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Autore: Echocide    13/07/2017    2 recensioni
Laki Maika'i è il modo in cui ad Alola augurano 'Buona Fortuna' e sono due parole che Adrien, Marinette e Nino si sentono dire quando iniziano il loro giro delle isole.
Adrien è un ragazzo misterioso, che sembra fuggire da qualcosa.
Marinette è una giovane di Kalos, trasferitasi assieme ai genitori.
Nino è il protetto del Kahuna Fu, deciso a dimostrare il suo valore.
Tre ragazzi.
Tre destini che si uniscono in una regione piena di misteri.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 3.532 (Fidipù)
Note: Alola! E' finalmente giunto il momento della prima prova del giro delle isole. Riuscirà il nostro trio di eroi a superarla oppure falliranno miseramente? Ai lettori l'ardua sentenza. E non mi sembra di avere nient'altro da dire. Come sempre troverete, alla fine del capitolo, i pokémon che sono apparsi e non sono mai stati trovati nei precedenti capitoli.
Vi ricordo che domani verrà aggiornata Miraculous Heroes 3 con il secondo appuntamento settimanale, mentre sabato sarà il turno di Lemonish.
Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!

 

Litten lo svegliò, strusciando il musetto contro il suo collo e leccandogli la mascella, facendolo sorridere: lentamente alzò una mano, carezzando la testolina nera e rossa, osservando assonnato il soffitto del dormitorio. Doveva essere molto presto, sentiva il corpo pesante e la mente confusa, segni inequivocabili che aveva dormito veramente troppo poco.
Sospirò, voltandosi e sorridendo alla vista degli occupanti del letto accanto al suo: Marinette stava riposando tranquillamente con Rowlet che sonnecchiava sul cuscino, poco sopra la sua testa; Growlithe aveva poggiato il muso sulle cosce della ragazza, mentre Ledyba si era ritagliato un posticino in fondo al letto e Cosmog – fuggito come sempre dallo zaino – dormiva contro il seno della ragazza.
Nel letto accanto a quello della ragazza, dall’altra parte rispetto al suo, Nino stava russando della grossa con Popplio acciambellato sulla pancia e Pichu che sembrava trovare comodo dormire sulla fronte del proprio allenatore.
Adrien sorrise, scuotendo la testa e scendendo velocemente dal letto, stirando poi le braccia verso l’alto e sciogliendo i muscoli mentre Litten puntava le zampette contro il materasso, allungandosi e miagolando soddisfatto; balzò poi a terra, trotterellando verso la porta e fermandosi poi in attesa del suo allenatore: Adrien si infilò svelto la felpa nera, tirando su il cappuccio e recuperando la pokéball dallo zaino.
Nessuno era sveglio, quindi poteva far sgranchire un po’ le gambe anche a lui.
Raggiunse velocemente Litten e aprì la porta del dormitorio del Centro, dando un’ultima ai suoi compagni di viaggio, scivolando poi fuori e chiudendosi l’uscio alle spalle.


«Dovresti veramente smetterla di uscire quando ti pare» mormorò Marinette, tenendo Cosmog fra le braccia e scendendo nella parte vitale del Centro Pokémon, guardandosi attorno e cercando trovare Adrien da qualche parte: quando si era svegliata, circondata dai suoi pokémon e con Cosmog nel letto, aveva subito visto che il letto del ragazzo era vuoto e, dopo essersi vestita, era scesa alla sua ricerca.
La caffetteria stava aprendo in quel momento e anche l’infermiera di turno sembrava stesse sistemando tutto per una nuova giornata di lavoro ma di Adrien nessuna traccia; sospirò, avanzando nella stanza e sperando che il piccolo pokémon non attirasse l’attenzione.
Growlithe e Rowlet la superarono, dirigendosi decisi verso l’uscita e facendo azionare il meccanismo delle porte scorrevoli: Marinette sbuffò, correndo dietro ai due pokémon con Ledyba alle calcagna; si guardò attorno, rabbrividendo nella fresca aria mattutina e osservò l’ambiente circostante, inspirando profondamente l’odore del mare e sorridendo ai pokémon, venendo poi attirata da alcuni rumori: si avvicinò alla ringhiera e rimase a osservare un allenatore, che si stava esercitando con il proprio compagno.
Non aveva mai visto un esemplare come quello e non poteva neanche chiedere a Rotomdex, dato che lo aveva lasciato in camera.
