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Autore: MaryFangirl    01/07/2017    2 recensioni
Cosa succede dopo il matrimonio fallito? Akane decide che potrebbe aver bisogno di apportare alcuni cambiamenti e Ranma finalmente inizia a prendere una posizione.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mentre entravano dal cancello, Akane chiese a Taro, "Ti va di entrare?"
Taro, non volendo perdere tempo nel socializzare o nei convenevoli, disse, "Senza offesa, ma in realtà no"
"Ok, beh, vai pure in palestra e vedrò se Happosai è a casa"
Entrando in casa, Akane esclamò, "Sono tornata!"
"Bentornata, Akane!" Senza sorprese, la voce di Kasumi giunse dalla cucina.
"Ciao, Kasumi. Sai se il vecchietto è in casa?" chiese Akane entrando in cucina.
"Il vecchietto?" stupita, Kasumi inarcò un sopracciglio. "Sì, penso sia in camera sua. È tornato tardi da un 'addestramento' a base di raccolta dei suoi tesori e ha dovuto fare un pisolino. Credo debba essere sveglio ora"
"Grazie, Kasumi" uscendo dalla cucina, Akane voltò l'angolo e bussò alla porta della stanza di Happosai. "Vecchietto, sei sveglio?"
La porta si spalancò e una minuscola figura volante balzò su Akane, "Piccola dolce Akane, sei venuta a trovarmi!"
Istintivamente lei piazzò la cartella di fronte a sé, Happosai fu fermato a poca distanza dal suo obiettivo.
"Buon pomeriggio, vecchietto" disse Akane dolcemente. "C'è una cosa di cui vorrei parlarti. Verresti al dojo con me?"
"Certo!" seguendola allegramente, il suo sorriso svanì diventando un cipiglio quando vide che erano in compagnia di Taro. "Cosa ci fa qui quell'ingrato moccioso?"
A Taro fu impedito di rispondere dall'occhiata che Akane gli lanciò. "È mio ospite. Come ho detto, ci sono delle cose di cui mi piacerebbe discutere e alcune hanno a che fare con Taro"
"Mi dispiace, Akane. Non c'è niente che tu possa offrirmi per farmi venire voglia di cambiargli il nome. È un nome meraviglioso e dovrebbe essere felice di averlo!" Happosai si voltò e si diresse verso la porta.
"Nemmeno qualche nuovo tesoro?"
Questo fermò Happosai a metà strada, il braccio destro ciondolante e la gamba sinistra ancora per aria. Mettendo giù il piede, si girò lentamente.
"Nuovi tesori?"
"Sì"
"Akane, per quanto mi piacerebbe avere alcuni dei tuoi tesori, un paio, seppur donato di spontanea volontà, non sarebbe sufficiente"
"E se fossero più di un paio?"
Happosai sembrò pensare sul suggerimento.
"E non solo da me"
L'interesse acceso, chiese, "Quanti e da chi?"
Sorridendo, Akane fu, per una volta, contenta di aver preso parte a così tante negoziazioni con Nabiki.
 
 
Ranma giunse per un soffio a casa per cena. Aveva trascorso la maggior parte del pomeriggio in vari allenamenti di squadra e riunioni di club. Ci era voluto un po' di tempo, ma aveva parlato a quanti più gruppi di ragazzi possibili e aveva cercato di convincerli che il fidanzamento era, di fatto, ancora valido. Molti sembrarono aver accettato la situazione in fretta ma lui sapeva anche che alcune delle sue parole erano cadute di fronte a orecchie sorde.
Una volta seduto al tavolo, fu compiaciuto di notare che Akane sembrava felice.
"Akane, ti spiace chiamare il vecchietto da parte mia"
"Scusa, Kasumi, ho dimenticato di dirti che il vecchietto se n'è andato per un breve viaggio d'addestramento. Non tornerà perlomeno fino a venerdì"
"Sentito, Saotome! Se n'è andato!"
"Sì! Festeggiamo!"
"Ehi, sono contento come tutti che il vecchiaccio se ne sia andato, ma ballare in quel modo è imbarazzante. Vi sedete, così possiamo mangiare, per favore?!"
"Va bene, va bene. Kasumi, cara, puoi prendere il sake, per favore?"
"Genma, tesoro, non pensi che dovresti aspettare dopo cena per iniziare i tuoi festeggiamenti?"
Schiarendosi la gola e sedendosi velocemente, Genma rispose, "Certo, No-chan, certo"
La cena trascorse rapidamente prima che i membri della famiglia si dedicassero alle loro varie attività. Assicurandosi che Ranma fosse impegnato, Akane seguì discretamente Nodoka in cucina.
"Zietta, ti serve aiuto con i piatti?"
Da quando i Saotome erano tornati in casa Tendo, Nodoka e Kasumi erano giunte a un accordo riguardo le faccende domestiche. Nessun altro comprendeva il loro programma o la divisione dei lavori ma le due matriarche erano felici e la casa lavorava come una macchina finemente oliata, quindi a tutti stava bene restare all'oscuro. Apparentemente quel giorno toccava a Nodoka occuparsi dei piatti.
"Mi piacerebbe che mi aiutassi, Akane"
Le due lavorarono in silenzio. Mentre finivano, Nodoka chiese, "Akane, c'era qualcosa di cui volevi parlare?"
"Sì...zietta, saresti ancora disposta ad aiutarmi con la cucina?"
Nodoka guardò Akane, che apprensivamente si mordeva il labbro inferiore. "Certo, tesoro. Perché non prepariamo del the e ne parliamo? Vuoi mettere l'acqua a bollire?"
Sollevata dal fatto che quella era l'unica richiesta che potesse gestire, Akane sorrise.
Sedute al tavolo di sempre, Nodoka guardò Akane gentilmente, "Cosa ti preoccupa tanto, Akane?"
In risposta, Akane rise. "Scherzi, vero? Non ricordi cos'è successo quando hai cercato di insegnarmi l'ultima volta? Ho praticamente distrutto la cucina"
"Sì, mi ricordo. Ma perdonami se mi sbaglio, non eri riuscita a preparare un curry molto buono qualche tempo fa?"
