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Autore: Echocide    06/07/2017    3 recensioni
Laki Maika'i è il modo in cui ad Alola augurano 'Buona Fortuna' e sono due parole che Adrien, Marinette e Nino si sentono dire quando iniziano il loro giro delle isole.
Adrien è un ragazzo misterioso, che sembra fuggire da qualcosa.
Marinette è una giovane di Kalos, trasferitasi assieme ai genitori.
Nino è il protetto del Kahuna Fu, deciso a dimostrare il suo valore.
Tre ragazzi.
Tre destini che si uniscono in una regione piena di misteri.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 3.729 (Fidipù)
Note: Alola! Nuovamente a Mele Mele con i nostri tre baldi allenatori di Pokémon e...finalmente! Finalmente s'inizio il tanto citato giro delle isole e, ovviamente, da dove si poteva iniziare se non dall'isola dove i nostri tre protagonisti vivono? E quindi ecco che, zaino in spalla e berretto in testa come ogni buon allenatore, Adrien, Marinette e Nino partono per la loro avventura. In questo capitolo, poi, faremo la conoscenza - a modo - del team 'malvagio', ovvero il Team Skull.
Vi ricordo che domani verrà aggiornata Miraculous Heroes 3 con il secondo appuntamento settimanale, mentre sabato sarà il turno di Scene.
Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!


Marinette si sistemò la felpa rosa e bianca, strattonandola un po’ verso il basso perché la considerava troppo corta per i suoi gusti; i jeans corti e sfilacciati erano perfetti e ugualmente le scarpe di una tinta rosata molto simile a quella della casacca: un look da perfetta allenatrice, le aveva detto la commessa, mentre le passava i vestiti e la sospingeva verso il camerino.
La ragazza inclinò il capo, studiandosi allo specchio e, dopo un enorme sospiro, tirò la tenda che la divideva dal resto del negozio: Nino stava controllando alcuni cappelli e sembrava un vero allenatore di Alola con il cappello, i pantaloni tagliati sotto il ginocchio e la maglia a maniche corte.
Tutto rigorosamente nei toni del blu e del rosso.
«Sembri un’allenatrice!» esclamò la voce allegra di Adrien, prima che qualcosa le fosse infilato in testa: Marinette riaprì gli occhi, che aveva chiuso poco prima dell’assalto, notando che il biondo le aveva messo in testa un cappello, di cui in quel momento vedeva solo la visiera.
Spostò lo sguardo sul biondo e le parole le morirono in gola, come ogni volta: Adrien era perfetto. Lo era sempre, ma quel giorno era ancora più perfetto del solito; indossava abiti semplici in verità: un paio di jeans, una maglia nera e una camicia a mezze maniche bianche, i capelli biondi erano nascosti da una berretta nera, mentre l’onnipresente zaino era già sistemato sulle spalle.
Era semplice e perfetto.
«Sapevo che avresti scelto quella rosa» continuò il biondo, facendo un cenno a Nino che li raggiunse subito: «Quindi abbiamo pensato di prenderti questo.»
Marinette si tolse il berretto dalla testa: la visiera e il retro erano bianchi, mentre la parte frontale aveva una tonalità rosa, molto simile alla felpa che indossava, e su di questa risaltava il logo bianco stilizzato di una pokéball: «Non si è un vero allenatore senza un berretto» dichiarò Nino, avvicinandosi e prendendoli entrambi per le spalle: «Non ci credo! Stiamo per iniziare il nostro giro delle isole!»
Il Rotomdex di Marinette scivolò fuori dalla borsa-marsupio – così l’aveva additata Adrien, quando aveva visto la borsa che la ragazza aveva appeso in vita – e si pose davanti a loro: «Foto! Rotototo!» dichiarò, mentre i ragazzi si mettevano in posa con Marinette al centro; Rotomdex scattò alcune foto e poi mostrò il proprio schermo ai tre, prima di tornarsene nella sacca della ragazza.
«Siamo venuti benissimo.»
«Io sono venuto benissimo» sentenziò Adrien, ridacchiando: «Se mi va male come allenatore, potrei fare il modello.»
