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Autore: Hell Storm    01/07/2017    4 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Predatori

I nuovi re della catena alimentare

 

 

27/12/2077 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth dei Quattro Stati

Colorado/Contea di Las Animas/Base aerea di White Flat

Ore 11:56

 

37°38’58.52”N 104°28’59.94”O

 

Dopo uno pranzo veloce a base di maiale e fagioli in scatola, maccheroni al formaggio BlamCo e un approfondito ripasso del piano, eravamo nuovamente pronti a tutto. O almeno era quello che speravamo.

L’entrata al tunnel si trovava nei sotterranei della base. Ci eravamo radunati tutti nei pressi della porta blindata. Tutti eccetto i tecnici, le sentinelle e tutti coloro che non potevano combattere. Anche il generale Foster e la sua combriccola di ufficiali aveva scelto di non partecipare alla nostra missione. E forse era meglio così.

Le tre squadre di esplorazione e una trentina di indiani si erano radunate nei pressi dell’entrata e si stavano preparando come meglio potevano. C’era chi controllava le armi, chi ispezionava le armature atomiche, qualcuno che stava finendo di pranzare, io e gli altri capi squadra che stavamo rivedendo il piano un’ultima volta e poi … arrivò quella tipa.

Una giovane infermiera bionda e snella stava correndo di tutta fretta verso di noi.

-Scusatemi! Scusatemi!- Disse senza smettere di correre.

L’infermiera finì con l'ingabbiarsi su un grosso cavo che sporgeva da una canaletta nel pavimento, lanciando un urletto acuto.

-Aaah!-

-Presa!-

Se Nick non l’avesse afferrata in tempo sarebbe rovinata a terra grattandosi il suo bel visino sul cemento.

-Oh … grazie signor …-

-Nick Rodriguez, ma per le signore … MechaNick.- Si presentò Nick.

Era raro sentire Nick parlare come un vero gentleman.

Il meccanico aiutò l’infermiera a riprendere l’equilibrio per poi lasciarla andare. I due però continuarono a fissarsi per un paio di secondi extra.

-Mi scusi. È lei a capo della nostra operazione di recupero?- Mi chiese la ragazza.

-Si. Posso fare qualcosa per lei?-

-Giusto, non mi sono ancora presenta. Mi chiamo Trinity Brooks. Il generale Foster mi ha incaricato di assistervi in questa missione.-

Pensai di aver capito male.

-Perché?- Chiesi.

-Perché le porte del tunnel richiedono l’autorizzazione dell’ufficiale in comando per poter essere aperte.- Mi rispose Marion.

-E come mai lei è qui?-

-Il generale ha ritenuto opportuno modificare l’autorizzazione per l’apertura delle porte e in più vi potrò offrire assistenza medica in caso di necessità.-

-Modificare?-

-Si. É stato deciso che fossi io ad accompagnare le squadre di riparazione nelle prime settimane, visto che il generale era troppo impegnato.-

-Se ci dai la password, puoi restare qui con gli altri.- Le propose Lopez.

-Non è una parola chiave ciò di cui avete bisogno. I terminali che collegano gli hangar al tunnel richiedono la scansione della retina, quindi vi serviranno i miei occhi. E prima che me lo chiediate, no. Il generale è indisposto per ripetere la registrazione di un nuovo utente.-

Dubitavo che Foster avesse fatto quella mossa solo per non perdere tempo e il fatto che fosse “indisposto” aumentava i miei sospetti sulle sue competenze. Ma l’infermiera non sembrava affatto spaventata dal compito che le era stato affidato.

-Hai la ben che minima idea di quanto potrebbe essere pericoloso?- Gli chiesi perplessa.

-Tranquilla Red. Trinity se la sa cavare a meraviglia.- Mi assicurò Marion. -Durante l’attacco dell’Orda lei era la fuori con noi a medicare i feriti e a schivare le pallottole. Ha le palle la ragazza.-

Ci riflessi un attimo. Dopo aver appurato che cavare gli occhi all'infermiera sarebbe stato eccessivo, presi un’altra delle mie ardue scelte.

-Equipaggiati e preparati a seguirci.-

-Siii!- Esultò la biondina.

-Cinque minuti ragazzi! Tra cinque minuti apriamo la porta!-

Stando al piano le squadre Vault, Rattlesnakes, Coyote e Eagle comandate da Marion avrebbero dovuto scortare il team di piloti indiani, che a loro volta avrebbero pilotato il bombardiere. Siccome tutti i piloti erano partiti per bombardare la Cina, quei quattro ragazzi si erano addestrati nei simulatori di volo della base per settimane. Con loro però, avevamo deciso di mandare un esperto di bombardieri. Baatar gli avrebbe guidati fino alla base, mentre Spectrum sarebbe rimasto con Isaac e ci avrebbe seguito con un altro eyebot comandato in remoto da lui. Una volta raggiunta l’aero e sgomberata la pista, avrebbe lasciato l’eyebot hackerato per pilotare il V2. Con le sue abilità e le conoscenze di volo, sarebbe riuscito a riportare il velivolo alla base. Restava soltanto un’incognita nel nostro piano. Cosa ci attendeva oltre quella porta?