Akane si sorprese che lo sapesse. "Kasumi me ne ha parlato"
"Oh. Sì, sono riuscita a cucinare il curry piuttosto bene, non buono come quello di Kasumi, ma pensavo fosse saporito"
"E cosa facesti di diverso quel giorno?"
"Mi dispiace, non capisco cosa intendi"
"Quando cucinavi, eri sola? Eri frustrata? Felice? Calma?"
"Beh, ero da sola, visto che Kasumi era uscita quella sera, ed ero davvero di buon umore. Avevamo appena riavuto gli esami di metà trimestre e avevo preso un voto alto"
"Ok, e da quanto cucini?"
"Non da molto, non ho mai realmente provato a cucinare fino a che non ho iniziato economia domestica al Furinkan"
"Com'eri?"
"Non bravissima, ma nemmeno terribile"
"Capisco. Sì, penso che dovremmo decisamente ricominciare con le lezioni di cucina. Tuttavia, dovremo mettere a punto alcune regole precise. D'accordo?"
Akane non era certa di cosa volesse dire ma sembrava stranamente nefasto. "Certo, zietta".
 
 
Shan Pu era stanca e stufa del Giappone e veniva continuamente respinta da Ranma, che la trattava come una sorta di lebbrosa. Non si rendeva conto di quanti uomini avrebbero adorato mettere le mani sul suo corpo? Avrebbe dovuto prostrarsi ai suoi piedi e ringraziarla per il permesso che aveva di toccarla. Ma no, quello stupido folle continuava a rifiutarla!
Il problema era che, quando lei dava un'occhiata alle altre opzioni, non riusciva a capire il perché. Per iniziare, era impossibile che potesse essere interessato a quella pazza ginnasta. Certo, era abbastanza bella, aveva un corpo decente e sembrava molto a suo agio nel mostrarlo, e apparentemente era in salute. Ma solo la sua risata poteva far ammosciare un uomo più in fretta che vedere la sua bisnonna in bikini. E nonostante quello a cui gli uomini piaceva pensare, essere pazzi non significava sempre essere bravi a letto.
Nemmeno la cuoca ovviamente rappresentava una minaccia. Certo, anche lei era attraente, ma quale uomo avrebbe voluto stare con una donna che era spesso scambiata per un ragazzo? Se la cuoca fosse stata sveglia, avrebbe tentato di mostrare le sue armi invece di nasconderle tutto il tempo. L'unica cosa che aveva da parte sua era che sapeva cucinare. Ma non era granché visto che sembrava fosse in grado di preparare un unico piatto. Inoltre, Shan Pu era una cuoca di gran lunga migliore e quella virago avrebbe solo potuto sperare di essere come lei.
Ma quella...quell'altra ragazza era una storia diversa. Fin dal principio, era stata una spina nel fianco di Shan Pu. Perfino prima che riuscisse davvero a capire la lingua, aveva capito dal suo linguaggio del corpo che aveva una qualche presa su Ranma. Quindi, Shan Pu aveva fatto ciò che qualsiasi buona amazzone avrebbe fatto, aveva tentato di eliminare la competizione. Si rendeva conto ora che era stata la cosa sbagliata da fare, visto che non aveva fatto che tirare fuori il lato protettivo di Ranma.
Dopo tutto quel tempo, ancora Shan Pu non capiva cosa Ranma vedesse in quella ragazza. Poteva ammettere che Akane fosse graziosa e anche apparentemente popolare. Shan Pu aveva sentito diversi gruppi di ragazzi parlare del suo aspetto e i gruppi di ragazze spesso menzionavano la sua gentilezza. In realtà, Shan Pu pensava che fossero tutti ciechi. Tutto ciò che lei vedeva era una ragazza rabbiosa, violenta e irritante che non sapeva cucinare e che a malapena si poteva definire un'artista marziale. Senza menzionare il fatto che, fisicamente, aveva davvero poco di cui essere orgogliosa.
A differenza della sua sensuale figura.
Shan Pu era di fronte allo specchio e si fissava. Aveva speso molto tempo a prepararsi quella sera ma ne valeva la pena. Era spettacolare. I suoi capelli erano folti, scintillanti, e cadevano lungo il suo corpo ogni volta che voltava la testa. Il trucco era stato applicato impeccabilmente, enfatizzando le labbra seducenti e gli occhi provocanti. L'abbigliamento che aveva scelto per la serata mostrava il suo corpo alla perfezione. I seni erano a malapena contenuti, impertinenti e fieri. Aveva il ventre scoperto, a dimostrare quanto fosse stretto e tonico. Ogni centimetri delle sue gambe lisce come seta erano disponibili a essere guardate. Con un ultimo ghigno, indossò una vestaglia, legandola senza stringerla, mise ai piedi le sue delicate scarpette e si diresse verso la porta.
Quella sera, avrebbe sedotto Ranma e presto sarebbe potuta tornare a casa. Quando Ranma avesse sperimentato una notte con una vera donna, si sarebbe dimenticato di tutte le sciocche ragazzine intorno a lui. E quando fossero tornati al suo villaggio, lei pianificava di usare quelle abilità per tenerlo in riga: ricompensandolo con il piacere quando si comportava bene e negandosi quando non lo faceva. Dopotutto, gli uomini erano creature semplici.
Sapeva che doveva andarci piano quella sera, ma aveva un piano. E. QUESTA volta, avrebbe funzionato.
 
 
Ranma era andato a letto quella sera dopo essersi allenato fin quasi ad esaurirsi, e per uno che era al top della forma fisica, non c'era che dire. Non riusciva a spiegare la frustrazione che gli stava montando dentro. Di norma, riusciva a lasciar perdere ma riconobbe quanto facilmente si stesse agitando.
