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Autore: Sameko    15/07/2017    2 recensioni
Una Genocide rimasta incompleta.
Una Pacifist che si prospetta essere quella definitiva, quella che assicurerà il lieto fine a lungo sperato.
Ma gli ingranaggi erano già stati messi in moto da tempo. Fili che dal passato tendono verso il presente aspettano di intrecciarsi con un futuro ancora incerto. Ed è ora che iniziano le sfide più difficili, in cui anche una mano amica in più può fare la differenza.
L’importante è non perdere mai la propria determinazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chara, Frisk, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 20: Gioco – Parte Due
 
 
 


Era piena di determinazione.
Senza indugiare un secondo di più, Frisk spinse in avanti i comandi del jetpack, sfrecciando con la lancia davanti a sé, come un cavaliere che si sta preparando per la sua ultima offensiva.
Due appendici saettarono veloci per attorcigliarsi attorno al suo corpo, solo per fallire nell’intento grazie al breve avvitamento che la ragazzina eseguì praticamente a stento, ma che le evitò comunque la cattura.
Non appena tornò in posizione verticale, un muro di propagazioni le si parò davanti, arrestando l’avanzata che aveva cercato di far procedere il più rapidamente possibile.
A denti stretti, Frisk impugnò la lancia con entrambe le mani e la fece affondare pesantemente contro la muraglia che le stava impedendo il passaggio. Brandelli di fibre e schizzi di nero piovvero ovunque e fu alla cieca che la sua mano raggiunse di nuovo i comandi per far scattare in avanti il jetpack.
Asciugati gli occhi con una manica, Frisk notò appena in tempo il sopraggiungere del suo nuovo e massiccio ostacolo, che si frappose esattamente come i precedenti fra lei e Sans: il fusto, spesso e massiccio, della creatura stessa.
« D⚐ve pensi di a☠dare, ragazzina? » Le domandò, sogghignandole apertamente in viso, come a voler deridere il suo ultimo tentativo di opporsi al rinnovarsi di attacchi che le veniva scagliato contro.
Frisk assottigliò gli occhi, stirando rigidamente un labbro mentre ignorava quel commento canzonatorio ed opponeva a quello sguardo provocatorio una quanto più solida fermezza. Oh no, non si sarebbe lasciata fermare proprio ora!
Invece di arrestare il suo sfrecciare nell’aria, procedette spedita incontro al corpo principale della creatura, preparandosi a lacerarne il possente fusto con ogni briciola d’energia e determinazione che poteva radunare.
Un mezzo grido sfuggì dalle sue labbra e caricò a tutta forza verso il suo bersaglio, i muscoli delle braccia protestarono all’unisono non appena la punta della lancia incontrò il primo, legnoso strato del corpo della creatura, ma di lì in poi il fendente tagliò facilmente nell’interno molliccio. Il forte grugnire dell’essere le rimbombò nelle orecchie in un rumoroso gorgogliare mentre trapassava l’interno del fusto, come se questa volta il suo avversario avesse sentito e stesse sentendo dolore, a differenza di quando lo aveva privato di parti anche considerevoli delle sue propagazioni.
Quando sbucò dall’altra parte in un turbinare di liquame nero, fibre e schegge le danzarono pericolosamente vicino al viso, che Frisk fece del suo meglio per coprire con le maniche del maglione ormai quasi completamente fradicio.
Sentì il rumore del fusto della pianta mentre si inarcava come una frusta nell’aria, uno stridore assurdo ne lasciò le fauci spalancate e la giovane fu ormai certa che quella era una inconfondibile dimostrazione di dolore, davanti a cui la sua anima non poté non stringersi debolmente, o anche evitarsi di provare un accenno di incancellabile compassione… ma non era questo il luogo, né il momento per assecondare queste emozioni, soprattutto se dirette verso qualcuno da cui lei sapeva non avrebbe ricevuto gli stessi riguardi. Ciò che contava, era che il suo avversario era temporaneamente distratto e che un’altra occasione per trarre in salvo Sans non sarebbe certamente ricapitata.
Puntò dritta verso il suo amico, vicinissimo finalmente e a portata ottimale della sua lancia, e tranciò di netto con un ultimo mulinare le appendici che lo imprigionavano. Afferrato goffamente Sans e, superato l’agitarsi convulso ed erratico di un paio di appendici, si posizionò il più lontano possibile dalla creatura, restando sospesa a mezz’aria per aiutare Sans a liberarsi dalle costrizioni che ancora lo imprigionavano in una morsa.