«Sentilo come si pavoneggia!» dichiarò Nino, dandogli un leggero scappellotto sulla nuca e ridendo: «Beh, abbiamo finito qui?»
«Vado a pagare e sono pronta» gli rispose Marinette, sistemandosi meglio il cappellino che i due ragazzi gli avevano regalato, correndo poi verso la cassa mentre Nino e Adrien si avvicinavano alla porta: «Dove andiamo adesso?» domandò, dopo averli raggiunti e uscendo con loro dal negozio.
«Dobbiamo prendere altro? Come siamo messi a pokéball, pozioni e quant’altro?»
«Io dovrei avere un po’ di pokéball e poi ho ancora tutto quello che ho preso da Theo» dichiarò Adrien, indicando con un cenno del capo lo zaino: «Marinette?»
«A-anche io.»
«Possiamo partire?»
«Facciamo prima un salto al negozio di malasade?»
«Adrien…»
«Ehi! Chissà quando potrò mangiarle di nuovo!»
«Come faremo a dormire? Non ci servono tende e sacchi a pelo?» domandò Marinette, ricordandosi che il luogo dove si svolge la prova non era esattamente vicino.
«Beh, vicino alla Grotta c’è un motel e poi i Centri pokémon forniscono un servizio di pernottamento per gli allenatori» le spiegò Adrien, sorridendole: «Non penso che avremo bisogno di tende e sacchi a pelo. Almeno non qui a Mele Mele.»
«Qui-quindi viaggeremo sempre assieme?»
«Non ci vuoi?»
«N-no! Il contrario» mormorò la ragazza, scuotendo vigorosamente il capo: «Sono contenta di non essere sola. Di solito, il viaggio di formazione come allenatori si svolge in solitaria; almeno nella mia regione è così…»
«Non ad Alola» Nino le sorrise, prendendola per le spalle e stringendola a sé: «Di solito qui si tende a far fare il viaggio a più allenatori insieme, questo perché così riescono a costruire dei solidi legami: anche Plagg, quando fece il suo giro delle isole, non era solo ma c’erano altri due allenatori, che si chiamavano Tikki e Wayzz.»
«Quindi, Marinette, non ti libererai di noi» aggiunse Adrien, affiancandoli e facendo l’occhiolino alla ragazza: «E adesso malasada!»
«Speravo te ne fossi dimenticato, bro.»
«Non dimentico mai una malasada.»
«Adrien» Nino lasciò andare Marinette, incrociando le braccia e fissando l’amico da dietro le lenti degli occhiali: «Voglio togliermi una curiosità: non è che tu vuoi partecipare il giro delle isole per fare un malasada tour?»
«Sono veramente così trasparente?»
«Lo sapevo.»
Adrien ridacchiò, dirigendosi verso l’uscita del centro commerciale e notando un piccolo capannello di persone, che sembrava decisa a non mettere piede fuori dall’edificio: «C’è qualche problema?» domandò Adrien, avvicinandosi a un distinto signore con una camicia dalle tinte accese e la classica fantasia aloliana.
Sarebbe stato un vero rivale per il Kahuna Fu.
«Il Team Skull» decretò l’uomo, scuotendo la testa: «Qualcuno è andato ad avvisare il Capitano Nathaniel, ma sembra sia andato fuori Hau’oli.»
«Sono dei tipacci davvero poco raccomandabili» sentenziò un’anziana, stringendosi al proprio Machamp: «Ti costringono a combattere e cercano pure di rubarti i pokémon.»
Marinette si avvicinò, cercando di capire qualcosa del discorso che stavano facendo: anche a Kalos, per molto tempo, c’era stato un team che spadroneggiava ma, da quanto aveva scoperto, era stato fermato da un giovane allenatore; lei ricordava ben poco, in vero, essendo stata troppo piccola all’epoca, ma in casa ancora adesso i suoi ne parlavano, ringraziando quel giovane sconosciuto che aveva salvato tutti loro.
