Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ordinaryswan    08/07/2017    1 recensioni
Aria è una ragazza dolce ma chiusa. Aria ha paura del mondo esterno da quando suo padre l'ha abbandonata, anzi ha abbandonato lei e sua madre. Entrambe si fanno forza a vicenda ma l'unico pensiero della vita di Aria è quello di studiare e rendere orgogliosa sua madre. Forse non l'unico pensiero da quando una compagnia di ballerini americani piomberà in città e lei ci finirà dentro con tutte le scarpe (a punta).
Dal primo capitolo:
“Vuole forse ammalarsi il primo giorno di lavoro?” Girandomi notai solo quegli occhi di ghiaccio che mi stavano nuovamente fissando quasi arrabbiati. 
“Non mi ammalerò, mi lasci andare .. me la so cavare”
“Non mi sembra visto che non sa mettere nella borsa neanche un ombrello per ripararsi, sa com'è l'inverno.. lo conosce?” Faceva davvero ironia con me?
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Passaggi
 

Non seppi bene perché ma alle 8.59 ero fuori dal portone e in lontananza vidi arrivare la macchina nera di Jaime. Mia madre era già uscita mentre sapevo che mia nonna era affacciata alla finestra. Le avevo accennato qualcosa riguardo all'imprevisto della pioggia. Invece che rimproverarmi di essere andata in macchina con uno sconosciuto, sembrava tutta esaltata dall'idea che potessi avere un “amico”. 

Parcheggiò davanti al vialetto di casa mia. Le 9.00 in punto. Incredibile quanto fosse preciso. 

Uscì per aprirmi lo sportello. Così mi avviai verso di lui. 

“Buongiorno” magari se partivo col piede giusto l'avrei trovato di buonumore. 

Ignorata totalmente mi sedetti sul sedile perfetto della sua macchina. 

Oggi per fortuna dovevo solo rimanere in mattinata in teatro perché la sera non c'era nessuno spettacolo. Dovevo fare qualche ripresa a tutti i ballerini. Mi sarebbe servita poi per il video che avevo in mente. 

Era bello poter avere quasi carta bianca in quella che era la mia prima esperienza di lavoro.  

“Qualcosa la preoccupa?” notai solo in quel momento che stavo tenendo strette le mani sul mio cappotto. 

“Ehm, solo in ansia per il lavoro” risposi cercando di rilassarmi. “Da quanto tempo balla?” 

“Da quando avevo quattro anni”

“E ora ne ha?”

“Ventuno, ragazzina” avevo quasi la sua età, era più grande di me di un anno. “Abbiamo finito con le domande?” era scocciato. 

Mi voltai verso il finestrino e finalmente arrivammo. 

Constatai che la bici era ancora lì, ma ormai era asciutta. Marzo era davvero un mese imprevedibile. 

Quando feci per entrare mi accorsi che ero di nuovo sola, Jaime doveva essere già entrato. 

Mi faceva strano anche solo pensare il suo nome dato che neanche ci davamo del tu. 

Arrivata al camerino presi la telecamera e mi posizionai al centro della platea.
Entrarono i ballerini uno ad uno, presentandosi ognuno con i movimenti che preferivano, così come avevo lasciato detto.
Maria fu la prima, bellissima, indossava un semplice vestito e si muoveva a piedi nudi. Al centro una sedia con cui componeva la sua coreografia.
Controllavo scrupolosamente il computer per vedere se le riprese stavano venendo bene, e con l'altro occhio controllavo Newman che sorrideva soddisfatto. 

Cercai di rilassarmi dopo il terzo ballerino. 

Poi fu il turno di Jaime. 

La sera prima, concentrata sul lavoro affidatomi, non mi ero neanche soffermata a guardarlo per un secondo e non mi ero resa conto di quanta bellezza ci fosse nel suo corpo. 

Era tutto al posto giusto. Una sorta di perfezione geometrica, non mi sarei sorpresa se misurandolo sarebbe uscito il rapporto aureo.
E poi c'era il viso. La passione che esprimeva ballando era qualcosa di potente. I suoi occhi penetravano l'obbiettivo e lasciavano senza respiro. 

I capelli invece, non erano troppo lunghi ma abbastanza da essere portati indietro col gel. Ogni lineamento era unico. 

Fu lì che mi resi conto che non stavo più osservando né il pc né la telecamera ma solo lui, mi aveva catturato coi suoi movimenti e letteralmente lasciato a bocca aperta. 

“Cerca di concentrarti” mi disse Newman ad alta voce così che sentissero tutti. Arrossii terribilmente e tornai a fissare la telecamera, ma lui finì dopo neanche un secondo. 

