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Autore: cin75    04/07/2017    7 recensioni
Ennesima visione della mia mente su cosa potrebbe accadere nei primi episodi della tanto attesa stagione 13. Ciò significa , per chi vorrà leggere questa storia, che ci sono SPOILER della 12.
WARNING!!!!
Genere: Angst, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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“Non so come fare!!! Non so cosa fare o cosa ti aspetti che io faccia!! Io non so nemmeno perché continui a chiamarmi Castiel!!!”

Il respiro di Sam si fermò all’istante mentre il suo cuore , paradossalmente, iniziò a battere furiosamente.

Castiel non ricordava niente. Di essere Castiel. Di essere un angelo. Di poter guarire. Di essere loro amico. Non ricordava anni di guerre e lotte vinte e perse. Niente di niente.

 

Un lieve sussulto di Dean, ancora stretto tra le sue braccia, lo fece rinsavire da quel suo momentaneo sconcerto.

C’avrebbe pensato dopo a Castiel e al groviera nella sua testa. Ora doveva pensare a Dean.

Aveva perso Mary, aveva perso -anche se per poco- Castiel. Di certo non voleva perdere Dean.

Perdere Dean non era accettabile. O solo concepibile!!

 

Corse a prendere l’Impala, ci sistemò Dean sui sedili di dietro e disse a Castiel di sedersi su quello davanti. Lui andò al posto di guida e sfrecciò verso il primo ospedale mentre Castiel continuava a fare domande e lui a rispondere il più concisamente possibile su chi lui fosse. Su cosa , in effetti, fosse.

 

C’era ansia da parte del giovane cacciatore nel voler far ricordare.

Perplessità e, di certo, timore da parte dell’angelo che non ricordava di essere tale, ma che sentiva, stranamente, di esserlo. O almeno di essere diverso.

 

Soprattutto dopo che Sam, dopo aver tirato improvvisamente fuori dal suo giacchetto un coltello , gli aveva ferito una mano, per rendere concrete le cose che gli stava dicendo. Mano che, dopo poco, guarì sotto lo sguardo allibito dell’angelo.

“Ma come è possibile?!” aveva sussurrato Castiel , incredulo.

“Te lo ripeto, Castiel. Tu sei un angelo. Puoi guarirti e puoi guarire. Devi solo cercare di ricordare!!!” gli aveva risposto Sam, mentre premeva sul pedale dell’acceleratore.

 

Il medico che prese Dean in consegna, gridò ad alcune infermiere e ad altri assistenti, di preparare una sala operatoria perché Dean aveva una massiccia emorragia interna e una grave ferita al cranio, oltre ad innumerevoli fratture.

“Ma che è successo??!” chiese esaminando il suo paziente.

“E’ mio fratello. Lui… lui….è caduto aggiustando delle tegole del tetto di casa!” fu la giustificazione che venne in mente al momento a Sam.

“Cavolo!!” si ritrovò ad esclamare il medico. “Era il tetto di una casa alta quattro piani!!” ironizzò a causa delle ferite riscontrate e sparendo immediatamente dopo nel corridoio delle sale operatorie.

 

Passarono alcune ore e in quelle ore, Sam si ritrovava a fissare Castiel che sembrava il loro solito Castiel, ma che in effetti, da quello che gli aveva detto, non sembrava esserlo.

“Cosa ricordi?!” chiese il giovane cacciatore.

L’angelo lo guardò. “Non so risponderti.” rispose criptico.

“Che intendi?”

“So di essere diverso.” disse mostrando la mano che Sam, prima, gli aveva ferito e che ora era perfettamente sana. “Sento una forza potente dentro che non può essere una forza umana. Questo lo so!! E… e sento che c’è tanto qui...” disse indicandosi la testa. “Ma..ma è come se non riuscissi a vedere le immagini, a leggere i pensieri, a distinguere i ricordi. È come se tutto fosse...”

“..dietro ad un muro!” finì per lui Sam, riconoscendo in quelle parole ciò che lui aveva provato quando Morte alzò il suo famoso “muro” a protezione dall’Inferno.

“Sì!!” ammise sconsolato l’altro.

“Conosco la sensazione!” lo volle consolare Sam.

“Davvero?!” domandò titubante.

