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Autore: Kodocha    10/07/2017    4 recensioni
Tutto parte da un’insolita ed esilarante telefonata, indirizzata al numero sbagliato.
Ichigo, convinta che l’interlocutore sia il suo caro amico Kisshu, delizia Ryo Shirogane di piccoli aneddoti riguardanti la sua esuberante vita, attirando l’interesse e la curiosità del ragazzo che, in un modo o nell’altro, cercherà di approfondire la conoscenza.
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Keiichiro Akasaka/Kyle, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Ryo Shirogane/Ryan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Pronto?»
«Com’è andata la giornata al luna-park?»
Alla domanda di Ryo seguì il silenzio dall’altra parte della cornetta.
Un silenzio lungo e imbarazzante che, per qualche attimo, gli fece pentire di aver digitato quel numero senza preoccuparsi minimamente di quale sarebbe potuta essere la reazione di Ichigo.
L’avrebbe mandato al diavolo?
Avrebbe interrotto la chiamata senza nemmeno degnarsi di rispondergli, oppure sarebbe stata al “gioco”?
Erano quelle le domande che più di tutte lo tormentavano, mentre attendeva una risposta che ancora tardava ad arrivare.
Una parte di lui era conscia che la scelta più giusta sarebbe stata quella di eliminare il numero dal registro chiamate, dimenticare quell’isolita telefonata avvenuta il giorno precedente, all’esterno del campus, e sopprimere quella curiosità di saperne di più sul suo conto, eppure, non sapeva spiegarsi esattamente il perché, ma sentiva l’esigenza di sentire ancora una volta quella voce, quella risata, così cristalline e piene di vita da avergli reso impossibile pensare ad altro nelle ultime ventiquattro ore.
Ed era la prima volta, in ventidue anni di vita, che gli capitava una cosa simile.
«Ryo?» lo chiamò, con un evidente nota di sorpresa.
Sorrise, senza poterne fare a meno «Allora ricordi ancora il mio nome. Per un attimo ho temuto che ti fossi già dimenticata del sottoscritto»
«Non montarti la testa, si è trattato solo di un caso» replicò divertita «Piuttosto, potrei sapere a cosa devo questa telefonata?»
«Nessun motivo in particolare, volevo semplicemente chiederti com’è andata la giornata al luna-park»
«E da cos’è scaturito tutto questo interesse da parte tua, Shirogane?»
«Più che interesse è semplice curiosità, Momomiya»
«Ammetterai però che è un tantino strano»
«No, non direi. C’è chi nasce con un’innata indole di sfigataggine congenita come te, e chi nasce con un’indole curiosa come me, tutto qui» sdrammatizzò.
Ichigo rise «Tuochè!» sentì dei rumori in sottofondo, segno che aveva cambiato stanza per poter parlare più tranquillamente «Beh, se proprio vuoi saperlo, è andata alla grande! Mi sono divertita un modo, il mio amico un po’ meno, ma vabbè… dettagli»
«Sei salita sul treno a forma di bruco?»
«Per ben tre volte. E’ stato fantastico, anche se ero circondata esclusivamente da bambini. Ah, indovina a chi ho incontrato?»
«”Pie mani lunghe”?»
«Accidenti, non so se sorprendermi di più per l’intuito o per la memoria. Comunque sì, proprio lui, era in compagnia di un’altra ragazza»
«Che mascalzone, ti ha già dimenticata»
«Non sai che dolore ha inflitto al mio povero cuore» ironizzò, facendolo ridere di gusto «Ero tentata di andare da quella povera fanciulla e metterla in guardia sui “tentacoli” del suo accompagnatore, sai com’è, per solidarietà femminile… ma quel gustafeste di Ghissu me l’ha impedito»
«Beh, sai com’è… “solidarietà maschile”»
«No, si tratta di idiozia maschile, il che è diverso» ribattè.
«Touchè!»
Lei ridacchiò e Ryo si ritrovò a sorridere per l’ennesima volta nel giro di pochi minuti.
Era incredibile l’effetto che quella risata riusciva a suscitare in lui.
«Ma adesso basta parlare della sottoscritta, perché non mi racconti un po’ di te?»
«Cosa vuoi sapere?»
«Non so…» mormorò pensierosa «Inizia da dove preferisci»
«Io avrei un’idea migliore»
«Spara!»
«Perché invece di parlarne qui, non lo facciamo davanti a una bella tazza di caffè?» azzardò, facendo calare un silenzio immediato.
Shirogane sospirò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
Forse stava bruciando le tappe troppo in fretta, n’era consapevole, eppure la voglia di dare un volto a quella voce era grande, troppo per riuscire a trattenersi dal farsi avanti.
«Guarda che il caffè era per dire, eh. Va bene anche un gelato, o il sushi… oppure una pietanza tipica italiana, mi era sembrato di capire che amassi a tal punto la cucina italiana da rischiare di avere un orgasmo quando…»
«Ma non ci conosciamo nemmeno» lo interruppe, con tono intimidito.
«Incontrarci è il modo migliore per farlo»
«Non sai nemmeno dove abito»
«Hai l’accetto tipico di Tokyo, la città in cui vivo»
«E se fossi minorenne?»
Ryo sbiancò, deglutendo a vuoto.
