Scritta sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=kJQP7kiw5Fk. Despacito.
Cap.12 Insani timori
si perda in congetture, in paure
Videl
era stesa sul letto
e guardava il soffitto, le sue iridi azzurre erano liquide. La musica
che
proveniva dalla radio risuonava in tutta la stanza e la ragazza
sospirò.
“Oh,
oh, oh no, oh no, oh”
cantò il cantante con voce latina.
Videl
si nascose il viso
con il braccio, sentendolo freddo a contatto con le palpebre, gli occhi
le
dolevano.
<
E se non fosse più
tornato? Nello scontro con Majinbu ho creduto fosse morto. Non importa
delle
sfere, non importa delle aureole che appaiono e scompaiono, io ho
sentito il
vuoto. Mi è franato tutto sotto i piedi e mi sono sentita
sola, abbandonata.
Nonostante le parole di Bulma, non riuscivo a convincermi che lo avrei
rivisto
mai più > pensò. Una lacrima le
solcò il viso e ingoiò un singhiozzo.
“Lentamente.
Voglio
respirare il tuo collo lentamente”. Proseguì il
cantante, mentre la melodia
risuonava nella stanza.
<
Pensavo che fossi
abituata alla perdita, visto che mia madre non c’è
più sin da quando ero una
bambina. Eppure la morte mi ha di nuovo sorpresa, scottata.
Gohan,
non sai quanto ti
amo. Come ti desidero, voglio la tua presenza, un bacio, un sorriso, il
tuo
tocco > pensò. Avvertì una fitta al petto,
boccheggiò e socchiuse le labbra
rosee.
“Voglio
vedere i tuoi
capelli ballare, voglio essere il tuo ritmo”.
Proseguì la canzone, con un ritmo
frenetico.
<
Ho quasi perso anche
mio padre. Sono forse una pessima figlia visto che non mi sono
preoccupata per
lui in egual misura? Perché non soffro così
pensando che l’intera Terra a
rischiato di scomparire? Il mio amore egoista si sente superiore al
bene di
tutta l’umanità >.
Videl
singhiozzò e le
sfuggì un'altra lacrima.
“Sai
che con me il tuo
cuore batte forte”. Proseguì la canzone.
Il
vento faceva
ondeggiare le tendine candide della finestra socchiusa.
La
porta si aprì e Videl
si alzò seduta di scatto sul letto, voltando il capo.
“Videl-san,
qualcosa non
va?” domandò Gohan, chiudendosi la porta della
camera da letto alle spalle.
Videl
finse di grattarsi
la guancia, per nascondere che era umida di lacrime.
“Gohan,
non mi aspettavo
che saresti venuto a trovarmi” disse con voce trillante.
Accavallò le gambe,
strofinando la pelle nuda e appoggiò un piede nudo sul
pavimento freddo.
Gohan
si grattò la testa,
passando le dita tra i capelli mori, e le sorrise.
“Volevo
chiederti se ti
andava di uscire, tuo padre non mi ha detto che non stavi bene.
Que-questa
musica cos’è?” domandò con
voce tremante.
Videl
si alzò in piedi e
raggiunse la radio, spegnendola.
“Era
despacito. Tu non ascolti la musica
contemporanea, vero?” chiese.
Gohan
negò con il capo.
“Scusa”
mormorò.
“Se
ti va possiamo
rimanere qui a parlare” propose Videl.
Gohan
le sorrise.
“Se
non disturbo, con
molto piacere” ammise.
<
La tua presenza qui
permette alla mia mente di non perdersi in congetture e in paure,
grazie Gohan
> pensò la giovane.
“Ed
a farti dimenticare
il tuo nome, lentamente”. Si concluse la canzone.