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Autore: DadaOttantotto    05/07/2017    1 recensioni
Quel ragazzino lo fissa terrorizzato, incapace di muovere un solo muscolo. Bobby sente il bisogno di dirgli che andrà tutto bene, che adesso è al sicuro.
[Brotp!Bobby/Jack; Linguaggio colorito]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A little longer
 
  |I should've stayed around longer and

held your little hand, huh, sweetheart?|


1986.

Il nuovo arrivato ha grandi occhi e capelli arruffati. La giacca è tutta bagnata, e Bobby si chiede quanto tempo sia rimasto sotto la neve prima di decidersi ad entrare. Di lui sa solo che non ha avuto una vita facile - come tutti loro del resto - e che le sue mani sono molto veloci. Mamma Eve ha detto che è stato trovato a rubare del cibo dal negozio di Ennis in fondo alla strada. Di nuovo.
Quel ragazzino lo fissa terrorizzato, incapace di muovere un solo muscolo. Bobby sente il bisogno di dirgli che andrà tutto bene, che adesso è al sicuro.
Con Angel è stato diverso. Lui si è ambientato subito senza problemi, prendendo possesso della camera come se fosse sempre stata sua. C'è stato un abbraccio, questo lo ricorda bene, poi è stato tutto naturale.
Jack, invece, ha l'aria di uno che di mani ne ha conosciute, ma nessuna gli è mai stata amica. Lo capisce dal modo in cui lo osserva, studiando ogni suo movimento, quasi avesse paura di trovarselo addosso da un momento all'altro. Non sa cosa vuol dire avere qualcuno che gli voglia bene incondizionatamente. Loro possono dargli l'amore che cerca. Evelyn lo ha accolto in casa e si prenderà cura di lui. Avrà una famiglia che lo sosterrà. Con lui e i suoi fratelli ha funzionato.
"Jeremiah, puoi mostrare a Jack la sua stanza?" chiede la madre.
Jerry si stampa un sorriso in faccia e compie qualche passo in avanti, in attesa, ma il più piccolo non da segno di volerlo seguire, mantenendo lo sguardo stabile su Bobby. Sta tremando dal freddo, ancora coperto da quella giacca fradicia, ma i suoi occhi non si spostano di un millimetro. A Bobby questo non piace, lo fa sentire vulnerabile, indifeso. È come se gli stesse guardando dentro, e per qualche strana ragione avesse deciso che può fidarsi di lui.
"Ci penso io, ma'" dice, incamminandosi per le scale.
Sorride notando che Jack lo sta seguendo, pur sempre mantenendosi a qualche scalino di distanza da lui.
Non sa per quale motivo quel ragazzino abbia scelto proprio lui, forse quello meno affidabile dei tre, ma si sorprende nello scoprire che non gli importa. Jack fa parte della sua vita adesso, è suo fratello. E non c'è niente al mondo di più importante della famiglia, per Bobby.
Due ore dopo, a cena, Jack stringe la mano di Bobby per la preghiera, aggrappandosi a lui come se fosse la sua ancora di salvezza.


1991.

Bobby esce di casa e subito il piede gli sprofonda nella neve. Toccava a Angel occuparsi di spazzarla via dal prato davanti a casa, ma quel cretino è talmente impegnato a scoparsi la sua nuova ragazza da non pensare ad altro. Ora ha la scarpa bagnata e se la dovrà portare dietro tutto il giorno.
Ha deciso di partire presto, appena sorto il sole. Un po' per recuperare tempo, un po' perché sa che non riuscirebbe a partire se dovesse salutare tutti un'altra volta. Evelyn gli ha dato un bacio sulla guancia, cercando di nascondere gli occhi lucidi; Angel e Jerry lo hanno abbracciato augurandogli buona fortuna. Ma è stato Jack a fargli più male, con il suo sguardo perso e offuscato da lacrime a stento trattenute. Si è sentito come se in qualche modo lo stesse tradendo, come se stesse infrangendo una tacita promessa fatta al fratello. Un'altra scena del genere e Bobby, ne è sicuro, disfarebbe i bagagli e mandarebbe a 'fanculo tutto il suo piano.
C'è un tizio a Pontiac, un amico di mamma, che è disposto a dargli un lavoro. Non ne capisce molto di motori, ma è sempre stato uno che impara in fretta, non sarà difficile. E nel frattempo potrà continuare a giocare a hockey e cercare di entrare nella Lega. Quello lo sa fare, pattinare sul ghiaccio e pestare la gente.
A dire il vero, gli basta andarsene. Ne ha abbastanza di occhiate storte, commenti acidi e sorrisi falsi. Per tutti sarà sempre un Mercer; e i Mercer, si sa, sono delinquenti incalliti. Non basta andare a messa tutte le domeniche, dare una mano alla mensa dei poveri o in tutti quei lavori socialmente utili in cui Evelyn è riuscita a infilarli. Detroit, che in quanto a criminalità meriterebbe la medaglia d'onore, ha paura di quattro ragazzi che, nonostante tutto, tanto marci non sono.
"Bobby!"
Si ferma e si volta lentamente, prendendo un bel respiro. Preparandosi all'inevitabile. Sapeva che non sarebbe finita lì, in casa, non con Jack. E forse dovrebbe continuare a camminare, perché non si sente pronto ad affrontare nuovamente quegli occhi grandi e colmi di dolore.
"Torna dentro, Jackie."
"Te ne vai davvero?"
"Sì."
Vorrebbe dirgli che non sarà per sempre, che esistono i telefoni e rimarranno comunque in contatto.
Che è suo fratello e per lui ci sarà quando avrà bisogno.
Ma per Bobby è sempre stato più facile usare i pugni che le parole e anche questa volta non riesce a tirarle fuori.
Jack lo guarda spaesato, i capelli arruffati e sulla guancia ancora il segno del cuscino. Sembra stia per piangere da un momento all'altro, e Bobby spera vivamente che non lo faccia, altrimenti il pullman per Pontiac partirebbe senza di lui.
"Torna in casa" ripete con voce un po' meno ferma.
"Volevo solo dirti che mi mancherai" mormora il più piccolo, creando con il piede un piccolo solco nella neve fresca. "Insomma, qui, senza di te, non sarà la stessa cosa."
"Puoi venire a trovarmi, ogni tanto."
Bobby capisce che è quella la cosa giusta da dire quando lo sguardo del fratello si illumina e le mani smettono per un attimo di torturare la maglietta di cotone - cazzo, vestito così quell'idiota si prenderà una bronchite e Evelyn verrà fino a Pontiac per rimproverarlo.
"Posso? Davvero?"
"Certo, se mamma ti da il permesso."
E Jack sceglie quel momento per coprire la distanza tra di loro e abbracciarlo, stringendo un po', molto più di quanto non abbia fatto la sera prima.
"Buona fortuna, Bobby."
Lascia cadere il borsone a terra e permette alle braccia di scivolare intorno alla figura esile del fratello, cercando di mettere in quel contatto tutto ciò che non è riuscito a dire a parole.
Mi mancherai anche tu.
Sarai sempre il mio fratellino.
Ti voglio bene.
Qualche ora più tardi, sul bus che lo porta verso la sua nuova vita, Bobby ripensa a quegli occhioni tristi che lo hanno seguito fino alla fine, fino a quando hanno potuto. E si ritrova a sperare che Detroit sia un po' meno cattiva con Jack di quanto è stata con lui.