Non appena le sue mani le allentarono come meglio potevano, un alone di magia bianco-azzurra circondò la figura dello scheletro, per poi sprizzare verso l’esterno e lacerare le appendici che ancora non avevano abbandonato la loro presa su di lui. Frisk percepì la magia riverberarle su ogni centimetro di pelle esposto e farle agitare le dita, che mantenne comunque il più possibile salde attorno alla vita di Sans e all’asta della lancia. Quell’espandersi improvviso di energia magica non la aveva ferita, ma il suo intenso vibrare non le aveva reso tanto semplice il compito di sorreggere l’amico – fortuna che Sans era solo ossa e vestiti, o dubitava seriamente che avrebbe potuto reggerlo in quel modo se fosse stato umano.
Lo scheletro si piegò un poco su sé stesso, rilasciando in un'unica espirazione l’aria che Frisk non credeva avesse trattenuto, una mano alzata ad asciugarsi il volto umido, l’altra che stringeva tremante il tessuto della maglia, all’altezza del suo petto, all’altezza della sua anima.
« Sans…? »
« T-tutto ok, tutto ok, piccola. Sto b-bene… » Le replicò lui, abbassando il braccio con cui si era strofinato le guance, la voce un pelo roca ma tornata fortunatamente indietro al suo legittimo posto. Qualunque cosa gli avesse fino ad allora impedito di parlare, adesso se n’era andata, con suo enorme sollievo.
Ora, dovevano recuperare Chara e andarsene via di lì subito!
« Dobbiamo prendere Chara, Sans! Prima che…! » Frisk si interruppe bruscamente, cercando con sguardo frenetico il corpo martoriato dell’amica, che aveva lasciato incosciente poco meno di un minuto prima nel punto che stava ora fissando ad occhi spalancati. « D-dov’è? »
A rispondere alla sua domanda, scossa da un primo ma tutt’altro che mascherato tremolare, non fu Sans, bensì la voce sgradevole e a tratti fastidiosamente acuta della creatura.
« Oh, proprio quan👎o credevo ti fossi dimentic✌ta di lei. »
La sola pronuncia di quelle parole con così tanto derisorio compiacimento fu sufficiente a farle gelare il sangue nelle vene.
E, alzando lo sguardo, vide esattamente ciò che ebbe paura di dover vedere: la creatura stava tenendo in ostaggio Chara, ancora priva di sensi e quindi completamente impossibilitata almeno ad opporsi al loro avversario, come Frisk era sicura la sua amica avrebbe fatto, se solo non avesse subìto quella brutta caduta per aiutare lei.
« Non si può pr☜tendere che ogni cosa vada seco☠do i propri piani… e questo vale persino per il sottoscri❄to. » Commentò in un falso sospirare l’essere, scuotendo elegantemente la testa contornata di petali, le braccia allargate in un gesto di accondiscendente accettazione. « Ma ce ne andremo entra💣bi con il premio di consol✌zione, giusto Frisk? »
« NO! » Urlò la ragazzina, l’orrore che raggiunse il suo picco dentro di lei non appena ebbe assimilato il senso di quelle parole tremende. Non Chara, n-non Chara, per favore, non doveva prendersi Chara! Non la sua migliore amica, non l’amica che non aveva mai esitato a mettersi in pericolo per lei. Non. Chara!
« Oh . » La beffeggiò la creatura, scoprendo un poco le zanne, gli occhi che erano due abissi di nero, ridotti a fessure di acre compiacimento. « Goditi il pre💣io per la tua pazienza e gen❄ilezza, ragazzina. » E le pupille inquietantemente bianche della pianta si spostarono altrove, su Sans, di cui Frisk non poté vedere l’espressione, ma di cui poté ben percepire il nervoso tendersi delle ossa sotto le proprie dita. « Co💧ì, vedrai quanto è stata genuinamente ri👍ambiata. »
Frisk boccheggiò, qualcosa a cui non riusciva a dare ora un nome dentro il suo animo si era incrinato, e qualcos’altro che aveva invece preso il sopravvento al suo posto, come un incendio bruciante e distruttivo: disperazione. Solo disperazione.
« No, no, non p-portamela via, non farlo-! »
Lo scattare del braccio di Sans e l’addensarsi della sua magia nell’aria tagliò a metà la sequela di suppliche che Frisk non aveva potuto impedirsi di pronunciare, tutto per far appello ad una pietà di cui non aveva data per scontata l’esistenza.