Tutto era cambiato per lui quando aveva pensato che Akane fosse morta. La prima volta. Quando l'aveva vista ruotare il kinjakan e improvvisamente scomparire, aveva pensato che fosse morta. Ed era morto anche qualcosa dentro di lui. Non si era mai sentito così paralizzato, così vuoto prima. In quel momento, tutto il resto aveva smesso di avere importanza. Non aveva idea di cose fosse accaduto dopo. Ricordava solo la Guida che tentava di levargli l'unica cosa che gli era rimasta di Akane. C'era stato un lampo di rabbia mentre cercava di aggrapparsi agli ultimi indumenti che lei aveva indossato ma il ricordo spariva rapidamente.
Qual era stato il punto? Non avrebbe dovuto importare che prendessero i suoi vestiti. I vestiti non erano lei. No, nella sua mente l'avrebbe sempre immaginata con la sua divisa scolastica. Che in realtà non accentuava affatto la sua figura, ma in qualche modo era perfetta per lei.
Non l'avrebbe mai più rivista sorridere. Quel sorriso perfetto che faceva sempre galoppare il suo cuore. Quel sorriso che gli offriva la sua amicizia così facilmente. Il sorriso di cui si era innamorato istantaneamente. Quel sorriso era scomparso, per sempre. Per cui nulla aveva più importanza.
Poi, miracolosamente, la Guida aveva prodotto una bambola dai suoi vestiti e gli aveva detto che Akane era ancora viva! Il sollievo lo aveva attraversato quando aveva scoperto che aveva un'opportunità di salvarla. Giurando che nulla avrebbe ostacolato il suo cammino, aveva lottato come mai prima di allora per riportarla a sé. Aveva lottato e ucciso un semidio e l'avrebbe rifatto. Aveva dato a quel bastardo arrogante l'occasione di dargli l'acqua, per salvare il suo amore, e quell'idiota l'aveva schernito. Era la prima volta in cui avesse preso una vita e non si era sentito in colpa. E non perché Safulan fosse rinato. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvarla.
Quando lei era atterrata fra le sue braccia, insensibile e incredibilmente fredda, aveva creduto che fosse troppo tardi. Aveva coperto il suo corpo troppo freddo per preservare il suo riserbo. Ma era troppo tardi. Era troppo tardi perché lei potesse badare all'imbarazzo che la nudità le avrebbe causato. Ma lui l'aveva fatto lo stesso. Meritava ogni piccolo pezzo di dignità avesse potuto offrirle.
Si era ghiacciato, non più in grado di pensare ma sentendo fin troppe cose per contenersi. Quindi aveva iniziato a tremare, i pensieri semplicemente zampillavano fuori. Era riuscito finalmente a esprimere i suoi sentimenti per lei, ma perfino allora aveva faticato a trovare le parole. Aveva gridato nella propria testa le parole che aveva sempre voluto dirle. Le parole che era sempre stato troppo spaventato per dirgliele. Aveva voluto dirle ad alta voce. Era la sua ultima occasione. Ma sapeva che gli altri erano nei dintorni e le parole che aveva sempre voluto dirle doveva sentirle solo lei.
Eppure in qualche modo lei lo aveva sentito, ed era tornata. Non aveva mai sentito più sollievo seguito dal terrore di quello che poteva aver detto. Era davvero un codardo e non poteva rischiare di essere respinto dall'unica persona che più amava al mondo.
Nonostante non fosse riuscito a dirle la verità su quello che sentiva, aveva promesso di proteggerla e di tenerla al sicuro. Le persone che li avessero attaccati – o avessero attaccato lei per arrivare a lui – non sarebbero più state tollerate. Le bombe lanciatele addosso, dopo così poco tempo da aver rischiato la vita, erano divenute imperdonabili.
Dopo un'ora o poco più di pensieri che lentamente diventavano più oscuri, Ranma capì che non avrebbe dormito. Doveva calmarsi prima di fare qualcosa di drastico. Balzò fuori dalla finestra della camera per poter fare una passeggiata.
Per la prima volta in vita sua, Ranma si ritrovò a vagabondare. Se c'era una cosa che Ranma non faceva mai, era vagabondare. Poteva camminare per chilometri con una roccia sulla schiena senza stancarsi, ma si trattava di addestramento e aveva uno scopo. Il resto della sua vita era trascorso a correre da un posto all'altro. Quella era una cosa nuova e, per sua sorpresa, la camminata senza meta funzionò.
Entrò in un parco e fu presto sollevato da ricordi di un bel pomeriggio trascorso con Akane. Ranma giunse alla siepe in cui una volta le aveva dato delle rose e decise di stendersi su un angolo di erba per terminare il suo sogno ad occhi aperti.
All'insaputa di Ranma, Shan Pu lo aveva seguito fin da quando era uscito di casa. Si era sorpresa di vederlo e aveva deciso di seguirlo a distanza. Quando vide che si era fermato in una zona solitaria del parco, ghignò. Guardandosi intorno, notò che erano soli e probabilmente non sarebbero stati interrotti a quell'ora di notte. Sentendosi audace, Shan Pu allentò il nodo della vestaglia e la fece cadere a terra prima di incamminarsi verso Ranma. Questi si alzò rapidamente mentre i suoi istinti finalmente lavoravano e vide la ragazza che lentamente si avvicinava a lui. Si irritò quando capì chi fosse, ma poi i suoi occhi si spalancarono quando vide il suo aspetto.
Shan Pu indossava quello che poteva essere difficilmente descritto come un reggiseno, sembravano più due piccoli triangoli di tessuto che a malapena le coprivano i capezzoli. Anche dalla distanza, capì che aveva freddo. La sua parte inferiore era a fatica coperta dal più piccolo paio di mutandine abbinate che avesse mai visto e aveva un reggicalze che sorreggeva delle calze nere che arrivavano fino alle cosce e si indirizzavano verso un paio di scarpe rosso brillante con tacco di dieci centimetri.
Nonostante i suoi molti, molti difetti, Shan Pu era fisicamente il sogno di qualsiasi giovane uomo. Tentò di distogliere lo sguardo. Davvero. Ma era un passionale ragazzo di diciassette anni e il suo cervello stava lentamente perdendo la battaglia col cervello dei piani bassi.
