Serie TV > The 100
Segui la storia  |       
Autore: SomethingWild    10/07/2017    5 recensioni
[Clexa, Ranya, AU]
Lexa dirige una delle società più prestigiose di Wall Street, ma sono poche le persone con cui riesce ad essere realmente se stessa, lasciando da parte la maschera che il passato e il suo ruolo le hanno imposto. Clarke si è trasferita a New York da qualche mese per realizzare il proprio sogno, supportata dalle sue migliori amiche e in fuga da una vita che non le appartiene più.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo IV

Lexa e Lincoln erano appena spariti dietro la porta della sala riunioni, quando il telefono sulla scrivania di Anya aveva iniziato a suonare. 
«Ufficio di Miss Woods.»
«Miss Forest, c'è una ragazza al ventesimo piano che la cerca.»
«Chi è?»
«Non saprei. Dice essere una situazione abbastanza urgente.»
Anya alzò gli occhi al cielo: la solita tattica dei giornalisti per accaparrarsi un'intervista con Lexa. Non avevano di certo trovato il giusto giorno per assillarla con la lunga lista di motivi che li aveva spinti ad intrufolarsi alla Woods Corp. sotto falsa identità e fingendo un'emergenza che richiedeva il suo intervento. Sì, suo. Quando Lexa era impegnata, spettava ad Anya ricoprire i ruoli della CEO: fra i corridoi e i dipendenti della Woods Corp., il suo nome era diventato una minaccia tanto quanto quello di Lexa. 
«A che piano hai detto si trova, quest'emergenza?» Se volevano scottarsi, Anya non glielo avrebbe di certo impedito: aveva decisamente bisogno di scaricare su qualche povera anima innocente la rabbia e la frustrazione accumulate nel weekend. 
«Ventesimo piano. L'ho fatta accomodare nella sala pranzo.»
«Bene.» E bene davvero: a quell'ora la sala pranzo era vuota e Anya avrebbe potuto dare libero sfogo al proprio tono astioso.
Riagganciò il telefono e si alzò dalla sedia, sfregandosi le mani. Stava diventando irritabile con il tempo, ma chi avrebbe potuto biasimarla? Sopportare Lexa e la sua strana indole le sembrava già un buon motivo per non farlo. In più si aggiungevano i soliti idioti di routine - per non usare termini peggiori - che non facevano altro che sfruttarla perché amica di Lexa o per quello che, a questo punto, doveva essere il suo fascino da "qualche botta e via".
Si sistemò meglio i capelli guardando il riflesso proiettato dallo specchio dell'ascensore. Sguardo da tigre, spunta. Espressione omicida, spunta. Portamento da altolocata, spunta. Abbigliamento da donna di potere, spunta - non che in realtà c'entrasse molto con la situazione, ma doveva ammettere che il vestito che indossava quel giorno le fasciava il corpo in modo molto provocante e ciò poteva darle un tocco ancora più autoritario, unito all'atteggiamento da prima donna che stava per sfoggiare.
"Guarda cosa ti perdi" pensò, uscendo dall'ascensore e dirigendosi verso la sala pranzo del decimo piano. L'avanzata nel corridoio, accompagnata dal rumore dei tacchi delle scarpe che impattavano sul terreno e dallo sguardo deciso e severo, attirò sulla segretaria l'attenzione dei dipendenti della Woods Corp., e Anya si concesse un piccolo sorriso sentendosi così tanto influente.
Prima che potesse raggiungere la porta della sala da pranzo, qualcuno le afferrò il braccio e la tirò in disparte, facendola entrare nella sala archivi che si trovava accanto alla sala pranzo. La porta si chiuse alle sue spalle e Anya venne appoggiata delicatamente contro il muro. 
Stava per protestare quando una mano le si posò sulla bocca, per evitare che potesse parlare e, abituandosi alla poca luce che filtrava nella stanza, si accorse di chi aveva di fronte.
Un'espressione di stupore e rabbia prese il posto di quella decisa che si era imposta pochi attimi prima. 
«Shh» le sussurrò la figura davanti a lei.