Sembrava composto da parti diverse fra loro e la fisionomia le ricordava quella di una chimera, che aveva visto una volta in un libro; il muso era coperto da una sorta di maschera grigia, marrone e verde, simile all’elmo di un cavaliere; il corpo era nero e le zampe anteriori verde acqua e ricoperte da spunzoni, mentre quelle posteriori erano della stessa tonalità del tronco. La coda poi sembrava la pinna caudale di un pesce.
Non aveva mai visto nulla del genere e non capiva assolutamente se fosse possibile trovare un pokémon come quello.
Beh, lo doveva essere visto che ne aveva uno proprio davanti agli occhi.
Rimase a osservare, incuriosita quello strano pokémon, prima di scuotere il capo e guardarsi nuovamente attorno alla ricerca di Adrien: no, non era neanche lì.
Non si era accorta di aver attirato l’attenzione dello sconosciuto, fino a quando non si voltò nuovamente nella sua direzione e lo trovò a fissarla – o almeno credeva lo stesse facendo, avendo il volto completamente coperto dal cappuccio scuro – con le mani ben piantate sui fianchi: «Hai perso qualcosa, principessa?» le urlò, con una nota divertita in volto.
«Sto cercando un mio amico» rispose prontamente, sentendosi un po’ a disagio e avvertendo a pelle che, quel tipo, non le piaceva.
Non poteva vedergli il viso, completamente nascosto dal cappuccio e questo la metteva in agitazione; l’osservò incrociare le braccia e piegare la testa di lato, prima di scuoterla un poco.
«Spiacente, dolcezza. Qua ci sono solo io.»
«Scusami se ho disturbato il tuo allenamento» dichiarò Marinette, stringendo Cosmog al seno e andandosene con Growlithe e Rowlet, verso l’entrata del Centro pokémon, sentendo addosso lo sguardo dello sconosciuto: si voltò, trovandolo nella posizione in cui lo aveva lasciato con lo strano pokémon al suo fianco.
Che strano tipo.


Era un idiota.
Adrien sbuffò, addossandosi al muro posteriore del centro e osservando il sole che illuminava l’acqua: perché non l’aveva ignorata, invece di avvicinarla mentre indossava quei panni; abbassò lo sguardo verso la tenuta scura e sorrise, quando Tipo:Zero strofinò il muso contro di lui: «Scusami, amico» mormorò, carezzando il pokémon, mentre Litten si leccava una zampetta, tenendo lo sguardo giallo fisso su l’altro.
Litten non aveva ancora accettato Tipo:Zero, lo vedeva da come il felino si comportava con lui, ogni volta che lo faceva uscire dalla pokéball, ma si rincuorava dicendosi che era solo questione di tempo e che, presto, i due pokémon avrebbero fatto amicizia.
Esattamente come quelli di Marinette e Nino.
«L’ho chiamata principessa» bofonchiò, chinandosi per terra e nascondendo il volto fra le mani: «E dolcezza» Litten miagolò e quasi gli sembrò di sentire la voce di Plagg: «Sono un idiota. Lo so.»
Uno sbuffo si levò dall’altro pokémon, facendo ridacchiare Adrien che accarezzò un po’ i due compagni, prima che il cellulare vibrò insistente, nella tasca dei suoi pantaloni: «Sì?» mormorò, issandosi su e poggiandosi contro il muro dell’edificio: «Lila ti manco così tanto che hai deciso di chiamarmi? E’ proprio vero amore il tuo.»
«Sono così innamorata di te che, appena ti vedrò, ti farò avvelenare dai miei pokémon.»
«Uh. Sai che non mi piace quando usi la violenza.»
«Dove sei Chat?»
«A giro.»
«Sì. Dove?»
«Un po’ qui, un po’ lì. Sai che si dice dei felini, no?»
«Che avete sette vite? Sono curiosa di vedere se è vero.»
«Avete bisogno di me?»
«No, volevo solo sapere perché hai derubato dei nostri. L’altra sera, per la precisione. Mi hanno chiamata completamente terrorizzati sia da te, che dal tuo pokémon.»
«Uno che va in giro a dire ‘occhio allo sk-sk-skull!’ non merita di avere pokémon, secondo il mio modesto parere.»
Un sospiro si levò dall’altra parte della linea e Adrien quasi s’immaginò la ragazza, mentre si prendeva la testa fra le mani: «Mi sembra di avere a che fare con un branco di bambini» borbottò Lila, dopo un po’: «Ti avviso, Chat. Un’altra mossa del genere e dirò tutto a Ivan…»
«Dai. E dire che ti piace così tanto fare il doppiogioco…»
«Sei avvisato.»
