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Autore: OnnanokoKawaii    03/07/2017    3 recensioni
Un mondo in cui il suicidio diventa una malattia contagiosa che colpisce gli adolescenti. Un futuro prossimo in cui viene trovata una Cura: Il Programma.
Ma davvero il Programma è la risposta? Come può essere una cura valida se gli individui poi perdono il loro passato?
Riusciranno Oikawa e Iwaizumi a raggiungere la maggiore età senza ammalarsi nonostante la morte e la tristezza che li circondano? Ma soprattutto... riusciranno a sfuggire al Programma e a conservare i ricordi della loro infanzia e del loro amore?
Genere: Angst, Avventura, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Issei Matsukawa, Takehiro Hanamaki, Tooru Oikawa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Eppure nelle numerose partite di pallavolo che aveva affrontato e tra le svariate nuove conoscenze che aveva fatto non riuscì a trovare l’ombra di quell’amico.
Passò al periodo del liceo, ma nemmeno passando in rassegna quegli anni trovò traccia di lui.
Che strano.

Il senso di incompiuto, di irrisolto, di ingiusto continuava a tormentarlo e iniziarono a frullargli in testa dubbi e sospetti sull’efficacia delle sedute con la Dottoressa e sulla modalità con cui venivano eseguite.
Davvero le pillole che gli venivano date servivano a focalizzare i suoi pensieri? 
Le parole della Dottoressa erano sincere? Oppure lo stava prendendo in giro per far sì che non creasse problemi?
Non  andò in sala comune. Per quelli che avrebbero potuto essere giorni rimase a scavare dentro se stesso alla ricerca di un qualsiasi ricordo legato a Matsu...kawa? senza trovarne, nonostante fosse sicuro che non gli mancassero passaggi fondamentali della sua vita.
Non resistette e senza sapere bene dove andare iniziò a vagare per i corridoi, alla ricerca dell’unica persona che poteva considerare amica lì dentro: Ushijima.

Vagò per i corridoi asettici e identici gli uni agli altri fino a quando non perse completamente l’orientamento. Non incontrò mai nessuno nel tempo sospeso che trascorse bighellonando in quel mare bianco candido, finchè non tornò in uno dei corridoi su cui si affacciavano altre stanze come la sua.
Erano tutte vuote e un vociare allegro proveniva da quella che pensava essere la sala ricreativa. Cambiò direzione e voltò l’angolo per tornare in camera sua, per poi andare a sbattere contro il corpo sodo e massiccio della persona che aveva cercato senza successo.

-Oikawa. Cosa ci fai qui? Non dovresti vagare per i corridoi, ormai è quasi ora di cena.

Mentre lo aveva davanti non trovò il coraggio di dar voce ai propri timori, così si limitò ad annuire e andarsene.
Ma non andò lontano, perchè voleva quelle risposte e in un modo o nell’altro le avrebbe avute.

-Sta...sera ti va di venire a farmi… compagnia?

L’altro accolse la sua richiesta con la solita espressione neutra e impassibile. Dopo quello che parve un tempo infinito annuì prima di voltargli le spalle e andarsene in silenzio.
Qualcosa si mosse dentro Tooru. Vedere la schiena della guardia, sentire i suoi passi che si allontanavano risvegliarono qualcosa. 
Un dolore sopito.
Non voleva che qualcun altro andasse via. Non voleva essere di nuovo lasciato solo. Sapeva che l’invito di quella sera equivaleva a dare qualcosa in cambio. Era consapevole del prezzo da pagare ma doveva sapere se la Dottoressa aveva messo in atto la cura senza avvisarlo, raggirandolo. 

Scosse la testa cercando di schiarirsi le idee, ma non ci riuscì e il dolore al petto lo colse di sorpresa levandogli il respiro. In un attimo la vista gli si appannò tanto che tutto divenne bianco, non c’erano più pareti e pavimento, non c’erano più le porte ma solo un mare bianco, accompagnato dal rombo nel suo cuore impazzito.