Andai avanti con tutti gli altri. Andrea, Julia ed infine altre due ballerine. 

Avevo fatto un lavoro discreto tutto sommato. 

Fui rimandata a casa, mentre i ballerini continuavano le prove. 

Quasi mi dispiacque non stare a vederli.

 

La mattina seguente ero di nuovo a lavoro.
Era venerdì e non vedevo l'ora di godermi il week-end. Con godermi il week-end intendevo passarlo a fare maratone di serie tv. D'altronde era pure la mia materia di studio, univo l'utile al dilettevole. Almeno, così lo giustificavo a mia madre che mi vedeva sempre chiusa in casa. In generale, mia madre non commentava neanche più di tanto visto che tutti i miei risparmi li spendevo sempre per l’università quindi non avevo neanche la possibilità di uscire la sera pure se avessi avuto una vita sociale.

Mi posizionai su una sedia nella prima fila della platea, con un caffè alla mia destra e il pc sulle mie gambe già aperto su il programma di editing video. 

Cominciai ad unire tutti i file.

Nel frattempo i ballerini arrivarono sul palco a scaldarsi.

Stavolta però non mi feci distrarre neanche un secondo, non volevo essere ripresa come il giorno precedente. 

Avevo ancora lo sguardo fisso sul computer. Stavo per finire una parte del lavoro. Il video per la pubblicità dello spettacolo.

“Pausa! Pausa! Andiamo a mangiare!” Guardai l'orologio, il tempo era volato e non me ne ero accorta. 

“Anche tu, hai lavorato abbastanza per oggi” Newman mi chiuse il pc e fece cenno di alzarmi. Ringraziai il salvataggio automatico del macbook.  

Mi diressi verso la mensa e sentii il mormorio di tutti i ragazzi che già avevano preso posto. Com'era che ero sempre in ritardo quando si trattava della mensa. 

A quel turno guardai meglio il bancone. Presi solo un'insalata e del pollo alla griglia.
Mi ritrovai di nuovo accanto a Maria, ma molto lontana da Jaime per fortuna. 

“Stasera che fai?” deglutii e cercai mentalmente una scusa carina per far capire che non avevo intenzione di uscire “Anzi, stasera vieni con noi al Combo ..è un locale tranquillo dove mettono buona musica” prima che potessi rispondere Maria parlò per me. 

“Io non so se posso accettare..” ero in imbarazzo, insomma non conoscevo nessuno bene ancora ed ero una ragazza molto timida con chi non conoscevo. 

“Ci farebbe molto piacere che tu ci fossi” Aggiunse Andrea serio. Gli sorrisi di rimando. 

Cosa poteva mai succedere?

Forse per una sera potevo accettare. Era da prima della sessione di esami che non uscivo una sera. Anche se era stata una cena dell'università.

Sì, dovevo uscire. 

Non potevo mummificarmi sempre nel letto di casa con il computer. Okay, ce la potevo fare.

Tornata a casa corsi in doccia.
Cosa. Potevo. Mettermi.
Feci profondi respiri. Aria, respira. Quanto ero simpatica. Quei ballerini erano ricchi e frequentavano posti di classe. Sicuramente si sarebbero vestiti anche molto bene. 

Io faticavo ad arrivare a fine mese, visto che c'era solo mia madre che lavorava ma qualche vestito di mia nonna o mia mamma da giovane era davvero bello. E pure io avevo qualcosa. 

 

Andai a ricercare negli angoli più nascosti dell'armadio per tirar fuori i vestiti che ormai non mettevo più. 

Tirai fuori un vestito nero che era una specie di tuta elegante che avrebbe fasciato tutte le mie parti del corpo. L'altro vestito invece era il mio preferito, ma ormai troppo usato, era un vestito corto color pesca ma non era né la stagione né la serata per metterlo.
Optai quindi per il vestito nero. Mia nonna diceva che mi stava benissimo, ma per lei sarei stata bene anche con un sacco di iuta addosso. 

Ero sempre stata magra, ma non piatta ma non avevo mai portato un vestito che fasciasse così tanto il mio fisico. Solitamente indossavo cose larghe. In confronto al fisico delle ballerine sembravo comunque una balena spiaggiata.

Scesi a cena ed entrambe le mie donne spalancarono gli occhi. 

“Questa la chiami un'uscita tranquilla!” mia nonna scoppiò in una risata. 

“Ho esagerato?”  le sorrisi di rimando. 

“No, se mi dici che andate in un bel locale sei perfetta”

Mia madre si offrì di accompagnarmi al locale. Mi ero totalmente scordata di chiedere il numero di telefono a Maria per organizzarmi con lei. Il locale era in centro e avevo fissato per le 22 con loro. Non potevo certo chiedere a mia madre anche di riprendermi.
Scesi dalla macchina, quel tacco 11 mi impediva di essere agile come volevo.