Sam gli sorrise mestamente. “Qualche anno fa anche io mi sono ritrovato a fare i conti con quel muro. Sapere che c’era, che era nella mia testa. Sapere che oltre c’era tutto il resto della mia vita, beh!, era dura!” provò a confortarlo, il giovane.

“E come hai fatto a riprenderti ...tutto?!” azzardò Castiel.

Sam sospirò e sorrise appena, ripercorrendo velocemente quel periodo assurdo. “Ho abbattuto il muro!” disse semplicemente, tralasciando il particolare che fu proprio Castiel a dare il primo colpo di martello!

“Come?!” chiese ancora e con più decisione, l’angelo.

“Con tutte le mie forze. Dovevo salvare Dean!” fu la risposta secca e sincera, ricordando con amarezza quegli altri “Sam” che aveva dovuto affrontare per abbattere quel muro.

Castiel sembrò accusare il colpo, anche se Sam non voleva ferirlo ma solo spronarlo a ricordare ciò che egli effettivamente era e che era in grado di fare.

 

L’angelo stava per chiedere ancora quando un dottore avanzò verso di loro.

“Smith?! Dean Smith?” chiamò.

Sam si alzò velocemente , ansioso. “Sì. Dean è mio fratello. Io sono Sam!” si presentò, stringendo la mano che il medico gli porse non appena lo vide avvicinarsi. “Come sta? Come sta mio fratello?”

Il medico lanciò un occhiata perplesse all’uomo in trench accanto al giovane e Sam capì.

“Non si preoccupi. Lui è un amico di famiglia. Può parlare liberamente.”

Il medico annuì e prese a leggere la cartella che riguardava Dean.

“Signor Smith...”

“Sam, mi chiami Sam!” fece il giovane.

“Ok, Sam!” e proseguì. “Le condizioni di suo fratello erano, sono e rimangono estremamente gravi..”

“Cosa?!” sussurrò appena Sam.

“Ha un esteso trauma cranico con chiara presenza di un edema celebrale che monitoriamo costantemente. Molteplici lesioni alla schiena, dovute molto probabilmente allo schianto al terreno. Alcune costole fratturate e alcune vertebre incrinate...”

“Dio!!” esalò affranto, il minore.

“Ma quello che ci preoccupa e che ci fa temere per la vita di suo fratello è la massiva emorragia addominale che nonostante l’intervento chirurgico non siamo riusciti a fermare e...”

“E non potete riportarlo in sala?!” azzardò Sam.

“Non nelle sue condizioni attuali. Non sopporterebbe un altro intervento. Un’altra anestesia. Sarebbe troppo per il suo fisico nella sua situazione attuale.” spiegò rileggendo i valori di Dean.

“E allora che cosa intendete fare?!”

Il medico a quel punto lo guardò. Forse dispiaciuto. Forse colpevole.

“Sam, abbiamo una finestra di azione per intervenire su suo fratello, ma solo se le sue condizioni e i suoi valori miglioreranno.” provò a far presente.

“E se non...”

“Se le cose rimarranno come sono, mi dispiace ma non...credo….ci sia molto da fare.” sentenziò timoroso.

“Mi sta dicendo che mio fratello è spacciato?!” ringhiò frustrato Sam a quella previsione. “Che voi non potete….”

“Le sto dicendo che suo fratello potrebbe non arrivare a domani. Ma le sto anche dicendo che se ci sarà un se pur minimo miglioramento, io e i miei colleghi sfrutteremo quella finestra per fare di tutto pur di salvarlo.” e posandogli una mano sulla spalle, lo lasciò a quella sorta di spaesamento e si allontanò da lui.

 

Castiel, che aveva assistito in silenzio, a quel colloquio, non potè non notare il terrore negli occhi e sul viso del giovane.

“Sam?”

“No...”

“Sam??”

“No..no..no...non di nuovo!!” sussurrò Sam. “Non posso perderlo di nuovo. Non ora. Non dopo che lei è...che tu...”

“Sam ma cosa stai...” domandò stranito Castiel a quella sorta di blaterare.

Sam si voltò di scatto verso l’angelo.

Lo guardò intensamente, o forse implorante.

“Ti prego...ricorda!” fece con la voce tremante. “Ricorda chi sei, cosa sei, cosa sei in grado di fare. Abbatti quel muro, Castiel. Ti supplico…..solo tu puoi salvarlo.”

