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Autore: winnie343    05/07/2017    2 recensioni
E se il cavaliere di Gemini avesse conosciuto il suo destino? Se gli fosse stata offerta la possibilità di cambiare il corso del Fato? Questa storia narra le vicende del grasso e buffo Edgar, di come diventò il Cavaliere di Pegasus grazie all'addestramento di ben due cavalieri d'oro (Milo e Aioria) e di come, pur non possedendo un cosmo, fece di tutto per proteggere i suoi amici. Perchè non sempre gli eroi del Mito hanno i muscoli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XXVIII

Il coraggio del cavaliere di Pegasus







La presenza di Shaina aveva impedito a Maya di portare a termine il compito assegnatele dalla madre. Troppo pedante ed invadente la sacerdotessa guerriero per pensare di evitarla, e troppo forte per riuscire a sconfiggerla. Erano così giunte ad Asgard, senza che lei potesse in alcun modo nuocere a Lady Hilda.

Una volta giunte a casa, i cavalieri al servizio della celebrante di Odino le avevano accolte con mille domande a cui si erano sottratte con non poche difficoltà. Lady Hilda aveva cercato di minimizzare le accuse mossele dal Santuario e aveva tessuto le lodi dei cavalieri d’oro che l’avevano protetta, senza però scendere nel dettaglio.

In un primo momento i cavalieri a lei fedeli si erano mostrati disposti a muovere verso il Grande Tempio di Atene, non riuscendo a comprendere del tutto la sua ritrosia. Si era trincerata in un richiamo alla ragionevolezza e nella volontà di mantenere la pace ad ogni costo. Per fortuna in suo aiuto arrivò una lettera fatta giungere dal Santuario di Atene, il Grande Sacerdote in persona si era scusato con lei e con il suo popolo per l’increscioso equivoco.

Non si faceva alcun cenno alle accuse mosse da Calliope, al motivo del dietro front del ministro di Athena e di cosa fosse successo alla Sacerdotessa. Solo delle scuse che a Hilda erano sembrate prive di significato. Aveva dovuto attraversare l’inferno, affrontando battaglie, gelo e nemici superiori alle sue forze e solo l’aiuto di Camus le aveva permesso di sopravvivere e di tornare a casa sana e salva.

Al pensiero del cavaliere di Aquarius la tenerezza le si insinuò nel cuore. Si era concessa a lui senza il minimo dubbio o il minimo ripensamento. Perché una donna avveduta e riflessiva come lei, aveva ceduto così facilmente a quell’uomo? Anzi, lo aveva spinto lei nel baratro del piacere. Ripensò alla loro notte di fuoco e al modo sfrontato in cui lo aveva stuzzicato e forse sedotto, ma non se né vergognò né pentì. Quelle sue parole, urlate nella bocca di Ade per ridestarla dal sonno della morte le erano entrate nel cuore. E avevano funzionato, consentendole di tornare da quell’inferno. E ora sentiva la sua assenza come un macigno.

Si era arrabbiata, con lui e con il destino, quando aveva preferito mantenere fede ad una promessa fatta dal suo amico, piuttosto che seguirla fino a lì. Si era sentita egoista a provare quel sentimento e se ne avesse avuto l’occasione avrebbe fatto di tutto per convincerlo a seguirla, anche seducendolo ancora una volta. Immersa nei suoi pensieri non si avvide dell’arrivo di Maya e quando lo fece si sentì una stupida a non aver compreso prima le intenzioni della ragazza.





-



Prima che potessero entrare nel palazzo di ghiaccio, i due cavalieri d’oro furono fermati da quello che Camus riconobbe essere il più potente tra i cavalieri di Asgard: Siegfrid. Insieme a lui vi erano Hagen e Mime. Siegfrid intimò loro l’alt, usando un tono fermo ma non scortese:

  • Salute Cavaliere di Aquarius. A cosa è dovuta la vostra visita e quella del vostro compagno d’armi?

Edgar sentendo quelle parole considerò che i tre tizi non lo avevano preso minimamente in considerazione, anche se addosso aveva l’armatura di Pegasus. Arrivò a domandarsi se avessero realizzato che lui fosse lì.