Le appendici che reggevano Chara vennero agitate da una lieve scossa, come se fossero state raggiunte da una forza invisibile all’occhio, e nel palmo dello scheletro, alzato e rivolto verso la creatura, si raccolsero distintamente alcune volute di magia, di un azzurro ben più scuro rispetto al normale colore che caratterizzava la magia del mostro. Frisk la riconobbe all’istante: magia blu, quella era magia blu, la magia con cui Sans e Papyrus riuscivano ad alterare la gravità terrestre a loro piacimento.
« Non pregarlo, Frisk. Non saremo noi ad andarcene a mani vuote. » Frisk alzò lo sguardo verso Sans, gli occhi ancora larghi per la paura della perdita che aveva rischiato di subire, ma che si stavano tuttavia caricando di una prima nota di speranza, per lei impossibile da esprimere a parole in quel momento. Le dita scheletriche del suo amico si piegarono leggermente, iniziando ad attirare l’anima e, per estensione, l’intero corpo di Chara verso di loro.
La creatura strattonò indietro la ragazzina, con un accennato sogghignare, le mani che scivolarono dietro la sua schiena in un probabile intrecciarsi.
« ✞uoi giocare, Sa☠s? »
Sans ristabilì la sua presa sull’anima di Chara e la attirò ancora, guadagnando terreno.
« Al tiro alla fune? Tutti i giorni, maledetto demone. »
Un altro strattone da parte del loro avversario e vennero trascinati anche loro in avanti dalla forza disumana di quell’essere, la gravità che aveva spinto contro di loro invece che agire su Chara.
Frisk strinse immediatamente le braccia attorno alla vita e alle costole di Sans per una presa migliore, digrignando i denti mentre lo tirava indietro e così consentirgli di ridirigere ed intensificare la forza di gravità che stava premendo orizzontalmente sull’anima di Chara. Il jetpack aveva avuto un considerevole sobbalzo alle spalle della giovane, ma non aveva perso fortunatamente quota.
« Frisk, facci arretrare gradualmente! » Le disse Sans, tornando ad estendere il braccio in avanti, accompagnando il movimento con l'altro per focalizzare nuovamente il flusso magico.
« S-sì! »
Tastando ancora una volta i comandi alla cieca, la giovane manovrò il jetpack così da iniziare una faticosa retromarcia contro cui i motori immediatamente protestarono. Ad ogni metro conquistato, Frisk li sentiva vibrare sempre di più contro la schiena mentre, allo stesso tempo, persino tirare indietro Sans e vincere la resistenza di quelle radici stava mettendo a dura prova la sua di resistenza.
Uno strattone da parte della pianta e persero ben tre metri e Frisk sussultò pesantemente quando sentì la mano di Sans afferrarle il braccio, nel tentativo di avere un appiglio per arrestare la loro rovinosa perdita di terreno. Per lo spavento, la lancia le sfuggì di mano e si ridusse in frantumi prima di toccare il terreno, polvere argentata che svanì dopo meno di un secondo nell’aria.
« Di più, Frisk! C-coraggio! »
La ragazzina non rispose se non con un gemito di sforzo, concentrandosi unicamente sul tirare indietro lo scheletro al massimo delle sue forze, nonostante il pericoloso accelerarsi del suo respiro e il bruciore che stava cominciando a farle formicolare le braccia. Quando subivano gli strattoni del loro avversario, la gravità finiva con l’esercitare una pressione spaventosa su lei e Sans, a cui Frisk non sentiva che avrebbe potuto resistere a lungo se la creatura insisteva a tirarli in quel modo tanto brusco e violento.
Uno strattone ancora e persero un altro metro, una breve risata distorta lasciò le fauci del loro allettato avversario. Un gemito preoccupante venne emesso dai motori e quella nuova spinta non le fece per poco scivolare le mani dalle costole di Sans.
« S-Sans, no-non ce la f-faccio più...! » Urlò, il suo respiro che stava cominciando a divenire rauco, affaticato, e la felpa di Sans che premeva come un muro contro il suo corpo le stava impedendo di recuperare l’ossigeno necessario a sostenere un simile sforzo fisico.
Il sibilo di una propagazione le fece tendere i nervi lungo la schiena e, prima che avesse il tempo di muovere un braccio, Sans aveva già mosso il proprio, quello con cui la aveva precedentemente afferrata, per far materializzare un osso che potesse frenare la discesa di quell’appendice su di loro.