Forse era stato proprio per questo che aveva deciso, una volta raggiunta l’età giusta, di voler fare l’allenatrice: quel ragazzo con i suoi pokémon aveva fatto qualcosa d’incredibile e, ingenuamente, lei sperava che un giorno…
Chissà.
Magari anche lei avrebbe fatto la differenza.
Scivolò fra le persone, cercando di andare a vedere questo famigerato Team Skull, ma una presa ferrea le circondò il polso: sorpresa si voltò indietro, osservando chi l’aveva fermata e trovando lo sguardo di Adrien che sembrava attraversarla: «Abbiamo da fare noi» dichiarò il biondo, tirandola lievemente e dirigendosi nella direzione opposta a quella in cui tutti stavano guardando, mentre Nino li seguiva in silenzio.
«Ma…»
«Non è una cosa di cui possiamo occuparci noi, Marinette» continuò Adrien, tirandola mentre lei si opponeva leggermente: Marinette si voltò indietro, osservando Nino negli occhi e guardandolo mentre scuoteva la testa; la ragazza abbassò il capo e si lasciò guidare, oltre il centro pokémon vicino e, solo quando notò l’asfalto cedere il posto alla terra brulla, rialzò il capo, osservandosi attorno: erano da poco usciti da Hau’oli, voltandosi poteva vedere ancora le ultime case, eppure la natura aveva già dominato la scena.
La strada era stretta fra due mura di pietra e una lieve salita era davanti a loro, il tutto immerso nel verde onnipresente ad Alola: Marinette si fermò, osservando il cartello posto a inizio della strada e lesse velocemente le poche parole che erano state scritte.
Dove l’erba cresce rigogliosa…
In effetti, era vero e poteva notare le zolle di erba alta e verde, che si muoveva nella brezza leggera: «Pe-perché non potevamo aiutare?» domandò, voltandosi verso Adrien che, adesso, non la stava più tirando nonostante lei si fosse fermata: «Potevamo…»
«Potevamo metterci nei guai. E’ quello che sarebbe successo: per quanto il Team Skull è per lo più un gruppo di teppisti...»
«Abbiamo i nostri pokémon» lo interruppe Marinette, sfidando lo sguardo verde con il proprio e sentendo l’agitazione montare dentro di lei: la rabbia, mista al solito imbarazzo, le rendeva difficoltoso pensare e ragionare.
«Che non sono ancora stati allenati e le avrebbero prese sicuramente…» Il biondo sospirò, lasciandole il polso: «Saremmo stati solo un peso, fidati. E poi ci sono i poliziotti a Hau’oli e il Kahuna sarebbe sicuramente arrivato, anzi conoscendo Fu avrà già messo tutto in ordine.»
Marinette annuì, superandolo e lanciando una delle pokéball, facendo uscire Rolle: «Penso sia il modo di dirti che non ti vuole vicino, adesso» dichiarò Nino, poggiando il gomito contro la spalla di Adrien e osservando la ragazza che si guardava intorno, studiando la zona.
«L’ho delusa.»
«Beh, potevamo…»
«Sarebbe stato troppo pericoloso» borbottò Adrien, tirando su con il naso: «Preferisco che mi tenga il muso.»
«Non lo terrà per molto, fidati.»
«E tu come lo sai?»
«Segreto.»

Marinette ignorò i due, intenti a parlare fra loro, e salì la ripida salita e osservandosi intorno: erba alta, rocce e qualche albero. Le ricordava la zona vicino la nuova casa e, se inspirava profondamente, poteva sentire l’odore salmastro del mare; alla fine si voltò verso il sentiero alla sua destra e, spinta dalla curiosità, si avventurò con Rowlet appollaiato sulla spalla: la strada era per un breve pezzo iniziale stretta fra due pareti di pietra che, sul finire, cedettero il posto a un ampio spazio aperto, ove siepi curati delimitavano quello che sembrava essere, a tutti gli effetti, un cimitero
La ragazza rimase a bocca aperta, sostando immobile all’entrata, finché il rumore di passi pesanti non la fece sobbalzare e voltarsi verso un Machamp che, tenendo una donna fra le braccia, si avvicinò a una delle tombe vicino a lei: «Tesoro…» mormorò la donna, sorridendo dolcemente alla lapide: «Oggi ti ho portato dei fiori.»