Stese una mano alla ricerca di qualcosa di solido a cui appoggiarsi. Il freddo del muro lo confortò abbastanza da permettergli di prendere un vero respiro e di calmarsi abbastanza da mettere a fuoco il corridoio ormai deserto.
Facendosi coraggio e ignorando i battiti furiosi del proprio cuore lentamente si incamminò verso la sua camera. Doveva riflettere su come intavolare il discorso con Ushijima, su come sondare la sua lealtà nei propri confronti e nei confronti del Programma prima di agire e decidere come pagare le eventuali informazioni. 
Il solo pensare all’eventualità di una simile richiesta da parte del secondino lo fece rabbrividire. Ma di cosa? Era repulsione quella sentiva strisciare sulla pelle al pensiero di quali potessero essere le richieste del ragazzo oppure era necessità?

Attese seduto alla scrivania che arrivasse la solita storpia inserviente che in silenzio gli consegnò il vassoio con il pasto caldo comprendente riso e pollo.
Aspettò che la donna uscisse col suo passo strascicante, poi, incerto se aspettare Ushijima per mangiare o meno, decise di fare un patto con sè stesso: se il secondino non fosse arrivato nel giro di cinque minuti avrebbe mangiato da solo.
Detestava il cibo freddo.

Aveva finito di mangiare da un po' e si era ormai convinto che Ushijima non gli avrebbe fatto visita quando, proprio nel momento in cui le luci si spegnevano nello stabile, il ragazzone entrò in camera sua senza bussare.

-Pensavo non venissi.

Lo vide fare qualche passo per arrivare davanti a lui. Nel buio della stanza faceva fatica a distinguere la sua massiccia figura.

-Ho avuto da fare. Ci sono stati dei problemi in Sala Comune e siamo dovuti intervenire.

Doveva essere successo qualcosa di grosso. Chissà se gli avrebbe dato qualche informazione utile.

-Capisco. Se vuoi riposarti non ti trattengo.

Una via d’uscita? Davvero voleva rinunciare a chiedergli cosa ne fosse stato di Matsu...? Non ricordava il nome...
Vide la sagoma del secondino scrollare le spalle.

-Sono venuto, no? Tanto vale che mi dici quello che devi.

Il tono era aggressivo o era solo una sua impressione? Poi lo colse una folgorazione. Non era bravo con le persone e probabilmente visti gli ultimi sviluppi tra loro Wakatoshi pensava di aver rovinato irrimediabilmente  la loro neonata amicizia.

-Hai ragione. Volevo chiederti cosa c’è dentro alle pillole che mi date quando vedo la Dottoressa Namba. 

Lo vide rilassarsi con un sospiro di sollievo.

-Sono principi attivi che stimolano o rilassano le sinapsi. La pillola rossa le stimola in modo che ti sia più facile collegare le tue reazioni sentimentali agli eventi che realmente le hanno provocate e la pillola gialla le rilassa in modo da non sovraccaricarle oltre il necessario dopo l’utilizzo della prima pillola.

Sembrava una filastrocca imparata a memoria. Lui di certo non voleva la verità di comodo, voleva la realtà dei fatti. Nuda e cruda.

-Voglio sapere se possono danneggiarmi il cervello. Voglio sapere insomma se hanno tra gli effetti collaterali la perdita di memoria a breve o a lungo termine. Voglio capire cosa mi sta succedendo.

Una strana tensione irrigidì le spalle solitamente rilassate di Ushijima, ma fu un cambiamento talmente rapido e impercettibile che Oikawa non fu in grado di scorgerlo. Il secondino si mise le mani sui fianchi con fare indignato.

-Tra gli effetti delle pillole non c’è alcun sintomo di questo genere, se non ti fidi di me puoi anche chiedere alla Dottoressa. Probabilmente ti stai autosuggestionando. Sei arrivato qui talmente prevenuto…

Sospirò pesantemente.