Frisk udì Sans emettere un lamento al momento dell’impatto, a cui lo scheletro dovette resistere con l’energia magica che aveva velocemente convogliato dal braccio sinistro al destro, il primo del quale tutt’ora impegnato nel tentativo ormai disperato di liberare Chara.
A questo punto, Sans stava severamente ansimando, e Frisk poteva percepire ogni osso del suo corpo tremolare per l’estremo sforzo a cui stava venendo sottoposto. Sotto le sue mani, sentiva la fatica con cui persino Sans stava cercando di respirare e di resistere quanto più poteva, la sua cassa toracica si allargava e si restringeva senza sosta e gli stava consentendo a malapena quei respiri strascicati che facevano crescere l’agitazione della ragazzina. Persino lui si stava affaticando velocemente.
« S-spostati…! » Bisbigliò rivolto a lei e la giovane, preparandosi tanto mentalmente alla tremenda pressione e gravità a cui sarebbero stati sottoposti i muscoli di una sola delle sue braccia, aprì una mano e la spostò più rapidamente che poté verso i comandi. Fece così scattare lateralmente il jetpack, il rumore dei motori che venivano ravvivati si mescolò al forte dolore che, partendo dal suo braccio, le si diramò lungo la spalla e il collo, come se avesse un fuoco incontrollato ad espandersi sotto pelle.
E, sopra i propri suoni addolorati, udì un urlo elevarsi così all’improvviso da farle dimenticare momentaneamente persino il proprio di dolore. Era stata Chara, era la sua voce!
Ruotando fino allo stremo il collo, riuscì ad intravedere la propria amica, sveglia, cosciente, agonizzante a causa di una ferita che la ragazzina più piccola non poteva vedere oltre la schiena di Sans. Ma quell’urlo, quel singolo urlo, bastò a farla soffocare dall’apprensione.
« S-Sans, C-Chara, Chara..! »
Non riusciva nemmeno a formare una frase coerente a causa del dolore che le stava infiammando il braccio, dalla paura di vedere la sua amica così sofferente senza saperne nemmeno il motivo, la sua mente era un pulsare di confusione, divisa tra sensazioni fisiche ed emotive entrambe devastanti.
E Sans, mentre sentiva il disorientante quanto traballante stato emotivo di Frisk venirgli trasmesso dalla Sintonia, si accorse solo in quel momento di aver piegato troppo incautamente le dita, finendo con lo stringere l’anima di Chara e causarle il dolore che si era concretizzato in quell’urlo.
Ridistese immediatamente le falangi, mortificato, inorridito da quanto aveva appena fatto. Aveva fatto del male ad una ragazzina, ad una bambina, che cosa aveva fatto?!
Uno strattone ancora e furono sette i metri che persero, con Frisk che lo stava oramai reggendo con un solo braccio tremante e lui che, distraendosi, aveva lasciato che la gravità trascinasse via loro, invece che attirare Chara.
Sans fu costretto a ripiegare le dita per riavere indietro il controllo della sua magia, ma questo strappò alla povera Chara un grido più forte e penetrante del precedente, che gli fece tremolare l’anima dall’angoscia nel petto. L’intensificarsi dell’apprensione e il risorgere della paura di Frisk per la sorte dell’amica lo disorientarono completamente, togliendogli il respiro.
Non ce la faceva più, non ce la facevano più entrambi, e questo avrebbe significato solo una cosa: fallimento, un altro fallimento a cui nessuno avrebbe più potuto rimediare.
Strinse allarmato i denti, sentendo la magia scivolargli via dalle falangi e abbandonarlo, la presa di Frisk sempre più debole attorno alla sua vita. Non poteva finire di nuovo nelle mani di Gaster, non doveva finir preda di quel demone, non dopo tutto questo! Ma non poteva lasciare Chara, non poteva lasciare che fosse un altro innocente a pagare per i suoi errori!
In quell’istante, i suoi occhi si fissarono sul volto di Gaster, che li aveva ormai in pugno, che avrebbe potuto far schiantare lui e la piccola in meno di un istante, che avrebbe potuto reclamare la sua vittoria in qualunque momento… fissando quegli occhi, i suoi vennero come calamitati dal socchiudersi delle palpebre sulle orbite di un turbolento nero, dall’inclinarsi di quella bocca affilata in un sorriso più innaturale del solito, inconsueto, che poté notare lui soltanto.
