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Autore: Fonissa    04/07/2017    2 recensioni
{Questa Fanfiction partecipa all'iniziativa "Artist Meet Artist" a cura di Fanwriter.it}
[OttavianoxRachel] [AU|Highschool] [Accenni: Percabeth, Jasper, Frazel, Solangelo, Tratie, ClarissexChris, Charlena, Thaluke, Caleo]
Tutta la scuola sa che ci sono due gruppi che si disprezzano. Il primo è formato dai classici amici che amano ridere e scherzare, il secondo da quelli che per un motivo o per un altro non sono simpatici agli altri.
Nel primo c'è Rachel, nel secondo c'è Ottaviano.
Ma per uno strano scherzo del destino, si ritroveranno a dover passare del tempo insieme.
Dal testo:
Il professore iniziò ad annunciare le coppie che avrebbero collaborato.
“Ottaviano e Rachel” disse all’improvviso.
Il ragazzo per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Poteva andargli bene chiunque, ma non proprio una di loro.
Del canto suo, di certo Rachel non stava gioendo. Tra tutti i ragazzi di quel gruppo, lui era quello che sopportava di meno.
Non sapevano che quello era solo l’inizio.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Octavian, Quasi tutti, Rachel Elizabeth Dare
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il rumore del bicchiere di Clarisse che, scivolategli di mano, si frantumava a terra era l'unica cosa che si sentì in quell'atmosfera di assoluto stupore. Frank, con la forchetta che si era fermata a mezz'aria, non aveva il coraggio nè di muoversi nè di parlare. Fino a qualche secondo prima stava mangiando i pancake che gli aveva gentilmente cucinato la sua matrigna, con a fianco Ares che, seduto a capo tavola, cercava di conversare con lui in qualche modo. Dall'altra parte, Clarisse cercava di stargli il più lontano possibile.
E ora si ritrovava in una situazione delicata da cui non sapeva come uscirne. Avrebbe dovuto stare lì zitto? O andarsene e lasciare che la sorellastra si sfogasse in pace?
Ma non ebbe nemmeno il tempo di pensarci che Clarisse crollò davanti ai suoi occhi. Per Frank fu come se qualcuno gli avesse buttato addosso un secchio di acqua gelata. Era come se fino a quel momento, preso dall'antipatia che provava verso quella ragazza, si fosse dimenticato che anche lei era umana, che anche lei aveva i suoi momenti in cui era a pezzi, in cui voleva solo che qualcuno la consolasse, in cui non aveva più le forze di andare avanti.
Clarisse urlò, un urlo che arrivò dritto al cuore di Frank, che si sentì come se avesse smesso di battere per qualche secondo. Poi scoppiò a piangere, le lacrime che scorrevano copiose tanto da bagnarle la maglietta, le mani tra i capelli mentre scuoteva la destra a destra e a sinistra, come a non voler realizzare ciò che era successo.

"Non è possibile." sussurrò, lo sguardo ancora fisso sulla televisione nonostante la notizia di Ottaviano fosse passata da un pezzo.

"Clarisse..." provò a dire la madre, avvicinandosi a lei con una mano tesa, probabilmente volendola abbracciare.

"NON È POSSIBILE!" urlò, alzandosi e scaraventando lontano la sua sedie con un calcio. Poi iniziò a prendere a pugni il muro, non sapendo dove altro sfogarsi. Le sua mani, come la parete, iniziarono a tingersi del rosso del suo sangue.

"Clarisse , calmati!" provò a dire il padre, alzandosi e andando verso di lei, per poi bloccarla con le braccia in quello che sembrava più un modo per fermarla che un abbraccio. Clarisse iniziò a scalciare per liberarsi, dicendo parole sconnesse tra di loro. A quel punto, il corpo di Frank si mosse da solo. Fu come guardarsi da fuori: si vide mentre si alzava e si avvicinava alla sorellastra, per poi allungare le braccia e stringerla, in un vero e proprio abbraccio. Clarisse, troppo stupita da quel gesto, si fermò immediatamente, le braccia lungo i fianchi, la schiena che era come se bruciasse a contatto con le braccia di Frank, lo sguardo puntato sulla parete di fronte a lei.

"Mi dispiace..." Sussurrò il ragazzo, ben consapevole che quelle parole non sarebbero servite a niente. Un 'mi dispiace' non avrebbe fatto svegliare Ottaviano, come non avrebbe riportato in dietro sua nonna. Eppure quelle due semplici parolina riuscirono a far ritornare in sè Clarisse, che nonostante il primo impulso di staccarsi e andarsene, si impose di restare, riuscendo dopo qualche secondo anche a ricambiare l'abbraccio. Non sapeva se quello era l'inizio di un vero rapporto fratello-sorella, o di un semplice momento di debolezza. L'unica cosa di cui era sicura, era che era felice di avere Frank al suo fianco in quell'istante.

"Grazie."

Drew si era appena alzata dalla tavola per prendere uno yogurt dal frigo, ma il suo corpo non riuscì a reggere quando apparve la foto di Ottaviano alla TV e cadde a terra, urlando. Silena invece riuscì a soffocare il grido coprendosi la bocca con le mani. Afrodite e Tristan corsero ad abbracciarle, sussurrando parole consolanti e accarezzandole, ben sapendo quanto fosse inutile. Mentre Tristan cercava di mettere in piedi Drew, che aveva ancora le gambe che tremavano, Piper arrivò in cucina, attirata dal rumore.

"Cos'è successo? -chiese, per poi restare a bocca aperta davanti alla scena che le si presentava- come..."