-... che ad ogni dettaglio non fai che trovare una connotazione negativa.  Qui nessuno vuole farti del male. Quando te lo infilerai in testa?

Un altro sospiro ruppe il silenzio della stanza. Era davvero così? Tutti i suoi dubbi e i suoi timori erano legati al pregiudizio che aveva nei confronti del Programma? Era davvero così condizionabile? Vedeva solo quello che voleva vedere oppure i suoi timori erano fondati? Doveva credere a Wakatoshi Ushijima?

-Forse hai ragione… Immagino di essermi spaventato perchè non riesco a ricordare il nome di un amico che credevo essere stato importante. Sono stato un’idiota. Vuoi sederti?

Sapeva di trovarsi in una situazione pericolosa e che il suo invito poteva suonare come un permesso, ma non voleva restare solo. Il buio della stanza, il cervello fin troppo sveglio dopo un altro pomeriggio trascorso a dormire dopo la seduta rendevano fertile il terreno delle congetture e il tempo durante la notte non gli sarebbe mancato.
Era pericoloso per lui pensare troppo. Era sempre meno lucido e il suo pregiudizio a quanto pare lo rendeva tutt’altro che saggio e obiettivo. 
Doveva distrarsi e chiacchierare con il solo ad essersi dimostrato amichevole.

-Quante altre sedute pensi che farò? 5? 10? Mi preoccupo perché mi sento sempre più stordito… e ne ho fatte solo due... Non vorrei che peggiorasse.

Quel dialogo al buio stava prendendo una piega inaspettata. Chi avrebbe mai immaginato che si sarebbe aperto così tanto con un ragazzo che conosceva appena? Vedere la sagoma scura del guardiano incombere su di sé invece di essere fonte di ansia era quasi rassicurante. Non sentiva più il bruciante vuoto che la solitudine scavava dentro di lui, il dolore vivo si era ridotto a sordo pulsare vuoto del cuore. 

-Credo che la Dottoressa deciderà di fartene fare ancora una o due, ma non sono un medico. Sei tra quelli che reagiscono meglio per ora. Ah e… hai fatto tre sedute, non due.

Era uno di quelli messi meglio. Questa consapevolezza lo fece rilassare un poco. Probabilmente avrebbe terminato presto la cura e sarebbe stato uno dei pochi a ricordare cosa succedesse dentro le cliniche del Programma. ma… aspetta…

-Tre? No… ne ho fatta una conoscitiva… quella in cui la Dottoressa ha deciso di non sottopormi al ricondizionamento… e… la scorsa…  quella in cui… in cui abbiamo parlato di… 

Il terrore lo assalì con una velocità e una potenza mai provate in precedenza. Così come la realizzazione che, nonostante le parole rassicuranti della Dottoressa e le migliori intenzioni che si era illuso avessero i creatori del Programma,  gli stavano davvero rubando i ricordi. Lo avevano preso in giro? Lo avevano illuso? Lo avevano riempito di speranza per indurlo a collaborare e lui cosa aveva fatto? Gli aveva offerto i propri ricordi su un piatto d’argento.
Gli tremavano le mani e la sua mente era talmente in subbuglio che nel buio perse la percezione della presenza di Ushijima. 

-Oddio. Cosa… Cosa mi sta succedendo? Perchè non ricordo nulla?!

All’improvviso il fiato gli si mozzò in gola mentre miriadi di puntini luminosi iniziarono a danzargli davanti agli occhi sul fondo buio della stanza. 
Perse completamente  ogni punto di riferimento, gli sembrava di annegare e insieme di precipitare mentre lo stomaco era chiuso in una morsa dolorosa.

-Oikawa respira, calmati. Ora passa tutto.

La voce di Wakatoshi suonava distante e ovattata alle orecchie di Tooru mentre il suo cuore lo assordava battendo forte come un tamburo da guerra. Ma prese comunque un respiro tremante.

-Calmati. Ecco, così, bravo. Prendi un altro bel respiro.

