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Autore: KingPrat    09/07/2017    2 recensioni
Ambientato dopo l'ultimo capitolo della prima stagione.
Quando Artù scopre di essere nato grazie alla magia decide che è tempo di crescere al di fuori dell'ombra di suo padre. Segreti sono rivelati e Artù impara fino a che punto Uther è disposto ad arrivare nella sua guerra contro la stregoneria. Con Merlino al suo fianco puù costruire il regno che è destinato a creare?
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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NA: Scusate infinitamente per la mia scomparsa dalla storia, ma sono in un periodo di sbatti quindi la storia sta andando a rilento … molto rilento; quindi con questo capitolo vi avverto che non riuscirò a riprendere a scrivere prima della seconda metà di Agosto ( praticamente un mese,probabilmente di più)
Mi scuso anche con la mia beta dato che sono sparita anche da lei.
Vi chiedo gentilmente di portare un po’ di pazienza … ed evitare di uccidermi per non aver avvertito nessuno.
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e che la storia vi abbia interessato abbastanza da aspettare e vedere come va a finire ( un commentino aiuterebbe anche a tirarmi su di morale dato che è a terra ; )  )
Godetevi il capitolo!

 
 
 
Capitolo 8: Richiesta di un Sacrificio
 
 
“Ti starà aspettando,” disse Sir Leon.
 
Artù poggiò le mani sulla mensola del camino. Il calore delle fiamme attraversava la sua armatura.
 
I Cavalieri della Tavola Rotonda sedevano dietro di lui, escogitando piani per riprendersi Camelot dalle mani
di Fyn.
 
“Magari il tuo arrivo in anticipo lo destabilizzerà,” continuò Leon,” ma non è uno stolto. Sarà preparato.”
 
Artù lo sapeva. Preparato o no, Artù non poteva permettere a Camelot di marcire sotto il controllo di Fyn
ancora a lungo. Non mentre aveva ancora fiato in gola.
 
“Mio padre?” chiese, invece.
 
Leon sospirò. “È tornato poco prima che Fyn facesse la sua mossa.”
 
“Lo ha colto alla sprovvista,” disse Artù, guardando oltre le sue spalle.
 
Leon inclinò il capo. “Sire, se posso chiedere …. Cosa ha spinto Uther ad ordinare la tua esecuzione?”
 
Ad Artù non sfuggì la mancanza del titolo di ‘Re’ quando Leon parlò di suo padre. Nella stanza calò il
silenzio. Erano tutti così curiosi? Il suo sguardo si posò di sfuggita oltre Merlino. “Le manipolazioni di Fyn,”
rispose.
 
Leon ringhiò. Sapeva che c’era dell’altro.
 
Ginevra incrociò le braccia. “Io e Morgana eravamo lì. Tuo padre è diventato preoccupato, sospettoso, ma
qualcosa lo ha fatto tornare immediatamente a casa a Camelot. So che c’era Fyn dietro questo, ma non ha
mai mentito riguardo alle tue azioni.”
 
Posso aver mentito riguardo alcune di esse, realizzò Artù. Artù si girò verso le fiamme e strinse le mani sul
bordo della mensola. Si schiarì la gola. “Posso aver, come non aver, creato una legge che legalizzi la magia,
che lui può, o non può, aver visto.”
 
Qualche sussultò stupefatto riempì la stanza ed Artù non osò girarsi indietro.
 
“Conosco mio padre e le sue debolezze. Le ho utilizzate contro di lui.”  Ho utilizzato la morte di mia madre e
la mia stessa magia contro mio padre.  Che cosa sperava, Artù, che accadesse?
 
“Tu sei …. Magico?” mormorò Kay. “Ho visto quello che hai fatto alla tua esecuzione. Ho visto la tua pelle.”
Artù chiuse gli occhi e sospirò.  Sono proprio io il prezzo che è costato a tutti gli utilizzatori di magia, tutti gli
stregoni e le streghe, le loro vite.  “Merlino l’ha accidentalmente risvegliata …. Quando ha salvato la mia vita
dalla Bestia Errante.” Si girò ed affrontò i suoi cavalieri. “Ma non è stato quello il motivo per cui ho creato la
legge.”
 
“Lo hai fatto per Merlino.” Disse Ginevra, come fosse un dato di fatto. Nulla poteva sfuggirle vero? Lei si
girò verso Merlino e gli sorrise dolcemente. “Eri veramente in incognito, vero?” lo canzonò. Il suo sorriso
cadde. “La tua confessione quella volta, era vera.”
 
Lacrime non versate si raccolsero negli occhi di Merlino. “Sì, tuo padre ...”
 
“Va tutto bene, Merlino. Non hai aiutato ad ucciderlo.”
 
Artù lo aveva fatto, in qualche modo. Aveva arrestato suo padre e lo aveva condotto alla morte. Come poteva Ginevra ignorare ciò?
 
La ragazza guardò Artù. “Quando hai scoperto della magia di Merlino?”
 
Ufficialmente? Qualche settimana fa. Veramente? Fin dal loro secondo incontro. Artù aveva sempre saputo
che c’era qualcosa riguardo a Merlino. Sapeva che accadevano strane cose. Artù non era così imbranato.
Era un guerriero abile ed allenato. I suoi occhi vigili avevano visto la magia di Merlino. Perché non aveva
detto niente ….
 
Guardò negli occhi Merlino. Sapeva il motivo. Merlino aveva trattato Artù come meritava di essere trattato,
non per il titolo, non per suo padre, perché Artù a quel tempo era, ammettiamolo, uno stronzo.
 
Artù si strofinò il retro del collo.
 
Fu Sir Leon che scoppiò a ridere. “Lo hai sempre saputo!”
 
Gwaine sorrise apertamente. “Hai nascosto uno stregone a tuo padre?”
 
“Sembra che sia tu il più nobile,” aggiunse Lancillotto con un occhiolino.
 
“Stiamo andando fuori tema ...” Iniziò Artù, cercando di riportare la conversazione ai piani per riavere
Camelot.
 
“Da quando hai avuto la magia?” chiese Ginevra a Merlino.
 
Artù trattenne il fiato. Quella era una domanda personale. Era giusto chiederlo a Merlino davanti a tutti?
 
Poi notò quello che Ginevra stava tentando di fare.
 
Sir Kay si dondolava sulla sedia. Era palesemente ancora insicuro sul tema ‘magia’.
 
Artù conosceva Leon abbastanza da sapere che aveva dell’odio verso di essa, ma era disponibile a
comprenderla.
 
Tristano, Gwaine, Percival, e Isotta, beh, avevano avuto incontri con gli utilizzatori di magia e
probabilmente avevano aiutato a farne fuggire da Camelot. Erano vicini ai druidi.
 
Lancillotto sapeva il segreto di Merlino, e non lo aveva rivelato.
 
Elyan aveva attraversato Camelot, e conosceva il territorio meglio di Artù, sapeva la verità sulla magia.
Ginevra stava tentando di unire tutti usando Merlino, il loro potente utilizzatore di magia.
 
La voce di Merlino era morbida. “L’ho sempre avuta. Per tutta la mia vita. Ho sempre avuto problemi. Non
avevo mai davvero trovato uno scopo per la mia magia …” I suoi occhi blu si fermarono su Artù. “Fino ad
Artù.”
 