Sans aveva a malapena sentito una sensazione di freddo smarrimento iniziare a stabilirsi nel suo animo, quando aveva intravisto degli sprazzi di azzurro e scintille elettrizzare l’aria nei pressi di Chara. Prima che potesse anche solo accorgersi del lacerarsi delle radici che avevano tenuto in ostaggio la ragazzina, sentì l’intera forza di impatto del corpo di Chara piombargli dolorosamente sulle costole, a causa della magia blu che non aveva avuto il tempo di lasciar dissipare.
Frisk perse il controllo del jetpack quando ciò avvenne e il rovinoso precipitare di tutti e tre fu inevitabile. Tuttavia, non fu il terreno fangoso a far terminare la loro caduta, ma le acque della palude, da cui vennero velocemente sommersi senza scampo.
Sans riaprì subito gli occhi quando sentì il braccio di Frisk abbandonarlo. Aveva perso di vista la piccola ed era all’oscuro di dove fosse Chara nel mare di bolle che avevano sollevato, in cui non riusciva a distinguere nemmeno la propria mano. Il suo cranio si riempì immediatamente d’acqua e il suo intero corpo affondò ancora di più, nonostante stesse cercando di agitare le braccia e tornare a galla, lottando contro il serpeggiare di dolori lungo la sua cassa toracica; un lottare di cui, se fosse stato un po’ più lucido, ne avrebbe visto l’inutilità, considerato che purtroppo le ossa non galleggiano.
Il suo agitarsi si interruppe quando si sentì afferrato da sotto le braccia e tirato in superficie da un salvatore sconosciuto. L’acqua che ancora si agitava dentro il suo cranio e che stava fuoriuscendo faticosamente dalle sue orbite non gli permise di identificare chi fosse. Certamente, non poteva essere né Frisk, né Chara, perché l’individuo stava chiaramente camminando sul fondale e, se lui non era riuscito a rimanere con la testa fuori, neanche le due ragazzine avrebbero potuto farlo.
Non appena si sentì depositato sulla riva, si accasciò a terra con un gemito sofferente. Respirare faceva tremendamente male in quella posizione e l’acqua che gli invadeva il cranio gli rendeva difficile pensare, o anche solo coordinarsi.
Fu capace di sollevarsi sui gomiti ed alzare il torso da terra per alleviare almeno un poco i dolori lungo la sua cassa toracica e riprendere a respirare quanto più regolarmente possibile. Qualcuno gli cinse i fianchi e lo aiutò a sollevarsi completamente, facendolo poi sdraiare e reclinare la testa all’indietro per far uscire l’acqua dal retro del suo cranio.
« Ci sei, Sans? Dammi un segnale se mi senti. »
Sans sbatté le palpebre, richiamando fiaccamente la sua magia affinché le luci delle sue pupille si manifestassero di nuovo. Quando il buio si dissipò, non gli dispiacque vedere il volto squamoso di Undyne riempire la sua visione.
« Heya, dolce sirenetta. S-sei stata tu a salvarmi dal naufragio? Grazie, avevo giusto i p-pensieri un po’ annacquati. »
L’espressione impensierita di Undyne si tramutò all’istante in un duro cipiglio.
« Direi che sei più in te del previsto, spiritosone. »
Sans provò a ridacchiare, ma un nuovo serpeggiare di dolori nella zona della gabbia toracica spezzò le sue deboli risa, trasformandole in flebili gemiti di dolore.
« Ah, ahi- costole f-fratturate, a quanto sembra. » Farfugliò, limitandosi questa volta ad un breve sorriso forzato, fiacco.
« Un motivo in più per startene buono e non urtare la sensibilità delle nostre orecchie. » Disse Undyne, emettendo in seguito un lieve sospiro ben più paziente. « Potrebbero essercene una o due fratturate, le altre forse sono solamente incrinate, visto che non mi sembra hai troppe difficoltà a respirare. »
« Com’è che se l’è cavata con solo qualche costola andata lui? »
A poca distanza, Sans notò quindi la presenza di Chara, seduta a gambe incrociate nel fango della riva, la mano sinistra alzata a premere contro la spalla opposta, di cui il mostro poté notare il gonfiore persino con il maglione sgualcito di mezzo. La parte destra del suo viso sembrava persino in uno stato ancora più pessimo, gonfia e livida, con la palpebra dell’occhio tendente al viola e a malapena socchiusa.