Ciecamente obbedì, nel tentativo di placare la furia dei propri sensi, e fu in quel momento che il suo corpo iniziò a tremare incontrollatamente. Si morse la lingua quando iniziarono a battergli i denti. Sentì il sapore del sangue ancora prima del dolore.

-Oikawa, calmati, respira e cerca di rilassarti… merda! 

Ormai era impossibilitato a fare qualsiasi cosa non fosse raggomitolarsi sul pavimento dove non ricordava di essere caduto e cercare di cavalcare come possibile le ondate di tremori incontrollabili accompagnati da urla strazianti. Nel delirio dei suoi denti battenti e del ronzio nelle orecchie avvertì un lieve pizzicore si un braccio e in qualche secondo tutto il suo corpo iniziò a distendersi.

Rimase cosciente, o per lo meno gli sembrò di essere in grado di capire cosa stesse succedendo mentre si era rintanato nella propria testa e mani gentili lo sollevavano dal pavimento gelido e lo adagiavano con cautela sul letto soffice.

-E’ andato in shock. Ha capito che qualcosa non andava nella sua testa e all’improvviso è crollato.

La voce di Ushijima era leggermente alterata, più acuta, meno composta e impersonale. Cosa voleva dire? Avrebbe voluto guardarlo per vedere nei suoi occhi cosa stesse pensando ma le sue palpebre erano così pesanti che non riusciva a sollevarle.

-Era solamente questione di tempo prima che se ne accorgesse. Ha una mente brillante e un intuito davvero strepitoso. Uno stratega nato. 

Un sospiro ruppe il silenzio che aveva seguito quella frase rivelatrice.
Aveva perso.
La sua battaglia era finita ancor prima di iniziare. Tutta la sua intelligenza, tutta la sua determinazione. Tutta la fottuta volontà che credeva di avere erano state inutili. Accolse come una benedizione il buio che calò su di lui.

Quando aprì gli occhi Tooru vide solo nero. 
La sua stanza bianca nella bianca struttura segreta del Programma immersa nel buio notturno.
Quell’organo governativo aveva gestito il suo caso magistralmente spegnendo sul nascere la sua resistenza, quietando la sua ritrosia e la sua avversione nei confronti di una cura che invece di ridare integrità alle menti fragili corrotte dalla malattia le  distruggeva.
Iwaizumi.
Il suo amico, il suo amore, la sua vita. Chissà quanti amici aveva dimenticato. Quanti volti e ricordi gli avevano raschiato via dalla mente mentre credeva di avere la situazione sotto controllo.
Rabbrividì. Il suo corpo si scosse sul letto e qualcuno si avvicinò a controllarlo entrando nel suo campo visivo.
Ushijima. Traditore. Lui sapeva.

-Bastardo…

La sua voce era roca e quella singola parola aveva prosciugato l’aria dei suoi polmoni e scorticato la sua gola riarsa.
Il viso del ragazzo rimase stoicamente inalterato.

-Non parlare, Tooru. La crisi di panico è stata violenta. Hai urlato così tanto da scorticarti la gola.

Oikawa lo ignorò.

-Tu lo sapevi…-

Ushijima annuì serio.

-Sapevi che… mi stavano… mutilando…

Il sorvegliante scosse la testa. Sembrava veramente in pena dopo l’ultima frase pronunciata in un sussurro da Tooru.

-Ti stanno curando. Non lo capisci ma quando sarai libero da tutto ciò che ti provoca dolore sarai di nuovo te stesso. Io lo so. Io sono sopravvissuto.

Alla luce di quella rivelazione un pò dell’ira del giovane si attenuò. 

-Hai fatto la Cura? Non ti manca ciò che hai perso?

L’altro si strinse nelle spalle troppo larghe facendo un passo avanti.

-Non può mancarmi qualcosa che non ricordo. Non avevo famiglia. Quello che ho lasciato non era poi così importante se nessuno è venuto a cercarmi.

