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Autore: Drew Bieber    10/07/2017    0 recensioni
Nel famoso anfiteatro dell'Antica Roma ogni giorno si svolgono crudeli lotte contro animali selvaggi, terribili esecuzioni e combattimenti tra gladiatori che lasciano senza fiato. Tra questi vi è una persona in particolare cui nome è gridato ed acclamato dalle folle a gran voce: Thalissa. Venduta come schiava quando era solo una bambina orfana ha saputo farsi strada nel mondo spietato in cui vive dove è la legge del più forte a vigere sulle altre. Coraggio e Paura, Ricchezza e Poverta, Vita e Morte, Amore e Odio, Umano e Divino. Questa è la storia della gladiatrice.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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6. APOLLO
Le lenzuola del letto da bianche e candide stavano diventando rosse scarlatte. Il sangue non voleva proprio saperne di fermarsi malgrado le ferite venivano continuamente tamponate con dei panni. C’era immediato bisogno di ricucirle. Domizio non poteva reggere oltre.
Qualche ora prima
-C’è voluto meno del previsto, vedi che avevo ragione?-
-Si ma è sempre un fastidio dover gestire gli affari di mio padre in sua assenza, è sempre la solita storia, quei tre partono in viaggio e io resto a casa-
Thalissa e Domizio stavano appena uscendo dalla casa di un amico di Augusto per saldare alcuni conti rimasti in sospeso. Il ragazzo non aveva alcun interesse a svolgere quel tipo di compiti per quanto fossero ricorrenti ma non aveva mai altra scelta.
-Certo che però quell’uomo era davvero buffo-
-E’ un tipo molto alla mano e socievole, comunque non è un amico stretto di mio padre-
-Tuo padre è un tipo piuttosto serio eh?-
-E anche molto noioso fidati-
Dopo aver sceso gli ultimi scalini dell’abitazione si trovarono nel bel mezzo della piazza. Un po’ meno sovraffollata del solito. Quel giorno aveva deciso di uscire a piedi quindi non c’era nessun cavallo da prende e potevano anche fare un comodo giro nei dintorni dando un’occhiata alle varie botteghe. Lì vicino in particolare vi era un orafo. I due si avvicinarono per vedere cosa il venditore avesse da offrire. C’erano i soliti bracciali e anelli a forma di serpente attorcigliato in oro e impreziositi con ametiste e rubini, amuleti portafortuna nei materiali più pregiati, fermacapelli, monili, girocolli d’ambra e perle. Una vasta scelta insomma. Ogni oggetto costava più di un altro, questo però era un problema che Domizio sembrava non porsi poiché aveva già adocchiato alcuni tra gli articoli più costosi.
-E quegli orecchini per chi sono?-
-Mia madre, ne ha già molti ma le fa sempre piacere riceverne altri, solo che è sempre difficile scegliere-
Tra i vari modelli mostrati uno in particolare piaceva a Thalissa. Quelli a grappolo composti da non meno di cinque perle, due delle quali erano davvero enormi, avevano anche uno smeraldo e il tutto era tenuto insieme da fili dorati. Costavano una fortuna, decisamente. Anche Domizio preferiva quegli orecchini agli altri e non ci pensò due volte a comprarli.
-Dimmi, c’è qualcosa che vorresti?-
-Io? Dici sul serio?- Era davvero strano che il ragazzo si stesse proponendo di farle un regalo del genere. Thalissa però non sapeva proprio cosa scegliere. C’erano molte cose che le piacevano e le sarebbe piaciuto averle tutte ma si sentiva comunque in colpa, non voleva far spendere ulteriori soldi al suo amico. Di orecchini ne aveva un bel po’ dato che aveva forato le orecchie più volte. Le collane non le piacevano poi così tanto, le sembravano accessori da usare solo in occasioni particolari così come i bracciali. Gli anelli invece li aveva sempre amati ma non poteva di certo permetterseli né si era sognata di chiedere a Fabiano di comprarglieli. In realtà non voleva neanche che fosse Domizio a spendere soldi per lei, ma il ragazzo non voleva proprio cedere quindi si vide costretta a scegliere. Aveva preso in mano un anello che a detta del venditore era in oro e quarzo rosa con su inciso un cavallo alato. Stava anche per rimetterlo al suo posto dopo aver sentito la sua cifra esorbitante ma prima che potesse farlo Domizio glielo tolse di mano facendole chiaramente capire che era determinato a comprarglielo. Davanti a tanta testardaggine Thalissa non poteva di certo obiettare oltre. Mentre il ragazzo contrattava il giusto prezzo con il