Eravamo per la maggior parte esperti nel combattimento, ben addestrati e armati di tutto punto. Grant e i suoi quattro assaltatori erano attrezzati con delle armature atomiche T51-b e T60. I Rattlesnakes al contrario se la giocavano con fucili laser e al plasma. La Eagle avevano sostituito i fucili di precisione con i fucili semiautomatici d’ordinanza in dotazione agli MP. E per finire, la squadra Vault. Un mix di combattenti in testa al gruppo. Con l’aggiunta dell’ultimo arrivato Earl, due assaultron e un colonnello Gutsy. Il colonnello Gutsy era la variante di più avanzata del suo genere, ovvero i Mr Handy bellici impiegati in prima linea dall’esercito americano. Ben armato e costruito con una delle intelligenze artificiali da combattimento più efficienti.

Ci disponemmo in uno schema difensivo a semi cerchio davanti alla porta blindata del tunnel. Allo schieramento difensivo si erano uniti anche Isaac, Spectrum e altri sopravvissuti. Il padre degli Hunt aveva scelto di mettersi dietro a tutti noi. Il vecchio avrebbe tenuto d’occhio il caro Atom, che anche se totalmente riluttante dal doversi separare da noi, dovette anche lui rimanere in panchina. Il rischio di perderlo era troppo alto. L’infermiera Brooks si era già preparata mostrando gli occhi allo scanner del terminale a parete dietro di noi. Stava solo aspettando il mio segnale.

-Pronta Brooks?- Le chiesi senza smettere di mirare alla porta.

-Pronta!-

Mi guardai attorno un’ultima volta per vedere se fossero tutti in posizione. I capisquadra mi risposero con dei cenni eloquenti.

-Vai, apri.-

La prima cosa che udimmo fu il segnale di conferma del terminale, seguito a sua volta dagli ingranaggi della porta. La porta si alzò lentamente ed emettendo un lamento metallico simile a quello del Blocco del P1. Forse un po meno oliato del Blocco.

Quando la porta si fermò scoprimmo che il tunnel era completamente al buio. Le nostre torce riuscivano ad illuminare solo i primi dieci metri di tunnel.

-Qualcosa ha rotto l’impianto elettrico.- Suggerì uno degli Eagle.

-Procediamo.- Ordinai.

I Coyote ci aprirono la strada con i fari delle loro armature atomiche puntate verso il buio. Il resto del gruppo li seguì senza alcuna esitazione. Aspettai di vedere Brooks entrare nel tunnel, la quale continuava a non sembrare molto scoraggiata dall'oscurità di quel posto. Lei, Baatar e i quattro piloti indiani erano indispensabili per la riuscita della nostra missione. Tenerli al centro della nostra formazione era il modo migliore per proteggerli.

Ci fermammo un ultimo istante per guardare la porta blindata tornare a chiudersi. Vidi Isaac e il vecchio Hunt farci gli ultimi saluti. Poi la porta blindata tornò a scendere, nascondendo i volti dei nostri compagni e infine le luci dall'altro lato.

Riprendemmo subito a camminare, tranne uno dei Rattlesnakes. Il soldato era rimasto a fissare la porta alle nostre spalle.

-Signore?- Chiese indicando la porta blindata.

Voltandomi vidi che la porta blindata era ricoperta di graffi. Anche gli altri si fermarono a guardare. Le torce sui loro elmetti da combattimento illuminavano la porta in vari punti. Io usai la torcia del mio Pip-Boy per esaminarla da più vicino. La luce verdognola mi fece scoprire dei veri e propri solchi scavati nell’acciaio della porta. Vidi che per terra erano anche presenti delle schegge di acciaio. Rimasugli metallici spessi cinque centimetri e lunghi quasi dieci. Ne presi una in mano e la mostrai agli altri.

-Colpo in canna gente. Non siamo soli.-

 

 

Stavamo camminando già da una decina di minuti e avevamo superato tre porte blindate sulla parete destra che portavano ai primi tre hangar. Quella da cui saremmo dovuti passare si trovava in fondo al tunnel. Io guidavo la squadra stando dietro alle armature atomiche in testa. Una posizione che mi avrebbe permesso di ingaggiare il nemico al primo contatto e al tempo stesso non sarei apparsa come una fifona. Quello dell’ufficiale codardo che si nascondeva nelle retrovie era un titolo più idoneo per il generale Foster.

Tutti gli altri mi seguivano senza diminuire il passo e senza abbassare la guardia. Nick e l’infermiera Brooks si erano messi a scambiare quattro chicchere. In altre circostanze li avrei detto di stare in silenzio e prestare attenzione, ma trovandosi al centro del gruppo e vedendoli andare d’accordo, decisi di lasciarli in pace.

Mi accorsi che Marion marciava al mio fianco cullando la sua carabina semiautomatica. Ne approfittai per far luce su un paio di dilemmi.