Anya la ignorò e mosse la testa per liberarsi dalla mano che le impediva di parlare e, quando riuscì a spostarla di qualche centimetro, non si fece problemi ad alzare la voce: «Cosa ci fai qui?» La voce risultò più irritata di quanto volesse, tanto che la persona di fronte a lei abbassò per qualche secondo gli occhi a terra, nel tentativo di trovare un rifugio all'imminente sfuriata che sapevano Anya avrebbe fatto. Stupendosi di se stessa, invece, la ragazza restò in silenzio, dando la possibilità all'altra persona di parlare.
«Ti avevo detto di non urlare. Sai che non potrei né dovrei essere qui» le disse, avvicinandosi alla faccia di Anya e appoggiando una mano sul muro, accanto al suo orecchio.
Anya si decise ad abbassare la voce, ma non a cambiare tono: «Hai detto bene: non dovresti essere qui.»
«Hai ragione, ho sbagliato.»
«So benissimo di avere ragione, non occorre tu me lo faccia notare» le ringhiò avvicinandosi a propria volta in un impeto di coraggio, che durò pochi secondi, infatti si allontanò posando gli occhi sul pavimento.
«Anya, ti prego. Ascoltami.»
«Sono qui. Sto aspettando che tu mi faccia capire dove ho sbagliato con te. Se ti ho fatto sentire un peso. Se io sono stata un peso.»
«No, non si tratta di questo.»
Anya alzò la testa di scatto cercando gli occhi della persona di fronte a lei in un disperato tentativo di capire: «Allora cosa?»
Anya non riuscì a trovare lo sguardo che cercava, rimasto, a differenza del suo, ad osservare le vie di fuga delle piastrelle. Era incredibile come potessero essere così interessanti delle linee sul pavimento, si ritrovò a pensare con un po’ di amaro divertimento. 
Divertimento che venne presto rimpiazzato da un senso di incompletezza e disagio, quando Anya si accorse che, se non avesse fatto lei la prima mossa, non avrebbero risolto nulla. Prese di nuovo coraggio: «Guardami, Raven.» Alzò il mento della ragazza di fronte a lei con due dita.
Quando incontrò gli occhi scuri di Raven velati dalle lacrime e afflitti, il cuore di Anya perse un battito nel rendersi conto della tempesta che si stava scatenando nella mente dell'ingegnere. 
Le incorniciò il volto con le mani: «Non devi avere paura di ciò che senti.» Le portò una mano sul proprio petto, prima di continuare: «Lo senti?»
Raven, visibilmente stupita, annuì.
«È una cosa nuova anche per me. Possiamo affrontarla insieme» le sussurrò Anya avvicinandosi maggiormente alle sue labbra. Sentire il respiro di Raven regolarizzarsi e vedere i suoi occhi calmarsi fecero rilassare Anya che, senza riuscire a controllarsi, attirò la ragazza in un abbraccio.
Raven le cinse i fianchi stringendola ancora di più al proprio corpo e appoggiando la testa nell'incavo del suo collo. Notando il gesto della ragazza Anya sorrise fra i suoi capelli, inebriandosi dell'ormai familiare profumo di cocco. 
Dopo qualche minuto, Anya sentì le mani di Raven allontanarsi dai suoi fianchi e risalire lungo la sua schiena, per quanto le fosse possibile data la differenza di altezza, resa ancora maggiore dalle scarpe che aveva deciso di indossare quella mattina.
Pochi attimi dopo le loro labbra si incontrarono, accendendo quel fuoco le cui fiamme, ormai, non riuscivano più a domare.
Anya sollevò Raven e si avvicinò ad un mobile abbandonato nella stanza, liberandolo dalle carte che vi erano posate sopra e che raggiunsero subito il suolo. Anya fece sedere Raven senza interrompere il bacio, mentre le mani scendevano verso le sue gambe in dolci carezze. Quando Anya sfiorò il tutore, si mise ad armeggiare con i lacci mordendo il labbro inferiore di Raven.
«Adoro quando lo fai» riuscì a sussurrare la mora, sorridendo fra le labbra di Anya prima di rimpossessarsi della sua bocca.