proprietario della bottega lei teneva in mano uno specchio fingendo si essere interessata all’articolo  –Che bello questo qui - lo aveva alzato in modo da poter vedere chi ci fosse dietro di loro. Per tutto il tempo aveva avuto la sensazione che qualcuno li stesse spiando e in effetti girando in modo strategico lo specchio vide qualcuno dal volto sospetto proprio alle sue spalle. Era vestito di nero, la testa e il viso erano ovviamente coperti in modo da non farsi riconoscere. Aveva capito di essere stato scoperto, infatti si stava avvicinando e mentre lo faceva sfilava da sotto il mantello che lo copriva un pugnale. Per un momento la ragazza andò nel panico non sapendo cosa fare, come comportarsi. Domizio non si era accorto di nulla ma lei doveva fare qualcosa. Lo sconosciuto improvvisamente si avventò su di loro da dietro le spalle. Non sapendo esattamente chi dei due avrebbe colpito Thalissa spinse Domizio in modo da evitare di essere ferito. Non era però lui la vittima poiché quell’uomo sbucato dal nulla era pronto a colpire lei. Fortunatamente i suoi riflessi pronti le permisero di pensare velocemente. Lì vicino c’era un mercante d’armi e così prese la prima cosa che le capitò in mano. Una spada. Avrebbe preferito uno scudo ma grazie alla lama messa di traverso riuscì comunque a difendersi dal pugnale che però l’aveva già tagliata all’altezza della guancia. Con un po’ di forza riuscì a distanziare l’avversario e ne approfittò per cercare di disarmarlo in qualche modo. L’impresa si rivelò più difficile di quanto pensasse. Lo sconosciuto aveva in mano solo un pugnale eppure lo maneggiava come una spada tenendo testa a Thalissa con estrema bravura tanto che essa stessa venne ferita e la spada le cadde di mano. Fortunatamente Domizio si intromise nel momento più opportuno, ma non nel modo più adatto. Era disarmato quindi non aveva altro modo di difendere Thalissa se non facendole da scudo col corpo. In questo modo però il pugnale gli aprì il torace in obliquo dalla clavicola alla costole. Dopo aver inferto un tale duro colpo probabilmente l’assalitore si riteneva soddisfatto del lavoro compiuto e se ne andò. Di lì a poco il ragazzo sarebbe stato trasportato a casa dalle guardie accorse subito dopo.
 
 
Ago e filo erano finalmente arrivati.
Nella stanza non c’erano che i due ragazzi. Domizio era steso sul letto sporco di sangue e abbastanza lucido nonostante il dolore acuto. Accanto a lui Thalissa si stava dando da fare per chiudere quella ferita spaventosa. Era quasi arrivata alle costole e mancava poco per terminare. Era così intenta nel suo lavoro che neanche si accorse che Domizio, ad occhi socchiusi la stava osservando. Ripiegata sul suo torace con l’ago in mano e le dita sporche di vari strati di sangue, quello più secco e quello più fresco. Aveva delle strisce di sangue anche sui polsi e lungo le braccia. Non era però sangue di lei bensì del ragazzo. Ne aveva perso molto soprattutto lungo il tragitto verso casa. Domizio alzò una mano e riuscì a sfiorarle le punte dei capelli. A quel tocco Thalissa alzò la testa e lo guardò con sorpresa smettendo di ricucire.
-Sei sveglio-
-Lo sono sempre stato- dalla voce rauca si capiva chiaramente lo sforzo che stesse facendo per parlare. Sotto le mani della ragazza il torace tremava anche ad ogni minimo sussulto
-Come ti senti?- passato lo stupore riprese quindi a lavorare con l’ago
-Non te la cavi male a ricucire le ferite, mia madre va sempre troppo a fondo con quello spillo-
-E’ normale, dopotutto sono abituata, me le sono sempre ricucite da sola le mie di ferite-
-Menomale che si sei tu allora, e non lei- Thalissa infilò l’ago un po’ più in profondità in modo da causare di proposito del dolore al ragazzo che infatti non tardò a lamentarsi –Guarda che lei è molto preoccupata, per colpa tua e delle tue azioni sconsiderate-
-Avresti preferito essere tu al mio posto allora?-
-No ma qui adesso non ci dovresti essere neanche tu-
- Sfortunatamente è stato più forte di me intervenire- una volta arrivata alle costole e aver ricucito anche l’ultima parte della ferita Thalissa poté dare un taglio al filo e metterlo da parte con l’ago per immergere le mani nel secchio d’acqua calda, prendere il panno e strizzarlo per poi passarlo mano a mano sulla cucitura a partire da dove aveva appena terminato ripulendo il corpo dal sangue che iniziava ad asciugarsi.