Shan Pu si sentì trionfante. Riusciva ad avvertire gli occhi di Ranma scorrere lungo il suo corpo ed era ovvio che qualsiasi sua resistenza fosse in declino. Camminò nella maniera più sensuale possibile verso di lui, passandosi una mano fra i capelli mentre l'altra stava sullo stomaco.
Ranma deglutì. "Che ci fai qui?"
"Shan Pu è passata a trovare Ranma a casa, lo ha visto saltare fuori dalla finestra e lo ha seguito qui"
"Non dovresti tentare di entrare nella mia stanza"
"Shan Pu vuole mostrare a Ranma cosa significa essere marito e moglie. Ci divertiremo, lo prometto"
Ranma chiuse gli occhi e chiuse il capo. Era più facile pensare quando non guardava la tentazione in, uhm...faccia. "No. Ti ho già detto che non sono interessato"
Quando Ranma non ricevette risposta, aprì gli occhi e si sorprese di vedere che Shan Pu era a gattoni, il suo corpo piegato verso le sue gambe. Guardò in basso indicando la protuberanza nei suoi pantaloni e miagolò, "Il tuo corpo la pensa diversamente"
Ranma si guardò intorno freneticamente, e tentò di ricomporsi. "Sei pazza?!?! Siamo in pubblico!"
In risposta, lei si leccò le labbra e si avvicinò ulteriormente, le braccia intorno al suo corpo, il petto premuto contro il suo, e la sua bocca che si muoveva verso quella di lui.
Ranma udì un indistinto scatto e un momento dopo furono fradici mentre il sistema d'irrigazione veniva attivato.
"G-G-GATTO!!!" il grido poteva essere sentito a distanza mentre una formosa rossina correva in cerchio, e senza successo tentava di togliersi di dosso una piccola gattina lilla.
 
 
Akane era sprofondata nel sonno e si stiracchiò solo quando sentì il rumore di graffi e miagolii. Assonnata, le ci volle qualche momento per capire da dove i rumori provenivano, dietro la sua porta. Aprendola, fu sconvolta di trovare il fidanzato a quattro zappe e inzuppato, che saettò in camera sua.
"Ranma?" mormorò prima che lui le si mettesse accanto e iniziasse a strofinarsi contro la sua gamba, facendo le fusa. Akane si inginocchiò e si sedette al suo fianco. "Ranma, cos'è successo? Perché sei fradicio? Beh, dai, andiamo in bagno così puoi cambiarti"
Akane si alzò e si diresse al bagno. Quando fu a metà strada nel corridoio si accorse di essere sola. Tornando in camera per prendere Ranma, trovò la rossina appallottolata e già addormentata sul suo letto. Si avvicinò e iniziò gentilmente a scuoterlo, "Dai, alzati". In risposta, Ranma fece le fusa ancora più forte e si spostò in una posizione leggermente più comoda.
Akane ci mise un momento a considerare le opzioni. Uno, poteva prendere Ranma, trascinarlo fino al bagno e buttarlo a fare il bagno per poi farlo cambiare. Due, poteva scaldare dell'acqua e riportarla nella sua stanza, sperando che con la trasformazione avrebbe svegliato Ranma. Tre, poteva tornare a letto. La prima opzione dava l'idea di davvero troppo sforzo ed era un po' squallida. La seconda opzione dava l'idea di prendere troppo tempo e non aveva proprio voglia di stare nella fredda cucina quando poteva dormire nel suo bel letto caldo, ora un po' umido. Presa la decisione, Akane si intrufolò nello spazio fra Ranma e il muro, addormentandosi presto, il suo ultimo pensiero fu, - È un gatto ed è una ragazza. Non significa niente. -
 
 
Akane si stiracchiò leggermente mentre il sole del mattino le colpiva il volto. Non volendosi alzare, si voltò di lato e sprofondò nella coperta attirando il pupazzo ancora di più a sé. Si sentiva così calda e comoda da essere di nuovo cullata verso il sonno. Le ci volle qualche istante per rendersi conto che non dormiva più con i pupazzi e anche se ne avesse avuto uno, non le avrebbe abbracciato la vita tentando di stringersi di più al suo petto. Aprì velocemente gli occhi per guardare in basso e vide una testa piena di capelli rossi e la sua faccia divenne di una sfumatura simile mentre notava le loro posizioni.
Servì un altro momento per ricordarsi degli eventi della notte precedente. Tentò rapidamente e silenziosamente di uscire dal letto prima che Ranma si svegliasse, ma quando tentò di divincolarsi dalle sue braccia, Ranma la strinse ancora di più.
Trattenne una risatina. Avrebbe dovuto davvero svegliarlo. Ma era piuttosto comoda e non lo biasimava per volersi accoccolare di più, l'idea era stranamente allettante al momento. Nessuno l'avrebbe saputo se fosse rimasta lì solo un altro po', no?
Infine, guardando l'ora e rendendosi conto che doveva alzarsi, tentò di svegliare il fidanzato.
"Ranma!" sussurrò, "Svegliati!"
Ranma si stirò, sentendosi curiosamente rinfrescato e contento. Dal loro ritorno dalla Cina, non aveva dormito bene. All'inizio aveva avuto incubi e si svegliava agitato e sudato. Riacquistando equilibrio e rendendosi conto di dov'era, si era calmato ma rimaneva agitato e preoccupato per la fidanzata. Poi sgattaiolava nella stanza di Akane per darle un'occhiata e soddisfare il proprio bisogno di sapere che era davvero al sicuro. Solo allora poteva tornare in camera sua, nella speranza di riaddormentarsi.
Dopo il matrimonio fallito, i sogni erano cambiati. Erano pieni di vivide immagini dei suoi amici che tiravano un'Akane che protestava e che indossava un vestito da sposa, per allontanarla da lui. Poi lei si trasformava in una piccola bambola che lui portava stretta al petto mentre tentava di lottare contro il fuoco. Quando il suo sogno arrivava al punto in cui Akane tornava a grandezza naturale ma rimaneva immobile fra le sue braccia, con un piccolo sorriso ad aggraziare il suo volto, si svegliava violentemente, balzando a sedere mentre setacciava l'ambiente che lo circondava con frenesia.