Il Machamp si chinò, permettendo alla donna di scendere e posare il piccolo mazzetto sulla tomba: «Sono meravigliosi, non trovi?» domandò, mentre il pokémon urlò qualcosa nella sua lingua, sconosciuta agli uomini: «Abbassa la voce, da bravo. Questo è un luogo di riposo.» Il pokémon gridò nuovamente qualcosa e l’umana posò una mano su una delle sue braccia, carezzandolo lievemente: «Su, su. Non c’è bisogno di piangere. Possiamo venire a trovarlo quando vogliamo, no? Finché lo ricorderemo, sarà sempre con noi.»
La donna si voltò, sorridendole dolcemente: «Oh, cara. Scusa per tutto il chiasso» mormorò, facendo con le mani il gesto abituale di Alola per salutare: «Questa è la tomba di mio marito e questo Machamp era il suo pokémon» la donna si voltò verso la lapide, serena nel suo dolore: «Se lo portò via un incidente stradale e riuscì a salvare Machamp, richiamandolo nella pokéball giusto in tempo, ma non poté proteggere se stesso, purtroppo» si fermò, sospirando pesantemente: «Sai, da allora Machamp non ha più voluto saperne di tornare nella sua sfera. L’ha buttata via chissà dove.»
«Mi dispiace tantissimo» mormorò Marinette, voltandosi verso la lapide e scuotendo il capo: «Io…»
«Non fu facile affrontare la perdita: non riuscivo a perdonare l’altro guidatore, ma poi incontrai lui e la sua giovane moglie e capii quanto inutile fosse il mio odio» la donna si fermò, scuotendo la testa: «Perdonami. Non volevo rattristarti con le mie chiacchiere. Ad ogni modo, grazie per essere rimasta ad ascoltare una vecchia signora come me» mormorò, spostando lo sguardo su Rowlet: «Immagino che vai di fretta, eh? Sei una degli allenatori che fa il giro delle isole?»
«Sì»
«Spero che il sole e la luna veglino sul tuo viaggio. E anche su di te, piccolo pokémon.»
Marinette annuì, osservando il Machamp chinarsi e prendere in braccio la donna, prima di abbandonare quel luogo di morte ed eterno riposo: la ragazza rimase immobile sul posto, facendo vagare lo sguardo e notando qualcosa di arancio nascosto dietro una lapide; si avvicinò, cercando di essere il più possibile silenziosa e si chinò, osservando un Growlithe, disteso dietro la pietra funebre, e con una zampa ferita.
Marinette si chinò, sorridendo al pokémon, che aveva alzato la testa e la fissava guardinga: «Signorina, è meglio che non si avvicini a quel Growlithe» le disse un uomo, passandole accanto con un mazzo di fiori in mano: «Si nasconde sempre qua per dormire ed è aggressivo.»
La ragazza annuì, voltandosi nuovamente verso l’animale e fissando la ferita: «Posso curartela?» domandò, voltandosi e mettendo mano alla borsa: un lieve ringhio si levò dal pokémon, ma Marinette lo ignorò e Rowlet sbatté le ali, giusto per fare capire al Growlithe che non sarebbe rimasto fermo: Marinette prese una pozione curativa e, lentamente, avvicinò la mano alla zampa del pokémon, tenendo lo sguardo in quello scuro, che la fissava di rimando. Spruzzò un po’ di pozione, sentendo il Growlithe sibilare e ritrasse la mano, rimettendo la pozione all’interno della borsa: «Spero che starai bene» dichiarò, rialzandosi e sorridendo al pokémon: «Addio.»
S’incamminò per la strada che aveva percorso all’andata, accorgendosi subito dei due ragazzi che la guardavano sorpresi e arrabbiati al tempo stesso: «Ah. I-io…»
«Stai bene» sospirò Adrien, scuotendo la testa e fissandola, con le mani sui fianchi: «Non fare il Cosmog della situazione, ok? Devo già pensare a mister ‘io fuggo quando mi pare’.»