-Marion, posso chiederti una cosa?-

-Se vuoi sapere perché nostro padre ti chiama Spirit, dovresti chiederlo a lui. Non credo di essere la persona più adatta a risponderti.-

-Cosa? No, non volevo chiederti questo.-

-Beh magari dopo.-

-Volevo sapere com’erano i rapporti tra Bud e vostro padre.-

Marion diede un’occhiata al fratello in testa al gruppo e assicuratasi che Bud non potesse sentirci fece un sospiro di rassegnazione.

-Papà ha sempre voluto bene a Bud e il sentimento è stato sempre reciproco, ma quando Bud si è arruolato come volontario nell'esercito le cose sono cambiate.- Da come ne parlava, per Marion non doveva essere una cosa piacevole. -Bud ha ereditato il talento nelle scienze di nostro padre. Sarebbe potuto diventare il capo scienziato di una qualche multinazionale specializzata nella fisica nucleare … e invece.-

-Aspetta … credevo che voi indiani foste un popolo di guerrieri. È da quando lo conosciamo che Bud ce lo rammenta.- Obbiettai.

-Si, lo so. Bud ha sempre avuto la fissa per gli impavidi guerrieri del passato, ma a distanza di due secoli dalle Guerre Indiane, una cosa simile è totalmente fuori luogo e contraria alla nostra autoconservazione.-

-Che intendi dire?-

-Un conto è tornare ad affilare i coltelli per sopravvivere all’apocalisse, un altro è buttar via una carriera promettente e andare a fare il soldatino quando la tua gente cerca di adattarsi il più possibile al mondo dei visi pallidi.-

-Mi stai dicendo che nella vostra tribù l’unico militare è Bud? Scusa ma tu cos’eri prima di tutto questo?-

-Guardia del corpo con licenza. Mi ero presa un periodo di pausa ed ero tornata a casa appena in tempo.-

-E Russell?-

-Ah, lui era l’addetto alle vendite in un’agenzia assicurativa a La Junta.-

-E voi avreste respinto un attacco dell’Orda? Senza un addestramento militare?-

-Beh, no aspetta!- Sbottò Marion a bassa voce. -Siamo tutti cresciuti nella riserva, imparato a sopravvivere nel deserto e a sparare con pistole e fucili. E solo perché ci siamo civilizzati, non significa che ci siamo rammolliti.-

-Ok, scusa. Non volevo offendere nessuno, è solo che dopo aver passato tutto questo tempo con Bud …-

-Red!- Mi chiamò Bud in testa al gruppo.

I ragazzi nelle armature atomiche davanti a noi si erano fermati. Mi avvicinai per vedere quale fosse stata la causa. Un crollo? Un’infiltrazione radioattiva? Un … casco maciullato.

-Bud?- Chiesi.

Il soldato si chinò a raccogliere i resti del casco.

-Red. Questo era un casco T51-b modello D. Sembra che qualcosa se lo sia sgranocchiato.-

Guardando più accuratamente il casco ci accorgemmo che oltre ad essere stato accartocciato come una lattina di alluminio, era stato anche imbrattato da una sostanza vischiosa.

-Blah.- Commentò disgustato Bud.

Il soldato lasciò il casco vicino alla parete e agitò la mano cercando di togliersi dalle dita ogni singola macchia di quello schifo.

-Merda! Quello era il casco di Sanchez.- Ci informò uno dei piloti pelle rossa.

-E questo doveva essere Sanchez.- Disse uno dei Coyote più avanti.

Ci avvicinammo al soldato in armatura atomica. Aveva avuto coraggio ad avanzare di undici metri senza di noi. Il faro del suo casco stava illuminando i resti insanguinati di un’armatura atomica. Il telaio era stato aperto in più punti, come una scatoletta di acciughe. Restavano solo chiazze di sangue. Il resto di Sanchez era sparito.

-Porca puttana.- Imprecò Lopez.

-Niente corpo. Solo sangue.- Fece notare Marion.

-Il telaio è stato fatto a pezzi.- Disse Grant.

-La bestia aveva fame.- Ipotizzò Baatar.

-B, ti prego.- Lo pregò Tony. -Non iniziare anche tu con la storia dei mostri.-

-E allora spigami questo.- Disse Marion mostrandoci un fucile laser piegato in due e ricoperto di bava.

-Puoi esaminarlo Doc?- Chiesi cercando lo scienziato.

-Niente da fare.- Mi rispose Spectrum. -Senza gli strumenti giusti, posso fare ben poco. Figuriamoci con questa unità di sorveglianza.-

In effetti avremmo potuto scegliere qualcosa di più sofisticato di quella palla di metallo fluttuante.

-E tutti i dati che raccogli?- Gli chiese Tony.

-Lo scanner mi permette solo di raccogliere informazioni e riconoscere gli oggetti precedentemente già esaminati. Per capire la natura di questo essere, avrei bisogno di strumenti più sofisticati e troppo pesanti per il mio telaio. E questa unità mi permette solo di vedervi.-

Era chiaro che anche Spectrum aveva i suoi limiti. Capii che restarcene a fissare i resti di Sanchez, non avrebbe fatto bene al nostro umore. I ragazzi stavano già mormorando.