Quell’affermazione scaldò il cuore di Artù, e realizzò rapidamente ciò che Merlino aveva fatto. Stava
unendo i legami dei cavalieri con il loro scopo in Artù. Perché Merlino faceva sempre così con Artù?
Kay sospirò. “Artù … se ci riprendiamo Camelot … cosa succederà?”
 
Notò le rughe formarsi ed i sopraccigli alzarsi tra gli altri, Kay aveva fatto un’ottima domanda.
 
“Il tuo ordine di esecuzione è ancora valido. Se ci riprendiamo Camelot, Uther vorrà sedersi nuovamente sul
trono ed io … io non posso seguire un uomo che è così facilmente manipolabile.”
 
Artù si chiese se fosse veramente stata la morte di sua madre a distruggere suo padre, o era suo padre
stesso ad essere da sempre un po’ matto, controllato dalle sue emozioni e dal bisogno di potere? Aveva
visto del buono in suo padre, e ancora lo vedeva. Non riusciva più a ritenere Uther un re degno, però.
 
Leon nascose un sorriso dietro la mano coperta da un guanto.
 
Artù inclinò la testa di lato ed assottigliò gli occhi. “Che cosa hai fatto?”
 
“Come hai richiesto,” disse. Mise la mano nella tunica e tirò fuori una piccola pergamena. La porse ad Artù.
“Siamo riusciti a completare questo mentre tuo padre era fuori a cercarti,” disse Leon. “Volevo aspettare,
ma questo sembra un buon momento perché tu ne venga a conoscenza.”
 
Artù srotolò il piccolo pezzo di carta e fisso stupefatto le firme. Alzò si soprassalto la testa verso Leon.
 
“L’intero consiglio ti supporta, Artù. Quando ci riprenderemo Camelot, il trono sarà tuo, se ancora lo
desideri.”
 
“Leon, come?”
 
“Gaius e Geoffrey sono molto persuasivi.” La faccia di Leon tornò seria. “Ma questo è tutto merito tuo,
Artù.”


 
Sembrò improvvisamente tutto troppo reale per Artù. Dopo essersi sbarazzato di Fyn, dopo aver salvato il
suo regno …
Artù aveva adesso i mezzi per obbligare Uther ad abdicare al trono.
Artù … Re di Camelot.
Strinse la mano sinistra a pugno, per calmare i suoi nervi. Poteva farlo. Poteva essere destinato a diventare
Re, ma questa volta, lo voleva veramente.
“Miei cavalieri, posso promettervi un futuro migliore, ma non posso arrivarci senza di voi,” disse Artù. Posò
la pergamena sul tavolo e poggiò le nocche contro di esso. “Abbiamo bisogno di un piano, uno buono per
riprendere Camelot senza stroppo spargimento di sangue.”
Il sorrisetto di Gwaine crebbe. “Beh, come cavalieri allora, sono sicuro che hai sentito della guardia stolta?”
Uno dei movimenti di spada preferiti da Artù.  Sembri essere scoperto per un attacco nemico, eppure sei in
grado di fare un rapido colpo difensivo quando si muove. Un modo perfetto per attirare il tuo avversario e
sbarazzarti di lui.
L’espressione di Artù rispecchiava quella di Gwaine. “E con quali mezzi  speri di attirare Fyn ad attaccare?”
 
“Dipende tutto se sei disponibile a ….”
“Disponibile a cosa?”
“Ad essere l’esca.”
 
 
Mancavano cinque ore all’alba, mezz’ora prima che si muovessero. Il piano che avevano progettato era
buono, con spazio per improvvisare. Ad Artù non era mai piaciuto un piano fisso, come guerriero era
sempre meglio prepararsi a qualche sorpresa, aspettarsi l’inaspettato.
 
Gli piaceva Gwaine, per qualcuno che era così spensierato e calmo, aveva una buona testa, una che ad Artù
piaceva. Un piano elastico, ‘ in caso si scateni l’inferno’ come aveva dichiarato Gwaine.
 
Per gli dèi, doveva diventare re. Camelot aveva bisogno di uomini come Gwaine, che comprendevano la
verità della battaglia; come Percival, che nascondeva gelosamente la gentilezza dietro la forza; come
Tristano e Isotta, che erano compagni attraverso l’amore; come Lancillotto, nobile e coraggioso di cuore;
come Elyan e Ginevra, che sorvolavano sui suoi errori e perdonavano; come Kay, che ascoltava e cresceva
con saggezza, e come Merlino che era leale perché voleva esserlo, non perché era costretto, che aveva
mostrato ad Artù la vera lealtà, e, più importante, cosa veramente significava essere eguali a qualcuno.
 
Artù grugnì e provò a tirare la cinghia dello spallaccio. Le nocche batterono sulla parte metallica e sibilò.
 
Dita calme ed agili coprirono quelle di Artù e posizionarono la cinghia correttamente. Artù guardò in basso
verso Merlino, vestito con calzoni rossi ed armatura.
 
“Merlino, non sei obbligato a fare questo … dopo tutto quello che abbiamo passato …. “Sei più che il mio
servitore.
 
“Mi piace farlo. Aiutarti ad indossare l’armatura significava assicurarsi che saresti stato ben protetto
quando andavi in battaglia, in caso io non avessi potuto proteggerti,” disse Merlino.
 
“Mi hai protetto abbastanza,” disse Artù.
 
“Vacci piano quando affronterai Fyn. Non forzare la battaglia”
 
Artù corrugò le sopracciglia, “Sì, signore.”
 
Merlino guardò verso di lui. “Sono serio.” Sospirò, le dita ancora sulla cinghia. La strinse.
 
Artù si fissò i piedi. “Merlino … le possibilità sono … ahem, qualsiasi cosa accada.” Sospirò profondamente e
guardò Merlino come eguale, “Una cosa io dico ai miei cavalieri, nessun’uomo vale le tue lacrime.”
 
Merlino deglutì, indicò con un dito tremante Artù, “Tu certamente no.”
 
Forzò una debole risata e camminò dietro Artù verso la Tavola Rotonda.
 
Artù si girò verso Merlino.
 
“Non ti accadrà nulla, Artù. È il mio destino proteggerti.”
 
“Oh?” lo canzonò Artù.
 
“E perché …” Merlino si schiarì la gola. “Beh, non mi aspetto che tu comprenda, ma ….”
 
“Ti sei abituato a me, non è vero?”
 
“Continui ad essere un babbeo.” Ribattè scherzando Merlino.
 
Artù rise.
 
La tensione della stanza si alleggerì. Le parole di Merlino sul suo destino riecheggiano nella mente di Artù.
 
“Bene, se il tuo destino è di proteggermi suppongo sia il mio destino di proteggere te”
 
Gli occhi di Merlino si spalancarono. “Artù …”
 
“Merlino, sei un uomo coraggioso, e il più leale che io abbia conosciuto ... a volte mi chiedo se mi meriti
questa lealtà.”
 
“La meriti,” fu rapido a dire. “C’è voluto tempo, ma la meriti.”
 
Il rimorso di quando Artù era sul patibolo ritornò. I suoi vecchi pensieri, sulle cose che aveva lasciato non
dette a Merlino. Dèi, perché era così difficile farlo? Di che cosa aveva paura?
 
