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Autore: Arsax    02/07/2017    1 recensioni
Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 22


Rosso. Rosso sangue mi circonda. Ho una sensazione di viscidume addosso, come se fossi immersa nel sangue.
L'immagine cambia e mi ritrovo davanti a Stefan. Entrambi stringiamo un paletto sporco di sangue fresco ed entrambi abbiamo numerose ferite sul corpo. Lui mi guarda con uno sguardo scioccato e lascia cadere il paletto per terra.
-Serena mi dispiace tanto. Io non volevo farti questo.- mi dice.
Mi guardo il petto e vedo che c'è un enorme foro in prossimità del cuore. Lo guardo sorpresa, gli sorrido, cado sulle ginocchia e tutto intorno a me si fa nero.


Mi svegliai urlando il nome di Stefan. Ero sudata fradicia e il respiro era pesante e irregolare. Mi guardai il petto e vidi che non avevo alcuna ferita.
Sospirai prendendomi il viso fra le mani, ripensando a quel sogno. Era un avvertimento, come tutti gli altri precedenti, ma quella volta stava a indicare che Stefan sarebbe riuscito a farmi del male? Impossibile, era sorvegliato dal corpo speciale delle guardie e non poteva farmi niente.
Avevo addosso quella strana sensazione di sentirmi osservata e presi il paletto che tenevo sotto al cuscino, guardando attentamente in tutta la stanza. Vidi un'ombra strana nell'angolo della stanza e scesi dal letto, avvicinandomi con cautela.
Iniziai a tremare e capii che stavo per avere una visione. Non feci in tempo ad arrivare a letto che già non avevo più il controllo del mio corpo.
-Stefan, so che sei lì.- dissi con la voce tipica delle visioni.
Stefan uscì dall'ombra e la luce della luna lo illuminò in tutta la sua bellezza.
-L'amore e l'odio sono separate da un confine sottilissimo. L'amore può sembrare odio e l'odio può sembrare amore. La furia non è sempre odio, come l'affetto non è sempre amore. Non fatevi ingannare da queste emozioni, poiché possono indurre a compiere azioni sconsiderate.
Ritornai in me e caddi inginocchio. La testa mi girava vorticosamente, ma riuscii comunque a riprendermi e a saltare addosso a Stefan. Entrambi cademmo a terra e gli ringhiai contro, con i canini fuori dalle gengive. Riuscii a mettermi sopra di lui e a bloccarlo sotto di me.
-Come hai fatto ad arrivare qui?!- ringhiai.
-Vedo che ti sono finalmente spuntati i canini. Ora sei un vero vampiro.- disse sorridendo in modo enigmatico.
-Come hai fatto ad arrivare qui?!
-Sai, avevo una relazione con una delle tue domestiche e mi ha svelato la presenza di passaggi segreti in questo castello. Caso vuole che l'unico che mi abbia mostrato, sia stato proprio quello che collega la tua camera alla mia.- rispose sorridendo con cattiveria.
Si divincolò dalla mia presa, il paletto mi sfuggì di mano e iniziammo a rotolare sul pavimento cercando di bloccare l'altro. Anche a lui erano usciti i canini e ci ringhiavamo contro con cattiveria e rabbia. I nostri occhi sprizzavano fiamme d'odio verso l'altro e non avrei mai pensato che saremmo arrivati a lottare e ad odiarci con quella intensità.
Rotolammo fino ad avvicinarci al paletto. Entrambi lo vedemmo e cercammo di raggiungerlo, divincolandoci e cercando di bloccarci a vicenda. Riuscii a tirargli un gancio destro degno di un pugile e raggiunsi il paletto, mettendomi in posizione di difesa.
-Wilhelm ti ha anche insegnato a combattere.- affermò Stefan massaggiandosi la mandibola sorpreso.
-Chi è questa domestica?- chiesi ignorando la sua affermazione.