-Tornate in formazione. Quelli in armatura atomica con me davanti e gli altri nelle retrovie. Brooks quanto manca?-

-Beh, dunque. Siamo passati davanti a tre porte blindate. Fatto circa cinquanta metri dall’ultima … tra poco dovremmo arrivare a metà del percorso.-

-Secchiona.- Questo però lo pensai e basta.

-Gambe in spalla e armi pronte.- Ordinai. -E guardate ovunque. Non solo davanti.-

Riprendemmo la marcia con le canne spianate e la guardia ancora più alta. Di tanto in tanto trovavamo altre macchie di sangue e segni di artigli, ma nessun cadavere. Mancava poco alla metà del tunnel. E quando la raggiungemmo, trovammo qualcosa di inaspettato.

-Aspettate. Quella non c’era.- Disse Marion indicando una porta blindata sulla destra.

-Ne sei sicura?- Le chiesi.

-Marion ha ragione. Questa non c’è mai stata.- Confermò uno dei piloti.

La porta blindata era identica alle altre, solo ricoperta da più graffi.

-Questa è la porta che conduce all’hangar quattro?- Domandò Tony.

-No, quella è più avanti. Questa invece si trova proprio in mezzo al tunnel. Tra l’hangar tre e quattro.- Rispose l’infermiera.

-Guardate.- Disse Lopez indicando la base della porta.

Vicino alla soglia della porta blindata si riusciva a intravedere quella che forse, fungeva da copertura per la porta. Un finto pannello di cemento che scorrendo in alto avrebbe coperto il passaggio. Solo che in quel momento era abbassato.

-Quel pannello serviva a coprire la porta.- Intuì Lopez.

-Una porta speciale per nascondere qualcosa di speciale.- Ipotizzai.

-Fatemi dare un’occhiata.- Forse il Pip-Boy poteva aiutarci. -Inventario. Dati. Mappa.-

-Devi andare su quella locale.- Mi ricordò Nick.

-Si Nick, lo so. Quest’affare ce l’ho attaccato al braccio tutto il giorno.-

La mappa locale mostrava con chiarezza la sezione del tunnel già esplorata. I sensori del Pip-Boy rilevavano il vuoto oltre quella porta. Per averne lo schema completo avrei dovuto mapparli oltrepassando la porta, ma in quella situazione avevo già le informazioni necessarie.

-Allora?- Mi chiese Marion.

-Si. Il Pip-Boy rivela uno spazio vuoto dietro alla porta. Non credo che sia qui solo per bellezza.-

-Secondo voi … è da li che è uscito il mostro?- Chiese intimorito uno dei piloti.

-Se è uscito da li o è in grado di bypassare la sicurezza, oppure è forte come Ercole.- Ipotizzò Earp.

-Io mi chiedo se il generale lo sapesse?- Domandò Marion.

-Non lo escluderei. L’intera base è sotto la sua giurisdizione.- Le rispose Brooks.

-Red, tu cosa ne pensi?- Mi chiese Nick.

Tutti rimasero in silenzio aspettandosi il parere del loro comandante.

-Cosa ne penso? Penso che il generale Foster dovrà darci un sacco di risposte finita questa storia. Fino d'allora abbiamo un lavoro da portare a termine. Muoviamoci … e vediamo di non svegliare il cane che dorme.-

-Avanzate soldati! Le truppe comuniste non dormono mai!- Esultò dal nulla il Colonnello Gutsy.

Quell’affare era utile in combattimento, ma tra le sue direttive vi erano anche i messaggi di propaganda anti comunista. Roba che a noi in quel momento non serviva.

-Zittisci quell’affare Earl.- Ordinai sottovoce.

Il caporale andò ad infilare la mano in una delle fessure che collegavano le tre braccia al corpo principale del robot. Trovato ciò che stava cercando diede un bello strattone e staccò un componente elettronico dal Gutsy.

-Sta in guardia.- Sentii.

-Cosa?- Chiesi.

-Eh?- Mi chiese Bud li vicino.

-Hai detto qualcosa?-

-Io? Niente.-

Mi guardai attorno, ma l’unico che poteva avermi parlato era uno dei piloti. Il pelle rossa si strinse nelle spalle. Anche gli altri si erano accorti della mia reazione, ma preferii chiudere li il discorso. Forse me l’ero solo immaginato.

Riprendemmo nuovamente la marcia e per i primi cinque metri camminammo con passo leggero.

Percorremmo altri quindici metri e finimmo col trovare la mia nemesi peggiore. Una grata per lo scolo fognario.

Ricordandomi del mio precedente incontro con il reietto dell’Orda imprigionato nel bunker del Red Oasis, feci arrestare la marcia per una rapida ispezione.

Superai le armature atomiche e con la pistola puntata contro la grata, esaminai lo scolo sottostante. Lo scolo era parecchio profondo e la torcia del mio Pip-Boy non riusciva ad illuminarne il fondo. Udii i passi di un’armatura atomica. Grant si mise al mio fianco puntando anche lui il suo faro verso la grata.