Vidi da una parte i ballerini, e poi Maria, Jamie e Andrea.
Camminai verso di loro e Maria mi venne incontro abbracciandomi. 

“Sei venuta!” Quasi mi faceva cadere, io non avevo il loro fisico perfetto e i tacchi mi erano completamente estranei. 

Salutai tutti con un sorriso e un cenno della mano e una volta che furono arrivati tutti entrammo. 

I ragazzi avevano riservato una sala solo per noi. 

Scoprii che loro non bevevano alcolici. Presero tutti dei cocktail particolari o delle tisane, mentre io, giusto per farmi riconoscere presi un Long Island.
L'alcool aiuta l'arte ed io in un certo senso ero un'artista, e questo mi portava a giustificarmi dallo sguardo sempre scocciato di Jaime che probabilmente mi vedeva come qualcosa che non doveva stare insieme a loro.

Partecipai alle diverse conversazioni fino a quando tutti non decisero di alzarsi e ballare un po'. Guardavo le mie mani e il mio cellulare. 

Al tavolo eravamo rimasti io, Maria e Jaime. Non seppi per quale assurdo motivo ma Maria sparì nell'altra sala e io mi ritrovai sola con lui. 

“Vuole ballare?” mi chiese con quel tono cortese che mi faceva da una parte adorare i suoi modi di fare. 

“Non credo di saperlo fare, non come lei” Mi porse la mano, e la presi. La scossa che provai fu inaspettata. O forse erano i suoi occhi a fulminarmi ogni volta. 

“Avrebbero voluto tutti ballare con lei stasera, ma non sapevano se la cosa avesse potuto darle fastidio” aggrottai la fronte quasi incredula e poi scossi la testa. 

Come per la prima volta in mensa mi sentii osservata. 

“Devo ammettere che ha un fisico atletico come quello di una ballerina, a parte il seno, beh quello stasera è stato apprezzato da tutti” Disse avvolgendomi il bacino con il braccio e tenendo sempre la mia mano. 

“Potrebbe essere meno indiscreto, sa, neanche la conosco e parla del mio seno” misi la mia mano sulla sua spalla e lui cominciò a portarmi con estrema leggerezza, e mi sembrò di scorgere un sorriso.

Praticamente non facevo nulla se non seguire i suoi movimenti. Era davvero piacevole ballare così. 

Davvero. 

“Magari se iniziamo a darci del tu, potrò dire queste cose senza preoccuparmi di essere indiscreto” aggiunse senza smettere di roteare intorno alla sala. Quasi a voler dimostrare che lui era più bravo. 

“Visto che mi sta facendo ballare, possiamo darci del tu… Non ricordo quando è stata l’ultima volta che ho ballato”

Perché avevo fatto quella piccola confessione? Dovevo ricordarmi che lui era sempre il solito sgarbato ragazzino viziato che il primo giorno mi aveva scavalcato pur di non aiutarmi. 

“Non sarai mica in bici con quei tacchi?” cambiò argomento, giusto per ricordarmi che a lui non gliene fregava niente di quello che dicevo.

“No, ma ancora non mi sono organizzata su come tornare a casa” Si fermò e tenendomi per mano, quasi come se fosse un gesto naturale mi riaccompagnò a sedere dove adesso c’era ancora qualcuno. 

“Maria, puoi riaccompagnare questa ragazzina a casa” La sorella annuì e mi abbracciò. 

Per il resto della serata continuai a fare amicizia con tutti i ragazzi del gruppo. Trovai davvero piacevole la serata e scoprii che la bevanda mi era stata offerta dai ragazzi. 

Forse Jaime non aveva tutti i torti quando diceva che in qualche modo piacevo a questi ragazzi.
Magari in quel momento ero solo un’attrazione, d’altronde questi ragazzi e ragazze si vedevano tutti giorni a tutte le ore e si conoscevano da anni. Erano una famiglia. Anche Julia, era arrivata l’anno precedente nella compagnia e mi aveva detto di aver trovato una vera e propria famiglia. 

Quando uscii fuori con Maria, notai una ragazza che non era con noi salire sulla BMW di Jaime e capii perché non poteva accompagnarmi lui a casa. 

Non ero l’unica a cui dava passaggi.



Buonasera! È tardissimo per pubblicare un capitolo ma la tesi sta risucchiando le mie risorse e le mie capacità performative su un documento scritto. Tralasciando questo, spero che il capitolo vi piaccia!! Cri 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ordinaryswan