 

Castiel si sentì immensamente in colpa per quella richiesta che sapeva non essere in grado di esaudire. Voleva aiutarlo, voleva aiutare Dean, anche se ancora non si spiegava il perché di quella sensazione di...lealtà, appartenenza; di quella sensazione di fratellanza nei confronti dei due ragazzi.

Ma non sapeva cosa fare. Come fare.

Abbassò lo sguardo, colpevole.

“Mi dispiace. Non posso aiutarti. Non posso fare quello che mi chiedi. Non ne sono in grado. Io..”

“Castiel??...no!” cercò di persuaderlo ancora, Sam.

“Io non posso...”

“Provaci, ti prego!”

“Non posso. Ci proverei, fallirei e non potrei perdonarmelo!”

“Lo vedi? Lo vedi, Castiel?? questo sei tu.” affermò con decisione il ragazzo. “Anche prima...anche prima avevi sempre paura di deluderci, di deludere Dean. Ma questo non ti ha mai impedito di provarci. Perciò, ti scongiuro, io...”

“A quanto pare, non sono più lo stesso Castiel. Non farò più cose di cui non sono capace!!” fece infine, allontanandosi a forza dal giovane cacciatore.

 

Sam lo chiamò e richiamò ancora.

Inutilmente!

 

Sam passò il tempo successivo nella stanza di Dean, guardando e scrutando le espressioni di ogni medico e infermiere che entrava per controllare le condizioni di Dean e ogni volta, un affranto cenno di diniego da parte dei sanitari, gli portava via un pezzo di speranza.

Verso le cinque del mattino, il medico che aveva preso in cura Dean, posò una mano sulla spalla del giovane che si era appisolato sulla sedia accanto al letto del fratello.

Sam si destò di colpo e si tirò su sulla sedia, sedendosi bene.

“Che c’è? Che succede?!” chiese ansioso anche se ancora confuso da quel sonno in cui era caduto nonostante non avrebbe voluto.

“Sam, mi dispiace ma...”

“Ma cosa?”

“Se ne sta andando!” riferì mesto, il dottore, indicando appena Dean, nel suo letto.

“No..no..Dean, no!!” ansimò terrorizzato, Sam, mentre si alzava velocemente e si avvicinava al bordo del letto del fratello. “Dean, no!!” sembrò rimproverarlo severamente.

“I suoi parametri vitali sono peggiorati, la pressione non è quasi più rilevabile e il ritmo cardiaco continua rallentare. Mi dispiace , ma non credo gli resti molto tempo ancora!”

“No, no, no. Lui è forte. Lui combatterà fin quando quando avrà la forza di respirare. Mio fratello è un guerriero. Lei non sa contro chi e cosa ha combattuto e vinto. Lui non si arrende mai e non lo farà nemmeno adesso!” disse consapevole della forza di Dean.

Il medico, che collegò quelle parole esclusivamente alla paura di Sam di perdere suo fratello, cercò comunque di consolarlo ma allo stesso tempo di non illuderlo.

“Sam, Dean non...”

“LUI NON SI ARRENDERA’!!!” gridò e questa volta c’era quella disperazione che tante volte il medico aveva visto e sentito nelle voci dei familiari disperati.

 

Il dottore non disse altro. Fece cenno ai suoi assistenti di lasciare la stanza e di lasciare che i due fratelli rimanessero soli per il tempo che ancora gli era concesso.

“Mi chiami quando avrà bisogno di me!” disse un attimo prima di lasciare la camera.

Non ebbe risposta, naturalmente!

 

Sam se ne stava in piedi, accanto al letto del fratello, pregandolo in silenzio di combattere ancora, di non mollare, di ritornare da lui come aveva sempre fatto e quando un ennesimo bip di allarme risuonò da uno dei macchinari, il giovane istintivamente strinse la sua mano a quella del fratello incosciente.

“No...no..no, ti prego. No!!”

Un attimo dopo, Sam, si ritrovò ad aprire gli occhi che aveva chiusi stretti durante quella supplica e con sorpresa vide, sul torace del fratello, poggiate delicatamente, le mani dell’angelo.

“Castiel?!” fece , sorpreso ma anche speranzoso.