-Non c’è nulla da temere Red. Queste piastre possono sorreggere i blindati pesanti e pesano ognuna più di cento chili.- Mi spigò il sottotenente.

In effetti quelle grate erano parecchio spesse. Con il tempo a nostro favore le avrei controllate più attentamente, ma viste le tempistiche era meglio continuare a camminare.

Feci segno agli altri e tornammo a camminare. Grant ed io restammo in testa al gruppo. In caso di pericolo avremmo pur sempre avuto il resto del gruppo a due passi dietro di noi. Anche uno dei due assaultron si mise in testa al gruppo con noi due.

-Scusami, è solo che non voglio correre rischi.-

-Tranquilla, conosco bene il peso delle responsabilità.-

-Hai idea di cosa possa essere stato a fare tutto questo?-

-No. In venticinque anni di servizio non ho mai visto nulla di simile. Il mio sospettato principale è un assaultron pesantemente modificato con l’inibitore di combattimento danneggiato.-

-Può darsi. Magari si è attivato accidentalmente. Questo però non spiega quella sostanza e la scomparsa dei due …-

SBAM.

Un forte boato dietro di noi mi fece quasi pisciare addosso. Schierammo tutte le armi in direzione dell’entrata e il caso vole che io mi ritrovassi nelle retrovie. Mentre cercavo di farmi largo tra i miei compagni questi arretravano lentamente. Anche loro erano spaventati. Ma quando arrivai davanti a tutti, non vidi nulla. C’era solo una sezione della grata che era stata sollevata e spostata di circa un metro. Anzi, direi che era stata scardinata.

-Avvio ricognizione.- Disse l’assaultron rimasto in coda.

Il robot si stava avvicinando allo scolo senza alcun timore.

-Che cosa è successo?- Chiesi a uno dei Rattlesnakes.

-Io … credo che Neil, il nostro marconista … sia sparito.- Non sembrava molto convinto.

-Credi? Spiegati soldato.-

-Neil ed io eravamo in coda. Lui si è fermato un attimo ad accendersi una sigaretta, appena dopo la grata. Io l’ho superato, ho camminato per un paio di metri e poi c’è stato quel colpo. Quando mi sono girato c’era solo il suo accendino.-

Mi accorsi che in effetti a pochi centimetri dal bordo dello scolo era rimasto un accendino. Intanto il robot era quasi arrivato nei pressi della grata.

-Linea difensiva.- Ordinai.

Tutti i soldati si schierarono formando un muro di armi pronte a scatenare l’Inferno. Bastava aspettare che l’assaultron stanasse il bastardo dalla sua tana.

Il robot si posizionò sul bordo e guardò in basso. In un breve lasso di tempo il laser all’interno della sua testa iniziò a caricare un potente fascio rosso di luce concentrata. Colpi come quello erano capaci di incenerire i soldati con le migliori corazze.

-Ingaggio bersaglio.- Disse il robot saltando nello scolo.

Si udirono colluttazioni, ruggiti e rumori di metallo in frantumi. Ma nessuno sparo. Non udimmo più neppure la carica del laser.

-Red? Che facciamo?- Mi chiese Lopez.

Anche lui sembrava intimorito da quella situazione.

-Fermi. Nessuno muova un muscolo.- Gli risposi sperando che il nemico facesse la sua mossa.

E così fu. Un paio di enormi manacce squamose si allungarono verso l’alto e i loro lunghi artigli si aggrapparono al bordo. Poi spuntarono due lunghe corna da demone, gli occhi gialli e le sue zanne affilate come rasoi. Quel mostruoso diavolo giurassico si erse sulle sue possenti zampe da rettile bipede, dandomi l’idea di non essere più in cima alla catena alimentare. Ne ebbi la conferma quando vidi il corpo mezzo mangiato del povero Neil penzolargli dalla bocca.

Il mostro ci fissava con i suoi orrendi occhi gialli da predatore. Forse, da come muoveva la testa, stava cercando di capire con esattezza cosa fossero tutte le luci che lo stavano accecando. Ma prima che quel mostro potesse fare la sua mossa, attivai il V.A.T.S..

Il sistema di puntamento assistito mi mostrò tutti i possibili bersagli. Testa, braccia, torso e gambe. L’unica che non potevo colpire era la coda, nascosta dietro alle gambe. Il rallentamento temporale mi permise di scegliere accuratamente i bersagli. Selezionai due volte la testa e quattro volte la gamba destra. I primi due colpi alla testa, oltre a fargli male, lo avrebbero disorientato e gli altri quattro lo avrebbero azzoppato.

La 10mm era un’arma piccola e quindi avrei potuto utilizzare più Punti Azione, ma in caso di ritirata o fuga a gambe elevate avrei preferito avere ancora energie. Già, perché ogni punto azione usato mi avrebbe fatto pompare il cuore come se fossi stata nel pieno di una corsa.

Scelti i miei bersagli, il V.A.T.S. fece il resto. Il primo colpo sfrecciò a pochi centimetri sopra la testa del mostro, mentre il secondo la centro in pieno. Peccato però che il proiettile non lo ferì più di tanto.