Camus portava sulle spalle un’addormentata Mya. Benchè avesse urgenza di raggiungere Hilda, non aveva avuto il cuore di svegliare la ragazza. Cercò di rivolgersi a Siegfrid con tono calmo e freddo:

  • Siamo venuti ad accertarci che Lady Hilda sia tornata salva ad Asgard.

  • Vi ringrazio per la premura e per il prezioso aiuto che le avete fornito nella fuga. – un sorriso curioso comparve sul volto del cavaliere di Asgard – anche se alla fine non si è capito molto bene a cosa fosse dovuta questa fuga.

  • Cosa volete dire? – Milo lo guardò incuriosito.

  • Il vostro Grande Sacerdote ha fatto consegnare una lettera in cui si scusava per le ingiuste accuse addossate alla nostra signora.

  • Evidentemente si è reso conto che le accuse mosse erano prive di fondamento, non mi sembra che questo sia strano.

  • Già …

  • Che cosa state pensando? – il custode delle energie fredde osservò Siegfrid con sospetto.

  • Il fatto è, cavalieri di Athena, che il vostro comportamento non è mai stato onesto e limpido.

  • Comprendo il vostro disagio – Camus dovette dare fondo a tutta la sua pazienza per non spostare di peso i tre cavalieri di Asgard, tanto era la sua agitazione per le sorti di Hilda – ma io e il mio compagno d’armi siamo uomini d’onore, nessuno può dire il contrario …

  • Forse perché non è sopravvissuto – Mime li guardò di sottecchi, ma non aggiunse altro al commento pungente.

  • E se vi dico che Lady Hilda è in pericolo – il cavaliere di Aquario non replicò a Mime e cercò di mantenere un tono neutro – dovete credermi, anche perché non ho motivo né secondi fini per fare questa affermazione.

  • Forse … - Siegfrid rispose distrattamente - … o forse avete dei motivi che noi non conosciamo …

  • Facciamola breve, cavaliere – Milo si intromise velocemente in quanto si accorse che le parole del cavaliere di Asgard, così pungenti e velate, avevano instillato in Camus il dubbio che i servitori di Hilda avessero compreso il sentimento che lo muoveva a comportarsi in maniera così frettolosa – vi stiamo dicendo che la vostra regina è in pericolo. Fateci passare in modo che risolviamo la questione.

  • E noi vi stiamo dicendo – Hagen si sentì in diritto di intervenire, visto il tono brusco dell’altro – che non siamo convinti delle vostre intenzioni.



Edgar, osservando gli altri cavalieri, si rese conto che la situazione non si sarebbe risolta velocemente: benchè Camus e Milo avessero tutte le migliori intenzioni, i loro modi, dettati dalla fretta, stavano insospettendo i cavalieri di Asgard, i quali non li avrebbero fatti passare fintanto che non fossero stati convinti della bontà delle loro azioni.

Si guardò intorno, indeciso, ma poi si accorse che nessuno in quel corridoio stava facendo caso a lui. Probabilmente nessuno sapeva o si ricordava della sua presenza. Fu così che decise di passare di fianco ai cavalieri di Asgard e di inoltrarsi nei corridoi del castello, alla ricerca di Lady Hilda. Se i sospetti di Camus erano veri, avrebbe incontrato con la donna la giovane Maya, intenta ad attentare alla sua vita. In cuor suo pregò che il cavaliere di Aquarius avesse commesso un grave errore, ma nel frattempo tentò di prepararsi psicologicamente ad affrontare come un nemico la ragazza dai capelli rossi.



-



Lady Hilda osservò Maya come se fosse la prima volta che la vedeva. Forse era così. Nella sua ingenuità, o forse superficialità, non si era mai accorta di quanto quella ragazza la detestasse. Ora lo scopriva dai suoi occhi e dal modo in cui la stava guardando. Con il pugnale in mano, Maya la osservava disgustata e arrabbiata.

La celebrante di Odino spostò il suo sguardo verso la finestra che dava nel cortile. Li, in quel giardino, per la prima volta aveva conversato in maniera non ufficiale con Camus. Ricordava perfettamente lo sguardo del cavaliere e il modo impacciato con cui si era rivolto a lei. Rammentò che in quel momento la cosa la fece sorridere: scoprire che uno dei cavalieri più letali del Grande Tempio di Atene fosse in realtà un ragazzo impacciato e titubante l’aveva divertita e sorpresa.