Cercò lo sguardo della madre, aspettando si una risposta, ma Afrodite non fece altro che scuotere la testa, facendole intendere che non era il momento di parlare. Piper rimase lì in piedi, sulla soglia della cucina, impotente mentre e le sue sorelle venivano portate nella loro camera tremanti e in lacrime. Afrodite rimase nella stanza con le due ragazze, mentre Tristan scese sospirando a ogni gradino.

"Papà... Cos'è successo?"chiese Piper con un filo di voce. L'uomo la guardò con gli occhi lucidi.

"Hai presente Ottaviano, l'amico di Silena e Drew?"

"Si. Io... Lo conosco di vista."

"È stato investito da una macchina ieri notte. Ora è in coma."

Piper rimase spiazzata sul posto. Era semplicemente inconcepibile che un ragazzo della sua età, nella sua stessa scuola e che vedeva ogni giorno, seppure le stesse antipatico, si ritrovasse in coma. Piano piano, si fece in strada in lei un altro sentimento che non provava da molto, forse da dieci anni. La tristezza per le sue sorelle, la voglia di correre da loro e abbracciarle, consolarle. E contro ogni pensiero razionale, lo fece. Corse su per le scale, per poi spalancare la porta della stanza di Drew e Silena. Non appena Afrodite vide Piper, accennò un sorriso, accarezzando la spalla di Piper prima di andarsene chiudendo la porta. La minore stette qualche secondo senza sapere cosa fare, fino a quando Silena non si buttò tra le sue braccia. Piper iniziò ad accarezzarle i capelli, consolandola.

"Si sveglierà, tranquilla. Andrà tutto per il meglio." sussurrava. A sentire quelle parole, Drew non resistette più e si aggiunse anche lei all'abbraccio.

"Shh, tranquille. Andrà tutto bene."

Leo stava ancora dormendo quando sentì Charles salire le scale di corsa, per poi chiudersi in camera sbattendo la porta. Cadde dal letto per lo spavento, per poi uscire in corridoio borbottando.

"La smetti di fare casino?" urlò, ma capì di aver sbagliato non appena incrociò lo sguardo di rimprovero del padre. Solo allora si accorse della sua matrigna che stava piangendo a dirotto.

"Ehm... È successo qualcosa?" chiese, mentre Efesto sospirava massaggiandosi la testa.

"Leo, vieni qui, devo dirti una cosa."

Il ragazzo non potè far altro che starsene lì impalato ad ascoltare di come il suo fratellastro fosse rimasto come congelato dalla notizia di Ottaviano in coma. Si chiedeva come fosse possibile che Charles, un tipo che aveva sempre la parola giusta e il sangue freddo, avesse reagito in una simile maniera. Doveva essere profondamente sconvolto. Leo non riuscì a tornare nella sua camere nemmeno quando Efesto e Elena si chiusero nella loro stanza, probabilmente per discutere di come comportarsi. Stava fermo davanti alla porta di Charles, fissandola con le mani strette a pugno. Non voleva sembrare indiscreto, ma non gli sembrava nemmeno giusto lasciarlo da solo in un momento simile. Bussò più volte, ma ovviamente non ebbe nessuna risposta. Provò anche ad aprire, ma era chiusa a chiave. Questa fu la parte che fece preoccupare Leo. Di solito, il fratellastro non chiudeva mai a chiave. Corse a prendere i suoi attrezzi, ormai convinto di voler aprire quella dannata porta. Dopo qualche minuto passati con cacciavite e simili vicino alla serratura, questa di aprì. Ciò che Leo vide, gli fece gelare il sangue. Charles se ne stava steso sul letto, le braccia spalancate, gli occhi fissi sul soffitto. Ebbe un brutto flashback di lui, a sette anni, nella stessa posizione, poco dopo la morte di Esperanza. Si avvicinò cautamente, sedendosi a fianco a lui sul letto.

"Cosa vuoi." disse duramente Charles. Leò si grattò la testa, non sapendo nemmeno lui cosa dire.

"Voglio sapere come stai." rispose, abbassando lo sguardo.

"Come ti sembra che stia."

"Ti capisco. Quando morì mia madre ebbi la stessa reazione."

Charles scattò a sedere, guardando Leo stupito e confuso allo stesso tempo. Era raro che nominasse la morte della madre, e ogni volta gli si riferiva come 'quella notte'. Sospirò, portando lo sguardo in basso.

"È che non posso crederci. Ottaviano ultimamente ci sembrava un pò strano, e non abbiamo idea di cosa ci facesse in quella zona a quell'ora. Ci ha sempre detto tutto...."

"In che senso strano?"

"Passava meno tempo con noi, aveva sempre impegni...pensavamo che volesse abbandonarci e farsi una nuova reputazione."

"Io... Io di sicuro non conosco Ottaviano quanto te e gli altri, ma sono sicuro che non lo farebbe mai."

"Come lo sai?"

"È una sensazione che ho. Come sento che si risveglierà. Vedrai, è un tipo tosto."

Charles non sapeva cosa dire. In quel momento, si sentiva uno schifo. Fin dall'arrivo di Leo, non aveva fatto che altro che insultarlo e sfidarlo, senza mai fermarsi a pensare che era comunque un bambino che aveva perso al madre. E ora, lui era lì a consolarlo.

"Leo... Grazie. Anche se non me lo merito."

"Beh, si. Effettivamente non te lo meriteresti. Che vuoi farci, sono troppo buono." rispose Leo con evidente sarcasmo. Charles rise. Aveva sentito parlare molte volte del sarcasmo del fratellastro, eppure erano così distanti che poche volte lo aveva sentito davvero.

"Hai ragione, sei davvero troppo buono." rispose il maggiore sorridendo. Leo ricambiò, per poi poggiare una mano sulla spalla del fratellastro.

"Si riprenderà."
  
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