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Autore: janefitzgerald    15/07/2017    2 recensioni
Sirius e Regulus sono due facce della stessa medaglia, o così sembra.
Leone e Serpe, traditore e tradito, uno docile e l'altro ribelle, ma allo stesso tempo più simili di quanto si possa pensare.
(Una breve rapsodia di momenti e pensieri dei giovani Black)
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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;black rhapsody



(La rapsodia è una composizione musicale a un solo movimento, di carattere molto libero e variegato. Non segue uno schema fisso, ma si presenta come un insieme di spunti melodici, anche molto diversi tra di loro per ritmo e armonia, che conferisce toni quasi improvvisativi alla composizione.)



«Ci sono cose per cui vale la pena morire!»

Regulus lo guarda e non capisce, perché è troppo giovane, troppo docile. È il germoglio cresciuto all'ombra dell'albero ormai adulto, in balia dei venti freddi del Nord.

Sirius, davanti a lui, ha la tempesta negli occhi e i capelli scompigliati e le guance rosse. Ha litigato di nuovo con Mamma quella sera, anche se lui, Mamma, non la chiama più, e hanno litigato come i Black litigano, una danza di serpenti che fanno a gara a chi ha il veleno più mortale.

(Anche se Sirius è ormai un leone, il veleno che intrinseca le sue parole è il più mortale di tutti
-sa di abbandono e tradimento, e annegano il cuore docile di Regulus)

Era stato peggio del solito, e alla fine Mamma aveva tirato una sberla a Sirius, che se ne era tornato nella sua camera sbattendo tutte le porte che incontrava nel suo cammino.

(Mamma non tirava mai le sberle, ma aveva le sue punizioni, come il disprezzo e il silenzio -il silenzio era il peggiore di tutti)

Mentre i due fratelli si guardavano, le vesti e i libri di Sirius vorticavano nella stanza, finendo nel baule che era aperto sul letto. Se si concentra abbastanza, Regulus può sentire il rombo della motocicletta di Sirius che da lì a pochi minuti lo avrebbe portato via da quella casa che tanto odiava, lasciandosi dietro soltanto una macchia bruciata su un vecchio arazzo.

«Vieni via con me»

«Non posso»

«Cazzate»

Sirius ride. In fondo, sapevano entrambi come sarebbe andata a finire. Persino Regulus abbozza un sorriso.

(Per la prima volta da giorni, il suo avambraccio smette di far male, e il suo cuore si fa più leggero)


Un attimo dopo, si stanno abbracciando -ed è un abbraccio unico del suo genere, che sa di rimpianti e lacrime non sparse e di ricordi ingrigiti, tutto gomiti ossuti e dita sottili che affondano tra le vesti e le pelli, sfiorando cuori così diversi che pompano lo stesso sangue.

«Non farti ammazzare, Reg»

«Farò del mio meglio,» un sospiro, «Stai attento, Sir»

E in un batter d'occhio Sirius è scivolato fuori dalla finestra ed è a cavallo della sua moto, che vola nei cieli senza stelle di Londra, e non si volta indietro nemmeno una volta.



Regulus lo capisce solo anni dopo, cosa voleva dire suo fratello. È in una grotta buia e sta delirando, mentre la pozione -il veleno- che lo separa dal Medaglione è sempre meno.

Sta morendo -la vede, la Morte, bella e sensuale, con le braccia tese verso di lui, la Falce nascosta dietro la schiena.

Regulus non sa scappare, e non lo farà neanche questa volta.

In fondo, Sirius aveva ragione.

Ci sono cose per cui vale la pena morire.



 

(La bara che viene interrata è vuota. Nessuno sa dove sia il corpo del dolce Regulus. Mamma non piange e Papà sta in piedi, con la schiena diritta. Cissy singhiozza, e con la mano si accarezza il ventre gonfio, mentre il marito le stringe l'altra mano. Bella non c'è, e nemmeno Dromeda -la prima non ha voluto presenziare, perché il piccolo Reg aveva tradito il Signore Oscuro e se lo è meritato! e Dromeda era stata ammonita di non osare presentarsi in una lettera scritta da Cissy, bagnata dalle lacrime in più punti.)

 

Quando la notte arriva, e tutti se ne sono andati da ore, un grosso cane nero si ferma davanti alla piccola lapide di pietra e i fiori e la terra ancora smossa, e piange e ulula straziato alle stelle e alla Luna finché ne ha la forza.




 

Note della Spostata dell'Autrice:

Onestamente, non ho idea di cosa sia tutto questo. L'idea m'è venuta di colpo, e non l'ho nemmeno sottoposto ad una seria correzione. Non è altro che una cagata sgrammaticata e insensata, ma se vi è piaciuta (o anche se non vi è piaciuta) sentitevi liberi di lasciare un commento!

un bacio,


jane

 

   
 
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