-Vuoi distruggerla perché mi ha svelato l'esistenza dei passaggi segreti o perché me la sono portata a letto?- chiese sarcastico, sorridendo con malignità.
Lo guardai con odio cieco. Avrei dovuto ucciderlo all'istante, ma qualcosa mi fermava. Ci guardammo negli occhi a lungo e quello sguardo mi intenerì non poco. Avevo voglia di baciarlo, di scompigliargli i capelli e di morderlo.
Scossi la testa per scacciare quelle emozioni e chiamai le guardie con una voce potente e autoritaria, che non credevo di avere.
-Portate questo bastardo nella sua camera e sorvegliatelo a vista. Assicuratevi che non esca più da lì!- ringhiai rabbiosa.
-Sai che riuscirò a scappare di nuovo, vero?- disse Stefan con arroganza, senza smettere di sorridere.
-La prossima volta che lo farai, ti ammazzo con le mie mani.- ringhiai con rabbia.
Le guardie lo portarono via e non appena rimasi sola, lanciai il paletto in un angolo della stanza e iniziai a passeggiare nervosamente.
Scrissi velocemente il sogno e la visione sul quaderno di mio padre e, dato che non sarei più riuscita a dormire, decisi di andare ad allenarmi in vista dell'imminente battaglia.
Indossai la divisa da battaglia di mio padre, modificata dal sarto per renderla di taglio femminile. Era composta da pantaloni di pelle, stivali, corpetto e camicia, tutti neri. Misi alla cintura due kindjal lunghi, qualche pugnale da lancio e il paletto. Indossai il mantello nero e andai nella sala per l'allenamento.
Dopo quello spiacevole episodio, la possibilità che Stefan potesse farmi del male era più tangibile di prima, ma a farmi pensare era la visione che avevo avuto.
Possibile che quel sentimento che avevo scambiato per odio fosse rabbia o addirittura amore? Anche se fosse, non potevo permettermi il lusso di abbassare la guardia con Stefan, né col clan Lovinescu in generale.
Chiamai il generale Sadoveanu e ordinai di far raddoppiare la guardia, nel caso il clan Lovinescu avesse tentato un attacco a sorpresa, e mi assicurai più volte in quella notte che Stefan fosse in camera sua, andando persino a fargli visita per constatare con i miei occhi che non fosse scappato. Non mi sarei fatta fregare nuovamente. Non mi avrebbero trovata impreparata.
-La principessa si scomoda per il proprio prigioniero. Quale onore.- affermò arrogante, facendo un inchino profondo. -Non volevo darvi tanto disturbo, principessa.
-Taci.
-Perché? Temete che possa offendervi? Non mi permetterei mai.- rispose sorridendo con arroganza.
Avevo voglia di prenderlo a schiaffi. Avevo voglia di piantargli il paletto più e più volte nel petto.
-Perché vi siete presa il disturbo di venire a controllarmi? O magari volete da me qualche informazione riguardante la domestica che mi ha rivelato il passaggio segreto?- continuò sorridendo.
Con una forza che non credevo di avere, lo presi per la camicia e lo sbattei al muro con violenza, puntandogli il paletto al cuore. La cosa lo sorprese parecchio.
-Ti ho detto di tacere. Non obbligarmi ad ucciderti prima del tempo.- ringhiai.
-Prima del tempo? Avete davvero intenzione di uccidermi? Ne avete davvero il coraggio?- domandò con strafottenza.
-Sì. E sono pronta ad uccidere tutta la tua famiglia. Ora vedi di chiudere quella dannata bocca.
Lo lasciai con decisione e uscii velocemente dalla camera. Dovevo mantenere la calma e non lasciarmi trasportare dall'ira, come aveva tentato di fare poco prima. Se avessi lasciato che l'ira mi guidasse nelle mie decisioni, avrei commesso molti errori che mi avrebbero portata alla distruzione. Non dovevo permettere a Stefan di farmi commettere errori. Dovevo restare lucida, per la mia gente e per la mia stessa vita.