Non riuscì a trovare dentro di sé la forza di guardarla più a lungo di così, e il suo sguardo si spostò dunque su Frisk, seduta vicino a lei ed intenta a coprirsi la metà inferiore del viso con una mano, sotto cui lo scheletro poté intravedere del liquido rosso gocciolare a terra. Lo aveva già visto prima e… e, solitamente, non era un buon segno quando fuoriusciva dal corpo degli umani.
Entrambe erano in pessima forma in conclusione, i loro vestiti sudici e strappati, e una generale stanchezza che Sans fu in grado di leggere nelle loro posture ed espressioni a completare il suo resoconto visivo.
« Cosa avete rimediato voi? » Chiese, in tono d’apprensione, le orbite larghe nel riosservare le loro ferite. Poteva dire con certezza che Chara aveva una spalla fratturata, ma non riusciva a comprendere quale fosse l’entità dei danni che avevano riportato, viste le sue conoscenze più che basilari sul funzionamento del corpo di un essere umano, o di un organismo simile ad esso nel caso di Chara.
« Spalla fuori uso, occhio gonfio e faccio fatica a parlare. Frisk ha probabilmente qualche stiramento al braccio sinistro e, inoltre, le hai anche rotto il naso. »  Riassunse freddamente Chara, quasi a mo’ di elenco della spesa.
« Davvero…? » Domandò un poco stupito alla ragazzina più piccola. Comprendeva quale fosse l’origine di tutta la serie di ferite che Chara aveva rimediato ( le sue costole potevano testimoniare ), ma non ricordava di aver urtato anche la piccola così forte da provocarle un simile danno... un danno che, comunque, non avrebbe continuato a persistere, come la sua mente ci tenne a ricordargli con gelida, inflessibile razionalità, tinta da un’inclemente accusa. Perché sapeva che questa linea temporale non avrebbe potuto continuare a procedere in questo modo, non… non senza lui, non senza suo fratello… lo stesso fratello a cui lui stesso aveva fatto del male, a cui aveva regalato una salvezza che aveva avuto il retrogusto amaro e vergognoso del tradimento.
Udì parecchio distrattamente la voce di Frisk e, allo stesso modo, i suoi occhi non furono in grado di soffermarsi sul sorriso di rassicurazione che la ragazzina gli rivolse da sotto la mano macchiata, l’azione in sé che gli parve prosciugata da qualunque emozione Frisk vi aveva sicuramente impresso.
« Quando Chara ci è venuta addosso, ho sbattuto contro una delle vertebre della tua schiena. Ma è stato un semplice infortunio, non preoccuparti. » Gli venne riferito con voce nasale. « In mia difesa, posso dire che non credevo fossi così tanto duro. »
« È un mattone che cammina, Frisk. Abbiamo rimediato più danni sbattendo contro di lui che combattendo contro quel coso. » Borbottò sottovoce Chara, il tono che lasciava presagire che avrebbe più che volentieri continuato a brontolare, se Undyne non avesse raggiunto il suo fianco per zittirla.
« Calma anche te, pesciolina. Evita di parlare e peggiorare le cose. » Le consigliò severamente la guerriera, cercando di ispezionarle con cura la parte offesa del viso, per proseguire in seguito con la spalla. « La frittata la avete già fatta e ben cotta. »
« Se tu non avessi tagliato quelle cose così all’improvviso e se qualcuno avesse richiamato la sua magia in tempo, saremmo ancora tutti interi. » Bofonchiò ciononostante Chara tra le dita squamate di Undyne, rivolgendo un’occhiataccia al qualcuno di cui voleva avere l’attenzione in quel momento, ma che invece non ottenne.
Sans aveva abbassato la testa e il suo progressivo silenzio non era rimasto ignorato da Frisk.
Mentre Undyne e Chara continuavano a parlare, l’una insistendo sull’ottima tempistica con cui li aveva tirati fuori dai pasticci e messo in fuga quell'essere, l’altra sulla maggiore accortezza che la guerriera avrebbe potuto avere, Frisk gli si avvicinò un poco di più, preoccupata dal suo incupirsi.
