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Autore: heliodor    01/07/2017    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un alleato

Joyce tornò nella sua stanza quasi senza rendersene conto. Appena dentro chiuse la porta a chiave e corse allo specchio.
"Sono stata maledetta" sussurrò mentre si ispezionava il viso.
Era ancora quella di sempre. Aveva ancora i capelli rossi raccolti in una treccia, gli occhi chiari e le guance arrossate. La sua figura non era cambiata. Le sue dita erano ancora sottili e affusolate.
Ma era stata maledetta.
Tirò su la manica per guardarsi il braccio. Dove Fennir l'aveva stretta era apparsa una macchia violacea. C'erano delle venature scure che si diramavano dalla macchia e sembravano crescere a vista d'occhio. Il braccio le faceva davvero male. Strinse i denti e nascose la stigma.
Era stata maledetta.
Che cosa sapeva sulle maledizioni?
Alcuni stregoni potevano applicare degli incantesimi a lunga durata. Agivano nel giro di minuti, ore o giorni come nel suo caso. Era un buon modo per colpire un nemico senza che se ne rendesse conto.
Nei romanzi d'avventura l'eroe doveva spesso confrontarsi con uno di questi letali assassini. Di solito riusciva a evitare di essere toccato o trovava un modo brillante per annullare la maledizione, con una pozione o l'aiuto di un guaritore.
Ma lei non sapeva fabbricare pozioni e non poteva andare da un guaritore. Se l'avesse fatto l'avrebbero scoperta e allora addio Joyce.
Doveva trovare da sola la soluzione.
Se c'era un posto dove cercare risposte questa era la biblioteca.
Ci andò subito.
Ilys le chiese cosa le servisse.
"Faccio da sola" disse dirigendosi verso la zona che trattava le maledizioni.
Trovò una decina di libri e prese a sfogliarli.
Il compendio di Thoron di Vinande descriveva più di trecentoquindici tipi di maledizioni.
Maledizioni che non ti facevano parlare.
Maledizioni che rendevano ciechi.
Maledizioni che costringevano la persona afflitta a grattarsi fino a scorticarsi viva...
"Stigma" sussurrò puntando l'indice sul libro. Lesse a bassa voce": Maledizione di tipo somatico. Di solito non porta alla morte. La persona afflitta sente dolori immensi. Entro tre giorni al massimo perde i sensi e non li riprende più finché la maledizione non viene rimossa. La morte può sopraggiungere se la persona afflitta non viene curata in tempo."
Quindi non poteva fuggire lontano da lì. Se lo avesse atto sarebbe morta dopo pochi giorni di dolori indicibili.
Non c'era altro a proposito.
Thoron non era uno stregone né un guaritore. Si limitava a descrivere gli effetti di una maledizione.
Gli altri libri contenevano più o meno le stesse informazioni. Alcuni citavano l'opera di Thoron senza aggiungervi niente.
Disperata, Joyce cercò per tutto il giorno senza trovare altro. Setacciò ogni angolo della libreria finché non fece buio e oltre. A quel punto si sentiva così stanca che decise di trascinarsi fino in camera sua gettandosi sul letto.
Si addormentò subito, risvegliandosi con dei dolori lancinanti al braccio e al gomito.
La macchia si era allargata e ora si stava arrampicando su per il braccio fin quasi sotto la spalla.
"Pensa Joyce, pensa" si disse fissando lo specchio.
Aveva bisogno di altre informazioni e le servivano subito.
Ma dove poteva trovarle?
La biblioteca del castello era la seconda meglio fornita del regno, in quanto a conoscenze sulla magia.
L'altra era quella del circolo di Valonde, ma era irraggiungibile. Tanto valeva rassegnarsi e andare subito da suo padre. Gli avrebbe confessato tutto sperando nella sua clemenza.
L'idea le venne mentre si stava preparando. Era folle e disperata, ma c'era una minima possibilità che funzionasse.
Valeva la pena fare un tentativo, ma per riuscirci le serviva l'aiuto di qualcuno.
Prese dall'armadio il mantello col cappuccio e uscì.
 
Prima di arrivare alla porta usò la trasfigurazione per diventare Sibyl. Bussò due volte sperando di non svegliare tutto il castello.
Stava per bussare di nuovo quando la porta si aprì.
Dall'altra parte Oren la fissò stupito. "Che ci fai tu qui?" riuscì a domandare prima che Joyce lo spingesse dentro a forza.
Lui non protestò più di tanto. Chiuse la porta a chiave. "Allora?"
Joyce aveva pensato a cosa dirgli. "Come stai? Tutto bene?"
"Sarei stato meglio se l'altra volta fossi rimasta. Le guardie mi hanno fatto un mucchio di domande."
"E tu cos'hai risposto?"
"Non gli ho detto niente di te."
Joyce era sorpresa. "Grazie" disse.
"Non ringraziarmi e dimmi come hai fatto a entrare nel castello."
"Te lo spiegherò dopo. Ora devi aiutarmi a uscire."
Oren scosse la testa. "Non se ne parla nemmeno. Le guardie cercano una spia. Tu ne sai qualcosa?"
"Ti assicuro che non c'entro niente" mentì.
Oren sbuffò. "Mi metterai in un sacco di guai."
"Senti Oren" disse Joyce cercando di trovare le parole giuste. "Tu fai da scorta a una principessa, giusto?"
Oren le lanciò un'occhiata diffidente. "Sì."
"E devi fare in modo che non le facciano del male, vero?"
"Vero" ammise lui.
"Se non mi aiuti a uscire dal castello, la tua principessa ne soffrirà molto, lo capisci?" Era forse la prima volta che gli diceva l'assoluta verità.
"Non è la mia principessa" rispose Oren offeso. "È solo una ragazzina stupida e viziata."
Joyce avvampò. "Come, prego?"
"D'accordo, forse non è tanto stupida, ma è una ragazzina ed è viziata."
Joyce stava per rispondergli per le rime, poi ricordò che in quel momento era Sibyl. "Lasciamo perdere. Vuoi aiutarmi o no?"
"E se andassi a chiamare le guardie?"
"Gli direi che tu mi hai aiutato a entrare nel castello" rispose Joyce.
Oren chinò il capo. "D'accordo, ti aiuto."
"E poi mi devi un favore. L'altra volta ti ho salvato la vita."
"Sono io che l'ho salvata a te" protestò lui. "Giusto per curiosità, come intendi uscire dal castello?"
"Ho un piano. Puoi prendere una delle carrozze scoperte?"

 
  
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