«Firmare il contratto di Alexandra Woods mi sembra la scelta migliore» disse Octavia con le braccia incrociate, girandosi verso il fratello e abbandonando la vista di New York. Il rumore del pendolo che scandiva il passare del tempo riempiva la stanza, rendendo il clima ancora più teso. 
«Non che ci abbia lasciato altra scelta.» Bellamy si passò una mano fra i capelli nervosamente, prima di continuare: «Insomma, hai letto le clausole, vero? Ci ha fregati. In pieno.»
«È comunque stata la meno severa.»
«La meno severa?!» La voce di Bellamy si alzò così tanto che, per un attimo, Octavia ebbe il timore che qualcuno avrebbe potuto sentirli. Lasciò vagare lo sguardo oltre le vetrate accertandosi che nessuno li stesse ascoltando o avesse sentito il fratello.
«Bellamy. Vuoi scendere dalle nuvole e stare con i piedi per terra?» gli chiese retoricamente, appoggiando le mani aperte sul tavolo. «Non troverai mai nessuno disposto a scendere a compromessi più accomodanti di questi. Devo forse ricordarti i numeri che girano attorno alla Blake&Co.?»
Bellamy strinse di nuovo i denti: «E tu definiresti compromessi accomodanti...» Fece passare lo sguardo sul contratto alla ricerca dei punti che voleva rileggere alla sorella: «”...la Blake&Co. verrà completamente incorporata alla Woods Corp...”»
Octavia alzò le spalle: «Mi sembra normale prassi.»
Bellamy alzò un dito prima di continuare: «”Allo stesso modo tutti gli affari e i debiti della Blake&Co. verranno rilevati dalla Woods Corp., che coprirà il 90% degli attuali debiti e che incasserà l'80% dei futuri guadagni.”»
«Ci stanno levando il peso di praticamente tutti i debiti. Mi sembrano giuste percentuali» protestò di nuovo Octavia.
E di nuovo Bellamy non le diede retta: «”Tutti i dipendenti della Blake&Co. saranno assunti per un periodo di prova di sei mesi, al termine del quale Alexandra Woods e i soci anziani della Woods Corp. analizzeranno i singoli casi per stabilire chi assumere a titolo definitivo e chi licenziare.”» Bellamy alzò un sopracciglio, guardando la sorella apprensivamente: «E sono solo tre delle infide clausole che tu vuoi firmare.»
Octavia scosse la testa passandosi una mano sugli occhi: per quanto suo fratello si fosse messo di impegno per non far cadere la società, non avrebbe mai capito che nel mondo della finanza ci vogliono anche strategia, furbizia e abilità. Farglielo notare in quel momento non le sembrava la scelta migliore per tentare di convincerlo, decise di puntare, quindi, ad utilizzare l'arma che sapeva non avrebbe mancato il colpo.
«Dovresti essere fiero di come hai gestito la situazione. Hai stretto i denti per mesi, non cedendo alle offerte delle società che puntavano a distruggere la Blake&Co. E ciò ti ha portato ad Alexandra Woods, che, per quanto possa essere la più stronza, cinica e fredda donna di tutta New York, ti ha proposto un contratto che ti ripaga dei tuoi sforzi.»
«No, Octavia. Anche noi siamo fra i dipendenti. Cosa credi, che fra sei mesi non ci lascerà a casa? Mi avete detto di fidarmi: tu, Miller, tutti. Anche Clarke.» Al nome della ragazza lo sguardo di Bellamy si addolcì. «E vi ho ascoltato, accettando la proposta. Ora siamo qui a discutere davanti ad un contratto che salva l'azienda, ma non noi.»
«Possiamo salvarci, se dimostriamo ad Alexandra Woods di poter essere dei buoni dipendenti. E nessuno ci impedisce di diventare soci anziani della Woods Corp. in futuro. È come se possedessimo già il...» Octavia mosse le dita in aria per una veloce stima. «...circa il 2,4% della Woods Corp.» Annuì soddisfatta. 
«Se deciderà di assumerci fra sei mesi.»