Un paio di giorni dopo, le guardie e le truppe erano in fermento, un po' troppo a dire il vero. Si respirava aria di battaglia e anche il cielo grigio, con nuvole cariche di pioggia, sembrava annunciare uno scontro imminente. Anche mio zio, che non avrebbe preso parte alla battaglia e che era stato liberato quella mattina, era piuttosto su di giri. Decisi di mettere in allerta sia le truppe che le sentinelle.
Stefan non era più riuscito a svignarsela dalla sua camera e mi assicuravo di persona che fosse ancora lì. Quando ero andata a trovarlo quella mattina, anche lui mi era parso piuttosto su di giri. Era più strafottente del solito e cercava di provocarmi con ogni frase tagliente che fosse nel suo repertorio, ma non avrei più commesso l'errore di lasciarmi trasportare dall'ira e di ucciderlo prima del tempo.
Avevo deciso che l'avrei ucciso quando avessi vinto la battaglia, davanti a tutta la sua famiglia. Sarebbe stato un chiaro segno della mia potenza e della potenza dei miei clan. Nessuno avrebbe mai più osato sfidarmi. Ne sarei stata capace davvero? Sarei riuscita ad uccidere Stefan?
Nonostante fossi decisa, il mio cuore batteva all'impazzata ed ero spaventata, dopotutto era la mia prima battaglia, ma sarei andava avanti comunque.
Ero nel mio studio a consultare i libri di diritto di mio padre mangiucchiando la cena. Il cielo preannunciava l'arrivo di un grosso temporale e non un singolo rumore proveniva dalla foresta, eccetto l'ululato del vento e il ticchettio di qualche prima goccia che aveva iniziato a cadere. Una guardia entrò nel mio ufficio tutta trafelata.
-Principessa, l'esercito del clan Lovinescu avanza! Sono qui per il principe Stefan!
-Allertate il generale Sadoveanu e preparatevi alla battaglia.
-Sì, principessa.- rispose inchinandosi velocemente e correndo via.
Guardai fuori dalla finestra, in direzione della foresta, e vidi tanti puntini luminosi avvicinarsi a passo costante. Erano tante fiaccole portate dai soldati ed entro massimo dieci minuti sarebbero stati ai cancelli.
Uscii dallo studio camminando a passo deciso verso l'entrata principale. C'erano guardie e soldati che correvano a destra e a manca, per prendere posizione nel cortile principale del castello. Mi stavo dirigendo col generale Sadoveanu verso l'entrata principale e in quel trambusto vidi Stefan. Era riuscito a scappare di nuovo, approfittando del caos generale. Probabilmente aveva usato nuovamente il passaggio segreto che collegava la sua camera alla mia.
Nell'istante in cui lo vidi, anche lui mi vide. Ci guardammo negli occhi un momento e subito iniziò a correre verso l'uscita. Gli corsi dietro il più velocemente possibile, ma riuscì comunque ad uscire.
La pioggia scrosciante bagnava ogni cosa, compresi gli eserciti delle due fazioni rivali che si stavano già scontrando. Qualche vampiro era già caduto e il suolo era coperto di sangue che rendeva il campo di battaglia scivoloso.
Il mio esercito era in netto vantaggio e avremmo vinto quella battaglia senza troppe perdite, ma la cosa che mi premeva di più in quel momento era trovare Stefan.
Lo vidi raggiungere Octavian Lovinescu, un suo lontano zio membro del Consiglio, il quale gli consegnò il suo paletto e qualche arma.
Andai verso Stefan a passo di carica, estraendo i kindjal e facendomi strada fra i vampiri che cercavano di fermarmi. Vidi il loro sguardo sorpreso quando si resero conto che ero la principessa e grazie a quel momento di esitazione, li decapitavo o amputavo loro qualche arto.