Oltre a mostrare il nome dei bersagli, il V.A.T.S. poteva mostrarne il livello di vita. E a differenza dei ghoul ferali, quel mostro doveva essere molto più resistente.

Ciò nonostante il colpo alla testa lo fece imbestialire. Anche se attutito dall’effetto rallenti, il suo possente ruggito mi fece rabbrividire.

Anche gli altri avevano aperto il fuoco. Finalmente il mostro iniziò a subire dei seri danni e prima che questo potesse caricarci, gli rifilai i restanti quattro proiettili nella gamba destra. Rimasi delusa nel vedere che i miei proiettili da 10mm gli avevano danneggiato solo il venticinque percento dell’arto.

Terminato il lavoro del V.A.T.S. tornai a vedere il mondo in tempo reale. Mentre i miei compagni scaricavano i caricatori, il mostro aveva lasciato cadere il corpo di Neil e iniziato ad avanzare. A causa del fuoco concentrato il rettile camminava a passo lento, ma più avanzava e più sembrava prendere velocità. Arrivato a circa nove metri da noi, lanciò un urlo così assordante da disorientarci e costringerci a tapparci le le orecchie con le mani.

Ad ogni modo il mostro aveva già subito troppi danni. Bastò un ultimo colpo per abbatterlo. Un raggio laser lo colpi dritto in testa, facendogli esplodere tutto al di sopra del naso. Gli schizzi di sangue e i movimenti riflessi resero quell’uccisione abbastanza macabra.

Quando tutti i presenti si ricomposero, l'abominio aveva già smesso di dimenarsi. Alcuni però continuarono a tenerlo sotto tiro.

-Buon appetito Wendigo del cazzo!- Imprecò Marion.

-Da cosa diavolo è mutato quel mostro?!- Chiese Amelia.

-Il V.A.T.S. non è riuscito ad identificarlo.- Gli informarli. -Credo di essere la prima ad usarlo su questo mostro.-

-Ha una pellaccia dura e squamosa. Le armi a media potenza lo hanno graffiato a malapena.- Fece notare Bud.

-Tanto aggressivo quanto forte. Neil non ha avuto scampo.- Disse uno dei Rattlesnakes.

-Già … abbiamo perso Neil.- Sottolineò Lopez amareggiato.

-Correte.- Disse Spectrum.

-Come?- Gli chiesi.

-Correte!- L’eyebot iniziò a volteggiare velocemente verso la fine del tunnel.

-Aspetta Doc!- Lo richiamò Bud.

L’eyebot si voltò verso di noi e si fermò.

-Che state aspettando?! Correte!- Era la prima volta che lo sentivo così spaventato.

-Perché?- Gli chiese Nick iniziando ad incamminarsi nella stessa direzione dello scienziato.

-Se quello è ciò che penso che sia, allora temo che a breve la sua famigliola verrà a farci visita!-

Sentendo le parole dello scienziato i membri del gruppo passarono dalla semplice corsa campestre allo scatto olimpionico. Ma prima che anch’io mettessi la quinta, mi accorsi che Lopez era andato da tutt’altra parte.

-CHE CAVOLO STAI FACENDO?!- Gli urlai dietro.

-DAMMI UN SECONDO!- Mi rispose lui.

Il soldato girò attorno al cadavere del mostro, stando attento che questo fosse morto. Lo vidi chinarsi sui resti di Neil e raccogliere qualcosa. Capii che si trattava delle piastrine identificative. Fui abbastanza generosa da aspettarlo e quando mi raggiunse, ebbi la conferma di cosa avesse recuperato.

-Muovi il culo Lopez. Spectrum dice che ne stanno per arrivare altri!- Gli dissi ricominciando a correre.

-E se ce ne sono altri tra noi e l’uscita?- Mi chiese il soldato.

DOOM.

Un forte tonfo proveniente dalla porta segreta a metà del corridoio confermò la teoria di Spectrum. Di mostri ce n'erano di più.

-Allora siamo già tutti morti!- Gli risposi secca.

Lopez ed io avevamo iniziato a correre come dei dannati. L’aver utilizzato il V.A.T.S. mi aveva parecchio stancata, ma i boati alle nostre spalle mi convinsero a correre sempre più veloce.

La distanza tra noi e il gruppo principale era ampia, ma il fatto che gli altri non avessero incontrato ancora resistenza mi confortava.

Arrivati alla porta numero cinque, intuii che dovevamo essere già a metà strada tra la porta segreta e quella all'hangar sei. Buon segno visto che alle nostre spalle udimmo prima un sinistro rumore di metallo stridente, poi seguito da un coro di ruggiti e ululati che mi fecero gelare il sangue.

-Sono riusciti ad alzare la porta!- Dissi cercando di nascondere la paura.

-Queste li rallenteranno.- Disse Lopez estraendo dal suo zaino due mine.

Gli ordigni erano armati con il plasma. A differenza di quelle a frammentazione queste generavano un’ondata incandescente di plasma verde capace di liquefare anche le corazze più solide.

Una volta attivate Lopez le lasciò cadere all’indietro senza neppure controllare il loro verso. Quelle mine di prossimità si sarebbero innescate non appena quelle cose si fossero avvicinate a loro.