«Non pensare a ciò che succederà fra sei mesi. Pensa che per ora la Blake&Co. è salva. E lo siamo anche noi e i nostri dipendenti.»
«Non mi fido di lei. Potrete fidarvi tu e Clarke. Ma non io.»
«Clarke ha buon occhio con le persone. Dovresti saperlo.»
«No. Forse non te ne sei resa conto, ma non parlo delle persone che ho visto una sola volta nel modo in cui parla Clarke di Alexandra Woods.»
«Credi che si conoscano di persona?» Octavia tentò di celare il fastidio che la piega che la discussione stava prendendo le stava provocando. Dovevano parlare del contratto o di Clarke? Non che non volesse parlare della sua amica, semplicemente non in quel momento. Per di più sapendo quanto fosse una distrazione per Bellamy.
«No. L'ha vista solo quella volta che le ho fatto portare dei documenti.»
«Quindi?»
«Semplicemente non credo Clarke sia oggettiva nel giudicare Alexandra Woods. È una donna carismatica e affascinante, me ne rendo conto. Potrebbe stregare qualsiasi persona ma - »
«Stai dicendo che Clarke potrebbe...?» Octavia non riuscì a finire la frase, presa da una risata quasi isterica. «Questa è proprio buona. Se non riesci a tenerti il posto fra sei mesi, dovresti pensare ad una carriera nel mondo dello spettacolo.»
Bellamy le lanciò uno sguardo torvo: «Non dico questo. Dico che potrebbe essere semplice fidarsi dell'apparenza.»
Octavia tornò seria sedendosi di fronte al fratello e prendendogli le mani: «Ascolta: lascia perdere Clarke e tutta questa storia della fiducia. Firmiamo. Salviamo la Blake&Co. e andiamocene a casa, fieri di essere riusciti a portare avanti la baracca per quasi due anni e di aver salvaguardato l'eredità di nostro padre.»
Bellamy puntò gli occhi in quelli della sorella, annuendo.
Octavia sorrise e si alzò dalla sedia tornando ad osservare la vista fuori dalle vetrate. L'aveva convinto. Ora dovevano solo chiamare Alexandra Woods per firmare il contratto, poi sarebbe stata libera. O, per lo meno, non avrebbe più dovuto volare da un capo all'altro del Paese per cercare possibili acquirenti magnanimi. 
«Cazzo.» 
Sentì Bellamy imprecare e si voltò verso il fratello: «Cos'è successo?»
«Ho dimenticato i documenti da consegnare ad Alexandra Woods.»
«Ma che diamine aspetti? Chiama Clarke» Octavia lo rimproverò con tono scocciato. Aveva il presentimento che se qualcuno di loro due sarebbe stato licenziato da lì a sei mesi, non sarebbe stata di certo lei.
«Non è colpa mia. Erano documenti che andavano consegnati dopo aver firmato. E ti ricordo che i piani erano quelli di non firmare oggi.»
«Certo, come vuoi, ma chiama Clarke.»
Octavia non aveva voglia di discutere ancora con il fratello: liquidò la questione in fretta. Voleva solo andare a casa, sdraiarsi sotto le coperte e dormire, pensando, per la prima volta dopo mesi, che non avrebbe più avuto il peso di così tante responsabilità. 

«Devi già andare?» le chiese Raven baciandole il collo.
Anya a malincuore annuì: «Lexa mi starà cercando e odia aspettare.»
«Due minuti. Due minuti soltanto.»
Davanti alla protesta - o supplica - della ragazza Anya non riuscì a non accontentarla: «Due minuti.» Le cinse la vita attirandola maggiormente a sé e sentendo il respiro di Raven solleticarle il petto. 