Quella era la prima notte in cui fu in grado di fare un'unica dormita e il suo corpo si rifiutava di muoversi. Abbracciò il cuscino contro di sé, nascondendo il viso nel suo calore, godendosi il dolce profumo che gli risultava così confortante.
A un certo punto tra il sonno e la coscienza, riconobbe che qualcuno chiamava il suo nome.
"Mmh, altri cinque minuti" rispose Ranma sfregando di nuovo il viso nella morbidezza del cuscino.
Ora diventata rossa come una barbabietola, Akane scosse lievemente il ragazzo e disse a voce più alta, "Ranma! Svegliati!"
"Non voglio, è troppo comodo"
Dovendo reprimere un gemito per le sensazioni che i suoi involontari movimenti le stavano causando, Akane fece alcuni respiri per calmarsi. Non avrebbe svegliato tutta la casa e doveva farlo uscire dalla sua stanza prima che qualcuno li scoprisse in quella posizione o si sarebbe ritrovata in un altro matrimonio frettolosamente orchestrato.
Stava per dargli un pizzicotto, quando lui disse, "È stato il pù bel sogno" mentre tornava a strofinare la faccia contro di lei. - Cosa sta sognando, esattamente? - si domandò e i pensieri cominciarono a fuggire al suo controllo. Ora sentendosi tutta accaldata, sibilò, "Ranma. RANMA!"
Ranma stava facendo un sogno molto bello sulla sera precedente. Solamente, nel suo sogno era Akane piegata su di lui, i suoi occhi fissi sulla conferma della sua eccitazione mentre lentamente li sollevava su di lui e si dirigeva verso il suo corpo. Preso a osservarla, quasi non sentì qualcuno che gli scuoteva la spalla. Si scrollò di dosso la sensazione, non volendo distogliere gli occhi da quella bellezza e dal modo in cui i suoi seni ondeggiavano mentre si avvicinava a lui. Intanto lei si mordeva il labbro sensualmente prima di regalargli un ardente sorriso che gli prometteva delizie indicibili. Voleva toccarla, così tanto. Per capire se la sua pelle fosse morbida come sembrava. La sua mano pulsò mentre iniziava ad allungarla verso di lei.
Ma la persona che cercava di ottenere la sua attenzione era persistente in modo frustrante. Voltò il capo per vedere chi potesse disturbarlo a quell'ora e dirgli di andare all'inferno, ma si rese conto che stava guardando Akane.
Un momento, Akane? Non era...
Ora del tutto sveglio, capì rapidamente la propria attuale posizione e andò in crisi. Allontanò la testa il più possibile, lasciando la presa mentre ruzzolava giù dal letto.
Stava iniziando ad esclamare, "IO..." quando una mano andò a coprirgli la bocca.
"Sshhhh!!! Sveglierai tutti!"
Lui si guardò intorno agitato, "Cosa...perché...sono nella tua stanza?" sussurrò.
Akane arrossì. "Eri...non importa! Devi andartene prima che qualcuno ti becchi qui!"
Il viso di Ranma impallidì e annuì. Fece un passo verso la porta quando sentì Akane sibilare, "Idiota, usa la finestra! La finestra!"
Ranma si sfregò dietro la testa imbarazzato e borbottò, "Uhm. Scusa". Fu fuori dalla finestra un istante dopo.
 
 
Quando Ranma uscì dalla sua stanza, Akane si vestì velocemente e volò per la sua corsa mattutina, sperando di espellere un po' di energia repressa. Dopo essersi calmata un po', si costrinse a una doccia fredda.
La colazione quel mattino fu un po' strana. Akane era così imbarazzata che rifiutò di instaurare contatto visivo. Seguendo il suo esempio, Ranma aveva a sua volta mangiato rapidamente e silenziosamente prima che entrambi uscissero per andare a scuola. Sapendo che doveva introdurre l'argomento al più presto, Akane stava per rompere il silenzio, ma si sorprese quando fu battuta da Ranma.
"Uhm, ehi, Akane?"
"Sì, Ranma?"
"Uhm, mi dispiace per prima. Uhm. Io non...voglio dire..."
"Non ti preoccupare, Ranma. In parte è stata colpa mia"
Con lieve sollievo, Ranma disse, "Davvero? Ti dispiace dirmi cos'è successo? E-e come sono finito..." si schiarì la gola, "nel tuo...uhm...letto?"
"Beh, non so davvero come, ma eri in modalità gatto. Ieri sera tardi, o questa mattina presto? Non importa. Mi sono svegliata e ho sentito miagolare alla porta insieme a dei graffi. Quando l'ho aperta, sei entrato, comportandoti...beh, lo sai, da gatto"
"Ok, ma...come sono finito...
"È qui che è colpa mia. Ero davvero stanca e intontita, davvero stanca. Sei saltato nella mia stanza e sul letto. Ti ho detto di seguirmi al bagno e mi sono avviata verso il corridoio ma non c'eri. Quando sono rientrata, stavi già dormendo. Come ho detto, ero davvero stanca, e avrei dovuto portarti in bagno o portare dell'acqua calda dalla cucina ma volevo solo tornare a dormire. E tu eri appallottolato nell'angolo del mio letto! Non avevo idea che tu...che noi saremmo finiti, beh, uhm...lo sai...in quel modo" finì Akane con il viso leggermente arrossato.
Ranma guardava Akane un po' shockato. Lo pensava solo lui o lei era imbarazzata? Era ovvio dal suo piccolo sproloquio che lei fosse agitata ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a capire il perché. Si ricordava di essersi svegliato vedendo il suo viso ma finiva lì. Era successo qualcos'altro? Cosa stava nascondendo? Se lei non voleva dirglielo, pensò che non era necessario saperlo.