“Non ricordo niente di me. L’unica cosa che so è che forse posso salvarlo. Non so cosa ho fatto in passato, cosa potrò fare in futuro, ma so, sento, che c’è qualcosa che mi lega a voi. Che questo qualcosa è forte. E se è forte come sento, non posso ignorarlo. Questa sensazione è l’unica cosa certa che riesco a ricordare e non voglio che sparisca.” disse senza guardare Sam, ma fissando Dean, o meglio quel punto in cui il cuore di Dean stava per smettere di battere.

“Castiel...”

“Perciò...” e questo punto, l’angelo, alzò lo sguardo verso il cielo. “...se sono davvero uno dei Tuoi figli, se ho un po’ della Tua forza e della Tua potenza, ti prego, Padre, concedimela ancora una volta per salvare questo mio fratello. Concedimela, una volta ancora!!” pregò con forza , chiudendo gli occhi e serrando la mascella. Pressò appena un po’ le mani sul corpo di Dean e pregò ancora.

Nello stesso modo. Con la stessa forza.

 

Ad un tratto , una luce, la sua luce, quella nata dalla grazia dell’angelo, quella che tante volte Sam gli aveva visto sfavillare tra le mani, iniziò a brillare di nuovo. A circondare il torace di Dean, ad illuminare gli occhi di Castiel. E in quei pochi, brevi momenti, il tempo sembrò fermarsi.

Poi come era apparsa, la luce, svanì.

Castiel aprì gli occhi e barcollò appena, come se fosse esausto.

“Castiel?? stai bene?!” gli chiese preoccupato Sam e l’angelo annuì. “Castiel che hai fatto?!”

L’angelo gli sorrise appena, visibilmente provato.

“Cerco di abbattere quel muro!”

 

Sam si ritrovò a sorridere a quella risposta e poi, sollevato, si ritrovò a fissare gli occhi, di nuovo aperti , di Dean.

“Ciao idiota!” l’apostrofò il minore.

“Ciao, stronzetto!” ribattè Dean sempre più sveglio. Uno scambio di sguardi. Il solito , tra i fratelli.

Poi il maggiore, cercò una posizione più comoda e provò a parlare ancora.

“Che è successo? Che ci facciamo qui?” chiese senza smettere di fissarlo.

Sam sorrise perché intuì che Dean, ancora abbastanza stordito, non si rendeva conto della presenza all’altro lato del letto.

“Hai fatto incazzare Jack e questo letto di ospedale e un biglietto pronto e già pagato per oltre l’arcobaleno ne sono stati il risultato!!”ironizzò il minore.

“E chi devo ringraziare per il rimborso del biglietto?!”

Sam non rispose, ma si limitò ad un cenno della testa.

Dean lo fissò perplesso e poi seguì con lo sguardo la direzione verso cui Sam guardava.

 

Quegli occhi, di nuovo vivi.

Quello sguardo, di nuovo innatamente confuso.

Perfino la cravatta , disordinata come sempre.

 

“Cas?!” sussurrò incredulo. Decisamente sconvolto.

Castiel non poteva saperlo, non adesso almeno, ma Sam, sì. E sapeva che c’era ben poco sulla Terra e non, che potevano sconvolgere Dean come era sconvolto in quel momento.

“Tu...tu sei...vivo?!” fece verso l’amico ritrovato.

L’angelo annuì solamente. Sorridendogli amichevolmente.

 

“Già!!” si intromise il più giovane. “Ma a dopo tutte le spiegazioni. Il problema è che tu..” fece rivolgendosi al fratello. “ ..tu dovresti essere morto. O quasi. Quindi penso che la cosa migliore da fare sia svignarsela prima che l’intera equipe medica che ti teneva sotto controllo , voglia capire come uno che aveva quasi reso l’anima Dio, ora parli come se niente fosse!” fece presente la situazione. “Per tutto il resto, avremo tempo!” concluse mentre andava a chiudere a chiave la porta della camera.

 

Qualche ora dopo, i tre, erano di nuovo nel bunker , dopo essere riusciti a svignarsela dall’ospedale senza essere visti.

Appena entrati, i due fratelli si guardarono intorno come chi torna a casa, fa.

Lo stesso fece Castiel anche se con aria più spaesata.

