Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: BlossomTears    06/07/2017    1 recensioni
Questa è una semplice storia che vede come protagonisti i BTS (ma va?) e una ragazza italiana di 21 anni...
Bando alle ciance, buona lettura :)
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jimin's pov
Non sapevo come comportarmi con quel candido scricciolo che stavo dolcemente stringendo tra le mie muscolose braccia.
Sinceramente mi sentivo un po ferito da alcuni suoi comportamenti, ma non riuscivo ad arrabbiarmi con lei e questo mi destabilizzava, non poco.
La sentivo tremare sotto il mio tocco e non capivo nulla dei suoi cambiamenti d'umore.
Così decisi di staccarmi da lei e di voltarla verso di me, pronto a chiederle cosa la tormentasse e a scoprire verità che avrebbero fatto male ad entrambi.
Le presi il mento tra l'indice ed il pollice e lo tirai tanto per far incatenare i nostri occhi.
《Vuoi spiegarmi cosa c'è che non va?》le dissi lentamente e sottovoce, non sapendo se mi avesse sentito.
Sussurrai talmente piano, perché avevo paura che si frantumasse talmente era fragile.
《Vo..voglio..racc..ontarti....tutto!》soffiò, iniziando poi a singhiozzare e facendomi preoccupare.
Cose le stava succedendo?
Cosa le stava logorando l'anima?
Perché piangeva sempre?
Di certo non era una bambina, anzi, era una gran bella, ai miei occhi, donna.

Poi giustamente io la conoscevo verente poco, ma per la mentalità che si ritrovava, sembrava che avesse quasi sei anni in più.
Mi prese dolcemente la mano dolorante, facendo attenzione a non stringere troppo per non farmi male.
Mi guidò verso il divano e mi fece accomodare.
《Preparo..una tisana..》affermò lei, sembrando, però, più una silenziosa richiesta per stare sola e schiarirsi le idee.
Io annuii solamente e poi mi aggiustai meglio sul divano.
Mi guardai intorno e notai che quella casetta in cui ero stato invitato ad entrare, era carinissima, ben arredata e mi faceva sentire a casa.
D'un tratto il mio stomaco ebbe una specie di crampo, ma non era stato doloroso, anzi era stato piacevole.
Cos'era quella strana sensazione di benessere e calore che avvertivo?
Non sapevo darmi una risposta, ma era la stessa sensazione che provavo prima di entrare in scena ai saggi di danza che facevo quando ero solo un ragazzino.

E lì mi venne in mente ciò che mi disse la maestra: "Se senti quella sensazione di fastidio, si chiamano farfalle e queste arrivano a farti visita quando se felice ed emozionato".
Erano forse le famose farfalle nello stomaco che sentivano le persone innamorate?
Mentre pensavo a tutte queste cose, mi ero alzato e da buon curiosone, vagai nel soggiorno per scoprire qualcosa in più su Nami.
C'erano delle graziose cornicette riposte sullo scaffale dei film e dei libri e all'intero di esse, vi erano delle foto molto carine.
Una era sicuramente Nami da piccola.
Due grandi occhioni scuri e profondi come due pozzi, ad illuminare un visino tondo e rosso.
L'altra ritraeva, inveve, quella che doveva essere la sua famiglia.
Una signora molto bella, a cui Nami somigliava tanto e un signore alto e dallo sguardo dolce, ma severo.
I suoi genitori.