«O-ok.»
«Ehm. Marinette? Perché quel Growlithe ti sta seguendo?» domandò Nino, indicando il pokémon che, a pochi passa dalla ragazza, tenendo lo sguardo fisso su di lei mentre la coda sferzava l’aria, agitandosi festosa: «Sembra molto interessato a te…»
Marinette sorrise, chinandosi e vedendo il pokémon avvicinarsi a testa alta, fermandosi poi a pochi passi da lei: allungò una mano e il Growlithe le leccò la punta delle dita, prima di farsi più vicino e strusciare il muso contro il palmo aperto: «Sembra che le piaci…» mormorò Adrien, sorridendo.
«L’ho semplicemente curato» mormorò la ragazza, affondando le dita nel morbido pelo del pokémon, mentre il Growlithe mugolò piacente, come risposta alle carezze: «Io non…»
«A quanto pare ti ha riconosciuto come suo allenatore» decretò Nino, tirandosi leggermente su la visiera del berretto: «Non farà problemi se gli lanci una pokéball…»
Adrien annuì, prendendo il Rotomdex e scansionando il pokémon, mentre Marinette metteva mano alla borsa e recuperava una sfera bianca e rossa, mostrando e ricevendo in cambio un abbaio festoso: «Growlithe. Pokémon cagnolino. È intelligente e fedele, ma abbaia minaccioso contro gli sconosciuti, contro chiunque invada il suo territorio e se qualcuno si avvicina al suo Allenatore» lesse ad alta voce, sorridendo: «Ti sei trovata un amico veramente interessante.»
Marinette sorrise, osservando il Growlithe essere risucchiato nella pokéball e recuperando la sfera dal terreno: «Mi sono sempre piaciuti i Growlithe, ma a Kalos era difficilissimo trovarli…»
«Benvenuta ad Alola, dove i tuoi sogni diventano realtà» dichiarò Nino, allargando le braccia e sorridendo: «Ora ce ne possiamo andare? Abbiamo perso un po’ di tempo fra l’andare al Centro commerciale e tutto, vorrei raggiungere il Centro pokémon prima di buio.»
«Ok, ok.»
«E’ molto lontano?» domandò Marinette, mentre Rowlet spiccava il volo e osservava la situazione dall’alto, con le ali ben spiegate.
«Giusto qualche oretta, dobbiamo solo andare dalla parte opposta dell’isola» decretò Nino, facendo da apripista e raggiungendo nuovamente la strada principale: «Il tutto perché qualcuno, di nome Plagg, non ha voluto accompagnarci con il furgoncino, altrimenti risolvevamo in meno tempo. Molto meno tempo.»
La ragazza annuì, seguendo i due ragazzi e rimanendo incantata da ciò che offriva la regione: quanto poteva ancora innamorarsi di quella regione e di ciò che offriva? Mele Mele, ovunque la guardasse, era natura incontaminata e lei si sentiva completamente a suo agio.
Aveva chiesto a Rotomdex di scattare parecchie foto, imparando a riconoscere la fauna locale: aveva visto alcuni Yungoos riunirsi attorno a un esemplare più grande e dalla colorazione più sbiadita, Nino l’aveva informata che quell’esemplare era un Gumshoos, l’evoluzione di Yungoos, e che si stavano accordando su quale percorso scegliere per appostarsi e trovare prede.
Aveva fatto anche la conoscenza dei Cutiefly, piccoli pokémon coleottero, dalla colorazione gialla pallida, con delle ali relativamente grandi rispetto al corpo: li aveva osservati mentre raccoglievano nettare e polline dai fiori, essendo poi informata da Rotomdex che l’abilità speciale di quei pokémon era percepire l’aura degli esseri viventi e, per questo, si avvicinano alle persone particolarmente tristi e felici.