Il suono di tessuto che si strappava riportò Artù alla realtà.
 
Merlino aveva strappato una striscia della sua sciarpa rossa.
 
Arricciò le labbra, che cosa stava facendo Merlino?
 
Merlino fece un passo avanti verso la spalla sinistra di Artù, e legò la striscia della sciarpa intorno l’armatura
del bicipite di Artù.
 
Artù arrossì. Merlino gli stava dando un pegno, come le dame ai cavalieri prima dei tornei.
 
Merlino aprì la bocca per dire qualcosa, poi la chiuse e sorrise.
 
Era quel bellissimo sorriso che rassicurava ogni preoccupazione di Artù.
 
Che lo faceva sentire come se potesse affrontare il modo intero, cercava sempre di vederlo prima e durante
i tornei che suo padre allestiva, prima e durante una battaglia, prima e durante un noioso meeting col
consiglio.
 
Cosa aveva Merlino che lo rassicurava le preoccupazioni di Artù? Cosa aveva quel sorriso?
 
Dannazione, Artù era cotto, vero?
 
Afferrò il polso di Merlino e tirò fuori un oggetto dalla sua tasca, uno che portava sempre appresso e non
aveva mai detto a nessuno.
 
Posizionò una moneta intarsiata nel palmo aperto di Merlino, che era decorata con lo stemma di sua
 madre: un falco.
 
Ah, Merlino significava falco. Si chiese se in qualche modo Ygraine avesse mandato Merlino ad Artù.
 
A volte si sedeva e fingeva che lei lo osservasse dall’alto. A volte ci credeva.
 
Merlino guardò il sigillo.
 
“Era di mia madre,” disse Artù.
 
“Non posso accettarlo,” obbiettò Merlino.
 
“Prendilo e basta.”  Così che mia madre possa vigilare su di te, al mio posto.  Artù era cresciuto tra guerrieri
e cavalieri, non aveva paura di morire.
 
Aveva paura di lasciare indietro Merlino, però.
 
Perché era così difficile dirlo? Perché era così difficile esprimersi a voce?
 
Merlino sorrise di nuovo come se avesse sentito i suoi pensieri più profondi. “Grazie.”
 
Così come con il libro di sua madre, se c’era qualcuno di cui Artù si fidasse con il suo cuore, per gli dèi, era
Merlino.
 
Ti amo, pensò. Per Dio, sono innamorato di te.
 
“Sono contento che tu sia qui con me, Merlino,” disse invece Artù, la gola stretta.
 
Il sorriso di Merlino crebbe. “Sempre, fino alla fine di ogni cosa.”
 
Artù diede un’amichevole pacca sul petto di Merlino e lasciò la mano appoggiata per qualche momento.
 
Uscirono e si avviarono verso i restanti Cavalieri della Tavola Rotonda e gli altri cavalieri che erano riusciti a
scappare da Camelot.
 
Stai molto attento Fyn. Puoi avere un’armata, ma io ho qualcosa di meglio.
 
Io ho Merlino.
 
Strisce rosse martoriavano la schiena di Artù, mentre toccava le mura di pietra di Camelot, la sua Camelot.
 
Dietro di lui la linea dei suoi cavalieri, sia uomini che donne. Come era stato ad Ealdor, Artù riuscì, in
qualche modo, ad accendere una scintilla di equità. Era innato dentro di lui proteggere le donne e trattarle
come fossero esseri bisognosi di protezione. Non erano fragili e, cavolo, potevano combattere al pari degli
uomini, forse meglio. Quando aveva iniziato a considerarle inferiori?
 
Morgana lo aveva sempre sconfitto, quando erano piccoli. Se fosse stata in grado di allenarsi con lui,
probabilmente sarebbe stata ancora in grado di farlo.
 
Morgana, sto venendo per te. Non sei sola.
 
Questo non era reclamare Camelot da Fyn. Questo era riprendersi Camelot e costruire un futuro migliore.
 
Costruire la pace.
 
“Leon?” bisbigliò Artù.
 
“Guiderò Kay e gli altri attraverso i tunnel sotterranei e libererò i prigionieri. Avrai più cavalieri nei tuoi
ranghi,” disse con tono basso.
 
“Ginevra?”
 
“Io so dove sono Morgana e gli altri,” disse. Lei sarebbe stata affiancata da Lancillotto ed Elyan.
 
Artù prese un respiro di incoraggiamento. Qualsiasi cosa accadesse ….
 
Allungò le mani verso Gwaine. “Fai in modo da essere credibile.”
 
Merlino allungò una mano e pronunciò un incantesimo.
 
Gwaine tirò indietro la testa e fischiò. “Bel lavoro, Merlino. Zoppica un po’, vuoi Principessa? Sembra che tu
abbia preso un bel po’ di pugni. "
 
Artù sorrise a Merlino. "Ottima idea."
 
Merlino scrollò le spalle.
 
“Facciamolo,” disse Artù. “Per amore di Camelot.”
 
 
 
 
 
 
L’entrata principale di Camelot era chiusa, difesa da cinque uomini vestiti con gli stracci neri dell’armatura
dei Southrons.
 
Artù si lasciò trascinare avanti da Percival, le mani legate davanti a lui con un pezzo di corda (molto larga,
ovviamente).
 
Merlino barcollava dietro di lui, guidato da Isotta.
 
Tristano e Gwaine approcciarono le guardie.
 
“Possiamo avere il permesso di entrare nella vostra città?” chiese Tristano con voce dura.
 
“Camelot è chiusa, andatevene,” disse quello con una folta barba, al centro.
 
Gwaine alzò un sopracciglio “Andarsene?” forzò una risata falsa. “Siamo qui per riscuotere la sua taglia!”
 
Indicò con il pollice in direzione di Artù. “Da un mercenario ad un altro, facci un favore e lasciaci passare.”
Disse Gwaine con voce melliflua.
 
“Re Fyn non ha interesse in cavalieri disertori,” disse l’uomo non impressionato da Gwaine. “Toglietevi da
qui.”
 
Gwaine si allungò, “Un cambio nelle fila, eh? Suppongo questo nuovo Re debba essere avvertito di questo.
Siamo qui per riscuotere la taglia dell’ex principe  Artù.”
 
Gli uomini si irrigidirono allarmati.
 
Eppure Percival fu rapido. Posizionò la punta del pugnale contro la gola di Artù.
 
“Scusate gente, noi riscuoteremo la taglia, un passo falso ed il mio amico qui non esiterà ad uccidere Artù. E
sono sicuro che il vostro prezioso nuovo Re lo voglia vivo. Sì? No?”
 
Tristano roteò il pugnale tra le mani. “Non mi dispiacerebbe anche eliminare qualche uomo in nero.”
 
L’uomo barbuto ringhiò. Fece un segnale agli uomini stazionati sulle mura in alto. Si mossero ed il cancello
si aprì.
 
Gwaine sorrise. “Ottima scelta.”
 
Tristano lanciò piccoli sacchetti di moneti e qualche uomo li afferrò contro il petto. “Un giro di bevute alla
nostra salute.”
 
Borbottarono, ma ubbidirono facilmente.
 
Percival spinse Artù in avanti, la punta ancora sul collo.
 