-Secondo te perché quell’uomo ti ha attaccata? Lo conosci per caso?-
- Non di certo, non ho la minima idea di chi sia né che interesse avesse nel farmi del male-
-E se fosse stato inviato da qualcuno?-
-Per quale motivo?- ora era arrivata sulla porzione di taglio sul petto e quindi e particolarmente vicina a Domizio. Per questo motivo tendeva a tenere la testa bassa e a concentrarsi sul ripulire per bene e per bene e per bene –Ahi! Non premere così tanto, fa male- così bene che si era dimenticata la delicatezza. Si allontanò per risciacquare un’ennesima volta il panno –Comunque non so quale sia il motivo, ma se quel tipo si dovesse ripresentare una seconda volta lo affronterò con la spada- prese le bende Thalissa aiutò il ragazzo ad alzare la schiena dal cuscino in modo da poterle avvolgere più facilmente. Nel mettergliele Domizio si lamentò non poche volte –Ehi fai piano, ti ho detto che fa male-
-Sta zitto, devo stringere bene altrimenti è tutto inutile-
-Ho capito ma così finirai per spezzarmi in due-
-Sciocchezze, fai l’uomo e resisti-
Sembravano effettivamente due bambini che giocavano. Thalissa ci prese anche gusto a sentirlo lamentarsi tanto da fargli male di proposito ogni tanto, lui non faceva che urlare e lei scoppiava a ridere
-Thalissa non ce la faccio più basta!!-
-HAHAHAHA suvvia ho quasi fatto! Vedi di resistere-
-Lo hai detto anche poco fa e ancora non hai finito!!-
-Questo è l’ultimo giro promesso ahahah-
Una volta sistemate anche le bende Thalissa aveva davvero finito, di fare il medico ma non di scherzare.
-Ti serve qualcosa prima che me ne vada lasciandoti tutto solo abbandonato a te stesso?-
-Domani un briciolo di tempo per concedermi parte della tua preziosa compagnia splendido capolavoro della natura ahhaha-
-Ma ancora con questa storia? basta! Ahahah- la ragazza piano piano si avvicinava a Domizio –Dì un po’, eri serio mentre parlavi quella sera?- e si ritrovò prolungata sul torso del ragazzo dove aveva appoggiato anche le braccia mentre con le mani gli solleticava appena il petto attraversato dalle bende –Perché me lo chiedi? Pensi che non sia stato sincero?- le dita andarono ad accarezzare quei pochi peli corti e ricci lasciati fuori dalla fasciatura e sentiva chiaramente come quel gesto fece ricoprire il petto di pelle d’oca così come il braccio che il ragazzo teneva teso verso di lei, con la mano appoggiata alla guancia le stava infatti accarezzando il taglietto che si era procurata passandoci la punta del dito sopra –Penso solo che… certe cose possono essere dette solo se qualcuno le pensa per davvero- il viso di lei era alquanto vicino a quello di lui, qualcosa come 10 centimetri di distanza e ovviamente non potevano far altro che guardarsi negli occhi –E non credi che io quelle cose che ho detto le penso per davvero?- la mano libera di Domizio andò a stringere quella della ragazza ed inoltre staccò anche la testa dal cuscino in modo da ridurre ancor di più la distanza tra loro due per poi ridurla inaspettatamente per Thalissa. In un secondo all’altro si ritrovarono labbra contro labbra una sull’altro. Lei però per quanto non fosse dispiaciuta di quella situazione sapeva che era terribilmente sbagliata e se pur controvoglia molto lentamente dovette distanziarsi benché il ragazzo cercava disperatamente le sua bocca vietandosi anche il piacere di godersi quel momento per pochi istanti. In brevissimo tempo, una volta decisasi, si allontanò definitivamente e si alzò con decisione. Prese tutto ciò che le era servito per la medicazione per poi lasciare la stanza senza dire una parola e senza neanche rivolgere uno sguardo a Domizio che in tutto ciò non aveva mosso ciglio. Anche lui sapeva bene che la sua mossa era stato un azzardo troppo grande.
Fuori la stanza a Thalissa non importò più di niente. Si mise a correre lasciando cadere tutto a terra. Per i corridoi tutti la guardavano cercando di capire cosa stesse succedendo. Lei però non diede modo di comprendere. Arrivò in camera sua, si buttò sul letto e cercò ancora di trattenere. La testa appoggiata sul cuscino e gli occhi lucidi, così lucidi che bastò sbattere le palpebre per far cadere un paio di lacrime.
 
  
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