La linea cadde e Adrien rimase a guardare la tastiera e il piccolo schermo, prima di sospirare pesantemente: «Uomo avvisato, mezzo salvato. Dice il proverbio» borbottò, recuperando la pokéball dalla tasca dei pantaloni: «Tipo:Zero, mi spiace. Ma è tempo di rientrare» ordinò, osservando il pokémon venire scannerizzato dal laser della sfera e poi assorbito all’interno.
Doveva rientrare e sperare che Marinette fosse da qualsiasi parte, tranne che nel dormitorio, altrimenti sarebbe stato un bel problema spiegarle perché aveva addosso gli stessi abiti del tipo che l’aveva chiamata principessa.
E dolcezza.
Era proprio un idiota.


«Mi ha chiamato dolcezza!» sbottò Marinette, picchiando il pugno contro il tavolo e facendo sobbalzare Nino: «Dolcezza! Ma chi lo conosce? Ma chi gli ha dato così tanta confidenza?»
«Ecco perché non dovresti girare da sola: Alola è tranquilla, però ci sono molti turisti e allenatori stranieri che…»
«Anch’io sono straniera.»
«S-sì, però…»
«Di che parlate?» domandò Adrien, avvicinandosi al tavolo e osservando i due: Nino sembrava impaurito, mentre Marinette…
Beh, la ragazza era furiosa.
«Di uno stupido» borbottò quest’ultima, mentre lui si sistemava, poggiando il vassoio della colazione davanti a sé e sorridendo appena: doveva essere veramente arrabbiata se non balbettava di fronte a lui e, anzi, gli parlava come se nulla fosse.
Mh. Forse doveva farla irritare di più.
Sembrava essere il modo migliore per avere una conversazione decente con lei.
«Uno stupido?»
«Marinette ti cercava stamattina, però ha incontrato uno che l’ha chiamata con nomignoli che non le piacciono…»
«Non è che non mi piacciono – principessa era carino – ma chi si credeva di essere?»
Appuntarsi, Adrien: chiamarla principessa, le piace.
«Alola!» esclamò Plagg, entrando nel Centro Pokémon con Nathaniel al fianco e attirando l’attenzione dei pochi avventori mattinieri: «Eccoci qua, neanche avessimo usato Teletrasporto! Allora, com’è andata la scampagnata per la verdeggiante Mele Mele?»
«Abbiamo perso Marinette in un cimitero e l’abbiamo ritrovata con un Growlithe» dichiarò Adrien, addentando la brioche e masticando lentamente: «Ah sì, poi abbiamo incontrato il Team Skull.»
«Devono essere i due che ho battuto ieri ad Hau’oli» sentenziò Nathaniel, sospirando: «Non pensavo fossero fuggiti nella vostra direzione. Stai bene, Marinette?»
«Certamente.»
«Il suo Rowlet li ha sconfitti» dichiarò orgoglioso Adrien, voltandosi verso la ragazza e sorridendole: le guance di Marinette divennero immediatamente di un rosso intenso e la giovane chinò il capo, balbettando parole confuse e senza un filo logico.
«Uh! La nostra Marinette è Troppo Forte!» esclamò Plagg, ridacchiando: «E ammetto che questa mi è venuta sul momento.»
Adrien bevve un sorso di caffè, posando poi la tazza sul tavolo e voltandosi verso l’uomo: «Sai, sono quelle su cui pensi che mi fanno preoccupare…»
«Piantala, biondino!» dichiarò Plagg, incrociando le braccia e fissandolo male: «Bene, appena avete finito di papparvi il pappabile, vi attendo fuori» sentenziò, girando e uscendo dal Centro.
«Ma perché è entrato?»
«Per darci fastidio, amico» sentenziò Adrien, divorando i resti della sua brioche e finendo il caffè, mentre Marinette e Nino lo imitavano e spazzolavano ciò che rimaneva delle loro colazioni, sotto lo sguardo divertito di Nathaniel: erano ansiosi di effettuare la loro prima prova del giro e lo si poteva vedere tranquillamente.
Nino si alzò, riportando i vassoi alla caffetteria e andando a parlare poi con l’infermiera, consegnandogli le pokéball, quasi ad assicurarsi che i suoi pokémon potessero affrontare ciò che li aspettava al massimo delle loro forze; Marinette era rimasta seduta e aveva preso Rotomdex, studiando assorta lo schermo, quasi come se stesse pianificando chissà quale strategia e, infine, Adrien era rimasto immobile, con lo sguardo fisso davanti a sé.