Erano sdraiate sul pavimento, sopra i vestiti gettati di fretta a terra. Sarebbe stata un'impresa riuscire a rimettersi il vestito tentando di celare le pieghe create nella foga del momento. Non erano mai andate così tanto oltre al lavoro. Si erano sempre trattenute, ben consapevoli del fatto che chiunque avrebbe potuto scoprirle, anche solo guardando meglio le loro facce. Eppure quel pomeriggio, dopo aver chiarito ogni malinteso e aver capito che ad entrambe non bastavano più quegli attimi rubati, non erano riuscite a trattenersi, tentando comunque di mantenere un profilo basso. Altra cosa che ad Anya iniziava a calzare stretta: era divertente fuggire ed estraniarsi in quel modo dalla realtà, fuggendo dai doveri e dallo sguardo severo di Lexa, ma era altrettanto vero che voleva stare con Raven come qualche sera prima nel suo appartamento. Solo loro due, nessuno che avrebbe potuto scoprirle, che avrebbe potuto licenziarle. 
Il tocco di Raven sull'addome fece tornare Anya alla realtà. 
«Raven» le sussurrò allontanando la mano della ragazza e voltandosi alla ricerca del suo sguardo. 
«Scusa. Ma è impossibile resisterti.»
Anya alzò un sopracciglio maliziosa: «Lo so.» Si sporse a cercare le labbra di Raven. «Stasera nessuno ti farà resistenza» le sussurrò prima di morderle il labbro inferiore. 
Dopo qualche secondo Anya si allontanò, alzandosi e cercando di recuperare tutte le sue cose. Raven si alzò a sua volta, senza staccarle gli occhi di dosso mentre la segretaria si piegava a raccogliere gli indumenti. 
Prima di uscire Anya si avvicinò a Raven che, seduta sul mobiletto di poco prima, era intenta a rimettersi il tutore.
«Lascia. Faccio io» le sussurrò dolcemente Anya sfiorandole le mani. A quel contatto Raven sentì un brivido lungo la schiena e non represse un sorriso di gratitudine, mentre si perdeva, di nuovo, ad osservare ogni movimento della ragazza.
«Fatto.» Anya le porse la mano per aiutarla a scendere.
«Ci vediamo stasera» le sussurrò Raven all'orecchio prima di lasciarle un veloce bacio sulla guancia ed uscire dalla stanza.
Anya osservò la ragazza uscire con un sorriso ebete sul volto. 
"Se mi vedesse Lexa in questo momento, perderei tutta la mia credibilità" pensò avviandosi verso la porta e alzando le spalle: Lexa non l'avrebbe mai vista in quello stato, quindi il problema non sarebbe mai sorto.
Quando entrò in ascensore notò che erano già passate più di un'ora e mezza da quando Lexa e Lincoln erano entrati nella sala riunioni. Si passò una mano sul volto: Lexa l'avrebbe licenziata prima o poi, fregandosene totalmente della loro decennale amicizia. 
Anya raggiunse il ventottesimo piano e corse, per quanto le era possibile, verso la scrivania. Con immensa gioia e gratitudine notò che l'ufficio di Lexa era ancora vuoto: era proprio il suo giorno fortunato. Dovette cambiare idea non appena si accomodò sulla sedia e lo sguardo si posò su un post-it giallo attaccato sullo schermo del computer. Riconobbe la calligrafia scorrevole ed elegante di Lexa:
I Blake sono in sala riunioni. Stanno discutendo e credo ne avranno per molto. Ti chiameranno non appena saranno pronti a firmare. Intanto vado da Starbucks a prendere il caffè. Torno presto.
P.S. Dovresti lasciarmi TU degli avvisi quando te ne vai. Non IO.

Il modo in cui Lexa aveva messo in evidenza il "tu" e l'"io" sulla nota aveva fatto sorridere Anya: non l'avrebbe mai licenziata, le voleva troppo bene.





N.d.A.
So di essere un po' in ritardo, ma mi sono presa del tempo per proseguire con i capitoli futuri.
Ho deciso di sdoppiare il tempo per descrivere il rapporto fra Bellamy ed Octavia e quello fra Raven ed Anya e per cercare di creare un po' di attesa e tensione. Spero di esserci riuscita.
Grazie mille nuovamente a chi legge e segue la storia e a chi lascia qualche riga. 
A presto, 
Chiara
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The 100 / Vai alla pagina dell'autore: SomethingWild