"È ok. Scusa, ti ho disturbata stanotte"
Camminarono ancora un po' in silenzio prima che Akane chiedesse, "Allora, cos'è successo? Com'è che sei finito in modalità gatto?"
"Uhm. Beh, ieri sera non riuscivo a dormire e sono uscito a fare una passeggiata per schiarirmi le idee. Sono finito al parco e all'improvviso Shan Pu si è presentata in..." Ranma si fermò. Non aveva davvero voglia di descrivere ad Akane cosa Shan Pu aveva addosso, ancora meno come si era comportata. "Beh, si è presentata. Quando le ho detto di andarsene, mi è saltata addosso e mi ha avvolto nei suoi tentacoli quando si sono accesi gli irrigatori. E, sai, non se ne andava! È proprio l'ultima cosa che ricordo"
Ranma guardò Akane di sbieco, timoroso di trovarla arrabbiata per essere stato insieme a Shan Pu, ma non era davvero stata colpa sua! Si sorprese nel vederla scoppiare a ridere.
"Diamine, Ranma. Non so come fai. È come se finissi sempre da una situazione assurda all'altra. Sei sicuro che la maledizione di Jusenkyo sia l'unica che hai ricevuto durante i tuoi addestramenti?"
Ranma era insicuro su cosa rispondere e, per una volta, scelse saggiamente di rimanere zitto. Fu allora che ricordò di voler chiedere ad Akane degli attacchi mattutini.
"Allora, Akane, cos'è successo ieri? So perché ti hanno attaccata, ma perché non hai lottato?"
Akane gli spiegò la sua teoria. Lui si stupì della sua logica, ma fu di supporto, dicendole che il suo piano probabilmente avrebbe funzionato. Aveva intenzionalmente evitato di dirle delle sue conversazioni con i ragazzi a scuola il giorno prima. Era contento di farle pensare che la stava gestendo da sola.
Rendendosi conto che si stavano avvicinando a scuola, Akane fece un profondo respiro e iniziò una conversazione che desiderava poter evitare. "Uhm. Ma c'è un'altra cosa. Non so se riesco a scansare con successo Kuno. Cioè, sono sicura di farcela ma lui è abbastanza forte e potrei davvero reagire, e rovinerebbe il piano. Ieri sono stata fortunata, sembrava così sconvolto di non vedermi lottare che non ha attaccato. Quindi...Ranma, ho bisogno che tu mi faccia un favore" inghiottire l'orgoglio si dimostrò più difficile di quanto avesse pensato. "Ho bisogno che tu ti occupi di Kuno per me"
Shockato, Ranma si era fermato e la guardava a bocca aperta. Aveva sentito bene? Akane gli aveva davvero chiesto di combattere la sua battaglia per lei? Era sicuramente un segno dell'apocalisse, no? Ranma lanciò un'occhiata in alto per vedere se il cielo stesse crollando. Poi guardò in basso per assicurarsi che la terra non si sarebbe spaccata per farlo sprofondare. Guardò a sinistra e non vide alcun uomo a cavallo incappucciato correre verso di lui. Guardò a destra e non c'era alcuno sciame di locuste.
Vedendo Ranma con l'espressione di chi non avrebbe risposto, Akane avvertì il proprio cuore fare un tonfo. Si stava guardando intorno in modo da evitare il suo sguardo? Non pensava di dover davvero insistere per portare Ranma a battere Kuno, che era un'irritazione costante per entrambi.
"Sai, è okay. Non devi fare niente. Me la caverò"
"Uh? Di che parli? Certo che mi occuperò di Kuno per te. Insomma, hai ragione, una ragazza lenta come te non potrebbe mai riuscire ad evitare i suoi attacchi. Se ti allenassi di più e ti velocizzassi, come quando io sono ragazza, forse avresti una chance"
Camminando accanto alla fidanzata, Ranma fu ignaro del pugno che Akane serrò e della postura rigida che aveva adottato. Con denti serrati, Akane ribollì, "Grazie molte, Ranma".
Non cogliendo il sarcasmo, lui replicò spensieratamente, "Nessun problema! Dopo tutto, è dovere di un artista marziale proteggere i deboli"
Fortunatamente per il benessere fisico di Ranma, per non parlare del temperamento di Akane, si avvicinarono a scuola ed entrambi udirono l'ormai familiare grido di battaglia degli illusi che si preparavano alla loro sfida giornaliera. Aumentando il passo, Akane guizzò in avanti evitando sapientemente tutti i ragazzi. Vide Kuno, che per una volta si trovava in mezzo agli altri. Fu abile a mancare per un pelo il suo colpo, e si fidò del fatto che Ranma fosse dietro di lei e pronto a intervenire, ignorò l'attacco successivo, correndo a tutta velocità, fermandosi solo quando raggiunse la parte superiore delle scale. Guardando indietro, vide Ranma appoggiarsi con fare casuale sulla testa di Kuno, le mani nelle tasche, mentre il kendoka era con la faccia a terra e spalmato al suolo, il bokken* rotto accanto a lui. Akane fece un cenno a Ranma e sorrise grata prima di entrare nell'edificio.
Arrossendo leggermente per il sorriso di Akane, Ranma la fissò finché non sparì prima di guardarsi intorno. Era infastidito dagli attacchi di quel secondo giorno ma lievemente placato dal fatto che solo alcuni con cui aveva parlato il giorno prima si erano presentati. Anzi, ora che faceva un rapido calcolo, si rendeva conto che i ragazzi presenti erano solo la metà rispetto a quelli che avevano partecipato il giorno precedente. Ranma prestò speciale attenzione alle divise sportive e alle facce dei ragazzi presenti – così avrebbe potuto 'chiacchierare' con loro più tardi – prima di seguire la sua graziosa fidanzata.
Con soddisfazione camminò lungo il corpo di Kuno, assicurandosi di affondare i talloni a ogni passo. Normalmente si sarebbe sentito in colpa per aver colpito un uomo mentre era a terra ma c'era molta rabbia residua in lui contro quell'aspirante dongiovanni a causa della sua partecipazione al disastro del matrimonio, quindi fece un'eccezione.