Per dirla alla Plagg, sembrava fosse in stato di Calmamente.
Nino li raggiunse nuovamente al tavolo ed il suo ritorno fu come un segnale, per gli altri due, di alzarsi: «Come già sapete la mia prova si effettuerà nella Grotta Sottobosco» iniziò Nathaniel, facendo un cenno verso la porta del Centro e dirigendosi verso di essa con i tre allenatori alle calcagna: «Che si trova proprio davanti a quest’edificio.»
Le porte scorrevoli rosse si aprirono davanti a lui e Nathaniel tornò fuori, respirando l’aria salmastra della mattina e indicando la grotta, alla cui entrata erano stati posti i classici totem che delimitavano le zone delle prove: erano due monoliti ai cui lati erano stati inseriti degli elementi triangolari, con i colori caratteristici dei quattro Tapu, i pokémon protettori di Alola.
«Affronterete la prova uno per volta» continuò il rosso, scendendo le scale davanti al Centro e dirigendosi deciso verso la Grotta: «Adrien, sarai tu il primo.»
«Che bello…»
«Vi devo avvisare che i pokémon che troverete all’interno sono piuttosto temibili» continuò Nathaniel, fermandosi e carezzando uno dei totem: «Spero che abbiate fatto scorta di pozioni curative e quant’altro» si fermò, osservando i tre annuire: «Affrontare le prove del giro delle isole, per superare i propri limiti, è una delle usanze peculiari di Alola.»
«Dimostrerete così il vostro valore bla bla bla» borbottò Plagg, avvicinandosi con le mani nelle tasche del camice: «Una volta che sarete entrati, potrete uscirne con onore solo dopo aver terminato la prova e preso il cristallo al suo interno.»
«Il cristallo?»
«La Grotta ha un percorso obbligato, che vi porterà a un piccolo altare, dove troverete tre cristalli bianchi: uno per ognuno di voi. Il vostro compito è recuperarne uno.»
«Tutto qui? Mi sembra facile» dichiarò Adrien, sistemandosi lo zaino in spalla e sorridendo: «Sono il primo, vero?»
Marinette rimase a guardarlo, mentre si avventurava all’interno della grotta, sparendo velocemente dalla loro vista, immergendosi nell’oscurità dell’entrata: adesso il loro compito era solo aspettare. Si sistemò sotto una delle palme che adombravano un po’ la zona, sedendosi e poggiandosi al tronco, mentre i suoi pokémon giocavano assieme a quelli di Nino, davanti a lei; il ragazzo si avvicinò, poggiandosi alla parete di pietra e tenendo anche lui lo sguardo sui loro compagni di avventura.
Rimase ferma, lasciando che il tempo passasse e spostando poi lo sguardo verso l’entrata della grotta, quando vide Growlithe mettersi sull’attenti: Adrien apparve poco dopo con Litten al fianco e un sorriso soddisfatto in volto: «Ce l’ho!» dichiarò, alzando in aria il braccio destro e mostrando il cristallo.
Plagg annuì e lo stesso fece Nathaniel, voltandosi verso i due rimasti fuori: «Nino» dichiarò il Capitano, e Marinette osservò l’amico sistemarsi il cappello rosso, regalandole un sorriso prima di avviarsi verso la grotta: si fermò un attimo da Adrien, poggiandogli la mano sulla spalla e poi riprese il suo cammino.
Sarebbe stata l’ultima.
Marinette si sistemò nuovamente a sedere, osservando Adrien raggiungerla con un sorriso in volto: «Sei nervosa?» le domandò, accomodandosi accanto a lei e togliendosi il berretto, passandosi poi le mani fra i capelli: «Non è impossibile come prova, Marinette.»
«Ah no?»
«No» decretò deciso il ragazzo, regalandole un nuovo sorriso: «La supererai brillantemente.»
Marinette annuì, tirando su le gambe e poggiando il mento sopra le ginocchia, tenendo lo sguardo fisso sull’edificio bianco e rosso dall’altra parte della strada: «Immagino che a Kalos ci sono le classiche palestre, invece di prove come questa…» mormorò Adrien, facendole riportare l’attenzione su di lui: «Anche Plagg vorrebbe fare qualcosa del genere qui ad Alola: sta smuovendo letteralmente mare e monti per riuscire a far entrare Alola nel giro delle Leghe.»
