Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: badheadache    03/07/2017    5 recensioni
Dal primo capitolo.
"Non ricordava cosa aveva sognato, ma ormai era consapevole del fatto che la differenza tra realtà e incubo era davvero sottile, quasi inesistente. Perso completamente il sonno, decise di alzarsi per dirigersi nel refettorio. Quasi ogni notte andava lì, solitamente senza grandi motivi. Semplicemente adorava, quando non riusciva ad addormentarsi, osservare dalle grandi vetrate la luna, che quasi gli sorrideva come una madre. [...]
“Quindi è per questo che la mattina fai così schifo durante gli allenamenti, moccioso?” Eren sobbalzò e si congelò sul posto.
Il capitano Levi era l’ultima persona che voleva incontrare, e per giunta in un’occasione del genere. Non aveva pensato a cosa dirgli, sapeva solo che doveva, prima o poi, dirgli qualcosa."
(Long sulla coppia Eren e Levi, che seguirà il corso degli eventi dell'anime, cercando di approfondire le interazioni umane, che nella storia, giustamente, non sono troppo presenti).
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 7
 

Un sasso preso dentro al carretto lo fece sobbalzare. Con il collo dolorante, si tirò su per carpire le informazioni che si era perso durante il breve riposo. Si erano fermati davanti a un fortino poco illuminato, che probabilmente sarebbe diventato un punto di guardia della legione esplorativa all’interno del Wall Maria.
Vide Eren appoggiato alla sua spalla sinistra. Lo guardò più del necessario, indeciso se svegliarlo o andarsene cercando di non infastidirlo. Scelse la prima opzione: si spostò un poco e pose delicatamente la mano sul suo orecchio. La mosse un po’, finché il ragazzo non riprese coscienza.
Si sentiva una specie di balia.

Eren mugugnò.
Mikasa contribuì a svegliarlo del tutto, scuotendolo per una spalla: “Eren, siamo arrivati”.
Levi le scoccò la peggiore occhiataccia della sua vita: lui aveva cercato di svegliarlo nel modo più delicato possibile – ed era stato molto, molto faticoso per le sue abitudini in questo frangente – e quella ragazzina si permetteva di mandare all’aria tutto il suo piccolo lavoro.

Quella mocciosa sapeva dire qualcosa di diverso da “Eren”?
Levi se ne andò sbruffando, lasciando Eren svegliarsi con una sonora testata sulla panchetta.
 

Raggiunse Hanji, la quale stava organizzando i turni di guardia e le camerate per la notte ormai già avanzata. La aiutò, distraendosi: non aveva però calcolato che la studiosa lo conosceva abbastanza bene da capire i suoi sentimenti, sebbene lui li velasse con una maschera impenetrabile. Per lei non lo era mai stata: Hanji aveva un modo di collegare i pensieri totalmente diverso dal resto delle persone normali.
Levi si rifiutava di ammetterlo apertamente, ma sapeva che lei era l’unica persona davvero sua amica; questo per la sua capacità di capire cosa gli passasse per la mente in qualunque situazione.
“Secondo me dovresti essere più onesto con te stesso, Levi”.
“Cosa vorresti dire?” Scattò. Perché non poteva semplicemente pensare alle camerate?
“Che ultimamente hai molti sbalzi d’umore. Prima sei inaspettatamente loquace, poi ti chiudi in un mondo tutto tuo. Poi scompari, ritorni più arrabbiato del solito per poi calmarti un giorno dopo. E, infine, ti addormenti nel bel mezzo di un territorio popolato da giganti, seppur di notte. Non è da te: ti stai stressando. Hai bisogno di riposo”.
“Il soldato più forte dell’umanità non può riposarsi, Hanji”. Soffiò lui.

L’amica però aveva fatto centro: aveva ancora bisogno di elaborare il lutto, era stanco – la caviglia non aveva ancora smesso di dolergli – ma non poteva riposarsi, non ora che anche il Wall Maria era stato sfondato. Hanji non aveva colto un’altra parte fondamentale complice dei suoi sbalzi d’umore: Eren. Levi si accorse che nessuno era mai stato capace di tirargli così tanti sentimenti fuori dal suo corpo minuto, e senza neanche farlo apposta.
“E se invece si riposasse?”
“Non dire sciocchezze”.
“E invece si riposa. La tua stanza è al secondo piano, dovrebbe essere singola. A domani!”

