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Autore: danielafaraoni    08/07/2017    0 recensioni
Eveleen é una giovane ragazza,vive con i suoi genitori e la sua vita è come quella di una comune teenager.
Passa le sue giornate con i suoi amici e con il suo ragazzo Ricky,fin quando non succede qualcosa che le cambierà la vita per sempre...
* Il nome della storia vuol dire 'botta di fortuna' tenetelo presente durante tutta la lettura
**la storia è completamente inventata da me,personaggi e fatti
Solo i luoghi e i fatti geografici saranno veritieri.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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*Sono veramente dispiaciura da come scritta la storia,ovvero tutta così appiccicata,temo di aver sbagliato qualcosa con l'HTML ma non so davvero cosa,cercherò di risolvere nei prossimi capitoli.
(Inizio) Un paio di giorni dopo tornai a scuola,pensavo che al mio rientro mi avrebbero guardata tutti,che avrei sentito sussurri vari al mio passaggio,ma non successe nulla di tutto ciò,forse mi ero sentita troppo importante,come se tutti pensassero a me. Andai al mio armadietto,ci misi dentro i libri e la borsa,quando lo chiusi davanti a me c'erano Piper e Abbie  «Non posso credere ai miei occhi!» Piper era mia amica fin dai tempi dell'infanzia,amica di famiglia,eravamo cresciute praticamente insieme.  «Come stai?» Abbie invece la conobbi quando avevo 13 anni in campeggio,ci legai da subito così che la feci conoscere a Piper e diventammo il trio PEA. Mi accompagnarono fino in classe,sapevo che lo avevano fatto solo per riempirmi di domande,ma infondo come biasimarle? La loro migliore amica era sparita per due mesi così di punto in bianco. Mio padre aveva incontrato Piper con la madre al supermercato qualche settimana prima e le aveva detto che ero andata a fare un corso che mi avrebbe preparato per l'università,sapevo che non aveva detto la verità. Dire che tua figlia diciottenne é depressa e non esce di casa dev'essere duro,sopratutto perché dicendolo ad alta voce lo stai anche ricordando a te stesso,mentre se te lo tieni dentro capace anche che ci pensi per 10 minuti al giorno massimo. Comunque la giornata a scuola fu molto tranquilla,neanche i professori dissero niente sul mio ritono,ma sapevo che mio padre aveva comunicato ogni mio problema alla scuola e così si comportarono come se non fosse successo nulla anche se in realtà sapevano tutto. Abbie mi diede un passaggio fino a casa,aveva una bella automobile,anche a me,prima,sarebbe piaciuto avere la patente per poter avere l'indipendenza che volevo. Quando rientrai a casa c'era un silenzio piacevole,mi tolsi le scarpe e lasciai la borsa a terra dopo di che andai in cucina per preparare qualcosa da mangiare. Index
Mi feci un panino e lo mangiai davanti alla televisione,ne guardavo poca e in quel momento dopo aver visto un programma su come le modelle si tenessero in forma,mi ricordai il perché. Dopo aver finito il pranzo salii in camera e mi feci una doccia,asciugai i capelli e in fine mi misi dei jeans,una felpa e delle converse. Aspettai la chiamata di mio padre,oggi era il giorno dello psicoterapeuta e mio padre ci teneva ad accompagnarmi,solo per assicurarmi che io ci andassi,come se non lo avesse scoperto subito se avessi saltato qualche seduta dato lo stretto contatto tra i due. Mi sedetti sulla poltrona nera del dottor.Foster «Allora,Evelinee com'è andato il ritorno a scuola?» ecco appunto,quello che vi dicevo. «Normale» sputai quella risposta quasi scocciata della domanda,ed eccola li,di nuovo la filosofia sul dolore. L'avevo sentita almeno una ventina di volte ma a lui piaceva così tanto che non lo interrompevo mai. Dopo la seduta tornai a casa,i miei genitori avrebbero cenato fuori,mi lasciarono un piccolo bigliettino sull'isola della cucina. Decisi di mangiare sul retro,c'era un piccolo tavolino con delle lucine simili a quelle che si usano per addobbare l'albero di natale. Cucinai delle verdure e della carne,presi anche un bicchiere di vino,che tra l'altro detestavo e non potevo bere a causa degli psicofarmaci,ci avrei appoggiato la bocca e il resto lo avrei buttato. Mi gustai la cena,la sera si stava benissimo fuori,stava arrivando l'estate e la sera si cominciava a stare bene. Entrai per prendere una coperta,una di quelle di pile che mia madre metteva sempre sopra a mio padre quando si addormentava in poltrona,riuscii fuori e me la misi sulle spalle. Guardai il bicchiere di vino,ne avevo bevuto un bel po senza nemmeno accorgermene. Portai le gambe al petto,rannicchiandomi su di esse,le strinsi con le braccia e ci poggiai la testa,rimasi così per qualche minuto prima di addormentarmi.  «Evelinee» mi svegliai di colpo «Evelinee» girai la testa per cercare qualcuno che avrebbe potuto dire il mio nome «Evelinee vieni da me» afferrai la coperta e il cellulare ed entrai in casa impaurita e cercando di fare il più infretta possibile. Mi sedetti con la testa tra le mani,
cercando di capire cosa fosse appena successo,diedi la colpa al vino che mischiato con le medicine,da quello che avevo sentito dire,poteva dare allucinazioni. Presi il telefono ed andai in camera mia,accesi il computer,controllai le email e successivamente presi un libro,quello che mi aveva regalato Ricky che era uno dei miei preferiti. Aprii la finestra,in camera avevo un grande terrazzo che si affacciava sul retro,avevo posizionato un piccolo divanetto e due poltroncine con un tavolino che le divideva,era molto rilassante sedersi li. Fu quello che feci,sedermi li,rilessi ancora una volta,ad alta voce,il mio passo preferito di quel libro: Non credo che la vedrò mai più. Non la potrò mai più vedere, sentire, toccare, abbracciare, ascoltare; non riderò più con lei, non aspetterò il rumore dei suoi passi, non sorriderò sentendole aprire la porta, non incastrerò il suo corpo nel mio, il mio nel suo. -Julian Barnes  «Evelinee» sentii ancora quella voce,chiusi di scatto il libro,d'istinto mi alzai e mi affacciai per vedere al disotto della terrazza «Evelinee vieni da me» questa volta la voce fu più nitida,un brivido percorse tutto il mio corpo e cominciò a tirare un vento freddo  «Evel non avere paura» il libro mi cadde dalle mani,le lacrime mi segnarono il viso,non avevo paura,sapevo che sarebbe tornato da me. Era la sua voce,la voce che mi aveva dato così tanti consigli,la stessa voce che mi consolava quando piangevo,la stessa voce che tanto avevo amato e odiato,la sua voce,la voce di Ricky.
   
 
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