«Non sarebbe male…»
«No, per niente» mormorò Adrien, guardandola negli occhi: «Avevi in mente di diventare allenatrice anche quando vivevi a Kalos?»
La ragazza annuì, spostando di nuovo l’attenzione sull’orizzonte: «Qualche anno fa, Kalos venne salvata da un allenatore» dichiarò, sorridendo al ricordo: «Aveva iniziato da poco il suo viaggio come allenatore, ma era inciampato in qualcosa di più grosso di lui e non si è tirato indietro, ha combattuto con i suoi pokémon è fermato la distruzione di Kalos» Marinette si fermò, voltandosi verso Adrien e stringendosi nelle spalle: «Ho sempre sognato di essere come quell’allenatore, di fare la differenza. E’...»
«E’ bellissimo, Marinette» dichiarò Adrien, tenendo lo sguardo in quello della ragazza: «E sono certo che, prima o poi, tu farai la differenza.»
«Gr-grazie.»
«E Nino è tornato!»
Marinette balzò in piedi, voltandosi verso l’entrata della Grotta e osservando l’amico uscire con un Pikachu che trotterellava felice al suo fianco: «Ma che…?»
«Si è evoluto!» esclamò orgoglioso Nino, chinandosi e prendendo il pokémon in braccio, strofinando il viso contro il muso giallo: «E l’ha fatto per me!»
«E il tuo Pikachu è una signorina» sentenziò Plagg, con le mani sui fianchi: «Guarda la coda, quella forma a cuore è tipica delle femmine di Pikachu.»
«E’ la miglior Pikachu al mondo.»
«Spero che tu abbia preso il cristallo…» mormorò Nathaniel, sorridendo quando Nino gli mostrò la pietra candida: «Perfetto! Marinette.»
La ragazza annuì, richiamando a sé i suoi pokémon e inspirando profondamente, voltandosi quando sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla: «Buona fortuna, Marinette» le bisbigliò Adrien, facendole l’occhiolino e sospingendola delicatamente verso l’entrata; fece un passo e poi un altro, avvicinandosi di più verso quel buco che sembrava sprofondare nell’oscurità più nera.
Superò tutti, addentrandosi all’interno e dando così inizio alla sua prova: avvertì subito il cambiamento di temperatura, rabbrividendo e stringendosi nelle spalle mentre i suoi occhi si abituavano alla mancanza della luce intensa del sole e si guardò attorno, rimanendo senza fiato.
La Grotta Sottobosco era composta da un’enorme stanza ricca di vegetazione che ricopriva le pareti di pietra e veniva inondata da una luce soffusa, che entrava da alcune fessure nel soffitto della grotta, donando a tutto un’aria suggestiva e magica: se avesse avuto più tempo, le sarebbe piaciuto ammirare quella meraviglia della natura in tranquillità.
Ma non era quello il momento.
Marinette lasciò andare un sospiro, continuando a osservarsi attorno e notando il percorso fatto di ponti in pietra, che univano le due parti della grotta: quella dove stazionava lei e l’altra, dalla parte opposta della stanza, e in cui c’era una seconda uscita.
Nel mezzo esisteva solo il vuoto del baratro: si avvicinò lentamente al bordo, osservando l’oscurità che inghiottiva tutto. Non poteva sapere cosa le sarebbe successo se, accidentalmente, fosse scivolata e caduta.
Si allontanò di pochi passi, mentre Rowlet le si posò sulla spalla, Growlithe si mise davanti a lei con Ledyba sulla groppa: «Andiamo?» domandò la ragazza, ricevendo in cambio dei versi che prese per delle risposte affermative; fece un passo, notando solo in quel momento i pokémon che la fissavano minacciosi.
Yungoos.
Li conosceva già.
«A quanto pare non sarà un percorso facile…» mormorò la ragazza, sistemandosi il berretto in testa e inspirando profondamente: «Growlithe, usa Braciere contro i pokémon più vicini a te; Rowlet tu vola e lancia Fogliame, aprendoci la strada; Ledyba usa Comete e da supporto a Growlithe.»
Li osservò eseguire immediatamente i compiti che aveva assegnato, iniziando a mettere KO gli avversari e, velocemente, raggiunsero l’altra parte della grotta, lasciandosi dietro una scia di Yungoos svenuti e storditi: «Scusate» mormorò la ragazza, sentendosi in colpa; voltandosi poi verso l’altra uscita della stanza di pietra e raggiungendo quella che sembrava essere la parte più profonda della grotta: era uno spiazzo completamente a cielo aperto e con un piccolo altare posto dalla parte opposta.
