrogano lui?" chiese Joyce allarmata.
Roge annuì. "Ha visto la spia."
"È qualcuno che conosciamo?" domandò Bryce.
Roge scosse la testa. "Aveva l'ultravisione, ma è piuttosto imprecisa. Karv mi ha spiegato che è come vedere attraverso uno specchio deformante mentre si è sott'acqua con il mare agitato."
Joyce avrebbe riso sentendo quella metafora, ma era troppo preoccupata per coglierne il lato comico. Dentro di sé però esultava. Se l'ultravisione di Fennir era pessima come quella di Karv c'era una speranza.
"Alla riunione erano presenti tutti" disse Bryce dopo qualche secondo. "Non è stato uno degli stregoni invitati a palazzo."
"Ci sarebbe quel tizio di Taloras e la sua scorta..."
"È partito ore prima."
"Ma forse ha lasciato indietro uno dei suoi" ipotizzò Roge. "Potrebbe essersi nascosto nella sua carrozza ed essere sgusciato fuori mentre eravamo distratti. Quindi si è nascosto nel palazzo e ha atteso il buio per muoversi indisturbato."
"La cosa che mi preoccupa di più" disse la regina. "È che potrebbe essere ancora qui. Nessuno si è allontanato dal palazzo dopo che Fennir ha dato l'allarme."
"Potrebbe essersi reso invisibile" azzardò Bryce. "E poi essere volato via con un incantesimo di levitazione."
"Io credo che non si sia mosso" disse Roge. "O gli stregoni posti a guardia fuori dal castello l'avrebbero visto. Anche se non hanno tutti l'ultravisione possono comunque individuare uno stregone invisibile o che vola."
Joyce era curiosa di sapere quali incantesimi usassero gli stregoni per individuare una persona invisibile. Forse qualcuno che aumentava l'udito? O l'olfatto? Doveva imparare a celare anche il suo odore?
"Chiunque fosse" proseguì Roge. "Conosceva il palazzo. In pochi sapevano del finto muro che separava i magazzini dal passaggio che porta all'anfiteatro."
"Era uno dei nostri?" si chiese Bryce. "Un valletto, un inserviente o una guardia?"
"Dovremmo interrogarli tutti per essere sicuri" disse Roge. "Ma sono centinaia."
"Molti di loro lavorano qui da anni" disse la regina.
"Non tutti" disse Roge. "C'è quel ragazzo nuovo, il nipote di Mythey. Lui è appena arrivato."
Joyce non osò aprire bocca.
"Oren?" chiese Bryce pensosa. "Non mi sembra il tipo. E non ha i poteri."
"Forse li nasconde" disse Roge.
Joyce credeva di essere in un incubo. Per colpa sua una persona del tutto innocente rischiava di passare dei guai enormi.
"Pensaci un attimo" proseguì suo fratello. "Arriva con la sua carovana e viene attaccato dai troll. Fa parte della nostra scorta e veniamo attaccati. E infine l'incidente di stanotte. Sono troppe coincidenze."
Bryce scosse la testa. "Ha rischiato la vita per proteggere Joyce."
"Forse faceva parte del piano per conquistare la nostra fiducia."
"E Mythey? È con noi da prima che nascessimo. Pensi che coprirebbe una spia, anche se fosse suo nipote?"
"Dovrei interrogarli per togliermi ogni dubbio" disse Roge con una strana luce negli occhi. "Conosco un paio di stregoni in grado di estorcere la verità a chiunque."
Joyce rabbrividì. Doveva trovare un modo per scagionare Oren e Mythey.
"Non prendere nessuna iniziativa" disse la regina. "Dobbiamo prima attendere le decisioni del re e del consiglio."
Joyce la ringraziò in cuor suo. Sua madre sapeva sempre quando era il momento di agire o attendere.
Il re acconsentì a riceverli dopo quasi un'ora di attesa. A Joyce non fu consentito di entrare nel suo studio per ascoltare. Solo chi apparteneva al circolo di Valonde poteva essere presente.
Le toccò attendere fuori dallo studio. Per passare il tempo richiamò alla mente alcune formule magiche.
Dopo un po' rinunciò. Non riusciva a concentrarsi. Il braccio le faceva davvero male ma non poteva lamentarsene. Più tardi sarebbe sgattaiolata in cucina e vi avrebbe applicato un impacco, se ricordava come si faceva. Scomodare un guaritore avrebbe potuto attirare delle attenzioni o far sorgere delle domande e lei non aveva le risposte giuste.
Si sentiva così stanca...
E c'era la sorte di Vyncent ancora in bilico. Non aveva idea di quale fosse questa missione segreta e aveva paura a fare delle domande, anche se innocue.
La preoccupava anche la sorte di Mythey e del nipote. Conosceva bene Roge e se si metteva in mente una cosa andava fino in fondo. Non aveva idea se la sua minaccia avesse un fondamento, ma ricordava bene il discorso che aveva fatto quella sera ai suoi amici.
Non si era mai sentita così sola e disperata come in quel giorno.
La porta dello studio si aprì e ne uscirono una decina di persone. Tutti i membri della sua famiglia che erano presenti in quel momento al palazzo, Persym e altri tre stregoni che non conosceva. E c'era anche Fennir con quel suo sguardo inquietante.
Joyce cercò di evitare gli occhi dello stregone. Aveva la sensazione che se li avesse fissati lui l'avrebbe riconosciuta.
Tutti sembravano soddisfatti e Joyce non capiva il perché.
Glielo spiegò Roge qualche minuto dopo quando gli altri si furono allontanati.
"È molto semplice. Fennir è riuscito a toccare la spia e gli ha applicato una stigma."
Joyce non capiva. "Che cos'è?"
"Una specie di maledizione. Non uccide, ma agisce lentamente. Tra un paio di giorni al massimo la nostra spia si contorcerà tra dolori indicibili e, se è ancora a palazzo, la troveremo."
Il cuore di Joyce smise di battere per un istante.

 
  
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