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Autore: PanStitch    13/07/2017    3 recensioni
Immaginate cosa succederebbe se i figli dei nostri amati protagonisti venissero arruolati, al posto dei loro genitori ormai non così giovani, per creare una nuova squadra suicida. La mia storia è ambientata in questo contesto, è una storia interattiva in cui cercherò di dar spazio ad ogni personaggio allo stesso modo.
Storia ispirata dalla fanfiction Suicide Squad 2.0 di _Jupiter_
[Iscrizioni OC - CHIUSE.]
E' un' interattiva riciclata, visto che la prima volta che l'ho proposta non ci sono stati abbastanza partecipanti e quindi non è mai effettivamente iniziata. Spero partecipiate in molti.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Amanda Waller, Batman, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Il lungo corridoio era buio e silenzioso.
Una splendida giovane donna dai lunghi capelli corvini avanzava lungo le antiche pareti di mattone battuto, sfiorandole con le sue lunghe dita; raggiunse con piccoli passi lenti e felpati quel piccolo raggio di luce nell'oscurità, si adagiò delicatamente ed accarezzò per qualche secondo la grande porta di noce, seguendone l' intarsio che disegnava una piccola corona da jolly sul legno pregiato.
Sospirò pesantemente  e decise di entrare.

-Buongiorno principessa!- La salutò un uomo, con un grande sorriso metallico che trasmetteva sempre un pizzico di inquietudine in lei.

Era seduto su una sedia girevole in pelle nera e la scrutava con i suoi grandi occhi azzurri, così profondi da perdercisi dentro; di fronte a lui c'era un grosso tavolo di cristallo e metallo nero che avrebbe potuto ospitare almeno una ventina di persone, dietro di lui delle splendide pareti di roccia decorate con strane effìgi  che lo rappresentavano in diverse posizioni, sempre intento a ridere o sogghignare.

-Che cosa è successo?- Chiese preoccupata Lyra, avvicinandosi al suo adorato padre.

Lo splendido viso dai lineamenti delicati dell'uomo, sfigurato da cicatrici profonde, si piegò in una smorfia di dolore misto a rabbia.

-Vedi, me l'hanno portata via...ed io non sopporto quando qualcuno tocca i miei gioielli.-

-Di cosa stai parlando? Hanno preso il collier di diamanti di mamma? I tuoi anelli? L' orolog...-

-Puoi stare zitta cazzo? Mi sta...scoppiando...la testa. - L'uomo battè il pugno sul tavolo.

La ragazza provò a parlare ma la frase le si bloccò in gola. Non l' aveva mai trattata così male, mai. Doveva essere più grave di quanto pensasse.

Il clown scosse la testa, sospirò e la guardò con una faccia talmente seria da spaventarla.

-Hanno preso Ellie...ma io...- Si alzò di colpo e cominciò a camminare avanti ed indietro per la stanza. -La riporterò indietro, sì...la riporterò da me.- Concluse grattandosi nervosamente le mani.

-Chi? Chi l'ha presa? Dov'è?- Chiese lei con un filo di voce, con gli splendidi occhi viola persi nel vuoto.
Joker non rispose. Lyra si sentì afferrare una spalla dolcemente e si voltò riconoscendo il tocco della madre. 

-Amanda Waller.- Dichiarò la donna con le lacrime agli occhi.

Lyra corse fuori dalla stanza, ignorando le forti grida dei genitori che cercavano di fermarla. 
Non aveva mai avuto un buon rapporto con sua sorella da quando era entrata a far parte della sua vita...ma questo non significava che l'avrebbe lasciata partire da sola. 


 
---

 

I vetri delle auto a terra, come ogni sera, brillavano sotto la luce dei neon, fra la spazzatura e l'odore di sangue mischiato al piscio.
Il quartiere spagnolo era diventato ancora più pericoloso da quando Los Dagas e Los Fusiles si erano ufficialmente dichiarati guerra a vicenda.
Il suono di una sirena in lontananza gli stappò un orecchio mentre si avvicinava con passi lenti e pesanti ad una delle vetrine rotte del Perro, il peggior bar in città.
Scrutò attentamente la figura rilessa e per un secondo vide suo zio che lo salutava, con un enorme sorriso stampato in faccia. Si chiese cosa ne avrebbe pensato lui di tutto questo. 
Si sistemò il rolex d'oro bianco che portava sul polso sbagliato ed entrò.

Era evidente che il proprietario ci tenesse ad ostentare lo squallore di quel luogo: vecchi tavoli di legno tondi e pieni di incisioni e graffi decoravano la sala, circondati dalle tappezzerie ingrigite del locale che gli donavano un'aria quasi malinconica; al centro della stanza una splendida ragazza ondeggiava i biondissimi capelli vaporosi, che le arrivano poco più giù delle spalle, seduta al bancone sporco e macchiato di tequila.
Enrique si chiese cosa ci facesse una così bella signorina in un posto tanto malfamato, era come vedere un' incantevole farfalla, palesemente ubriaca, sul ciglio di un vulcano attivo.
Scosse le spalle e si buttò sullo sgabello di fianco al suo incrociando le braccia sul piano.
-Hola chica... ¿cómo estás?- Improvvisò con fare sicuro di sè, spettinandosi ancora di più i capelli castani.

-Che cazzo hai detto?- Isabel scoppiò in una fragorosa risata, non parlava lo spagnolo e non aveva idea di come ci fosse finita lì dentro.

-Che ci fa una bambolina come te in un posto come questo?- Disse con svogliatezza, quasi non gliene fregasse proprio nulla della conversazione.
 
Isabel tornò seria, come se non avesse bevuto neanche un bicchiere e si alzò dalla sua postazione lanciando un centone al barista e si diresse verso il jukebox per cambiare canzone e si mise a ballare. Enrique la raggiunse, la prese per i fianchi e se la appoggiò addosso; Isabel lo allontanò con una spinta violenta e lo congelò con i suoi gelidi occhi azzurri.

Lui la prese per la gola e la sbattè contro il muro senza farle troppo male. -Lo sai che hai davvero una bella bocca? Chi sa se sei capace di usarla...- Ghignò con malizia, accarezzandole col pollice le labbra carnose.
Lei non tentò di liberarsi, non le faceva paura...provava un mix fra il ribrezzo e l'eccitazione in quel momento. Il calore del suo petto ed il suo braccio muscoloso che le stringeva il fianco quasi le facevano piacere. 

All'improvviso uno squadrone di soldati armati buttò giù la porta del locale.
Si creò una gran confusione fra chi cercava di scappare, chi gridava e chi si discolpava alzando le mani.
Enrique cercò con i suoi profondi occhi neri una figura in particolare in mezzo ai militari e si allontanò di qualche passo dalla ragazza, che lentamente si lasciò scivolare a terra.

Amanda Waller passò in mezzo ai suoi uomini, che si sistemarono in due file perfette ai suoi lati per lasciarle spazio.

-Benvenuti nel "Suicide Team", ragazzi.-
  
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