Sorrisi istintivamente, poi spostai lo sguardo altrove e notai un mobiletto stretto e lungo dove c'erano tanti dischi.
Tra questi notai quelli dei Bangtan e di altri artisti mondiali.
Me ne ritrovai uno tra le mani e quando lo guardai, questo attirò, ancora di più, la mia attenzione.
Era un normale disco, ma non aveva il libretto e nemmeno una scritta.
Era un semplice disco bianco, in una custodia nera e trasparente.
Talmente tentato di scoprire cosa fosse, non notai Nami poggiata allo stipite della porta e mi avvicinai al dvd per inserire e scoprire cosa fosse.
Dopo qualche manovra fatta con il telecomando, mi sedetti e la musica invase le mie orecchie, mentre una candida e scricciola figura si muoveva dolcemente a ritmo di musica.
《..Danzavo...》soffiò lei, porgendomi una tazza fumante e profumata di frutti di bosco.
Le feci posto in modo tale che avrebbe potuto sedersi vicino a me e quando lo fece, la guardai attentamente, senza dire una parola.
Poi, mi voltai verso lo schermo che illuminava il soggiorno.
《Eri molto brava!》dissi io, non curante del fatto che forse quelli erano ricordi tristi per le.
《Non volevo curiosare, è sol-》tentati di dire, ma Nami mi bloccò.
《Puoi fare come se questa fosse casa tua! Comunque..ora voglio raccontarti
tutto quello che mi fa soffrire e ti chiedo scusa, perché sarà un discorso lungo..》mi disse lei, con occhioni lucidi e sguardo dispiaciuto.
《Grazie per le belle parole, ma le tue scuse non le accetto, perché io voglio sapere cosa tormenta la tua anima e voglio che tu sorrida sempre!》le dissi, voltandomi verso di lei e bevendo un sorso di quel buonissimo liquido scuro e dal sapore intenso.
《Sei dolce, ma voglio chiederti scusa lo stesso, anche perché cambiando umore, spesso ti tratto male e non è da me..Quindi scusami tanto cercherò di n-》tentò di dire lei, ma la bloccai mettendo l'indice sopra le sue carnose e rosee labbra e facendole morire in gola tutte quelle "inutili" parole.
Lei prima spalancò gli occhi, poi si tranquillizzò e prese a fare un lungo respiro.
Iniziò a raccontarmi tutto quello che era successo nella sua vita, dalle cose belle
a quelle brutte.
Mi parlò della sua famiglia, del rapporto che aveva con i suoi e del bene che provava per loro.
Nel discorso presero a far parte le sue tante passioni e tra il canto, le arti marziali e il disegno, mi raccontò della danza classica.
Aveva un groppo in gola e si vedeva che voleva piangere, ma Nami era decisa a sfogarsi una volta per tutte.

Accennò ad un diploma mai preso e al suo sogno mai realizzato, a causa di un incidente avvenuto a casa sua e al quale il dottore gli disse di mettersi l'anima in pace, perché non avrebbe potuto più ballare.
Mi parlò del suo ex ragazzo, di cui non ricordo neanche il nome perché, d'altronde, un verme del genere non avrebbe nemmeno il diritto di vivere..

Rimase in silenzio e notai che mi stava guardando.
D'un tratto sentii il sapore tipico delle luci salate che escono dai nostri occhi e solo allora mi accorsi di star piangendo.
Io, Park Jimin, stavo piangendo di fronte ad un ragazza "sconosciuta", per la quale mi ero preso una sbandata e per la quale avrei sotterrato vivo quel lurido verme del suo ex.

《Mi spiace io..》affermai, ma non conclusi perché le braccia della piccola Nami erano strette a me.
Mi stava abbracciando ed io volevo solo spaccare la faccia a quel tipo.
Lei era come me, ballava e quindi conosceva le sensazioni e le ansie, sapeva il duro lavoro che c'era dietro e quello stronzo dell'ex le aveva rovinato la vita.

Gli occhi mi caddero sull'orologio appeso al muro, era tardissimo e avevo anche fame.
Mi mossi, ma Nami strinse ancora di più a lei.
《Rimani..》soffiò debolmente lei, facendomi ricordare il mio "resta" quando avevo la febbre.
Era una richiesta di aiuto la sua.
Così strinsi le mie mani intorno ai suoi fianchi, l'avvicinai e poi, affondai il mento nell'incavo del suo collo, inspirando quel suo dolce profumo che rimbombava nella mia testa ogni volta che non l'avevo vicina.
 
NOTE DELL'AUTRICE:
Eccomi qui con questo capitolo puccioso/depresso/dolce/amoroso e awwwwwwww sclero. *-*
Mi piace da morire questo capitolo perché è JIMINOSO O.O <3 ^-^
Ringrazio la mia N1 per le sue belle recesioni e tutti coloro che leggono silenzionìsamente.
A presto e un bacione. *-*
-BT-
  
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