Artù era grato di averli come alleati. Artù aveva sempre odiato i mercenari, eppure loro erano i pochi che
rispettava. Quando Artù cresceva, si chiese spesso la differenza tra cavaliere e mercenario. Tecnicamente,
erano entrambi ricercati per l’abilità con la spada. I cavalieri per la loro buona reputazione, terra ed oro. I
mercenari per qualsiasi cosa vogliano avere. Chi era Artù per dire di essere più onorevole quando aveva
incontrato uomini onorevoli in entrambi i gruppi. I nomi posseggono potere, sì, ma nomi ed etichette non
definiscono un uomo.
 
Artù si prese del tempo, mentre veniva trascinato con Merlino per le strade della città bassa, per osservare
lo stato della sua gente.
 
Notò molte case derubate, c’erano pile di cadaveri tra le vie di qualche casa e negozio. Una donna
abbracciava un’altra più giovane coperta di lividi.
 
Il sangue di Artù ribollì. Fyn aveva permesso ai suoi uomini di violentare le donne di Camelot. Fyn aveva
permesso ai suoi uomini di macellare le sue persone. Non c’era nulla che desiderava di più, in quel
momento, che sbattere il bordo della sua lama dentro al cranio di Fyn. Guardò in basso, il pugnale alla gola,
già alla mente pianificava come entrare.
 
Merlino colse lo sguardo di Artù e scosse leggermente la testa.
 
Sapeva ciò che stava pensando.
 
Artù lottò per controllare il suo respiro affannato, il sangue che affluiva alle orecchie.
 
“Uomo morto che cammina,” urlò Gwaine.
 
Artù si chiese perché Gwaine stava attirando l’attenzione su di loro.
 
Qualche persona guardò nella loro direzione e rilasciò un sussulto sorpreso. Numerose dita li indicarono,
bassi mormorii si sparsero come un incendio, e la speranza si riaccese negli occhi delle persone.
 
Artù era tornato.
 
Invece che giocare la parte del’uomo catturato, Artù diede loro un sorriso rassicurante.  Riprenderò la
nostra casa.  Giurò di massacrare ogni singolo Southrons che rimanesse a Camelot dopo questo.
 
Il gruppo fece la sua entrata nella Cittadella. A volte qualche Southrons si presentava e chiedeva il motivo
della loro presenza.
 
Gwaine e Tristano li allontanarono rapidamente.
 
Una folla di Southrons  e persone di Camelot iniziarono a raggrupparsi nella torre principale.
 
Artù pregava che avessero attirato abbastanza l’attenzione per permettere al gruppo di Leon e Ginevra di
raggiungere l’obbiettivo.
 
Mentre si avvicinavano alla sala del trono il cuore cominciò a calmarsi. Strano. Come si sentiva sempre
calmo il secondo prima della battaglia.
 
I Southrons aprirono le porte della sala del trono e gli concessero di entrare.
 
La furia riempì Artù alla vista di Fyn seduto sul trono, le ginocchia sui braccioli, stava mangiando
rumorosamente dell’uva.
 
“Ah! Artù! Sei tornato. Giusto in tempo per la mia incoronazione.” Disse Fyn battendo le mani con gioia.
 
Le porte della sala si chiusero dietro di lui con un suono sordo.
 
Le labbra di Artù si arricciarono. “Preferirei vedere la mia spada infilzata nella tua testa invece della mia
 corona.”
 
Fyn strascicò i piedi sul pavimento. “La tua corona?” vide la corona di alloro sulla testa di Artù. “Sei
impazzito e ti sei fatto da te una corona? La minaccia di morte ti ha fatto perdere la ragione, non è vero?”
 
“Basta con le chiacchiere, “borbottò Tristano. “Noi vogliamo i nostri soldi.”
 
Il sorrisetto di Fyn era enorme. “Soldi? La Corona è indebitata. Considerate questo un servizio compiuto
dalla bontà del vostro cuore.”
 
“Percival,” abbaiò Gwaine.
 
Artù provò a non sussultare quando Percival premette la punta del pugnale più a fondo nel collo. Il sangue
iniziò a colare. Perché aveva approvato questo piano?
 
Fyn rise. “Oh, ti prego. Voglio Artù morto da anni. Preferirei torturarlo fino fargli dimenticare il proprio
 nome, ma alla fine dei giochi è sempre lo stesso, decomposto nella polvere con le larve che strisciano fuori
dalle cavità degli occhi.”
 
Gwaine lanciò un’occhiata ad Artù come a chiedergli ‘ è pazzo?’
 
“Divertente. Dopo la tua fuga, mi aspettavo di essere attaccato da un drago sputa fuoco.”
 
Se solo Kilgharrah non fosse stato ferito, Artù avrebbe potuto esaudire quel desiderio. Avrebbe amato
vedere Kilgharrah morsicare la testa di Fyn.
 
“Calma le tue emozioni, Artù.”  Una dolce voce femminile gli riempì le orecchie.
 
Artù riconobbe immediatamente Albion …. La terra gli parlava come aveva fatto nella foresta.
 
“Tu non desideri il sangue. C’è una ragione per cui ti ho scelto, Artù. Tu, e non i tuoi predecessori.”
 
“…. draghi vivi,” disse Gwaine.
 
“Oltre a questo,” disse Fyn, tamburellando le dita. “Lo vuoi uccidere o stiamo solo qui fermi per tutto il
giorno?”
 
L’istinto di Artù si accese.
 
Il suo sguardo balzò discretamente su Merlino che stava analizzando la stanza. Incrociarono lo sguardo.
Merlino era preoccupato, c’era una rigidità intorno agli occhi dell’amico.
 
“Non sono uno stolto. Artù è magico. Avrebbe potuto fuggire da voi se avesse voluto. Invece vi ha
permesso di trascinarlo dentro.”
 
Artù sentì Percival irrigidirsi dietro di lui.  Stai in allerta, ma non essere sorpreso. Aspettati l’inaspettato.
 
Indicò a Percival di abbassare il pugnale, cosa che fece. Fece un passo avanti verso Fyn, spostando gli anelli
dei suoi gambali sotto la cotta magia. “No. Non sei uno stolto. Hai preso Camelot in meno di un giorno.
Impressionante.”
 
Fyn non accettò i complimenti. Gli occhi si assottigliarono sospettosi.
 
Artù continuò. “Eppure non mi metterei troppo comodo in quella posizione. Il tuo regno terminerà entro
mezzogiorno”.
 
La rabbia si accese negli occhi di Fyn. “Sono felice che tutto questo è solo un inganno. Mi divertirò a
torturarti.” Fece un segnale a qualcuno.
 
“Artù!” urlò Merlino.
 
Guardò oltre le sue spalle in tempo per vedere Merlino fermare una palla di fuoco che saettava verso il
gruppo.
 
I cinque Southrons della sala del trono erano stregoni. Ed erano accompagnati da altri dieci Southrons.
 
Quindici ed un imprevedibile sedicente Re contro sei.
 
Le speranze non erano buone.
 
“Artù!” Percival lanciò una spada verso Artù che afferrò l’elsa con la mano.
 
La roteò e incitò i Southrons con un sorriso arrogante.
 