Era rimasta incantata da tutto ciò, tanto che a un certo punto non si era accorta che i suoi due compagni di viaggio si erano fermati, andando a sbattere contro la schiena del biondo: si massaggiò lievemente il naso, spostandosi poi per vedere cosa aveva bloccato Nino e Adrien: due tipi erano fermi in mezzo alla strada: «Yo, yo, yo» esclamò uno dei due, muovendo le mani al ritmo di una musica inesistente: «Bando ai convenevoli! Noi del Team Skull neanche salutiamo, andiamo dritti al sodo!»
Marinette osservò sconvolta i due, vestiti di bianco e nero con quel classico stile da rapper – che ogni tanto aveva visto in giro a Luminopoli – e una bandana a coprirgli metà volto: «Team Skull?» domandò, vedendo Adrien assentire con la testa e lasciare andare un lungo sospiro.
«Purtroppo.»
I due si mossero all’unisono, incrociando le braccia e terminando la performance con una posa da culturisti, peccato che i due non avevano nessun muscolo da mostrare e sembravano anche abbastanza ridicoli: «Ehi, mocciosi. Poche storie! Dateci i vostri pokémon.»
«Mocciosi? Ma se abbiamo la stessa età…» dichiarò Nino, voltandosi verso Adrien e sospirando: «Facciamo una sosta all’orto di bacche, prima di raggiungere il Centro? Inizio ad avere una certa fame.»
«Ehi! Damerino! Come osi ignorarci?»
«Ci hai già fatto perdere abbastanza tempo!» dichiarò il secondo, andando in aiuto del compare: «E’ ora di lottare! Occhio allo Sk-Sk.-Skull!»
«Quello balbetta come Marinette!»
«Ehi!»
«Nino…» mormorò Adrien, serrando la mascella e fissando l’amico: sembrava teso, mentre i due membri del Team Skull tiravano fuori le pokéball e facevano uscire i loro pokémon, uno Zubat e un Yungoos; Marinette alzò la testa, facendo un cenno a Rowlet che, dall’alto, aveva la completa visuale di tutto e sorrise, quando lo vide prendere la mira e lanciare un attacco Fogliame contro i due ignari pokémon avversari, prendendoli di sorpresa e aggiudicandosi così la vittoria.
«Co-cosa?»
Marinette alzò il braccio e Rowlet, planando dolcemente, si appollaiò, strusciando il piumaggio contro il volto dell’allenatrice: «Cosa? Una sconfitta lampo?» esclamò mentre il compare, dopo aver richiamato il proprio pokémon sconfitto nella sfera, pensò bene di correre via.
«Lascia stare!» dichiarò quest’ultimo, fermandosi e voltandosi verso il compagno, rimasto fermo davanti ai tre: «Squagliamocela! Faremo finta che non sia mai successo! E poi chi li vuole i loro pokémon? Fossero almeno carini, bah!»
«Ma sentili…» sospirò Nino, osservandoli fuggire via e scuotendo la testa: «Tutto ok, bro?»
«S-sì» assentì Adrien, sorridendo e voltandosi verso la ragazza, che stava coccolando Rowlet: «Fortunatamente con noi c’è Marinette. Penso proprio che ti assumerò come guardia del corpo» decretò, facendole l’occhiolino e voltandosi verso la direzione presa dai due membri del Team Skull: «Beh, oggi volevi fare la loro conoscenza, no?»
«Pe-pensavo fossero poggio…paggio…puggio…peggio! Peggio! Avevi detto che i nostri pokémon sono deboli e le avrebbero prese.»
«Mi sono sbagliato» commentò Adrien, sorridendo appena: «O forse qualcuno ha allenato il suo Rowlet…»
«Sono solo degli idioti che si divertono a prendersela con chi è più piccolo di loro…» decretò Nino, scuotendo il capo: «Certo, è sempre meglio non averci a che fare comunque. E pensare che sono cresciuto con il loro capo.»
«Ah. Davvero?»