Sicuramente quello dove Nathaniel aveva posto i cristalli.
Fece un passo, guardandosi attorno e aspettando l’arrivo di qualche altro Yungoos, cosa che non avvenne e, rimanendo sempre in allerta, si avvicinò all’altarino, prendendo l’ultimo cristallo rimasto: era di forma romboidale e di pietra bianca e lucente, sembrava perfetto per la fessura che c’era nel suo Cerchio Z.
Un ruggito si levò nell’aria e Marinette osservò un pokémon, molto simile a uno Yungoos, tranne per la particolarità che era bipede; il nuovo arrivato balzò nello spiazzo erboso e le ringhiò contro: «Gumshoos. Pokémon sorveglianza» esclamò Rotomdex, fuoriuscendo dalla borsa: «Scovate le tracce della preda, rimane di guardia sul posto senza battere ciglio fino al calare del sole, poi cede alla stanchezza. È ghiotto di Rattata e Raticate, ma poiché è un Pokémon diurno, non ne incontra molti. La perseveranza è la sua dote di spicco.» trillò allegro l’apparecchio: «Ti informo che questo è un pokémon dominante, Rotototo.»
«E cosa è un Dominante?» domandò Marinette con una nota isterica nella voce, stringendo il cristallo nella mano e fissando il pokémon, arretrando finché non colpì con la schiena l’altare alle sue spalle: sentiva le gambe pesanti, quasi fosse un problema fare qualche passo, mentre il cuore batteva furioso nel petto: «Io non so cosa è un Dominante!»
«Pokémon Dominante. I Pokémon dominanti sono particolarmente grandi rispetto agli altri esemplari della stessa specie. Inoltre il corpo di un Pokémon dominante emana un'aura speciale.»
«Sì, in effetti ha un’aura speciale» bofonchiò Marinette, allungando le mani all’indietro e tenendosi all’altare, quasi fosse un’ancora di salvezza: «Io la chiamerei aura minacciosa.»
«Rotototo! Buona fortuna! Rototototo.»
Marinette fissò male il Rotomdex, socchiudendo gli occhi e inspirando profondamente, cercando di ignorare i ringhi minacciosi che venivano dal Dominante.
Doveva assolutamente calmarsi, altrimenti non sarebbe riuscita a uscire da quella situazione.
Inspirò lentamente, buttando poi fuori l’aria e riaprendo le palpebre: «Siamo arrivati fin qua e non intendo, tornare indietro senza il mio cristallo. Rowlet, usa Fogliame!» Il pokémon volò alto, lanciando le foglie come se fossero dardi e colpendo il Gumshoos dominante in più punti, evitando poi l’attacco avversario con una virata strategica in aria: «Beccata, adesso!» ordinò la ragazza, scivolando di lato e osservando Rowlet prendere la mira e colpire l’avversario: «Nuovamente, Rowlet!»
Marinette continuò a indicare attacchi e schivate, fino a quando il dominante ringhiò contro di loro, mettendosi a quattro zampe; Rowlet si posava a qualche metro di distanza, pronto a sferrare un nuovo attacco, e Gumshoos scosse l’enorme capo, ritornando in posizione eretta e balzando sulla parte rialzata, che circondava lo spiazzo erboso, scappando poi verso una delle tane e rifugiandosi al suo interno, decretando così la fine dello scontro.
Marinette rimase immobile, il cristallo stretto in mano, mentre osservava lo spiazzo completamente sgombro e il silenzio che regnava.
Era finita oppure il pokémon dominante sarebbe tornato?
«Ce l’abbiamo fatta?» domandò titubante, mentre Rowlet tubava allegro e volteggiava a mezz’aria, sbattendo le ali: «Ce l’abbiamo fatta!» esclamò contenta Marinette, allontanandosi dall’altare e saltellando sul posto, mentre anche gli altri suoi due compagni uscivano dalle loro sfere, per unirsi ai festeggiamenti; Marinette prese il pokémon alato, stringendolo al seno e affondando il viso contro il piumaggio morbido: «Grazie, grazie, grazie, grazie! E’ tutto merito vostro! Tuo, Rowlet» mormorò, scivolando a terra quasi come se le gambe non la reggessero più, sorridendo poi anche agli altri due e allungando una mano, stringendoli in un abbraccio goffo: «E di Growlithe. E di Ledyba. E’ tutto merito vostro!»



Pokémon che compaiono nel capitoloTipo:Zero


   
 
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