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Autore: biatris    04/07/2017    1 recensioni
Sam si guardò intorno e sperò ancora una volta che arrivassero a salvarla il prima possibile. L'avevano lasciata sola per gran parte del tempo. Ogni tanto una donna del villaggio passava a portarle del cibo e dell'acqua e le chiedeva se andava tutto bene. Lei rispondeva sempre di sì. Cos'altro avrebbe dovuto dire? Era prigioniera su un altro pianeta solo in quanto donna e aspettava che qualcuno venisse a recuperarla spacciandosi per il suo compagno. E quel qualcuno sarebbe probabilmente stato il suo ufficiale superiore.
Ma lei stava bene, si disse. Era quello che si diceva sempre in fondo, pensò. Ne sarebbe uscita viva in qualche modo.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack O'Neill, Samantha 'Sam' Carter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni successivi per Sam furono piuttosto stressanti. Fare esami in infermeria non le piaceva nemmeno da adulta, ma ora era insopportabile. La infastidiva dover mostrare quel corpo da adolescente che sentiva così poco suo.
Quando Jack arrivò all’entrata dell’infermeria la vide uscire di corsa urlando.
“Non sono una cavia da laboratorio!” stava dicendo a una Janet Fraser ormai esasperata.
Jack la fermò trattenendola per un braccio.
“Sam?” chiamò.
Lei lo fissò.
“Signore?” chiese.
“Vorrei parlarti” le disse in tono tranquillo. Non voleva che lei si mettesse sulla difensiva prima ancora di iniziare il discorso.
Sam lo fissò, poi annuì e seguì il suo superiore, che si diresse verso la sua stanza.
“Ho visto che hai qualche problema con la Dottoressa Fraser” le disse.
Sam scosse la testa e sospirò.
“Già mi infastidiva fare esami prima. Ora è ancora peggio. Non posso sopportare di dovermi mostrare…” si guardò “Così!” concluse poi.
Jack sorrise.
“Sam, qual è il problema a mostrarsi così?” chiese.
Lei scosse la testa.
“E’ che sono così…così…” come faceva a spiegarlo? “Così adolescente!” concluse.
Jack sorrise. Poteva solo immaginare quanto Sam si sentisse confusa.
“Sam, io capisco che tu non sappia come comportarti, nemmeno io lo so in effetti, ma Janet lo fa per il tuo bene. E poi non capisco cosa ci sia da nascondere del tuo corpo. Sei una sedicenne, una bellissima sedicenne aggiungerei, non vedo perché dovresti farti dei complessi.”
Sam lo fissò e sorrise. Jack sapeva sempre come risollevarle il morale.
“Ti va uno spuntino?” le chiese poi.
Lei accettò, così andarono insieme verso la sala mensa.
 
Durante le due successive settimane furono molti i casi in cui Jack si trovò a dover calmare una Sam in preda ad uno scatto d’ira o ad una crisi di panico.
La capiva. Rinchiusa dentro la base le sembrava che i giorni non passassero mai. Aveva ripreso a fare il suo lavoro di ricerca, ma le esplorazioni con l’SG1 le mancavano tantissimo.
Quella mattina, era domenica, Jack si presentò alla sua porta alle 8.00, vestito di tutto punto. Sam aprì la camera ancora in pigiama, e quando realizzò che davanti a sé aveva il suo superiore arrossì imbarazzata.
“Colonnello” disse.
“Sam” sorrise lui “Pensavo che, visto che è domenica, potessimo andare a farci un giro in paese, io, tu e gli altri. Tu che ne pensi?”
Sam lo fissò. Da quando era capitato tutto non era mai uscita dalla base. Ci pensò un secondo. In fondo non aveva nulla da perdere.
“Ci sto” sorrise.
 
Se Jack avesse saputo come sarebbe stato fare un giro in paese con una Sam sedicenne di sicuro non lo avrebbe proposto. Escludendo i vari tentativi di approccio degli adolescenti maschi del luogo, di cui di certo non poteva incolpare la sua sottoposta, portare in giro una ragazza adolescente comportava tutta una serie di fermate in vari negozi, commenti ai passanti che pretendevano una risposta e cambi repentini di idee che Jack, Daniel e Teal’c non avevano previsto.
Quando i quattro tornarono alla base sembrava che l’unica non sfinita fosse proprio Sam. Tuttavia Jack notò che qualcosa in lei era diverso.
“Sam, tutto bene?” le chiese quando furono rimasti soli.
“Sì, perché?” rispose lei.
“Nulla, ti vedevo diversa” confessò Jack.
Sam ci pensò fissandolo un attimo.
“Mi sento bene. Fisicamente dico. Non credo di avere particolari problemi. Anzi, forse meglio dei giorni scorsi” ammise.
Jack la fissò, poi annuì.
“Me lo diresti se qualcosa non andasse?” chiese.
Sam si morse il labbro inferiore, poi rispose.
“Siamo fortunati, non c’è niente che non va” sorrise.
Jack scosse la testa ridendo a sua volta.
 
Quella sera stessa però qualcosa preoccupò i componenti dell’SG1. Fu Daniel il primo ad accorgersene.
“Dov’è Sam?” chiese a cena.
“Pensavo fosse con te Daniel Jackson, oppure con il colonnello O’Neill” disse Teal’c.
“Jack?” chiese allora Daniel.
“Magari è stanca” rispose Jack.
Non voleva far vedere ai suoi uomini che era preoccupato, ma sapeva che sarebbe stato inutile, lo avrebbero notato comunque.
“Dopo la cena vado a vedere in camera” disse.
 