Sam posò le loro solite due borse. Dean notò il disagio dell’amico ritrovato miracolosamente.

“Cass? Tutto ok?!” chiese.

“Non saprei, onestamente.” fu la risposta che sembrava sincera.

“Senti, credo che abbiamo avuto tutti e tre, in modi diversi, una giornata difficile. Che ne dici se te ne vai in camera tua e provi a riposarti, a ricordare qualcosa o non so, magari , stai fermo lì e fissi il soffitto. Di solito facevi così!!” prova a ricordargli il maggiore.

“Ok! Se per voi va bene!” acconsentì l’angelo che si avviò e poi, imbarazzato si fermò a metà strada, al centro del grande salone. Si guardò in giro, spaesato.

I due fratelli capirono e sospirarono sconsolati.

Fu Dean a parlare.

“Ehi, Cass?” lo richiamò e Castiel si girò a guardarlo. “Prendi quella porta, corridoio a destra, poi ancora a destra. Conta tre porte sulla sinistra, la quarta è la porta della tua stanza!” gli indicò aiutandosi con dei gesti della mano.

“Prendo la porta, destra , destra, conto tre porte sulla sinistra. La quarta è quella della mia stanza!” ripetè con attenzione , mentre si avviava.

“Visto? Ora ricordi un’altra cosa!!!!” lo incoraggiò Dean, mentre si sedeva al grande tavolo computerizzato.

 

Tempo dopo, Sam ritornò dalla cucina con due birre in mano.

“Come ti senti?!” chiese Sam mentre porgeva una birra a Dean.

“Ancora un po’ sottosopra , ma tutto sommato, sto bene!” lo rassicurò. Poi si guardò un attimo intorno, cercando solo con lo sguardo. “Lui dov’è? Ancora in camera?”

“No. È in giro. Credo che stia cercando di ricordare anche questo posto oltre a tutto il resto!”

Dean arricciò le labbra in segno di assenso e bevve un altro sorso. Non disse altro. Restò in silenzio.

“A che pensi?” azzardò Sam, anche se pensava di conoscere la risposta.

 

Dean lo fissò. Nel suo sguardo tristezza , frustrazione e colpa.

Sì!, Sam la conosceva la risposta.

 

“Te lo giuro Dean, se in questi libri o in altri o da qualsiasi altra parte, c’è un modo per riprendercela senza che Lucifero torni a camminare da questa parte della Terra, lo troverò. Lo troveremo insieme.”

Dean parve assecondare quel giuramento sincero e annuì, grato.

 

Poi ancora silenzio.

 

“Ora sono io che ti chiedo a cosa stai pensando!?” fece il maggiore.

Sam respirò affondo e guardò Dean negli occhi e il maggiore capì solo così quanto grande fosse la preoccupazione del suo fratellino.

“Ha riportato in vita un angelo, Dean. Non un semplice essere umano, non ha guarito una ferita grave o meno che sia. Ha riportato in vita un angelo millenario.” ribadì con forza e preoccupazione. “E che io sappia c’è solo uno che potrebbe farlo e di certo non è stato lui a ridarci Castiel!”

Dean capì che Sam si riferiva a Chuck di nuovo sparito per chissà dove.

“Verremo a capo anche di questo, fratellino. Cercheremo di riprenderci la mamma, cercheremo di rimettere in sesto la testa di Castiel, proveremo a rintracciare il nostro provetto Damien, perché, in fondo, un moderno anticristo che se ne va in giro per il Paese, tra tragedie e miracoli, non dovrebbe essere difficile da rintracciare. Proveremo a fare tutto e rimettere tutto in ordine, come al solito. Perché è questo quello che noi facciamo.” lo incoraggiò anche se il maggiore capì che c’era altro sotto quello sguardo preoccupato del fratello. “Ma non è tutto, vero? Andiamo , sputa il rospo Sammy. Ti conosco troppo bene!” lo incoraggiò a parlare.

Sam titubò un attimo, ma quello che gli girava nella mente, quello che gli era stato detto, non poteva tenerlo nascosto a Dean.

Niente più segreti. Lo aveva giurato, anche perché i segreti tra loro non avevamo mai portato a nulla di buono.

“Allora?!” lo incalzò Dean.

“Jack...la sera che l’ho trovato…..dopo...dopo tutto il casino che era appena successo….”