Da quella prospettiva il modo di fare di Wakatoshi assunse un nuovo significato. La sua dedizione al Programma, la sua assoluta fiducia nelle potenzialità della Cura, il suo essere favorevole a fare tabula rasa nei ricordi di giovani malati…

-Io non voglio perdere Hajime…

Finalmente lo disse. Prima di dire addio doveva parlarne con qualcuno. Doveva far uscire il gusto dolceamaro di quel sentimento prezioso e inconsistente che tuttavia gli gravava sul cuore.
L’altro annuì serio.

-E’ necessario eliminare la fonte della tua depressione Tooru. La sua decisione di consegnarsi e quindi il suo desiderio di abbandonarti  ha portato la tua mente  emotivamente troppo oltre. 

Fece una pausa lunga e calcolata.

-Quando non saprai più chi è, non ti mancherà, non sentirai più dolore nè perdita e non ti brucerà il tradimento.

A quelle parole il paziente si mosse sul letto, scomodo nella propria pelle. Aveva negato con tutto se stesso di provare quei sentimenti. Aveva estromesso dai propri pensieri tutto ciò che non designava Hajime come una vittima, ma quelle parole erano vere.
Si era sentito solo, molto più solo di quanto avrebbe mai potuto descrivere o immaginare, aveva sentito dolore nel buco vuoto che aveva lasciato la scomparsa del Suo Iwaizumi ma insieme a tutto ciò aveva anche  dovuto congelare con forza il bruciante senso di rabbia dovuto al tradimento del suo unico amore che nel giro di poche ore aveva deciso di abbandonarlo.
Aveva sentito rompersi qualcosa dentro quando aveva realizzato che il suo ragazzo si era consegnato spontaneamente. E poi… 
Rabbia.

-Tu non sai… niente.

Lo sguardo che si vide rivolgere era un misto di ammirazione e compassione.

-E’ vero. Ma non cambia le cose. Lo dimenticherai che tu lo voglia o meno e guarirai. Questo è ciò che conta.

No. Non avrebbe mai voluto scambiare la sua angoscia per un benessere fittizio in un mondo dove Iwa-chan non esisteva nel suo cuore.
Stava per rispondere quando qualcuno fuori dal suo campo visivo disse qualcosa a Ushijima, che dopo una breve occhiata e un cenno del capo si allontanò con passo deciso chiudendosi la porta alle spalle.

Il tempo trascorse stranamente lento mentre Tooru cercava di trovare un barlume di speranza nel mare di straziante disperazione che minacciava di sommergerlo. La prospettiva di perdere tutto ciò che avesse di caro al mondo lo atterriva e lo riempiva di una fredda e cruda paura. 
Chi sarebbe stato una volta dimenticato Iwazumi Hajime? Cosa sarebbe diventato senza la persona che più al mondo aveva condiviso con lui la vita?
La luce di un nuovo giorno venne annunciata nella stanza dal grigiore opaco dell’alba. Era troppo presto, non era pronto a combattere. 
Non era preparato a lottare per salvare il suo migliore amico. La sua ragione di vita.
La porta della sua stanza si aprì e un attimo dopo venne richiusa con un “click” che conosceva bene. Qualcuno si era chiuso dentro insieme a lui. Qualcuno che scivolò sottolle coltri del suo letto abbracciandolo.

-Che diavolo..!

La sua voce era notevolmente migliorata. Ma quel pensiero fu scacciato dalle forti braccia che lo circondarono con delicatezza e dalle labbra morbide che dal suo zigomo scesero alla ricerca delle sue.
Raggelato inspirò il profumo di pulito di Ushijima.

-Wakatoshi… che cavolo…?! Togliti!

Il ragazzo non solo non lo ascoltò, ma sollevò un ginocchio caldo fino a infilarlo tra le sue gambe.
Oikawa rimase raggelato dalla risposta del suo corpo.

-Lasciati andare Tooru. Lascia che mi prenda cura di te. Non ci sarà altro che noi domani.  Non svegliarti da solo.

Di tutte le cose che avrebbe potuto dire quelle scavarono una voragine nel suo cuore.