Le spade si scontrarono tra loro. Palle infuocate e fulmini saettavano contro lo scudo invisibile di Merlino.
 
Merlino lanciò in avanti il palmo e i cinque stregoni furono lanciati contro le porte. Mormorò un altro
incantesimo e la barra della porta si illuminò d’oro.
 
Bene. Artù poteva essere certo che non avrebbero avuto altra compagnia attraverso quelle porte. Almeno,
per il momento.
 
Gli stregoni furono rapidi a tornare in piedi, eppure Artù immediatamente fu distratto da un uomo con una
pesante clava.
 
Si abbassò e fece una finta a destra, facendo in modo che l’uomo roteasse la clava verso il basso e lo
mancasse. Artù fece un sorrisetto. Era più facile combattere contro un’arma pesante che maneggiarla.
 La spada di Artù tagliò il petto dell’uomo prima che avesse la possibilità di tirare su nuovamente l’arma.
 
Girò intorno ad un altro attacco e, in qualche modo, si trovò schiena contro schiena con Merlino.
 
“Come sta andando contro gli stregoni?” urlò oltre le sue spalle.
 
Merlino gridò un incantesimo ed il soffitto crollò, facendo crollare le macerie contro gli stregoni. Merlino
sospirò. “Insistenti. I soldati?”
 
Artù diede un pugno contro un uomo con la mano sinistra, mandando fuori combattimento il Southrons.
“Non si stanno meritando il loro oro.” Gli fece un brillante sorriso. “Vuoi una mano?”
 
“Lascia a me la magia,” disse Merlino.
 
Artù colse un movimento dietro Merlino e tirò il suo amico lontano dal pericolo quando un fulmine saettò
dove era un momento prima.
 
“Artù!” Merlino allungò il palmo, gli occhi brillarono oro, mandando il Southrons che lo attaccava con una
spada sul pavimento.
 
Crude urla di dolore impregnarono l’aria.
 
Artù e Merlino si girarono verso il trono.
 
Lo stomaco di Artù si appesantì.
 
Le colonne della sala presero vita propria, avvolgendosi intorno ai colli di Gwaine, Tristano, Isotta e Percival.
 
Fyn stava ai piedi del trono, gli occhi brillavano d’oro. Un sorriso pericoloso riempì il suo viso. Era uno
stregone?
 
Artù ringhiò. “Lasciali andare.”
 
Gli altri stregoni si allinearono dietro ad Artù e Merlino.
 
I pochi restanti Southrons si fermarono ai bordi.
 
Fyn fece scrocchiare il collo  “Sono sorpreso. Non sei tu il mago, Artù. È il tuo debole servitore personale.”
 
Artù non abboccò alla sua esca.
 
“Lasciali andare,  ora,” minacciò ancora una volta.
 
“Devo dire, possedere questo inutile corpo ha i suoi lati positivi,” disse Fyn. “Essere in grado di assistere alla
caduta di Bruta in persona.”
 
Bruta? Artù si scervellò. Era il primo Re di Camelot, ed il suo antenato.  Motivo per cui Uther aveva preso il
controllo di Camelot vent’ anni prima.
 
“Chi sei tu?” chiese Merlino con un sussurro. Non era spaventato, realizzò Artù. Qualcos’altro.
 
Fyn sorrise malignamente. “Tu hai molti nemici, Artù. Fyn più di tutti, ha pianificato tutto questo, ciò che ho
dovuto fare è stato aspettare in questo misero piccolo corpo il momento di rivelare me stesso.”
 
“Cornelius Sigan,” la voce risuonò intorno ad Artù.
 
Il nome, suonava familiare, come un incubo d’infanzia.
 
“Avrei dovuto sapere che l’uomo costantemente al tuo fianco era Horus,” disse Fyn, o doveva chiamarlo
Sigan adesso. I suoi occhi brillarono di rosso e guardarono male Merlino.
 
Merlino ringhiò indietro, non toccato minimamente. L’angolo delle labbra si sollevarono leggermente. “Il
tuo piano non succederà.” Alzò una mano ed intonò un incantesimo.
 
Le colonne si polverizzarono ed i cavalieri collassarono sul pavimento. Si alzarono rapidamente in piedi.
 
Sigan ridacchiò solamente. “Ti prego, ragazzo. Ho creato Camelot. Posso cambiare il giorno con la notte con
uno schiocco di dita.” Le schioccò e improvvisamente nella stanza calò il buio, le torce allineate sulla parete
scoppiarono in fiamme, e la luce della luna brillò da una finestra.
 
Artù provò a sotterrare la paura crescente sotto la superficie. Non avrebbe permesso a questo uomo,
chiunque fosse, di spiazzarlo.
 
Le labbra di Merlino si strinsero.
 
“Tu non conosci il mio piano,” disse Sigan. “Ma riguarda te.”

la mano di Artù si strinse sull’elsa della spada eppure il sudore gli rendeva debole la presa.
 
Sigan ridacchiò e fece un gesto rapido che Artù non identificò.
 
Una fitta di dolore incendiò la schiena di Artù. La spada cadde rumorosamente sul pavimento ed Artù cadde
in ginocchio con un urlo.
 
Gli altri furono colpiti allo stesso modo.
 
Merlino gridò un incantesimo ed il palazzo tremò. La polvere piovve intorno a loro.
 
Sigan rise malvagiamente e sbraitò il proprio incantesimo. La polvere roteò e si avvolse intorno a Merlino,
intorno alle caviglie, le ginocchia, lo stomaco, le braccia, i gomiti e la bocca.
 
“Merlino!” Artù saltò in piedi. La magia inondò la pelle, prima che potesse pensare di invocare la magia di
Albion, lampi saettarono attraverso lui, ancora una volta.
 
Si irrigidì e cadde sul pavimento.
 
Artù potè soltanto assistere mentre Sigan camminava orgoglioso verso Merlino che strattonava per
liberarsi dai legami. Mugolò ed alzò una mano, come se potesse fermare Sigan.
 
Una nube blu uscì dalla bocca e dalle orecchie di Sigan.
 
Fyn battè le palpebre spaesato prima di cadere sulla schiena, svenuto. La nebbia volò nell’aria prima di
essere improvvisamente risucchiata nel corpo di Merlino.
 
Merlino iniziò ad avere le convulsioni.
 
“Merlino!” Artù gemette e si tirò in piedi. Prese Merlino mentre l’uomo cadeva riverso sul pavimento.
Merlino. Combattilo, qualsiasi cosa stia facendo…”
 
Gli occhi di Merlino si spalancarono ed un oro scuro lo riempì. La corda di polvere cadde sul pavimento e
contro Artù. “Tutto questo potere è mio adesso, mio.”
 
Artù afferrò la spada e la premette contro il collo di Merlino. “Lascialo andare!”
 
“Te l’ho detto una volta, quella tattica non mi ingannerà.”
 
Sigan girò d’ improvviso la testa ed Artù iniziò a volare attraverso la stanza, scontrandosi contro le colonne
e sbattendo sul duro pavimento.
 
“Merlino!” sentì Gwaine gridare.
 
Rumori di lotta e colluttazione riuscirono ad attraversare il gigantesco ronzio nelle orecchie di Artù. Tossì ed
il sangue riempì la bocca.
 