Non aveva preso in considerazione il fattore età.
Si diede mentalmente dell’idiota e timoroso, le chiese «Sei… sei minorenne?»
«Forse»
Sbuffò «Mi predi in giro?»
«Forse» ripetè divertita.
«Non sei affatto simpatica»
«Nemmeno minorenne, se vogliamo dirla tutta»
«Sicura?»
«Beh, sull’anagrafe c’è scritto che ho ventuno anni, per cui…»
«Ah, bene. Io ventidue, quindi non rischio una denuncia per pedofilia»
«Buono a sapersi…» sospirò «Tuttavia, non credo sia una buona idea incontrarci»
Shirogane sospirò a sua volta «Perché no?» si lagnò.
«Chi mi dice che tu non sia un serial killer? O uno stupratore? O un rapinatore? Oppure un…»
«Hai intenzione di elencare tutte le attività criminali?» la stoppò, alzando gli occhi al cielo «Comunque sono un semplice studente universitario e talvolta aiuto i miei genitori nell’agenzia di famiglia, tutto qui, ho la fedina penale pulita. Capisco che ti risulti difficile credermi sulla parola, per cui potremmo incontrarci in un posto affollato, in pieno giorno e potresti portare con te lo spray a peperoncino, per ogni evenienza»
A quelle parole calò nuovamente il silenzio, che si protrasse per diversi minuti, finchè non la sentì sbottare un «E se non ti piacessi?»
«E se mi piacessi?»
«Ho i capelli rossi!» borbottò piccata, come se quel particolare potesse giustificare tutte le sue paranoie.
«Belli»
«Strani!»
«Particolari»
Ichigo sorrise, arrotolandosi una ciocca di capelli intorno al dito «Sono così magra che se mi metto di profilo rischio di scomparire»
«Magra o grassa, non m’importa. L’aspetto fisico è irrilevante per me»
«Sono piatta come una tavola da surf»
«Ripeto: l’aspetto fisico per me è irrilevante»
«Sono così bassa che quando piove sono l’ultima a saperlo»
Ryo ridacchiò, scuotendo appena il capo «Come si dice? “Nella botte piccola c’è il vino buono”»
«Ho una fissa per i gatti. Ne ho tre, Miagolino, Batuffolo, e Berry, ma punto ad adottarne altri e a diventare una gattara nel giro di pochi anni»
«Preferisco sorvolare sulla questione dei nomi e della gattara, e ti dirò… anche a me piacciono i gatti»
«Davvero?» trillò entusiasta.
Annuì, sorridendo «Sarà che in un certo senso mi rispecchio in loro, essendo animali con i quali, per ottenere la loro fiducia e il loro rispetto, occorre tempo e pazienza… come nel mio caso»
«Interessante…» mormorò affascinata, entrando subito dopo nel pallone «Cioè, non intendevo dire che tu sei affascinante, eh… voglio dire, non ti conosco nemmeno… mi riferivo alla faccenda dei gatti, tutto qui…» si schiarì la voce, imbarazzata «Piuttosto… perché non mi dici qualcos’altro sul tuo conto?»
Ci pensò su qualche secondo «Ho i capelli biondi e …»
«Che tonalità di biondo?» lo interruppe, facendogli assumere un’espressione interrogativa.
«Eh?»
«Si, insomma… ci sono varie tonalità di biondo, come il biondo platino, biondo canarino, biondo dorato, biondo cenere, e così via…»
«Non saprei dirti, ma mi affascina il termine “biondo canarino”»
«E’ il mio preferito» rispose, esilarata «Colore degli occhi?»
«Azzurri, non chiedermi quale tonalità perché non saprei risponderti»
«E’ difficile trovare persone con gli occhi azzurri, qui in Giappone»
«Mia madre è americana, ho ereditato da lei buona parte del mio aspetto fisico»
«Quindi sei un meticcio!» constatò, alzando il tono di voce di un’ottava.
Ryo allontanò l’apparecchio dall’orecchio, inscenando una smorfia dolorante «Perché urli?»
La ragazza sospirò, assumendo un’aria sognante «Io adoro i meticci!» si lasciò sfuggire, pentendosene subito dopo.
Arrossì così tanto da raggiungere il colorito dei suoi capelli, maledicendosi mentalmente per non aver applicato il filtro bocca-cervello… non che fosse una novità, tutto sommato.
Intanto Shirogane sorrise, compiaciuto da quelle parole. «Beh, un motivo in più per incontrarci»
Ichigo rimase in silenzio, mangiucchiandosi l’unghia del pollice con fare pensieroso.
Era indecisa se accettare o meno poiché, se da una parte era ansiosa di conoscere quella persona che, in così breve tempo e con una facilità disarmante, era riuscita a catturare il suo interesse, dall’altra parte non riusciva proprio sopprimere le sue paranoie «Non saprei… ho bisogno di rifletterci un po’ su»
«Va bene, nessun problema. Non voglio metterti alcuna fretta, facciamo che, una volta che avrai preso la tua decisione, sbaglierai accidentalmente numero e chiamerai di nuovo il sottoscritto»
Sorrise «Affare fatto. Allora alla prossima, Shirogane»
«A presto, Momomiya»
   
 
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