Raggiunto Stefan, rinfoderai uno dei kindjal e presi il mio paletto. Ci guardammo negli occhi per un istante con odio profondo, mentre la pioggia ci inzuppava e i lampi e i fulmini rendevano l'ambiente spettrale. Stefan estrasse il khanjar che gli avevo regalato per Natale e mi sorrise. Contemporaneamente ci scagliammo uno contro l'altro, iniziando una danza mortale.
Lottammo a lungo, uccidendo i nemici che cercavano di attaccarci alle spalle e ferendoci lievemente a vicenda. Nessuno dei due però stava mostrando completamente le proprie capacità. Ci stavamo studiando, ma ciò finì quando mi assestò un ceffone in pieno viso, che mi fece girare la testa di lato. Il labbro era spaccato e sanguinava copioso. Sorrisi maligna, sputai il sangue e decisi che era giunto il momento di darci dentro seriamente.
Iniziai ad attaccare con più foga, sia col paletto che col kindjal, ferendolo lievemente e assestandogli qualche calcio e pugno.
Con un movimento veloce e preciso, mi prese il braccio sinistro, che impugnava il kindjal, colpì la spalla col gomito e urlai di dolore. Il kindjal mi cadde di mano e capii che mi aveva disarticolato il braccio. Mi faceva dannatamente male, ma non potevo arrendermi solo per un braccio. Avrei combattuto solo col braccio destro.
-Vuoi arrenderti? Posso interrompere tutto questo quando vuoi.- urlò per contrastare il rumore della battaglia e del temporale.
-Non sarà un braccio a farmi arrendere. Voglio che tu e quella tua lurida famiglia moriate questa notte.- ringhiai.
Riuscii a far tornare Stefan a distanza di sicurezza, ignorai il dolore al braccio e ripresi a combattere con più foga e rabbia di prima, con i canini completamente fuori dalle gengive. Lo ferii svariate volte, così come fece lui, e un paio di volte riuscii quasi ad andare a segno.
-Questa guerra porterà anche tante folle inferocite che potrebbero ucciderti. Non ti tocca per niente?- chiese Stefan, lasciando da parte il suo tono sarcastico.
-E perché dovrebbe? Quando sapranno che i Lovinescu non esisteranno più, saranno molto felici e mi ringrazieranno.
Piantai il paletto nel cuore di un vampiro che aveva provato ad attaccarmi a sinistra, ma non tolsi mai gli occhi di dosso a Stefan. Avrebbe potuto uccidermi se mi fossi distratta anche un solo istante e non glielo avrei permesso, o almeno non glielo avrei reso così facile come aveva pensato per tutto quel tempo.
Il suo piano era sempre stato quello di eliminarmi da prima ancora di conoscermi. Per lui ero soltanto un impiccio che stava tra lui e il trono dei tre clan più potenti d'Europa. Nient'altro che un sasso da togliere dalla scarpa.
Con quei pensieri nella mente, riprendemmo a lottare con molta foga, entrambi ci guardavamo con occhi pieni d'ira, ma nessuno dei due demordeva.
Combattemmo per un periodo che parve interminabile ed entrambi iniziavamo a sentire la fatica e il dolore causato dalle lievi ferite. Nonostante il mio braccio e la stanchezza, riuscii a colpirgli la spalla sinistra, ma lui riuscì comunque a divincolarsi prima che piantassi il paletto troppo in profondità.
Bastò quel tentativo, quel momento di distrazione e Stefan mi fece uno sgambetto. Caddi a terra e Stefan si mise sopra di me. Fu un attimo.
Mi piantò il paletto nel cuore.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Scusate per il ritardo, ma sono convinta che questo capitolo vi piacerà. O vi porterà ad odiarmi, dipende ahah.
Per sapere come andrà a finire, vi consiglio di leggere il prossimo capitolo. Vi ringrazio per aver messo la mia storia tra le seguite/preferite e per i commenti.
Vi mando un bacione enorme e al prossimo capitolo!
Arsax <3
  
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