Alzò lentamente la testa verso Merlino, il suo imbranato, leale, amabile idiota Merlino adesso deformato in
un crudele e malvagio Sigan.
 
È il mio destino di proteggerti, Artù.
 
E chi proteggerà te, Merlino?
 
Uno per uno, Sigan lanciò gli altri indietro. Gli stregoni ed i Southrons si unirono accanto al trono,
guardando impassibili.
 
Sigan camminò lentamente verso Artù, ridendo di lui. “Ah, come sono caduti in basso i potenti. Tu ed Horus
potete avermi fermato anni fa, ma io ho trovato un modo per diventare immortale, ho sigillato la mia
anima, posso aver aspettato per anni, ma, oh, ne è valsa la pena.”
 
Artù ringhiò.
 
Sigan schioccò le dita.
 
Ogni singola fibra del corpo di Artù bruciò di un dolore agonizzante. In quel momento, si dimenticò qualsiasi
cosa. Era come essere fustigato, pugnalato, mutilato,bruciato, ogni ferita contemporaneamente. Avrebbe
gridato se ne avesse avuto la possibilità.
 
Il dolore si fermò, ma rimase un formicolio ed Artù si accucciò in posizione fetale con un gemito.
 
“Merlino,” gridò.
 
Sigan battè le palpebre e tossì.
 
“Artù …” bisbigliò Merlino. Cadde sulle ginocchia, “Vattene via di qui, non posso … non posso … “urlò e si
coprì le orecchie.
 
Le grida si trasformarono in una risata maniacale. “Oh, è potente, molto, molto più potente di quanto io
pensassi. Se solo si abbandonasse al sentimento.” Sigan ringhiò ad Artù. “Lo hai trattenuto:”
 
Un vecchio allenamento dal suo maestro di spada, Caliburn, gli venne in mente: “quando sei nel mezzo di
una battaglia, non pensare a niente, perché una mente dispersa vedrà due nemici quando ce n’è soltanto
uno. Questo è ciò che sono stato allenato a fare. Comunque, secondo me, come dovrai fare come tuo dove
re di Principe, nel bel mezzo di una battaglia, pensa a qualcuno che ami e non avrai alcuna paura, perché la
tua spada colpirà dove deve.”
 
Artù alzò la sua testa tremante verso Merlino, il suo corpo posseduto da Sigan. Come poteva Artù sperare
di batterlo? Non possedeva magia, beh, l’aveva, ma non era che una formica comparata ad un gigante se
paragonata a Merlino o Sigan.
 
Sigan stava ancora parlando, “ … tutto quello per cui io combatto. Adesso, mi prenderò il regno di Camelot
e distruggerò tutto ciò che hai costruito ed il tuo futuro per la pace.” Sbuffò a quello.
Pace.
 
Questo era tutto ciò che Artù desiderava. Un posto dove fermarsi, dove poteva essere in pace con se
stesso, contento, dove poteva creare una terra libera dalla violenza e dagli spargimenti di sangue, un p
osto dove poteva stare con Merlino dove potevano punzecchiarsi, scherzare, e vivere senza problemi.
Artù improvvisamente capì ciò che doveva fare.
 
“Stai possedendo la persona sbagliata per fare quello,” disse Artù.
 
“Davvero?” chiese Sigan con tono accondiscendente.
 
“Io possiedo magia,” disse Artù. “È la magia di Albion. Guarda più da vicino la mia corona, la terra mi ha
incoronato lei stessa, è ancora intatta, non è mai caduta. Merlino può essere un mago, ma io sono il
governatore incoronato da Albion. Adesso quello è un potere che non avrai mai.”
 
Abbocca all’esca, pregò Artù, abbocca all’esca.
 
“Se lo farà,” la voce di Albion bisbigliò in lui come un soffio di vento,” allora io dovrò bloccare la sua anima
e esiliarla …. Ma non sarà facile.”
 
Sigan rise, “Mi prendi per uno stupido idiota?”
 
Ti prego,  pregò Artù, aiutami a convincerlo.
 
Picchiettò nel caldo formicolio dentro di lui. Sotto la pelle di Artù, una luce dorata brillò, facendola
luccicare. Petali di fiori si formarono intorno al corpo di Artù.
 
Sigan fece un passo indietro, osservandolo. “Se ti possiedo, Merlino mi fermerà, non lo permetterò.” Si
lanciò avanti e sobbalzò. Il sangue colò dal naso. Lo pulì.
 
“Merlino è più forte di me. Tu lo sai. Ed io lo so.”
 
“Smettila di tentare di convincerlo. Non abboccherà. Usa i tuoi poteri,” chiese Albion.
 
Ed improvvisamente Artù capì. Era potente tanto quanto Merlino.
 
Si tenne alla magia dentro di lui e si alzò sui suoi piedi instabili. La luce sottopelle si intensificò. Artù fissò
Sigan, duro.
 
“Pretendo che tu mi possieda,” ordinò Artù.
 
Sigan sbuffò, sul punto di irrompere in una fragorosa risata quando tossì. I suoi occhi si spalancarono.
Nebbia blu fuoriuscì dalle orecchie e dalla bocca di Merlino, sparata verso Artù.
 
Melino battè le palpebre e si afferrò il petto, scosso dai colpi di tosse. “Ar … Artù!”
 
La nebbia blu si scontrò su di lui.
 
Per un momento, tutto ciò che Artù poteva vedere era blu poi si trasformò in un oro scuro.
 
La stanza si mosse ed Artù si ritrovò in piedi in una stanza d’oro scuro, con due finestre che rivelavano la
visione di Merlino che tossiva.
 
Merlino si raddrizzò. “Artù?”
 
Sigan ringhiò ed echeggiò attraverso la testa di Artù. “ Il tuo patetico piccolo re è un folle!”
 
Albion! Adesso!
 
Merlino alzò una mano ed i suoi occhi si tinsero di dolce oro.
 
Il colore oro entrò nella stanza riempendo Artù di calore prima che fosse avvolto di nuovo nella fredda
malvagità.
 
Sigan alzò la mano di Artù e spedì Merlino lontano da lui.
 
“Merlino!” urlò Artù, eppure non uscì mai dalla bocca. “Pretendo che tu lo lasci stare.”
 
Sigan si congelò sul posto. La mano di Artù tremò.
 
Gwaine, Percival, Tristano ed Isotta aiutarono Merlino ad alzarsi. Puntarono tutti le armi contro Artù, occhi
incerti su cosa dovessero fare.
 
Artù sentì Sigan sorridere malignamente.
 
“Pretendo che tutti, salvo Merlino, cadano a terra e muoiano.” Disse Sigan attraverso Artù.
 
Il cuore di Artù si ruppe quando vide i suoi cavalieri ed i mercenari di Fyn collassare a terra senza un respiro
di vita.
 
“No!” gridò Artù, cadendo in ginocchio mentre guardava con orrore attraverso le due finestre circolari.
 
Merlino guardò sbalordito ai corpi caduti intorno a lui. Guardò verso Artù, come una preda spaventata da
un predatore.
 
“E il tuo piccolo moccioso di un re, pretendo che tu chiuda quella boccaccia,” ordinò Sigan.
 
Artù sentì una stretta alla gola. La afferrò.  No! No! No!
 
Merlino allungò le mani.
 