Ora si rendeva conto di quanto fosse sbagliato il suo primo giudizio. Sorrise amaramente al pensiero della sua incapacità a comprendere i moti dell’animo umano. Aveva pensato erroneamente nel giorno in cui Maya aveva voltato le spalle a sua madre e aveva deciso di rimanere ad Asgard che lo avesse fatto perché in fondo aveva compreso che le ragioni di Calliope non erano valide e giuste. Invece era stato solo un modo per tenerla d’occhio, in attesa del giorno in cui si sarebbe presa la sua vendetta e ciò che riteneva essere suo.

Si voltò verso la ragazza dai capelli rossi, con lo sguardo più severo che potesse mostrarle. Lei era, pur sempre, la celebrante di Odino e non per sua scelta, ma per volontà divina. Questo doveva ribadire a Maya:

  • Immagino che tu voglia riprenderti ciò che pensi essere tuo.

  • Essere la celebrante di Odino. Questo mi spetta. E questo mi riprenderò, sì.

  • Capisco – Hilda sorrise – e come farai con tua sorella Mya?

  • A lei non interessa – Maya la osservò e poi diede l’affondo alla sua rivale – a lei interessa solo una cosa … Camus … il tuo bel cavaliere.

  • L’amore non si può imporre – Hilda continuò a sorridere – e Mya lo sa. Sa che Camus non ricambia i suoi sentimenti come tu sai in fondo che il trono di Asgard non ti spetta.

  • Quando tu morirai sarà mia sorella a consolare il tuo bello. E se lui sarà così stupido da non ricambiare, tanto peggio.

  • Sei una ragazza arida.

  • Arida? Ah ah ah ah – Maya rise – ti sbagli … sono solo decisa ad ottenere quello che voglio.

  • E allora cosa aspetti? – Hilda aprì le braccia – uccidimi.

  • Che donna ridicola che sei. L’unica cosa che ti ho sempre visto fare è attendere che uno dei tuoi cavalieri ti venisse a salvare. Usi la tua bellezza come merce di scambio per i tuoi interessi.

  • Pensi veramente questo di me? – Hilda la guardò sorpresa

  • Cosa altro dovrei pensare? Sei crudele e priva di scrupoli. Hai cacciato mia madre e mia sorella perché non si sono piegate al tuo volere.

  • Non era il mio volere … ma quello di Odino – Hilda rispose stancamente.

  • Hai accettato la mia presenza mal volentieri. Non ti ho dato spunti per cacciare anche me, ma hai fatto in modo che la tua corte mi escludesse.

  • Non è la mia corte e sei tu che ti sei estraniata da tutto e tutti con il tuo atteggiamento scostante.

  • Hai raggirato i tuoi cavalieri e con le tue moine li hai tenuti al guinzaglio come cagnolini.

  • Loro sono qui per difendere Odino e me in quanto celebrante. Lo farebbero con chiunque altra al posto mio.

  • Anche Siegfrid? – sul volto di Maya si formò un sorriso impertinente – anche lui ti è vicino solo in virtù della tua posizione?

  • Che cosa vuoi dire? - Hilda la guardò sorpresa.

  • E’ evidente che è innamorato di te ed è evidente che tu gli hai fatto credere di ricambiare i suoi sentimenti.

  • Ti sbagli. Lui è devoto a me in quanto celebrante di Odino ed io sono grata a lui per il supporto indispensabile che mi ha fornito in tutti questi anni.

  • Ci credi veramente a quello che dici? – Maya la guardò dubbiosa

  • Io … - Hilda cominciò a domandarsi se veramente la sua capacità di giudicare le persone fosse così inconsistente.

  • E’ incredibile – Maya la guardò quasi infastidita – la tua capacità di giudizio è veramente assurda. Neanche ti sei accorta dell’amore di Siegfrid e non hai minimamente pensato alle conseguenze delle tue azioni e del tuo comportamento con Camus!

  • Che cosa vuoi dire?

  • Non hai pensato a Siegfrid e non hai pensato a Camus. Che cosa dovrebbe fare il cavaliere di Aquarius secondo te per portare avanti questo vostro amore?