Solo. 

Era stufo di sentirsi solo contro tutti, di essere il solo a lottare. 
Una mano grande e pesante  gli accarezzò delicatamente una guancia per scendere subito sulla sua gola mentre il battito traditore del suo cuore accelerava.
Stava cedendo all’istinto del suo corpo anche se la mente non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Finchè avesse ricordato il suo amore per  Hajime gli sarebbe stato fedele.

-No…

Una parola debole, pronunciata in un gemito che era una supplica a continuare mentre il suo corpo eccitato tremava dalla necessità di  rendergli le carezze.

-Sì Oikawa. Accettami. Saprò essere ciò di cui hai bisogno. Saresti il mio primo pensiero e la mia unica preoccupazione. Non dovresti preoccuparti  di abbandono  e di tradimento. Dovresti solamente essere te stesso e vivere nella consapevolezza che mi appartieni.

Che bella prospettiva. Non lottare per qualcosa di irraggiungibile, per qualcuno che ormai era così distante da non essere più visibile… Il ginocchio di Ushijima sfregò tra le sue gambe strappandogli un gemito mentre il suo corpo ruggiva chiedendo soddisfazione.
Quanto tempo era che non pensava al sesso? Che non pensava a Iwaizumi che lo sovrastava con la pelle madida di sudore dando le spalle alle stelle nel cielo notturno? Quanto era passato da quando si era lavato via l’erba dalla schiena e i residui del loro amore dal corpo?
Non lo ricordava.

-Non… posso…

Continuò a mugolare quei rifiuti inconsistenti mentre Wakatoshi gli sfilava la maglia senza difficoltà baciando il suo petto liscio e sodo, giocando con la sua pelle, mordicchiando la tenera carne tra collo e spalla. I suoi respiri erano accelerati e si accorse che le sue anche si stavano muovendo da sole contro la gamba possente del suo aggressore in una danza vecchia come il mondo.  

No! Non poteva. Non avrebbe tradito Iwaizumi così. In un letto del Programma con uno dei suoi aguzzini, con un traditore. Non avrebbe lasciato decidere ai suoi bisogni fisici di cancellare ciò che la sua mente conservava con straziante chiarezza.

-NO!

Finalmente la voce gli uscì convincente. Chiara mentre con le mani spingeva via il petto marmoreo e bollente della guardia.

-Risposta sbagliata. 

All’improvviso con un colpo di reni il massiccio corpo del sorvegliante fu sopra il suo. Era pesante, caldissimo e premeva contro di lui con forza.

-Non posso, non capisci?! Io amo Hajime! Questo desiderio è vuoto! Solo necessità fisica! Non voglio che mi tocchi!

Ushijima si fermò abbassando il capo e sfiorandogli un orecchio col respiro rovente.

-Volevo che fosse piacevole, Tooru. Volevo soddisfarti e poi regalarti la possibilità di salvare un ricordo dalla seduta di domani. Ma tu non ci senti.

Tornò a premerlo sul materasso mentre il significato delle sue parole si faceva strada tra la rabbia e il bisogno del ragazzo sotto di lui.

-Salvare… un ricordo?

Nel grigiore tenue dell’alba la guardia portò una mano ai pantaloni e gli mise davanti agli occhi una pillola scura.

-Prendendo questa ti verrà sonno. Prima di crollare dovrai concentrarti su un solo ricordo. Uno soltanto, sennò non funzionerà. Ma quel ricordo sarà salvo. 

Ora tutta l’attenzione di Tooru era rivolta a quella minuscola pillola scura e seguì con gli occhi la mano di Wakatoshi posarla sul suo comodino.

-Se fai il bravo l’avrai, altrimenti domani scorderai ogni cosa come dovrebbe succedere. 

L’impatto di quel ricatto fu devastante.

Doveva scegliere se tradire Iwaizumi per non dimenticarlo oppure se restargli fedele e dimenticarlo per sempre.
Cosa doveva fare? Sapeva di avere poco tempo ed era consapevole di desiderare più di ogni altra cosa la possibilità di non perdere il suo amore.