 
 
Gli occhi di Ranma erano incollati all'orologio sul muro. Un altro paio di minuti e finalmente sarebbe stata ora di pranzo. Stava sperando di poter passare il tempo con Akane quel giorno visto che sembrava portata a essere gentile con lui dopo averla aiutata al mattino. Pensò al suo sorriso e improvvisamente si sentì compiaciuto. Amava quando Akane riconosceva le sue abilità e ancora di più quando gli mostrava apprezzamento per i suoi sforzi, anche se si trattava di una cosa semplice come quel sorriso con cui lo aveva graziato.
Perso nei suoi pensieri, mancò l'insegnante che annunciava il pranzo e la campana, e fu destato dalla propria fantasticheria da qualcuno che urtò il suo banco mentre usciva. Si voltò verso il banco di Akane e scoprì che se n'era già andata. Guardandosi intorno, la trovò all'angolo dell'aula, profondamente impegnata a conversare con una mezza dozzina di ragazze.
Deluso, decise di pranzare fuori e di parlare con più sfidanti mattutini possibili.
 
 
Nuovamente, Akane si ritrovò a tornare a casa da sola. Era stata un'altra lunga giornata ma a differenza di quella precedente, era rinvigorita e non stanca. Arrossì appena iniziando a proiettarsi quella giornata, ricordando il piacevole modo con cui era iniziata. Non aveva condiviso il letto con nessuno fin da quando era una bambina, e le sue sorelle non si erano mai accoccolate con lei. Era stato così bello svegliarsi fra le braccia di Ranma. Era così forte – anche da ragazza – che non aveva potuto fare a meno di sentirsi al sicuro nel suo abbraccio. Nonostante ciò, era imbarazzata nel pensare a come la faceva sentire il ricordo del suo viso fra i seni.
Scosse il capo, non era il momento per quel tipo di pensieri. Aveva altre cose da sbrigare e voleva mantenere il suo spirito. Vide il suo bersaglio, che lo aspettava impazientemente.
"Buon pomeriggio, Taro"
"Ehi. Allora, cos'è successo ieri dopo che mi hai cacciato?"
Akane roteò gli occhi per il suo scarso saluto e la sua ovvia irritazione. Dopo mezz'ora nella stessa stanza con Happosai e Taro, Akane si era resa conto che il fatto che Taro venisse tormentato da Happosai rendeva le negoziazioni più difficile. Saggiamente aveva deciso di mandarlo via, istruendolo di incontrarla al ponte il giorno dopo.
"Beh, dopo che te ne sei andato, finalmente sono giunta a un accordo che penso renderà felici tutti"
Taro si raddrizzò, l'entusiasmo irradiava da lui. "Sul serio?"
"Sì. Vuoi sentire tutto il piano o solo la tua parte?"
A lui non importava in realtà del resto ma ci pensò prima di dirlo, dopotutto lei lo stava aiutando.
"Tutto"
Sorpresa ma compiaciuta Akane iniziò a raccontare a Taro quello che aveva denominato L'accordo delle mutandine.
"Il vecchietto ha accettato di cambiarti il nome e di smetterla con le irruzioni per le mutandine a scuola – ciò comprende il non sbirciare nelle docce. In realtà, abbiamo concordato che sarà accettato a scuola solo una volta al mese, tanto per allontanarlo dalla tentazione. In più, ha accettato che non molesterà più nessuno in casa mia. In cambio, ho dovuto convincere tutte le ragazze a scuole a regalargli un 'tesorino'. Organizzerò tutte le classi secondo un programma annuale così che il vecchietto possa avere un nuovo rifornimento ogni mese e ogni ragazza dovrà solo fare una 'donazione' all'anno. Il primo scambio avverrà lunedì, quindi ho fino ad allora per convincere tutti"
Taro era impressionato dalla sua previdenza ma vedeva diversi buchi nel suo piano.
"Ci hai pensato un sacco, eh?"
"Sì"
"E quanto hai dovuto cambiare i tuoi piani per includere me?"
"Sorprendentemente, non molto. Sapevo che sarebbe servito qualcosa di grosso per tenerlo lontano da scuola, quindi gli ho fatto credere che cambiarti il nome fosse una parte del piano non negoziabile"
"E se le ragazze alla tua scuola non concordano col piano? E se gli rifilano qualcosa che per lui non va bene? Cosa succede che non si accontenta di una sola 'donazione' come la chiami tu?"
"Beh, ho pianificato tutto, non dovresti essere troppo preoccupato, perlomeno non per la tua parte. Ha accettato di cambiarti il nome dopo aver ricevuto metà dei 'tesori' dal primo gruppo. Dopodiché, ti suggerisco di andartene velocemente e di evitarlo a tutti i costi. Cioè, per il resto della tua vita. Non può cambiare il tuo nome se non ti vede. Non sono riuscita a convincerlo a non cambiarti il nome mai più, mi dispiace"
"Ok. Ma in che modo le ragazze saranno d'accordo? E si fidano di lui?"
"Ho già parlato ad alcune di loro oggi. Sorprendentemente, è stato facile convincerle. Sono stanche tanto quanto me di non potersi cambiare e fare la doccia in pace. Parlerò al resto della classe domani e mi darò da fare per parlare con tutta la scuola in settimana, lascia che me ne occupi mio. Ho convinto Happosai a un breve viaggio d'addestramento per il resto della settimana come buon segno che smetterà con le sue incursioni. Quindi le ragazze hanno almeno una settimana per respirare"
Sospettoso di natura, Taro chiese, "Quindi, erano semplicemente volenterose di aiutarmi?"
"No" Akane apparve un po' imbarazzata. "Alcune di loro hanno chiesto perché tu dovessi avere qualcosa senza dare niente in cambio. Quindi, ho dovuto trovare un compromesso. Ogni ragazza che donerà al mese, potrà richiedere il tuo aiuto per una cosa noiosa. Una cosa ragionevole, quindi non preoccuparti, non diventerai uno schiavo né altro" agitò la mano con aria smargiassa.