  • Io … - Hilda guardò ancora una volta fuori dalla finestra – forse tu hai ragione. Sono stata superficiale e incapace di comprendere i moti dell’anima delle persone che mi circondano. Ma credimi quando ti dico che non si può governare il cuore con la mente. Si ama e basta, senza pensare al futuro o al passato. E in ogni caso non sono io che ho scelto di essere celebrante di Odino, è stato il Fato che ha deciso.

  • Il Destino può essere cambiato … deve essere cambiato! Io lo cambierò, uccidendoti!



Maya, piena di rabbia, si scagliò verso Hilda con il pugnale stretto in mano, ma prima che la lama sprofondasse nella carne, si bloccò addosso ad un muro di bronzo, emettendo un suono stridulo. La ragazza alzò gli occhi e incontrò lo sguardo dell’unica persona che non avrebbe mai voluto vedere lì.

  • Per fortuna che il Grande Mu sa il fatto suo! –Edgar si massaggiò la parte dell’armatura che copriva il suo petto – altrimenti chissà in che mondo sarei finito.

  • Che cosa fai tu qui?



Maya abbassò il pugnale, ma prima che Edgar potesse toccarla, con un balzo si allontanò da lui e da Hilda. L’ometto le sorrise:

  • Che stai combinando Maya?

  • Non sono affari tuoi!

  • Non siamo amici io e te? – Edgar mosse un passo verso di lei.

  • Mai pensato che lo fossimo – lei indietreggiò.

  • Io sono tuo amico … sento di esserlo – l’ometto fece un altro passo.

  • Ti sbagli … io non sono tua amica! E tu non lo sei per me. Sei niente per me.

  • Va bene – Edgar sembrò deluso da quella risposta – ma sono comunque amico di Camus, lui mi considera suo amico e gli farei un torto se non utilizzassi tutte le mie forze per proteggere la donna che lui ama.

  • Camus! Pensi veramente che lui ti consideri suo amico? Sei un ingenuo Edgar – Maya cominciò a sorridere in maniera crudele – come può considerare amico un uomo ridicolo, goffo e brutto?

  • E’ così che tu mi vedi? – Gli occhi di Edgar le si puntarono addosso.

  • Io … cosa c’entra? Tu sei così … non è quello che dici sempre?

  • Si, è vero … io dico di essere goffo, brutto e ridicolo perché è così che mi sento … ma … - Edgar sorrise – Camus … Milo … e Aiolia … non mi vedono così … me lo hanno detto e dimostrato … e anche se mi vedessero così a loro non interessa … dicono che ho un cuore grande e che sono coraggioso … e sai … in effetti … si … mi sento coraggioso … e sento di volere loro bene e perciò non consentirò a nessuno di farli soffrire.

  • E allora sei un mio nemico! – Maya lo guardò con disprezzo – perché la donna che hai deciso di proteggere è una mia nemica.

  • Io non sono tuo nemico, Maya. Sono amico di Camus, ma non per questo sento di essere tuo nemico – Edgar sorrise – tu mi piaci Maya … e io non voglio essere nemico di una persona che mi piace. Io non ti piaccio? Non ti sono almeno un po’ simpatico?

Maya lo osservò, la mente persa dietro le ultime parole che quell’ometto ridicolo aveva pronunciato. Se all’inizio del loro viaggio lo aveva trovato insulso e privo di attrattiva, nel corso dei giorni passati insieme, aveva imparato a conoscerlo e anche lei, come del resto i tre cavalieri d’oro suoi amici, si era sciolta nel suo immenso cuore.

Come poteva dirgli che non lo riteneva suo amico, quando lui invece si sentiva tale? Non voleva ferire il suo cuore, ma non poteva neanche deludere sua madre. Scosse la testa furiosamente perché lei non voleva trovarsi in quel vortice di indecisione.

Perché non riusciva a vedere il futuro di Edgar? Perché anche nelle visioni di sua sorella non riusciva fino in fondo a comprendere cosa sarebbe potuto accadere a quel tizio strano? L’indecisione su cosa fare e come rispondere le fu fatale, perché mentre lei rimuginava su quelle parole, alle sue spalle Shaina entrò senza farsi sentire e con il primo calcio secco la disarmò, mentre con il secondo la fece cadere ai piedi di Edgar. La sacerdotessa guerriero era pronta a scagliare l’ennesimo colpo, quando Edgar le si parò davanti:

  • Ferma!