-Io… lo… farò…

Quella frase lasciò le sue labbra tremanti scivolando come bile. L’orrore di ciò che stava per fare lo scosse fin nell’anima. Non fece in tempo a prendere un respiro che le labbra di Ushijima calarono implacabili sulle sue sgominando le sue difese e invandendo la sua bocca con prepotenza.
Il grosso corpo eccitato che lo schiacciava divenne una massa calda e oppressiva mentre grosse mani iniziarono a scorrere febbrili sulla sua pelle massaggiando, palpando e toccando in una rincorsa troppo breve.
Suo malgrado Oikawa si eccitò e quando una mano del suo amante raggiunse l’elastico dei pantaloncini leggeri, non riuscì a trattenere un gemito impaziente nonostante la sua mente continuasse a urlare che no, non avrebbe dovuto reagire così per mano di un’altra persona.

Denti delicati e implacabili gli morsero le labbra per poi spostarsi all’orecchio e al lobo sensibile e delicato. All’improvviso con un movimento brusco il sorvegliante gli calò i pantaloncini e i boxer  divaricandogli le gambe. Il terrore serpeggiò forte nelle sue membra ma prima che riuscisse a spingerlo via una mano forte gli imprigionò i polsi sopra la testa.

-Mi hai detto sì. Ora mi darai ciò che desidero e se sarà bello…. avrai quella pillola.

Non poteva muoversi così schiacciato e immobilizzato mentre quel corpo grosso e pesante incombeva su di lui e sul suo inguine vergognosamente teso ed esposto.
Si odiò, Oikawa per quella reazione fisiologica, ma il peggio venne quando un gemito tutt’altro che rabbioso lasciò le sue labbra nel momento in cui Ushijima usò il palmo della mano su di lui.
 
Era troppo. 
Il suo cuore e la sua testa volevano che si scostasse, volevano che reagisse, ma il suo corpo era vittima dei suoi bisogni, della lussuria che lo aveva sempre caratterizzato. Lacrime calde iniziarono a rigargli le tempie colandogli nelle orecchie in silenzio mentre si ripeteva come un mantra “Così ricorderai” ... “ricorderai Iwaizumi”...
Quando la bocca di Wakatoshi lasciò il suo petto il pensiero si schiarì un poco, giusto il tempo di esultare prima che che quelle labbra roventi calassero su di lui stringendolo in una vellutata morsa umida. 
Era al limite. Il lungo digiuno, la tensione e la paura avevano già logorato la sua resistenza; il suono umido del risucchio, la calda morsa che lo stringeva  e la rabbia verso se stesso fecero il resto.
L’orgasmo detonò serpeggiandogli lungo la schiena mentre le lacrime continuavano a scendere e il suo cuore a sanguinare battendo impazzito nel petto.

-Sei stato veloce.

Nel delirio la voce ovattata di Ushijima fu come un pugno. Era venuto. Aveva provato piacere tra le braccia di un’altra persona. Si odiò con rinnovata rabbia mentre provò a scostarsi senza successo. Il corpo del sorvegliante era pesantissimo e lo bloccava contro il materasso.
Gli formicolavano le mani nella forte stretta di Wakatoshi e gli doleva il labbro che si era stretto tra i denti nel tentativo disperato di bloccare le reazioni del suo corpo con il dolore.

-Ora viene il piatto forte… Stai buono ok? Cerca di godertelo, perchè i prossimi giorni saranno deliranti e sicuramente avrai bisogno di un bel ricordo a cui aggrapparti.

La voce era carezzevole e forse era venata da quello che sembrava…. rimorso? 
No. Non poteva essere. 

-Ehi no!

Si dimenò cercando di sfuggire alle dita della guardia che esploravano le sue zone più delicate. Zone a cui solo Iwaizumi aveva avuto accesso.

-Hai detto sì. Vuoi la pillola o no? 