Palle di fuoco, fulmini, pioggia, e vento frustarono attorno alla sala del trono.
 
Albion! Ferma questo!  Artù pensò forte, pregando.
 
“Sigan …. È troppo forte, sta usando la nostra stessa magia contro di noi,” gli disse una voce dolce,
dispiaciuta.
 
Allora ho soltanto due richieste ….
 
Artù fissò Merlino, le lacrime agli occhi.
 
Uccidimi. Questo è un ordine.
 
E per l’altra richiesta ….
 
 
 
La voce di Merlino era rauca, la sua energia si stava prosciugando mentre intonava incantesimo dopo
incantesimo per stare al passo di Sigan.
 
Non poteva credere che quel babbeo avesse ordinato a Sigan di fare quello! Perché Artù avrebbe permesso
a un mago così potente di possedere il suo corpo? Che cosa stava  pensando?
 
Doveva tirare fuori Sigan da Artù. Non aveva tempo di pensare ad un piano conciso quando tutto quello su
cui riusciva a concentrarsi era pareggiare con Sigan incantesimo dopo incantesimo.
 
Sigan, nel corpo di Artù, improvvisamente diventò rigido. La luce che brillava sulla pelle di Artù scomparì.
Gli occhi tremarono e cadde sulla schiena, immobile.
 
“Artù!” Merlino gli corse incontro.
 
Cullò la testa del principe …. no, la testa del suo re sulle ginocchia. Nebbia blu uscì dai pori di Artù e saettò
verso un cristallo vicino al corpo incosciente di Fyn.
 
Luce dorata brillò sopra i cavalieri caduti.
 
Mormorii e gemiti echeggiarono nella sala quando Gwaine, Percival, Tristano e Isotta si alzarono in
posizione seduta, confusi.
 
Merlino guardò in basso gli occhi di Artù, che fissavano dritti verso Merlino, senza vita ed immobili.
 
“No …” Merlino poggiò la fronte su quella di Artù con un singhiozzo in gola. “No … non posso perderti.”
 
Non così. Non dopo tutto quello che avevano passato. Non sarebbero più riusciti a portare a compimento il
loro destino. Non sarebbero stati più in grado di avere …
 
“Artù …” singhiozzò. “Idiota di un martire …. Perchè …”
 
Ci fu un gemito dalle porte della sala del trono quando si aprirono, eppure Merlino tenne gli occhi chiusi, la
sua fronte su quella di Artù.
 
“Camelot è nostra!” urlò Kay.
 
“I Southrons sono scappati come i codardi che sono.” Disse Morgana.
 
Le grida di gioia ed eccitazione morirono quando Merlino tirò su col naso.
 
“Artù!” esclamò Leon.
 
Rumori di passi corsero verso Artù e Merlino.
 
Merlino non lo lasciò andare e non guardò in alto. Artù non era morto. Doveva esserci un incantesimo o
qualcos’altro …. Merlino aveva tutta la magia del mondo.
 
Ah-ha! Aveva il potere sulla vita e sulla morte. Lo invocò, chiedendo agli Dèi di prendere la sua vita al posto
di Artù.
 
Non accadde nulla.
 
Era ancora vivo.
 
Ed Artù era ancora morto.
 
Questo non doveva accadere. Non era pianificato che finisse così.
 
“Artù …” le lacrime caddero su Artù. “Ti prego … non puoi essere … non puoi lasciarmi …”
 
Una mano toccò la sua spalla. “Merlino …”
 
Era Gaius.
 
“Fammi vedere,” disse il vecchio medico, la voce dolce e comprensiva.
 
“Dovevo proteggerlo …” Merlino pianse, “non doveva dare la sua vita per me …. La sua vita vale cento volte
la mia!”
 
“Merlino …” Gaius disse nulla di più. Cos’altro poteva essere detto?
 
Tutto quello per cui Merlino viveva era sparito.
 
Un nitrito risuonò nella sala ed un cavallo galoppò verso di loro.
 
Questa volta, Merlino aprì gli occhi e guardò in alto confuso.
 
Un bellissimo unicorno bianco camminò orgoglioso nella sala.
 
Un paio di cavalieri provarono a fermarlo.
 
“No!” Merlino rilasciò l’incantesimo sull’unicorno e rivelò la vera natura di Eirian agli altri.
 
I cavalieri, della tavola rotonda e di Camelot fecero un passo indietro con varie espressioni di sorpresa.
 
L’unicorno sbattè gli zoccoli e si adagiò sul pavimento davanti ad Artù e Merlino.
 
“Prendi il mio corno, Emrys,” la voce dell’unicorno rimbombò nella testa di Merlino.
 
“Cosa?” Merlino battè le palpebre, il mondo gli girava tutto intorno. Strinse a sé più forte Artù.
 
Eirian strofinò il naso sulla spalla di Artù. “Usa il mio corno. Come io sono puro di cuore, così lo è Artù. Come
mi ha riportato indietro, così farò io. Siamo connessi per sempre.”
 
Merlino fissò Eirian, incerto di aver capito correttamente l’unicorno.
 
“È morto per salvarti, è morto con un cuore puro. Svelto.”  Questa volta, Eirian spinse il muso contro la
spalla sinistra di Merlino.
 
“Infilzalo nel suo cuore,” disse Eirian.
 
Cosa? No.  Non avrebbe mai potuto trapassare Artù. Che cosa sarebbe successo se Merlino lo avesse ucciso
per davvero?
 
“Fidati di me,” disse Eirian.
 
Che cos’altro aveva da perdere Merlino? Aveva già perso ogni cosa.
 
Deglutì il groppo in gola e spinse la punta del corno dell’unicorno nel cuore di Artù.
 
Una luce bianca lo abbagliò ed il corno nella mano di Merlino si sciolse in una calda luce.
 
In un attimo, Merlino ed Artù furono da soli in una pura ed infinita sala.
 
Artù fece un respiro profondo ed il suo petto tremò.
 
Merlino battè le palpebre stupito e rimase a bocca aperta. “Artù … sei …”
 
Artù mugolò e mosse la testa sul grembo di Merlino per incrociare lo sguardo del mago. Un dolce sorriso si
aprì sul volto.
 
“Se questo è ciò che accade dopo, allora non è così male.” Disse Artù.
 
“Tu, babbeo, perché lo hai fatto? Perché avresti sacrificato la tua vita in quel modo?” il corpo di Merlino era
scosso dal sollievo. “Io ho quasi …”

Artù alzò debolmente una mano e accarezzò la guancia di Merlino. “Tu sei l’idiota … è il mio destino
proteggerti.”
 
Calde lacrime caddero ancora una volta dagli occhi di Merlino.
 
Artù battè le palpebre, gli occhi rotearono all’indietro e la mano cadde mentre cadeva nell’incoscienza.
 
 
Merlino riposò la fronte contro il petto di Artù, ringraziando qualsiasi dio per Eirian, per la loro seconda
possibilità.
 
Non passò molto tempo prima che cedesse anche lui all’oscurità.
 
 
 
 
 
Artù si svegliò con il paesaggio di onde che si infrangevano sulla spiaggia. Si lamentò mentre si sedeva più
dritto contro la dura roccia che lo sosteneva. Era lo stesso oceano dove pensava di aver bevuto del veleno
per salvare la vita di Merlino, solo per scoprire che era soltanto un sonnifero.
 