2005.

Jack è morto da quasi due mesi, ma per Bobby non sembra passata neanche una settimana.
C'è un cumulo di neve sulla sua tomba, nonostante i fratelli facciano a turno per andare a spalarla via, e i fiori muoiono nel giro di pochi giorni. È una cosa normale, lo sa bene, ma questo non lo trattiene dal fare un salto al cimitero più spesso di quanto non facciano Jerry e Angel e cercare di mettere un po' in ordine. Gli fa pensare che si stia prendendo cura di Jack, anche se con anni di ritardo.
Non sarebbe dovuto tornare. Detroit gli ha portato via una madre, la sua stupidità ha ammazzato suo fratello.
Daniela gli stringe la mano, richiedendo la sua attenzione. Lo sguardo di Bobby si abbassa sulla nipote, infagottata in un piumino rosa e una sciarpa bianca che le copre quasi metà viso, smorzandone la voce.
"Papà dice che zio Jack è andato in cielo per tenere compagnia a nonna Eve."
Le lacrime spingono per uscire, gli offuscano la vista per qualche secondo. Quella frase, pronunciata con la semplicità e l'innocenza che solo un bambino può avere, è come una coltellata al cuore - un'altra, l'ennesima - che alimenta il suo senso di colpa come benzina sul fuoco.
"Sì, certo, è così" replica Bobby passandosi la mano libera sul volto.
Lui a queste stronzate non ci ha mai creduto, nonostante le domeniche passate in chiesa sotto costrizione di Evelyn. Quando uno muore se ne va e basta, non è da nessuna parte se non chiuso in una bara sotto due metri di terra. Per Jerry, invece, è sempre stato diverso. Jeremiah era quello buono, quello caritatevole, il Mercer dal cuore d'oro. Lui, in chiesa, ci andava quasi volentieri. Non lo biasima per aver raccontato quella balla alle bambine, lui in fondo avrebbe fatto lo stesso.
"Cosa stanno facendo secondo te, zio?" gli chiede la piccola.
"Beh, Jackie starà suonando la chitarra e la nonna starà cercando di farlo smettere."
Daniela ride, e persino Bobby si concede un sorriso. È bello - più facile - pensarla così, immaginarli a ripetere scene che il più vecchio dei fratelli Mercer ha visto per quasi cinque anni. Evelyn che minaccia Jack con un mestolo, intimandogli di smettere di fare 'un baccano che nemmeno il diavolo riuscirebbe a sopportare'; il ghigno storto di quel ragazzino dagli occhi grandi e mani veloci che correvano sulle corde della chitarra un'ultima volta, sotto lo sguardo severo di mamma, solo per farla innervosire un po' di più. Lo divertiva da matti disobbedirle, per poi ricevere quel buffetto sulla guancia che lei riservava a tutti i suoi figli quando facevano ciò che chiedeva loro. Era anche questo, Cracker Jack.
Bobby stringe la mano guantata della nipote mentre la guida verso l'uscita del cimitero, attraverso tombe di gente perlopiù sconosciuta. La neve ancora ghiacciata scricchiola sotto le loro scarpe.
"Zio?"
"Mmh?"
La bambina si sistema meglio la sciarpa davanti alla bocca e per poco Bobby non si perde ciò che sta per dire.
"Sono felice che tu sia qui."
Bobby lascia che quelle parole gli entrino nella mente, gli riempiano i polmoni, gli scaldino il cuore. Solo adesso, per la prima volta dopo tanto tempo, smette di sentirsi un estraneo in una città che non gli appartiene. Solo adesso si sente di nuovo a casa. Ed è una sensazione bellissima.
"Anch'io, piccola" le risponde, asciugandosi velocemente una lacrima che minaccia di bagnargli la guancia e rovinargli la reputazione. "Lo sono anch'io."
   
 
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