Deglutì. Voleva quella pillola con tutte le sue forze ma quel che stava per succedere era così sbagliato che la nausea minacciò di travolgerlo. Piano annuì strappando un verso strano al suo aguzzino che ricominciò a esplorarlo con dita delicate.

Fu più forte di lui, il senso di orrore lo sommerse e il suo corpo già stremato iniziò a tremare con forza.

-Non basta un pò di tremarella per farmi desistere, Tooru.

Detto questo scuvolò nel suo corpo con un dito. Oikawa non riusciva a non provare aspettativa, necessità e lussuria mentre le terminazioni nervose si riattivavano in ondate elettriche. Le lacrime caddero ancora copiose mentre il mastodontico corpo statuario sopra di lui si sollevava.
Venne rigirato come una bambola di pezza fino a trovarsi prono, le mani ora libere dalla presa del suo aguzzino e il corpo schiacciato contro le lenzuola umide. Gli ci volle qualche secondo per realizzare cosa stava per succedere. 
Era giunto il momento. 

-Ora fai il bravo…. lascia che sia io ad amarti… Qui non c’è Iwaizumi Hajime e domani non esisterà nemmeno più. Scegli me…

Parole sussurrate. La voce era così seria eppure terribilmente espressiva e vulnerabile. Avrebbe preso lo stesso ciò che voleva ma gli stava chiedendo di accettarlo.
Stava cercando di non fargli più male del dovuto. Di non violare anche la poca libertà di scelta che aveva.
Ma non poteva.
Non avrebbe mai potuto accettare un amore che non fosse quello per Iwaizumi Hajime.
Scosse la testa strappandogli un sibilo di dolore. 
Era felice di averlo ferito eppure provò anche pena per quel ragazzone incapace di trattare le persone e senza nessuno al mondo che lo amasse come tutti dovrebbero essere amati. Provò compassione per il ragazzo che lo stava torturando nel più dolce e crudele dei modi. Perdonò la disperazione con cui stava per violare il suo corpo alla disperata ricerca di calore e accettazione. 

Ma non poteva lasciarglielo fare.
Mai.
Non importava che ricordasse o meno Iwa-chan. Non lo avrebbe tradito.

Quando lo sentì appoggiato su di sè scattò. Approfittando delle mani libere agguantò la pillola sul comodino e torcendo dolorosamente la schiena sotto il peso del ragazzo riuscì a sbilanciarlo e farlo cadere di schiena dal letto.
Il colpo fu duro e il corpo del ragazzo restò immobile, le gambe ancora per metà sul letto.

-Cazzo. L’ho ammazzato?

Ma non c’era tempo. Guardò l’ampio petto scolpito del giovane e notò un lieve movimento ritmico.
Respirava. Bene. Per paura che si svegliasse Tooru decise di chiudersi in bagno puntellando con lo schienale della sedia la porta.
Si sedette a terra e guardò la pillola nella sua mano.
Aveva poco tempo. Quale ricordo avrebbe dovuto salvare? Il loro primo bacio? La dichiarazione di Hajime? Una loro partita a pallavolo?
Poi ebbe una folgorazione: le foto nascoste nel materasso in camera sua. Concentrandosi su quelle si fece coraggio e ingoiò la piccola pillola scura. Nel giro di qualche secondo la nebbia del sonno inziò ad assalirlo.
Mentre sprofondava nell’incoscienza il suo unico pensiero furono quelle foto nascoste.





SPAZIO DELL'AUTRICE

Ed eccomi ritornare dopo mesi di silenzio e dubbio. Ho cercato di accontetare chi non voleva Ushijima come un cattivone senza stravolgere quella che era la trama che avevo in mente. Spero di essere riuscita a renderlo... meno odioso.
Detto questo... chiedo ancora mille scuse per la prolungata assenza. >.< Gommenasai minna san!

Alla prossima con la seduta definitiva e tutte le conseguenze del caso!

OnnanokoKawaii XO XO
   
 
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