“C’ero anche io, Sammy, ricordi? Va’ avanti!” provò anche a smorzare l’ansia di quello che, Sam, faticava a confessare.

“Mi ha detto una cosa.”

“Cosa?”

“Che noi, cioè ..io e lui, eravamo legati. Che sarei dovuto essere io il tramite che avrebbe dovuto...insomma….concepirlo!” fece, abbassando la voce quasi come si vergognasse.

“Che...cosa? Ma come...”

“Mi ha detto che le cose non sono andate come dovevano, solo perché io sono stato più forte di Lucifero e sono riuscito a rinchiuderlo prima che lui riuscisse ad usarmi per...” e si imbarazzò nel finire.

“Ok!Ok! È chiaro per cosa voleva usarti. Ma questo che c’entra con il fatto che voi dovreste essere ancora legati?!” domandò, anche se un secondo dopo, Dean si sentì come se avesse già la risposta. “Un attimo. Un attimo. Frena, fratellino. So a cosa stai pensando e la risposta è no. Un secco e categorico NO!” sembrò rimproverarlo.

“Come puoi dirlo, Dean? Come puoi esserne sicuro?!”

“Non c’è più sangue di demone in te, Sam. Non sei più il tramite di Lucifero. Perfino Lucifero in persona ha rinunciato a te. Tu...” ribadì con decisione. “.. non hai più nulla a che vedere con il male. Con qualunque male. Mi sono spiegato?”

“E se non fosse così? Come tu dici? Come io spero?” replicò con preoccupazione, il più giovane.

“Ascoltami. Hai affrontato le prove e tutte le loro conseguenze. Hai avuto a che fare con Dio in carne ed ossa a cui , di sicuro, non dispiaceva averti nella sua squadra...”

“C’erano anche Lucifero, Crowley e Rowena nella sua squadra!” ribattè a tono Sam,

“Sai che cosa intendo. Chuck sapeva chi erano i cattivi. Ma di sicuro sapeva anche chi eri tu e credimi non guardava te, come guardava loro! Nessuno di loro si è offerto di prendersi il marchio pur di rimettere Amara sotto chiave. Tu , sì!”

“Ma Dean, se...”

“Sam, ascoltami. Per favore , ascoltami. Questo Jack la sa lunga. Molto lunga e conoscerà mille modi per incasinarci la vita e la testa e a quanto pare ha già iniziato..” fece comprensivo, Dean. “Ma noi dobbiamo fare quello che abbiamo sempre fatto, fratellino.”

“Fare il culo a tutti?!” scherzò il minore.

“Anche quello all’occorrenza.” ribattè convinto, Dean e poi tornò serio. “Ci guarderemo le spalle e andremo avanti a testa bassa fin quando non saremo arrivati alla fine di questa ennesima battaglia.”

“Alla Butch Cassidy e Sundance?”

“Esattamente, fratellino!” convenne soddisfatto, Dean.

 

“Non sarà facile, Dean!”

“Quando mai lo è stato?!! Questa è solo una nuova stagione per i Winchester, Sammy!!! E’ solo la nuova stagione.” asserì, forse, fiducioso, incrociando il collo della bottiglia di birra con quella di suo fratello. “Quindi non ci resta di vedere che cosa ci aspetta!”

 

 

 

 

N.d.A.: Ok! Anche lo sclero di inizio stagione 13 ( molto molto lontana!!) ha fatto il suo danno.

Tempo fa ho partecipato ad un contest con la storia In the end (qui), in cui anche io, come i writers di SPN, ho fatto una strage, però con un certo finale (che non vi dico perché se lo volete conoscere dovete andarvi a leggere la shot!!!!)

Beh!, ditemi che ne pensate, perché so, che dopo lo spoiler di Jared alla JIB, tutte noi abbiamo iniziato a fantasticare su cosa accadrà a Castiel.

Piccola curiosità per chi, leggendo la storia, se lo dovesse chiedere: Dean chiama il nephilim “Damien”, perché fa riferimento al film “L’anticristo” in cui il figlio di Lucifero viene chiamato Damien.

Va bè! Come al solito , se vi va fatemi sapere che ne pensate, nel bene e nel male!!!

baci baci!!

Cin!

   
 
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