  • Togliti – Shaina tolse il piede, ma non abbassò la guardia – è da un po’ che osservo il suo comportamento e so che non ha buone intenzioni.

  • Non farà del male a nessuno – l’ometto si voltò verso Hilda – vi prego, Lady Hilda, ne sono sicuro.

  • Edgar spostati! – Shaina tentò di spostarlo di peso, ma quello per tutta risposta si inginocchiò e con il suo corpo nascose Maya alla furia della donna – ti ho detto di spostarti! Non voglio farti del male, perciò spostati!

  • No! – l’ometto tirò su con il naso – Maya non è cattiva, ha solo bisogno di comprensione e tu con il tuo comportamento la irrigidisci e la spaventi! Lady Hilda vi prego.

  • Io …

Hilda abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello dell’ometto. Avrebbe voluto credergli, ma dubitava che nel cuore di Maya, come in quello della madre, potesse esserci un sentimento buono.

Il suo gesto venne interpretato da Shaina come un invito a procedere e così, seppur a malincuore si ritrovò a lanciare uno dei suoi colpi verso Edgar e Maya. L’omino fece da scudo alla ragazza, assorbendo il colpo devastante del cavaliere di Ofiuco e così i due si ritrovarono ad essere lanciati addosso al muro.

Nell’istante esatto in cui Edgar sbattè violentemente addosso alla parete, Milo, Camus, Siegfried e Mime entrarono nella sala. I cavalieri di Asgard, dopo aver dato una rapida occhiata all’ambiente corsero verso la celebrante di Odino, pronti a difenderla da ogni pericolo. Camus rimase immobile, lo sguardo prima su Hilda per sincerarsi che lei stesse bene e poi su Edgar e Maya, svenuti e riversi sul pavimento.

Milo, invece, dopo aver osservato Shaina e compreso quanto accaduto, si inginocchiò sui due malcapitati per sincerarsi che non si fossero fatti troppo male. Poggiando la mano sulla nuca dell’ometto, la sentì bagnarsi e quando la sollevò la ritrovò ricoperta di sangue. Una rabbia ceca lo attraversò. Si alzò così velocemente che fece sussultare Shaina, mettere in posizione di attacco i due cavalieri delle terre del Nord e far irrigidire ancora di più Camus. La sua furia si riversò sulla giovane guerriera:

  • Ma che ti è saltato in mente? Edgar è un nostro alleato e tu lo hai quasi ucciso con quel tuo dannato colpo!

  • Dovevo proteggere la regina di Asgard.

  • Vuoi dire che Edgar ha cercato di uccidere Hi … Lady Hilda? – Camus si voltò ad osservarla, cercando di mantenere un tono distaccato, anche se i suoi muscoli fremevano.

  • No. Ma lui si ostinava a coprire Maya e io non potuto fare diversamente.

  • Tu non hai potuto fare diversamente? – Milo mise sul bel volto un sorriso di scherno.

  • Si – Shaina si adirò – io non ho potuto fare diversamente!

  • Edgar mi ha salvato da Maya – Hilda si schiarì la voce, incapace di distogliere lo sguardo dagli occhi di Camus – ma poi ha impedito a Shaina di intervenire, sostenendo che Maya non voleva veramente uccidermi …

  • Edgar ha ragione – nella stanza entrò Mya che vedendo la sorella svenuta ebbe quasi un mancamento.

  • E’ solo svenuta, non si è fatta nulla di grave – Camus la sostenne, impedendole di cadere a terra. Il gesto non sfuggì a Hilda – Edgar l’ha protetta.

  • La guerriera di Athena ha reso un grande servigio ad Asgard e noi le siamo grati – Siegfrid cercò di mantenere un tono solenne e una postura rigida, anche se dagli sguardi che aveva visto scambiarsi tra Hilda, il cavaliere di Aqaurius e Mya, si era reso conto che qualcosa fra di loro era successo. Non sapeva cosa, ma intuiva che qualunque cosa fosse non gli sarebbe piaciuto scoprirlo.