« Sans? » Lo chiamò per nome, restando tuttavia inascoltata. Sembrava si sentisse… in colpa. La giovane si rendeva conto che il termine era abbastanza riduttivo, ma non aveva sostituti adatti a descrivere l’atteggiamento che Sans le stava mostrando. Erano state le dure parole di Chara a farlo sentire così? Non ne era proprio sicura, ma decise comunque di provare a rimediare in vece della sua amica. « Sans, non fa niente, gli incidenti capitano, l’importante è che siamo ancora tutti qui- »
« Non P-Papyrus. » La interruppe bruscamente Sans, alzando di scatto il capo. Il tono era stato aspro, più basso del normale, tendente ad una silenziosa ma suggerita ferocia, tremendamente simile al tono da cui Frisk aveva imparato a guardarsi bene.
Le orbite dello scheletro erano state private della luce bianca che normalmente le rischiarava, le estremità taglienti del suo sorriso erano una stretta smorfia di dolore, puro dolore emotivo, non fisico.
Quell’espressione vuota, quel tono di voce, quelle parole, la fecero irrigidire come se un pezzo di ghiaccio fosse stato messo a contatto con la sua schiena.
Lo sventolare di una striscia d’arancione discretamente distante da loro intrappolò il suo sguardo. In quell’istante, fu come se il suo cuore avesse saltato battiti su battiti, forzato a restare paralizzato a causa dell’inorridito sconcerto che le strinse l’animo. N-no
« Che avete voi due? » Alzò la testa Undyne, inarcando visibilmente un sopracciglio mentre passava gli occhi dalla ragazzina allo scheletro.
Frisk allontanò tremolando la propria mano dal viso, un dito che gocciolava rosso andò ad indicare un punto oltre Sans.
E Undyne, così come Chara, vide fare capolino dal nero e dalla grigia polvere un body da battaglia e una sciarpa, i cui lembi sgualciti venivano mossi silenziosamente dalla rada aria che spirava nelle caverne.
« No... » Bisbigliò la guerriera, un bisbigliare appena percettibile persino da chi era a portata d’orecchio per sentire.
« Frisk, ‘ricarica’. » Le disse Sans, in tono di vuota, esausta supplica. « Ho resistito fino ad o-ora… non ce la faccio più, per favore… »
Frisk annuì, deglutendo forse troppo rumorosamente per tentare di calmarsi e raccogliere la concentrazione necessaria per ricaricare. Non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni per figurare ciò che era accaduto in loro assenza e si sbrigò a cancellare dalla sua testa gli scenari più orribili che poteva immaginare.
Avevano ritardato troppo… se solo fossero arrivate prima, Papyrus… No, non doveva pensarci. L’importante, ora, era ricaricare il suo ultimo salvataggio, che aveva fissato quella mattina appena uscita di casa per andare agli allenamenti di Undyne con Chara e… e-e… il suo ultimo salvataggio e-era…
Un primo brivido di freddo le scosse la schiena e ruppe completamente la sua nascente concentrazione. No, non era stato quello il suo ultimo salvataggio, non era quello. Il suo ultimo salvataggio risaliva a… aOh no.
« S-Sans, io… prima di venire qui… » Si interruppe, il respiro che le venne momentaneamente a mancare le impedì di proseguire. Fu con voce tremante che terminò quella frase lasciata dolorosamente in sospeso. « Io ho s-salvato. »
Le orbite di Sans divennero due pozzi di nero, la sua espressione una solida ed impenetrabile maschera, come se troppo si stesse agitando dentro di lui, e niente alla fine fosse in grado di prevalere ed uscire allo scoperto.
« Che cosa… state dicendo? » Mormorò Undyne, uno spiraglio di perplessità a spezzare il suo forte turbamento e sconcerto. « Salvare, ricaricare, ma cosa…? »
« Un attimo, Undyne. Da loro un secondo. » Le disse Chara, cercando il viso di Frisk per tentare di comprendere cosa stesse passando per la testa della sua amica. I suoi occhi erano spalancati e le sue iridi ambrate ed immobili non fissavano altro che le orbite vuote dello scheletro: era la prima volta che vedeva Frisk in un simile stato di smarrimento completo, come se nella testa della ragazzina più piccola fosse subentrato un nulla che stava offuscando la mente sempre in moto della sua amica. Non le piacque per nulla.
« ‘Resetta’. » Sussurrò dapprima Sans, a stento udibile persino dalla ragazzina più piccola, per poi in seguito forzare visibilmente la propria voce. « Resetta, Frisk. Se lui non c’è quando ricarichi, r-resetta. »
Frisk assentì, il collo che pareva esserle divenuto di granito.