Quando Jack bussò alla camera di Sam nessuno rispose. Riprovò. Nulla. Solo alla terza volta qualcuno aprì.
“Colonnello” disse una Sam in pantaloncini e maglietta che doveva essersi appena svegliata.
“Scusa, ti ho svegliata?” chiese Jack per cortesia.
Sam scosse la testa.
“Mi ero appisolata, venga” lo invitò ad entrare.
Jack entrò. Si sedettero sul letto.
Fu allora che Jack notò qualcosa a cui prima non aveva fatto caso.
“Sei cresciuta” sussurrò.
Sam lo fissò.
“Scusa, non volevo” disse lui.
“Dici davvero?” chiese allora lei.
Il colonnello annuì.
“Non me ne ero accorto fino ad oggi, ma rispetto a quando ti ho trovata sei sicuramente cambiata” le disse.
Sam sospirò.
“Questo spiegherebbe tante cose” ammise.
Jack la fissò.
“Mi seno sempre molto stanca ultimamente. Non credo di riuscire a portare avanti il mio lavoro in laboratorio ancora per molto. Prima credevo che fosse soltanto perché mi annoiavo a stare sola tutto il giorno, ma credo che ci sia dell’altro” confessò.
Jack sospirò. Sapeva che qualcosa non andava.
“Oggi mi sembravi in forma” le disse.
“Lo ero” confermò lei “Mi sentivo davvero bene finché sono stata fuori dalla base.”
Jack ci pensò un secondo, poi parlò.
“Sam, so che non ti piace farti visitare e farti vedere in questo stato, per quanto io non capisca che cosa tu voglia nascondere” disse facendola arrossire “Ma non credi che sia il caso di permettere a Janet di fare qualche analisi in più?”
Sam ci pensò, poi acconsentì.
“Va bene.”
 
Due ore dopo Janet Fraser si trovava con il maggiore Carter, il colonnello O’Neill, Teal’c, Daniel e il generale Hammond nella sala riunioni della base del programma Stargate.
“Generale, credo che il processo di invecchiamento accelerato che sta subendo il corpo del maggiore richieda troppe energie rispetto a quante il suo corpo è disposto a fornirgliene. Ora, non possiamo rischiare che il corpo del maggiore collassi, quindi suggerisco una cura di integratori che ho già fornito al maggiore e il massimo riposo” spiegò la dottoressa Fraser ai presenti.
“Dottoressa, ritiene che l’allontanamento del maggiore dal suo laboratorio possa apportare dei benefici?” chiese allora il generale.
La donna ci pensò, poi annuì.
“A livello fisico sicuramente. Il lavoro, per quanto mentale possa essere, stanca. Suggerirei una bella vacanza.”
Il generale annuì.
“Maggiore, si consideri in vacanza finché non si sentirà meglio” disse l’uomo.
Sam lo fissò.
“Generale, io non posso. Devo ancora fare…” stava per iniziare a protestare, ma fu fermata dal superiore.
“E’ un ordine, maggiore” disse Hammond.
Sam sospirò, poi annuì.
“Sì, signore” disse.
 
Dieci minuti dopo Jack si trovò a rincorrere una Sam infuriata che si dirigeva ai suoi alloggi.
“Maggiore!” chiamò invano “Sam!”
La ragazza si fermò solo quando arrivò alla sua camera.
Jack la raggiunse.
“Sam, posso parlarti senza che tu mi urli addosso?” le chiese.
Lei sorrise un po’ colpevole, poi annuì.
“Venga dentro” disse indicando la porta.
Entrarono e si sedettero sul letto. Stettero un attimo in silenzio, finché lei non sbottò.
“Mi sento inutile, perfettamente inutile” disse.
Jack scosse la testa.
“Sam, prendila così. Hai un po’ di vacanza arretrata, sei stanca e puoi approfittarne” cercò di consolarla.
Lei lo fissò.
“Non penso che riuscirei a godermi una vacanza in questo stato” disse.
Jack la fissò. Un’idea gli era balenata in mente. Forse poteva aiutarla.
“Perché no?” esclamò “Potremmo andare a pescare insieme. In fondo non è qualcosa di faticoso, potremmo rilassarci e anche divertirci…”
Sam fissò il suo superiore. Aveva parlato al plurale. Gli stava offrendo di andare con lui in vacanza.
In fondo, pensò, in queste condizioni non aveva molta scelta. L’alternativa era stare rintanata in casa a dormire tutto il giorno.
“Non accetto un no come risposta” disse Jack con fare sornione.
Sam sorrise.
“Per questa volta temo abbia vinto lei, colonnello” disse.
Jack rise, poi le scompigliò i capelli.
“Ti aspetto tra mezz’ora all’ascensore. Vestiti comodi, mi raccomando” le disse.
Sam annuì.
Quando la porta si chiuse dietro Jack, Sam si buttò sul letto. Aveva appena accettato di andare in vacanza con il suo superiore. Non sapeva se esserne contenta o darsi dell’idiota. E non vedeva l’ora di tornare nel suo normale e vecchio corpo.
  
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