  • A me non interessa se quello che vi ha offerto è un servigio grande – Milo si inginocchiò nuovamente su Edgar e con un gesto per lui inusuale, gli sistemò la testa in modo da metterlo più comodo – io trovo solo che abbia esagerato.

  • Ho solo fatto quello che ritenevo più opportuno per difendere Lady Hilda.

  • Edgar non poteva essere per te un pericolo – le parole di Camus ferirono Lady Hilda – tanto più che era convinto di poter fermare Maya.

  • Avanti Camus! Hai voglia di scherzare? – Shaina si accalorò, sapeva che Milo era un incosciente privo di obiettività, ma del cavaliere di Aquarius non aveva mai avuto modo di dubitare – veramente pensi che Edgar avrebbe potuto risolvere la situazione?

  • Mi sembra che lo stesse già facendo – Camus alzò un sopracciglio e poi, evitando di guardare Hilda, volse il suo sguardo sul corpo esanime di Edgar e un moto di rabbia lo attraversò – non dubito della sua capacità di giudizio e delle sue doti.

  • Avreste dunque rischiato la vita di Hilda per la vostra fede in questo ometto? – le parole di Siegfried, così dirette e schiette, divennero degli stiletti nel cuore di Hilda.

  • Edgar è un cavaliere di Athena – Milo rispose con rabbia al cavaliere di Asgard e poi volse nuovamente il suo sguardo furente verso Shaina – e tu più di chiunque altro dovresti sapere cosa questo significa.

  • Il vostro giudizio è annebbiato dal vostro affetto per questo omino ridicolo e privo di virtù!

  • Ora basta! – Milo perse definitivamente la pazienza – ne risponderai a me dei tuoi gesti esagerati e delle tue parole sconsiderate.

  • Io sono pronta – Shaina, come se non aspettasse altro, si mise in posizione di attacco

  • Non qui. Non voglio che qualcuno dei presenti si sentisse in dovere di intervenire – Milo sorrise crudelmente e sulla schiena di Shaina un brivido si affacciò – Camus ti affido il nostro prode cavaliere. E tu, seguimi.

Milo non attese nessuna replica dai presenti e uscendo dalla sala si incamminò nel corridoio, seguito da Shaina.

Camus provò un po’ di pietà per il cavaliere di Ofiuco: perfino lui avrebbe avuto timore a scontrarsi con il cavaliere di Scorpio in quel momento. Mya lasciò il braccio del cavaliere di Aquarius e si avvicinò ai due essere ancora svenuti, ma prima che potesse sincerarsi delle condizioni di sua sorella, Hagen, giunto anch’egli nella sala, si inginocchiò e dopo averle sentito il polso ed essersi scambiato un gesto di intesa con Mime, la prese in braccio ed uscì, seguito dall’altro. Camus fece la domanda per Mya:

  • Che cosa le accadrà?

  • Verrà processata per aver attentato alla vita della celebrante di Odino – Siegfrid nel parlare pose un braccio sulla spalla di Hilda, come a sottolineare il confine di Asgard e della sua regina – e se sarà giudicata colpevole le verrà sottratta la vita.

  • No … vi prego … - Mya cominciò a piangere e non riuscendo a gestire il peso di quella situazione si appoggiò ancora una volta al petto del cavaliere di Athena – mia sorella non è cattiva …si sente solo in colpa verso mia madre … vi prego.

  • Mi dispiace, ma questa è la legge di Asgard.

Hilda pronunciò quelle parole con distacco. Vedere quella ragazzina perdersi ancora una volta tra le braccia dell’uomo che fino a pochi giorni prima aveva stretto lei la innervosì. Si sentì ridicola a provare quel sentimento di gelosia, così poco adeguato in quel momento, ma quel gesto, unito alla scelta di Camus di difendere comunque Edgar, la resero fragile.

Sentendo di non riuscire a gestire la situazione decise di uscire dalla sala, non prima però di aver chiesto a Siegfrid di procurare una stanza per il cavaliere svenuto e un medico per sincerarsi delle sue condizioni e non prima di aver lanciato uno sguardo carico di emozioni contrastanti verso il cavaliere di Aquarius. L’uomo però sembrò non cogliere le domande implicite contenute in quegli occhi smarriti, perché invece di regalarle delle risposte, distolse il suo bellissimo sguardo verso l’ometto buffo.



  
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