"Che tipo di cose noiose?"
"Beh, la mia amica Sayuri ha appena mollato il suo ragazzo, ha scoperto che la tradiva..."
"Quindi vuole che lo picchi?"
Akane roteò gli occhi. "No. Vuole che la porti al ristorante dove lui lavora, così da infierire. Ti pagherà. Un'altra ragazza ha un fratello che si trasferisce la prossima settimane e vuole che l'aiuti con i mobili. Le altre ragazze avranno bisogno di tempo per pensarci"
Taro ci rifletté. Non sembrava proprio uno svantaggio per lui. Certo, probabilmente avrebbe dovuto lavorare parecchio ma non era spaventato dal lavoro fisico. E il lato sadico di lui pensava che il finto appuntamento fosse divertente; amava innervosire le persone. Ne sarebbe valsa la pena se alla fine avesse potuto chiamarsi Meraviglioso**.
"Okay. Ci sto"
"Grandioso. Sai, mi aiuterebbe a convincere tutti gli altri se domani venissi dopo la scuola per l'appuntamento con Sayuri. Sarà un altro segno di buona fede, come il vecchietto che sta via per la settimana"
"Certo. Va bene. Dille che la incontrerò dopo la scuola" Taro continuò ad accompagnarla a casa, era da tanto che non si sentiva di così buon umore. "Allora, tu cosa ne ricavi da tutto questo?"
Akane lo guardò confusa. "Non capisco. Ho detto che io sono fuori dall'accordo"
"Sì, per quanto riguarda Happosai. E da me cosa vuoi?"
"Oh, quello? Uhm. In realtà nulla" ghignò, "Fidati, posso sollevare da sola le cose pesanti"
Un sopracciglio inarcato, Taro la fermò. "Senti, so che non ti serviva il mio aiuto. Il tuo piano avrebbe funzionato senza di me. La mia parte è semplicemente quella di mettere la ciliegina sulla torta ma non è nemmeno la tua, di torta. Quindi, seriamente, cosa vuoi? Te lo devo"
Akane fu un po' sorpresa. Taro era sempre sembrato uno sfacciato idiota che avrebbe fatto qualsiasi cosa per ottenere quello che voleva. Ma si rese conto che anche lui era un artista marziale e il suo orgoglio richiedeva di ripagare i favori.
"Beh, a essere onesti, non mi serve niente da te, ma c'è qualcosa che puoi fare: smettila con gli epiteti quando parli con Ranma"
"Cosa?"
"I nomignoli. Senti, so che a voi ragazzi serve qualcosa per darvi il tormento, lo capisco. Ma basta con gli insulti che hanno a che fare con la sua maledizione. Basta con finocchio, trans, o femminuccia. Puoi farlo per me?"
Taro scrollò le spalle. "Certo. Posso chiamarlo in molti altri modi"
"Questo è lo spirito"
Raggiungendo il dojo, Taro chiese, "Sei sicura che non c'è niente che possa fare per te nello specifico? Sento di ricevere molto più di quello che do"
Akane rise. "Senti, una persona in meno che mi rapisce per me è sufficiente. A meno che tu non voglia allenarti con me, ovviamente. Mi sarebbe sempre utile un compagno d'allenamento" scherzò.
"Allenamento? Il fino...Ranma non si allena con te?"
"No, Ranma evita e schiva, non mi attacca né mi colpisce mai davvero. Senti, lascia perdere. Stavo solo scherzando, sono sicuro che non ti va di allenarti con me"
-Non va a nessuno- pensò tristemente.
Taro incrociò le braccia davanti al petto. "Vada per l'allenamento. Quando vuoi cominciare?"
"Sul serio? Ti allenerai con me?" Akane saltò, entusiasta. "Stavo per mettermi a eseguire dei kata*** ma in coppia è molto meglio. Ti va di aspettare nel doko? Mi cambierò in fretta"
"In realtà, preferirei che stessimo fuori. Per me è l'ambiente per combattere naturale. C'è un parco o altro che possiamo usare?"
"In effetti, c'è un lotto abbandonato che sarebbe perfetto, ci siamo passati. È a tre isolati da qui" indicò. "Gira a sinistra e vai avanti. Mi cambio e ci vedremo lì"
Poi si voltò e corse in casa prima che lui potesse cambiare idea.
 
 
Il sudore le colava dal viso, macchie di polvere erano ovunque sul suo gi****, e ansimava per la stanchezza. Era sicura che sarebbe stata completamente dolorante il giorno dopo e avrebbe avuto un livido spettacolare sul costato insieme ad altri piccoli tagli sulle braccia. Era appena atterrata sul fianco dopo aver bloccato un calcio con successo mentre aveva mancato il pugno che ne era seguito. Avvertì un altro livido formarsi sul fianco su cui era caduta.
La graziosa artista marziale stava facendo buon uso del suo tempo.
Stavano lottando da più di mezz'ora. All'inizio, si era spaventata che Taro non la prendesse sul serio; i suoi movimenti erano stati lenti ed esitanti. Rapidamente si era resa conto che stava testando le sue abilità, non avendola mai vista lottare. Dopo aver capito il suo livello, aveva iniziato a lottare onestamente.
Era contenta di vedere che lui non aveva problemi a colpirla in quanto ragazza. Akane fu sorpresa di impararlo mentre la colpiva, lui non la umiliava affatto. Anzi, la incoraggiava quando faceva bene e le dava suggerimenti su come modificare i movimenti o sviluppare la sua strategia.
Taro si avvicinò a lei e si stava per abbassare per aiutarla ad alzarsi quando fu improvvisamente lanciato dall'altra parte della zona abbandonata. Una figura vestita di rosso e nero si piazzò fra loro, l'aura battagliera infiammata.
 
*spada di legno usata nel kendo.
 
**in inglese Awesome, Meraviglioso come traduzione mi sembrava la scelta meno pessima. Sul serio, Taro ha dei problemi.
 
***esercizi individuali.
 
****uniforme da judo.
  
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