Lo lasciò lì, senza farlo ribattere. Sorrise fra sé, ringraziando di avere qualcuno che si prenda veramente cura di lui. Andò nella sua stanza, e, dopo essersi tolto con difficoltà gli stivali, crollò in un sonno senza sogni.
 
*
 
Eren ascoltava Nick cercando di trattenere la rabbia.
Il religioso aveva visto con i suoi occhi il terrore genuino della popolazione, che cercava disperata riparo in quel piccolo fortino. Cosa lo tratteneva dal dire quel che sapeva? Eren stava per urlargli in faccia quando improvvisamente la situazione si modificò.
Entrò Sasha, la quale doveva dare una lettera estremamente importante ad Hanji, che invece ascoltava il credente pendendo da ogni sua parola.

Stava parlando di una persona che poteva rivelare qualcosa, in quanto figlia illegittima della vera famiglia reale. Eren non si soffermò neanche sul fatto che chi era al trono in quel momento era fasullo, in quanto la ragazza era Christa, sua ex compagna di addestramento.  
Hanji fissò lui, Armin e Mikasa con un’espressione di puro terrore: Christa in quel momento si trovava in prima linea, a combattere i giganti. Per niente al mondo avrebbero dovuto perdere quell’occasione e lasciarla morire. Dovevano recuperarla, ovunque fosse.
Tutto questo fu colto in uno sguardo.

“Prendo la mia squadra. Sellate i cavalli, partiamo per il castello di Utgard”.

Prima di continuare il suo viaggio, Eren si guardò dietro, cercando di cogliere l’elegante e malinconica figura del capitano Levi.
 
*
 
Levi si svegliò quando il sole era già alto. Scattò a sedersi sul materasso: quanto cazzo aveva dormito? Troppo, decisamente troppo.
Si infilò gli stivali come se cercasse di ottenere un nuovo record mondiale e corse fuori, ignorando bellamente la sua caviglia. Non sarebbe mai guarita, lo sapeva.

Cercò Erwin, e anche Eren. Non che Eren gli servisse a qualcosa, in quel momento.
Voleva solo sapere dov’era.

Erwin gli spiegò che la squadra di Hanji era partita per recuperare Christa, la quale era in possesso di importanti informazioni. Levi represse un brivido: erano partiti senza di lui.
Ancora una volta non poteva tenere sotto controllo e proteggere Eren, e in questo caso neanche l’aveva avvertito di essere responsabile.
Ancora una volta aveva una strana sensazione che gli dava i brividi.
“Cosa dovremmo fare noi qua, Erwin?”
“Semplice: vorrei, oltre mettere al sicuro la popolazione nel distretto di Elmiha, reclutare anche i soldati del Corpo di Gendarmeria e di Guarnigione. Li voglio tutti. Non possiamo permetterci che venga sfondato un altro muro, l’ultimo”.
Erwin aveva ragione, e Levi aveva già capito che nessuno sarebbe riuscito ad andargli contro, non in una situazione del genere.
“Bene, conta su di me. I giganti?”
“Non si sono fatti vedere: è come se non ce ne fossero, ma noi resteremo sempre pronti ad intervenire”.
“Hai notizie della squadra di Hanji?” Non si trattenne. Ormai era mattina inoltrata, e sperava che Erwin avesse ricevuto qualsiasi cosa: un messaggero, anche solo delle voci. Aveva bisogno di sapere.
“No, non ancora. Appena saprò qualcosa ti verrò a chiamare”.

Levi annuì flebilmente ed uscì a testa bassa, concentrandosi sul suo obiettivo: aveva nuove teste calde da portare nel corpo di ricerca e da addestrare. Si scoprì impaziente di maltrattare il primo malcapitato che gli avrebbe risposto male.
Alzò gli occhi. Si prospettava una giornata di merda.
 