Dopo cinque minuti di corsa, alle nostre spalle apparve un bagliore verdognolo, seguito da altri ruggiti.

-Cazzo, sono veloci.- Mi fece notare Lopez.

-Hai altre mine?- Gli chiesi.

-No!-

-Allora muovi il culo!-

Continuammo a correre ancor più veloci di prima. Se davanti a noi le luci dei nostri compagni mi davano la conferma che il resto del gruppo fosse arrivato fino in fondo, dall’altro lato iniziavo a sentire gli agghiaccianti passi dei nostri inseguitori.

Le loro enormi zampacce mi davano l’idea di averli ormai a meno di cinquanta metri da noi. Grossi e numerosi.

-Dio ti prego aiutaci.- Pregai nella mia testa.

-Copertura!-

A parlare fu l’ultimo degli assaultron. Il robot si era separato dal gruppo principale ed era accorso in nostro aiuto. Il caporale Earl doveva averlo mandato in nostro soccorso e per fortuna il robot aveva preparato il suo potente laser già da prima d’incontrarci. Avrebbe sicuramente fatto più danni rispetto al suo defunto compagno.

Il fascio di fotoni illuminò buona parte del corridoio e un altro urlo animalesco si fece sentire. Questo però fu più simile a quello di un animale ferito.

Fui abbastanza coraggiosa da voltarmi un attimo, ma non abbastanza fortunata da vedere i nostri inseguitori. Vidi soltanto l’assaultron scaricare i residui di energia accumulata su delle forme grandi e minacciose.

-Non ti fermare. Loro non si fermeranno.- Mi disse nuovamente quella voce.

Ero più che sicura, che a sentirla fossi stata solo io. Comunque non mi lasciai distrarre. La visita dallo psichiatra me la sarei prenotata più tardi.

Mentre il robot faceva tutto il possibile per trattenere il nemico, noi eravamo ormai prossimi a raggiungere l’ultima porta blindata. Riuscivo già a vedere Nick e gli altri che agitavano le mani.

-CORRETE! SBRIGATEVI!- Ci gridavano.

Mancavano solo trenta metri quando ricominciammo a sentire i forti tonfi del branco alle nostre spalle. Sembravano avvicinarsi più in fretta rispetto a prima.

-CORRI DANNAZIONE! CORRI!- Sbraitò Lopez indicandomi l’uscita.

L’enorme lastra di metallo della porta aveva iniziato a scendere. I miei compagni aveva saggiamente avviato la procedura di chiusura.

Concentrammo le nostre ultime energie nei restanti metri di corsa. La porta si stava per chiudere e a noi mancava pochissimo. Alle nostre spalle invece stavamo già sentendo il ritmico respiro delle tenebre. I nostri compagni ci coprirono con le loro armi e questo ci fece guadagnare altri secondi preziosi, nonostante le pallottole non fossero sufficienti.

Venticinque metri e un proiettile mi fischio vicino alla spalla.

Diciassette metri e per poco non mi sbilanciai.

Tredici metri e avvertii qualcosa sfrecciarmi a pochi centimetri dalla schiena. Forse una zampaccia.

Undici metri e qualcos'altro dietro di me urlò per il dolore.

Sette metri e alla porta mancavano solo cinquanta centimetri per chiudersi.

Tre metri e sia io che Lopez ci gettammo in avanti.

Un metro e scivolammo di pancia sotto la porta.

-AHHH!!!- Urlai terrorizzata.

Ero rimasta con un piede sotto la porta, ma con l'aiuto di Amelia e Nick riuscì a toglierlo prima che la porta me lo schiacciasse. Vista la scomodità del suo zaino, anche Lopez si era fatto aiutare.

Udimmo anche un forte stridio e guardando la porta ci accorgemmo che qualcosa la stava bloccando. Quattro enormi dita la separavano dal raggiungere il pavimento. Mi venne un colpo quando i motori della porta emisero un suono poco rassicurante e un altro quando la porta iniziò a risollevarsi.

-OH CAZZO!!!- Urlai preparandomi ad affrontare la morte.

Ma la morte non arrivò. Un altro fascio rosso ci accecò tutti e finì con il vaporizzare l’oblungo indice di quella mano squamosa. Con un altro urlo di sofferenza la bestia ritirò la mano, permettendo alla porta di chiudersi.

Io invece mi lasciai cadere sul pavimento di metallo, con il cuore ancora a mille e i muscoli delle gambe a pezzi.

-Portaci su!- Ordinò Marion.

Non riuscì a capire chi fosse stato a dare il ben servito al mostro, ne a vedere chi attivò i comandi, ma capii che ci trovavamo a bordo di un montacarichi, con due grossi ingranaggi ai lati che girando si arrampicavano lungo le guide nelle pareti della tromba.

-Red?! Stai bene?- Mi chiese Nick preoccupato.

Sentii le mano d’acciaio di Bud sollevarmi delicatamente la testa. La mia squadra e il resto del gruppo si erano radunati attorno a me e a Lopez dandoci assistenza.

