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Autore: bimbarossa    14/07/2017    1 recensioni
Raccolta di fatti, ammissioni, e omissioni confessata dagli stessi protagonisti, dall'inizio della storia fino alla schiena di Sasuke che se ne va ad espiare in santa pace i suoi peccatucci.
ATTENZIONE: anche se cercherò di rimanere più canon possibile, questa rivisitazione della storia del team 7 contiene, ovviamente, sfacciati messaggi subliminali Kakasaku.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
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- Questa storia fa parte della serie 'Kakasaku: Crack-pairing scandaloso o canon mancato?'
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Kishimoto è l'unico supervisore.

 

 

 

Nei nostri sogni siamo in grado di volare. E forse questo è un ricordo di come siamo stati pensati per essere.
(Madeleine Engle)

 

 

 

Un falco rotea leggiadro sopra di noi.

I ragazzi bisticciano come al solito, si sfidano a suon di battute come la solito, Sasuke respinge i tentativi di abbordaggio di Sakura come al solito.

Tuttavia c'è qualcosa di strano nell'aria, qualcosa di nuovo ed insolito. Scommetto che quei tre non se ne sono minimamente accorti, e forse è meglio così.

Comunque il messaggio è chiaro. Tutti i jonin sono chiamati a rapporto dal Sandaime.

Li lascio azzuffarsi per dileguarmi in una nuvoletta di fumo.

 

“Kakashi, ne sei davvero sicuro?”

“Iruka, quante volte dovrò dirtelo? Ormai sono io che rispondo di loro, non tu. E poi il Terzo ha indetto una specie di test, un'ulteriore prova che confermi la loro idoneità a partecipare. Che altro vuoi di più?”

Iruka rimane in silenzio per cinque secondi, fissandomi con quegli occhi così paterni e preoccupati, da cucciolo incompreso.

“Voglio occuparmene io, del test intendo. Tu conoscerei Naruto, Sasuke e Sakura più di me ormai, ma io conosco tutti loro. Sono stati miei allievi e lo rimarranno.”

E' talmente determinato quando si toccano certi argomenti che, o faccio la voce grossa come è successo poco fa alla presenza dell'Hokage, oppure cedo di netto.

“Se sei così deciso, va bene. Ci penserai tu.”Sbuffo, poi penso a una certa ragazzina dagli straordinari occhi verdeacqua e mi do dell'ipocrita. Chi sono io per criticare il suo atteggiamento protettivo?! “Ti consiglio di puntare sulle loro debolezze. L'esame dei chunin non è uno scherzo, metterà a nudo tutta la preparazione acquisita fino ad adesso.”

“D'accordo.”

Fa per andarsene quando lo fermo con una smorfia. “Ah, solo un consiglio. Sakura Haruno. La sua più grande debolezza è Sasuke Uchiha.”

 

“Anko, aspetta.”

La vedo che sta per uscire dal Palazzo dell''Hokage con il passo felino che la contraddistingue.

“Kakashi.”

“Allora era questo che mi stavi nascondendo da settimane. Sarai il secondo supervisore degli esami chunin.”

Fa un sorriso che non mi piace per niente, e al tempo stesso mi eccita.

“Si, sarò io. Non vedo l'ora di poter tormentare quei poveri, piccoli, patetici genin. Sarà uno spasso vederli scannarsi a vicenda.”

Annuisco pensoso, mentre un senso di passiva tristezza mi invade anche se so che è stupido e che non porterà a niente.

Sono le regole.

Generazioni di shinobi, me compreso, hanno dovuto superare la medesima sfida.

Un civile, sentendoci parlare, avrebbe una pessima opinione nei nostri confronti, ma in sostanza è questa la realtà, della seconda prova in particolare, e della vita di un ninja in generale.

Sopravvivere in un ambiente ostile, anche a spese di altri.

“Hai già scelto il posto?”

“Ma naturalmente. Non potrebbe essere altri che quello.”

Area 44. Shi no Mori. La Foresta della Morte.

“Capisco. Le regole sono sempre le stesse, immagino. Così come le misure di sicurezza.”

“Misure di sicurezza, dici? Non ti pare di esagerare un po'?! Da quant'è che sei diventato così prudente, Kakashi?”

“E da quanto tu non lo sei a sufficienza?”

Gli occhi le si fanno più grandi e tondi, tanto che le voci e le verità sul suo passato mi ritornano in mente con un brivido.

“Non ti conviene mettere in dubbio la mia competenza, né la mia professionalità.” Penso che stia quasi per mordermi, ma poi cambia idea. “Perché invece di bisticciare non passiamo la serata insieme? Sarebbe divertente.”

Ma si, perché non farlo? Ho voglia di un po' di quel sano sesso senza legami, per stendere i nervi e magari trovare sollievo da strani e funesti pensieri.

“Allora, ci stai o no?”

“Umm, d'accordo. Ma facciamo da te. Non vorrei intrusi inopportuni questa volta.”

 

Ho appena comunicato ai ragazzi che, se vorranno, potranno partecipare agli esami dei chunin che si terranno tra una settimana.

Naruto mi esprime tutta la sua gratitudine saltandomi addosso, Sasuke ha un'aria bellicosa e soddisfatta -finalmente potrà dimostrare quanto vale- mentre Sakura mi sembra l'unica che non sia troppo contenta di questa opportunità.

“Ehi, guarda che è una cosa bella, eh! Certo, non sarà molto semplice, e dovrete sudarvela, ma non c'è bisogno di fare quel faccino triste!”

Le scompiglio i capelli, che per un attimo brillano nella mia mano come fili arancio-rosati, e vorrei che mi dicesse cosa c'è che non va, il motivo per cui pare così preoccupata.

“Non è niente, sense'. E' solo che non so se siamo pronti per un tale passo.”

“Ma andiamo, si che lo siete. Ho scommesso la mia reputazione su di voi. Non voglio che mi facciate sfigurare, capito?” La pacca sulla spalla spero che basti per convincerla, ma ne dubito.

Eppure è vero.

Ho puntato tutto su questa sfida, e so che possono farcela. Certo, non hanno portato a termine il numero di incarichi richiesti e quelli svolti erano di infima categoria, ma per i kami, affrontare Zabuza Momochi e batterlo vale ben più di sedici missioni.

La Foresta della Morte.

Ci sono andato ad allenarmi a volte, ed è lì che si sono svolte le selezioni chunin del mio anno. Io, Obito e Rin contro il team di Gai, Ebisu e Genma. Che ricordi!

Un luogo infido ed estremo. Sarà dura, molto dura, però è fattibile, soprattutto se faranno emergere lo spirito di squadra.

Il sole sta tramontando ad ovest ed è meglio che mi sbrighi se voglio raggiungere Anko. Non è il caso di innervosirla ancora, è già abbastanza suscettibile.

Mi fermò un'ultima volta verso il campo tre, la punta nera del cenotafio che brilla anche da così lontano.

Obito. Sento la forza e la potenza del futuro, delle generazioni che sono venute dopo di noi, premere per trovare il loro giusto posto nel mondo. Come quegli uccellini laggiù, che hanno appena imparato a volare.

Il mio compito finora è stato nutrirli abbastanza in modo che le ali reggano ai forti venti che incontreranno, mentre adesso si prospetta il dovere più difficile, che quasi mi sorprendo di come mi spezzi il cuore.

Buttarli con una spinta fuori dal nido.

  
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