Accavallò le gambe su un carretto simile a cui aveva riposato la sera prima. Sbuffò, prima di fulminare con lo sguardo due reclute del corpo di gendarmeria che fantasticavano sul loro futuro primo incontro con un gigante.
“Fossi in voi io rimanderei quel momento in modo che avvenga il più tardi possibile”. Replicò con voce gelata.
Godette ad osservare le facce dei due principianti. Spostò lo guardo annoiato verso un punto indefinito del distretto, gremito di gente allarmata.
Si trovava nel distretto di Trost. Aveva seguito il capitano Erwin fin lì, poiché doveva avere un colloquio importante con Pixis, capitano principale del corpo di gendarmeria. Nella folla individuò un mantello verde bruciacchiato che si muoveva freneticamente sul cavallo, cercando di non pestare la gente attorno. Quando lo vide, iniziò a chiamarlo.

Levi si alzò col cuore che martellava nel petto: era un componente della squadra di Mike, che Hanji aveva cercato di raggiungere la notte scorsa.
Erano le notizie che tanto aspettava.

Capitano Levi! Capitano Levi!”
Levi fece per raggiungerlo. Superò con un balzo felino le due reclute, desiderando sputarci sopra. Incontrò il soldato di fianco alle stalle. Aveva il fiatone, sembrava aver corso dall’estremità opposta del Wall Maria fino al distretto di Trost. Ed era esattamente ciò che aveva fatto.
“Capitano! Due traditori… Due traditori si sono rivelati i gigante corazzato e colossale!”
Levi non parve aver capito bene. Non chiese neanche di ripetere, poiché il soldato lo fece di spontanea volontà.

“Reiner Brown e Berthold Hoover si sono rivelati essere il gigante corazzato e colossale!”
Sbiancò.
“… si sono trasformati e hanno rapito Eren e Yimr! Servono rinforzi, dobbiamo seguirli a tutti i costi!”

Hanno rapito Eren e Yimr.
Hanno rapito Eren e Yimr.

Hanno rapito Eren.
 
*
 
Cavalcava con la foga che il messaggero aveva messo per arrivare a Trost. Non manteneva neanche la formazione, era già tanto che aveva aspettato il resto del corpo di ricerca, con annessi i soldati del Corpo di Gendarmeria e Guarnigione che avevano accettato di entrare nel corpo di Ricerca.

Continuava a pensare a Eren.
Sapeva che era perfettamente in grado di difendersi, ma era comunque preoccupato, come se senza lui Eren non riuscisse a dare il meglio di sé. Sperò fosse solo una sua supposizione.

E poi, c’era quel nome: Yimr. Continuava a pensarci. Chi era? Come faceva a chiamarsi così? L’unica volta che aveva letto quel nome, fu su un quaderno di appunti di una ex soldato del corpo di ricerca, il cui corpo era stato sorvegliato da un gigante anomalo, anche dopo la sua morte. Era proprio dalla bocca di quel gigante che era uscito il nome Yimr, e che Ilse Langnar – così si chiamava la cadetta – aveva scritto sul taccuino.
Troppi misteri e preoccupazioni. Levi aveva i nervi a fior di pelle: forse era per quello che nessuno gli diceva nulla, seppur stesse notevolmente distanziando il gruppo.

L’aveva capito da subito, che quella sarebbe stata una giornata di merda.
 
 
 
 
 




Angolo dell’autrice:
Ciao! Sono riuscita ad aggiornare senza farvi aspettare una vita, quindi sono fiera di me stessa. Life goals.
Comunque, ci stiamo addentrando nella storia, quella nuova, della seconda stagione. E la supereremo: ho già scritto che vi avvertirò quando.
Questo è un capitolo di mezzo, in cui non succede molto ma contemporaneamente accade di tutto. Mi sono permessa di modificare qualche minimo particolare dalla storia, come Levi che cade addormentato nelle braccia di Morfeo. Ciò mi serve per separare i nostri due eroi, ma tranquilli, si riuniranno, e nel mentre entrambi capiranno quanto si mancano a vicenda.
Ma ora basta! Per qualsiasi domanda, critica, informazione, mi trovate nelle risposte alle vostre recensioni, che aspetto impaziente!

Al prossimo capitolo,
K

P.s.: pensavo di nominare i capitoli. Voi che ne dite?
P.p.s.: ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite. Anche se molti di voi sono silenziosi, in questo modo si fanno sentire comunque! Grazie.
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: badheadache