-Volete un po di acqua?- Mi domandò Earl offrendomi la borraccia.

-O magari una Nuka Cola Quantum?- Propose Nick offrendomi una di quelle rarità bioluminescenti in bottiglia.

-No, quello che gli serve è un goccio del mio whisky fatto in casa.- Affermò Marion mostrando agli altri una fiaschetta d’argento.

Sembrava andarne particolarmente fiera.

-Gradisce un’iniezione di Psycho?- Mi chiese l’infermiera Brooks.

Spalancai gli occhi e fissai stupefatta la bionda. Anche gli altri erano rimasti abbastanza sconcertati.

-Che c’è? Ho la licenza per certi farmaci.- Si giustificò l’infermiera.

Lo Psycho era una droga a solo scopo militare per migliorare l'efficienza in combattimento. I soldati che ne facevano uso potevano accusare stati di irascibilità e diventare violenti, quindi il farne uso era diventato un argomento delicato.

Afferrai la bottiglia di Nick e me la scolai in un attimo, mentre Marion fece spallucce e bevve un goccio dalla sua fiaschetta. Già ai primi sorsi mi sentii rinvigorire e riprese le forze mi sedetti a gambe incrociate.

Guardandomi attorno vidi che Lopez era ancora a terra e gli ingranaggi del montacarichi continuavano a muoversi lentamente verso l’alto. La tromba era parecchio profonda.

-Lopez?-

-Sono qui Red. Ho solo bisogno di una pausa.-

-Come mai siete restati indietro?- Ci chiese Grant.

Lopez non sembrava molto propenso a spiegare le ragioni del nostro ritardo. Per quanto onorevole, l’aver rischiato le nostre due vite per le piastrine identificative di Neil lo avrebbe comunque messo in una situazione abbastanza scomoda.

-Lopez ha pensato di piazzare una mina a frammentazione per quei bastardi.- Mentii. -E a metà strada gliene ha lasciate due al plasma.-

-E già.- Confermò lui facendomi pugno.

-Ma da cosa sono mutati quei mostri?- Si chiese Nick.

-I deathclaw non sono mutanti. Sono stai creati.- Ci svelò Spectrum.

-Cosa?- Chiesi confusa.

Non era per fare scena Avevo veramente capito male.

-È da diversi anni che circolano voci su esperimenti di genetica e bioingegneria. Quello dei deathclaw è stato uno dei più grandi successi raggiunti dalla ricombinazione genetica.-

-Quelle cose gli ha creati il governo?- Chiesi scioccata.

-Si, armi viventi per gli scontri ravvicinati e le missioni cerca e distruggi. Non credevo che ci fossero riusciti per davvero. Tanto meno che ce ne fosse un intero branco in questa base.-

-Come hanno fatto a liberarsi? E ad aprire le porte blindate?- Chiese Bud.

-Blindatura in acciaio da una tonnellata. Blocchi di emergenza. Serrature magnetiche. Non saranno di certo il Blocco, ma restano comunque delle porte blindate.- Fece notare Nick.

-Neppure un robot sentinella MkII potrebbe sollevarle. Figuriamoci forzarne le serrature.- Aggiunse Earl.

-E Foster!? Era lui il comandante della base. Di sicuro lui sapeva di quei mostri.- Intuì Marion. -Ecco perché ha passato le autorizzazioni a Brooks.-

-Oh, uffa. E io che pensavo che lo avesse fatto per le mie qualità.- Disse amareggiata l’infermiera.

Da bravo galantuomo Nick le diede qualche pacca leggera sulla spalla.

-La bioingegneria non è il mio campo, ma credo che gli esemplari più evoluti siano abbastanza potenti da scardinare le serrature magnetiche o maciullare un’armatura atomica.-

-Si, ma … uno di quei cosi ci ha teso un’imboscata.- Fece notare uno dei piloti indiani.

-Ha aspettato di colpire l’ultimo in coda, invece di prendere me e Red.- Intervenne Grant.

-E io che ci sono stata sopra con la torcia.- Mi ricordai cercando di non svenire.

-Mi dispiace, ma fino a un’ora fa non credevo neppure che esistessero.- Si scusò Spectrum. -Senza i miei strumenti e l’accesso alla nostra banca dati non posso dirvi altro.-

-Tranquillo Doc. Quando torneremo alla base potrai studiarli in tutta tranquillità.- Affermai rimettendomi in piedi e raccogliendo l’artiglio mezzo incenerito. -Adesso raggiungiamo il bombardiere e filiamocela prima che la base precipiti.-

Finito il mio discorso, il montacarichi arrivò in cima alla tromba. Solo l’ennesima ed un’ultima porta blindata ci separava dall’hangar.

Lopez ebbe l’ultima parola.

-Ci vediamo bestiacce.- Disse sputando giù per la tromba.

DOOM. DOOM. DOOM.

Dal fondo della tromba qualcosa stava sbattendo con forza. Con molta forza. Quei deathclaw non si erano ancora arresi.

-Attenta giovane umana. Le tenebre stanno giungendo.-

   
 
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