Che cosa ci faceva lì? L’ultima cosa che ricordava era Sigan …
 
Sobbalzò più sveglio di prima. Dove era Merlino? Gli altri? Stavano bene?
 
Sentì una pesantezza sul grembo e guardò in basso per vedere la testa di Eirian riposare su di esso.
L’unicorno dormiva profondamente. Artù strizzò gli occhi. Mancava il corno.
 
“Non sei veramente qui, solo il tuo spirito,” annunciò Anhora da dietro Artù.
 
Artù non si degnò di allungare il collo per vedere il Guardiano degli Unicorni. Lasciò i suoi occhi fissi sul blu
dell’oceano.
 
“Sono ufficialmente morto, non è vero?” dichiarò Artù.
 
Aveva una vaga memoria di Merlino, la vista di lui che vegliava sul suo corpo con lacrime di sollievo.
 
Era stato un sogno?
 
“Sei morto, è vero. Ma Eirian ti ha riportato indietro.”
 
Artù guardò giù e strofinò la parte dell’unicorno dove un tempo si trovava il corno. “Lasciami indovinare. La
sua vita è stato il prezzo.”
 
Quante vite sarebbe state sacrificate per assicurarsi che Artù sopravvivesse? Era stanco di tutto quello.
 
“Non c’è stato alcun pagamento. Ha restituito il favore che tu gli hai concesso. Il tuo cuore puro lo ha
riportato in vita, allo stesso modo il tuo cuore puro ha riportato indietro te. L’equilibrio è completo.”
 
Artù passò le mani attraverso la criniera di Eirian.
 
“Merlino?” chiese, spaventato della risposta.
 
“È vivo, riposa al tuo capezzale.”
 
Bene. Ora Artù poteva liberarsi da qualche peso.
 
Girò la testa.
 
Anhora era nel suo campo visivo, lo sguardo sull’oceano mentre si appoggiava al bastone.
 
“Sapevi dei miei poteri … i poteri di un re,” sputò fuori Artù. “Io domando letteralmente alle persone cose e
loro devono obbedirmi, non importa cosa.”
 
Aveva scoperto la sua vera magia durante l’esecuzione e la fuga, quando gli altri si sforzavano di
disobbedirgli. Non aveva idea di essere così potente. Quando Sigan era dentro di lui, utilizzando i suoi
 poteri. Dèi, solo un ordine dalle sue labbra ed i suoi amici erano collassati a terra, morti. Non voleva avere
quel potere.
 
“Quando gli ordini vengono dal cuore, non hanno altra scelta che obbedire.”
 
“Cuore?” Artù scosse il capo. “No. Il mio cuore non voleva i miei amici morti.”
 
“Non ho detto che era dal tuo. Sigan ha posseduto il tuo corpo. I vostri cuori si sono scontrati. Tu alla fine
hai vinto. Il tuo cuore pieno d’amore ha sconfitto quello colmo d’odio di Sigan.”
 
“Io non voglio questi poteri …”
 
Anhora si girò finalmente verso Artù, i tratti del volto tristi. “Questo è in motivo per cui la terra di Albion ha
scelto te.”
 
“Tu non desideri regnare,” bisbigliò la soffice voce di Albion. “Tu ricerchi la pace.”
 
Artù sospirò. Il peso era diventato più grande, facendolo sentire come se stesse soffocando. “Pace … non
sarà così facile da raggiungere.”
 
“No,” sentenziò Anhora. “No, non lo sarà. Sarà più facile da sostenere con Merlino al tuo fianco.”
 
“Non posso permettere a Merlino di sopportare le mie fatiche. Gli ho già fatto passare così tanto.”
 
Artù ridacchiò. “Voi siete i lati di una stessa medaglia. È il destino di Merlino di proteggerti. Allo stesso
modo, come hai recentemente scoperto tu stesso, è il tuo destino di proteggere lui.  Se continuerete
insieme a lottare per mantenere l’equilibrio, il vostro vero destino incomincerà. Merlino porterà la pace
 nella terra con la magia. Tu porterai la pace nella terra con il tuo cuore.
 
Adesso questo è quello che voglio vedere. Tu conosci già la verità. Tu e Merlino siete eguali.”
 
Artù sorrise, eppure il suo cuore si strinse. Merlino meritava di avere pace. Non l’avrebbe mai ottenuta con
Artù intorno, vero?
 
Anhora sospirò profondamente. “Giovane Pendragon, ti ho detto tempo fa che ci deve sempre essere un
equilibrio per qualsiasi cosa in questo modo. Tu e Merlino avete trovato il vostro. Non lasciare che la tua
paura lo sbilanci. Merlino è più forte di quanto tu creda.”
 
“Lo so. So benissimo che è forte. Questo è ciò che temo. E se diventa troppo?”
 
“Stai imparando ad ascoltare. Non fermarti. Saprai quando Merlino ha bisogno di te, lo saprai quando sta
esagerando col lavoro, e lo saprai quando ti ama.”
 
Artù deglutì. Merlino non vedeva Artù in quel modo. Vero?
 
Anhora fissò Artù per un lunghissimo tempo. Sembrò combattuto su qualcosa. Finalmente, si sedette sulla
sabbia vicino ad Artù e accarezzò la schiena di Eirian. “Tua madre, Ygraine …”

Artù si irrigidì.
 
“Era quasi al sesto mese di gravidanza quando ha scoperto il prezzo per la tua vita. Era sterile ed Uther era
disperato per avere un erede. Uther chiese aiuto ad un’amica di famiglia, Nimueh, in segreto. Ma tua
madre non era una donna facilmente ingannabile. Sapeva ciò che aveva fatto. Tuo padre non si aspettava
 che la sua vita fosse il prezzo, ma sapeva che una vita sarebbe stata necessaria.”
 
Il cuore di Artù si strinse in una morsa e si abbracciò, cercando di tenere a bada le lacrime.
 
“Lei era arrabbiata con tuo padre, ma non si è mai pentita della tua vita.”
 
Artù rise senza sentimento. “La mia nascita ha causato lo spargimento di sangue di così tanti.”
 
Anhora diede uno scappellotto ad Artù.
 
Artù si prese la testa e lo fisso, annoiato.
 
“La tua nascita è stata anni fa. Quale sarà il risultato della tua vita? Hmmm? La pace di molti”
 
Artù nascose un sorriso. Merlino aveva ragione. Artù non poteva cambiare il passato, non poteva cambiare
il risultato di ciò che era successo con sua madre, con l’odio di Uther verso la magia.
 
Poteva cambiare il futuro. Non era forse più importante?
 
Il secondo in cui si sarebbe svegliato a Camelot, il trono sarebbe stato suo. Questo solo se suo padre avesse
rinunciato facilmente.
 
Eppure Anhora aveva ragione.
 
Con Merlino al suo fianco, era capace di ogni cosa.
 
L’epoca di Uther aveva portato la vittoria a Camelot, ma paura e spargimenti di sangue agli utilizzatori di
magia, ed aveva portato Artù.
 
Che cosa avrebbe portato l’epoca di Artù?
 
Solo il tempo avrebbe risposto.
   
 
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