«Sì, è originario di Mele Mele e giocavamo sempre assieme da piccoli, poi è cambiato…» il ragazzo scosse il capo, osservando il cielo: «Che ne dite di raggiungere il Centro pokémon? Così ci riposiamo e domani affronteremo la nostra prima prova» decretò Nino, avvicinandosi a un albero di bacche e chinandosi nel mucchietto sotto di esso, cercando di vedere se ce n’era qualcuna salvabile; le bacche si mossero appena e fulmineo uno strano granchio viola balzò fuori, sfidando Nino con lo sguardo e muovendo le chele come se fosse un pugile: «Ma è…»
«Crabrawler. Pokémon Pugile» esclamò Rotomdex, balzando fuori dallo zaino di Nino: «Protegge con le chele i propri punti deboli e, al momento opportuno, contrattacca con potenti pugni. Quando perde, crolla schiumante al suolo. A furia di sferrare pugni, le chele gli si staccano, ma ricrescono sempre. La polpa al loro interno è poca, ma molto saporita.»
Nino sorrise, tirando fuori una pokéball e lanciandola: «Pichu! E’ il tuo momento!» esclamò, mentre il piccolo pokémon fuoriuscì dalla sfera e si guardò attorno, alternando lo sguardo fra Nino e il pokémon davanti a lui, massaggiandosi poi le guanciotte rosse e rilasciando andare una potente scarica elettrica, paralizzando l’avversario.
«Ma che…?»
«Penso abbia usato Tuonoshock, amico» dichiarò Nino, mentre Pichu rilasciava andare una seconda scarica con la quale mandò k.o. l’altro pokémon: «Beh, buona cattura.»
Nino assentì, lanciando la sfera e osservando il granchio viola essere risucchiato all’interno, mentre, con le mani sui fianchi, osservava il piccolo Pichu: «Tu ed io dovremmo fare un bel discorsetto, sai?» Il pokémon lo fissò, inclinando il muso e poi emettendo versi allegri, prima di correre incontro al ragazzo e gettarsi al suo collo, strusciandosi contro di lui: «Ok, ho capito, ho capito»
Nino sospirò, mettendo giù il piccolo Pichu e recuperando la pokéball della nuova aggiunta alla sua squadra: «Raggiungeremo mai il Centro?» domandò Adrien, ridacchiando e scuotendo il capo mentre il gruppo si rimetteva nuovamente in viaggio.


«Quella tipa era forte» esclamò il ragazzo, togliendosi la bandana dal volto e lasciandosi andare contro il masso: «Ci ha battuti in un secondo.»
«Se lo sa il capo…»
«Non lo saprà.»
«E quanto mi pagherete per non dirglielo?» domandò una voce divertita, mentre un giovane completamente vestito di nero apparve dall’ombra: i due si misero subito sull’attenti, abbassando lo sguardo quasi come se avessero paura di incontrare quello del nuovo arrivato.
Su Chat Noir giravano tante voci fra i membri del Team Skull: alcuni dicevano che era una strana creatura, la fusione fra pokémon e uomo; altri avevano detto che veniva da una regione lontana e il suo pokémon era spaventoso…
In ogni caso, tutti sapevano che godeva della protezione del loro boss e nessuno osava dire qualcosa in contrario.
Il capo faceva paura tanto quando Chat Noir.
«Allora?» domandò Chat, prendendo uno dei lacci della felpa e roteandolo mentre rimaneva in attesa: «Io direi che i pokémon che avete preso ad Hau’oli sono più che sufficienti. Che ne dite?»
I due annuirono, lasciandogli le pokéball e osservandolo mentre le prendeva e se ne andava, silenzioso e nell’ombra com’era giunto.


Un rumore l’aveva svegliata.
Marinette aprì gli occhi, osservando l’oscurità del dormitorio e notando qualcuno in piedi accanto al letto vicino al suo: sembrava si stesse svestendo, infilandosi poi velocemente fra le coperte.
Richiuse gli occhi, tornando nuovamente nel mondo dei sogni mentre un pensiero le balenò, prima che le spire del sonno la ghermissero: quel letto…
Quello era il letto di Adrien.



Pokémon che compaiono nel capitolo: Growlithe | Machamp | Gumshoos | Cutiefly | Zubat | Crabrawler



   
 
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