Non esitò oltre e serrò le palpebre, bloccando colori, suoni e odori fuori dalle sue percezioni con un sospiro frammentato.
Fu non sapeva dopo quanto che le ridistese, e dopo altro tempo ancora che le risollevò, incontrando il nero del ‘limbo’, il luogo in cui le era sempre stato possibile far uso dei suoi poteri.
Due mani le si posarono confortanti sulle spalle, invitandola a sedersi, a lasciarsi offrire un po’ di sincera consolazione. Frisk le seguì, si lasciò guidare da esse, perché sapeva che non potevano appartenere a nessun altro che Chara, unica sua compagna in quel luogo accessibile solo a loro, esseri che ospitavano Determinazione nelle proprie anime. E, per fortuna, nessuna ferita fisica poteva continuare ad affliggerle lì, dando loro un po’ di tregua dagli acciacchi e dagli infortuni che avevano rimediato durante lo scontro appena disastrosamente concluso.
La ragazzina più minuta alzò una manica ad asciugarsi gli occhi umidi, lasciandola poi ricadere nello spazio creato dalle sue gambe, ora rigidamente incrociate.
« Ho combinato un disastro, Chara. » Disse, la voce non le tremolò per miracolo. « N-non avrei dovuto ‘salvare’… è stato uno sbaglio orribile… ora Papyrus, a causa mia... senza reset, rimarrà… »
La giovane si interruppe sotto la stretta di un singhiozzo che le era risalito lungo la gola e fermarsi fu l’unica soluzione che le permise di ricacciarlo giù e di non scoppiare definitivamente in lacrime. Era difficile mostrarsi più forte di quanto in realtà non fosse, tanto difficile a volte per lei. Tuttavia, era stanca di mostrarsi come nient’altro che una bambina debole e incapace e quei gesti di repressione stavano pericolosamente diventando una norma per lei. E il peggio era che non poteva farci niente, non poteva evitarsi di mettere in atto simili atteggiamenti di distacco, perché il potere che possedeva era troppo potente, pericoloso, estremamente soggetto alle scelte del suo possessore per essere usato da una persona troppo impulsiva e preda delle sue stesse emozioni. Una sua decisione, in passato, aveva quasi portato ad una catastrofe; una sua decisione, ora, era invece costata la perdita di un fratello ad uno dei suoi più cari amici. E questo… questo cosa poteva significare? Che era quel genere di persona, quella a cui non doveva essere affidato un potere così inarrestabile? Forse, era così che stavano le cose
Chara strinse un poco le labbra, tristemente, il silenzio tormentato dell’altra ragazzina le fece distintamente stringere l’anima nel petto. Non poteva vederla in quello stato, non Frisk.
Strofinò una delle proprie mani sulla spalla della minore, interrompendo le sue probabili autocommiserazioni nella maniera meno brusca che conosceva, dimenticata e poi riassimilata in quelle tre settimane di, all’apparenza, pacifica quotidianità.
Frisk sussultò leggermente, non aspettandosi quel gesto che, proprio perché era stato inatteso, non poté purtroppo far allentare la postura tesa delle sue spalle. Ma Chara non si ritrasse, decisa a calmare la sua amica con ogni mezzo disponibile.
« Frisk… » Sussurrò, adottando il tono più dolce che riuscì a produrre. « Non potevi saperlo, va bene? Non è colpa tua. La colpa è solo di quel demonio di pianta. »
E di qualcun altro che, sentiva, non era proprio il caso di nominare in quel momento.
« Però… » Replicò l’altra, ma Chara fu rapida a zittirla.
« Niente ‘però’. È così che stanno le cose e ci devi credere anche tu, Frisk. Non devi sempre addossarti la colpa di ogni disastro, piccolo o grande che sia. Oltretutto, è solo grazie a te che possiamo rimediare, non a causa tua che dobbiamo rimediare. » Le disse Chara, indurendo la voce quanto bastava perché il messaggio arrivasse chiaro e, soprattutto, veritiero alla minore. « Capito? »
Frisk rimase in silenzio per un tempo non così eccessivamente lungo come, invece, Chara si era aspettata che facesse.
La più piccola sospirò, rilassando in gran parte la postura tesa delle spalle e di quasi il suo intero corpo. Chara aveva ragione e, con poche e dirette parole, aveva fatto sì che anche lei vedesse la verità presente in quel discorso.
« Sì... ho capito. » Disse, rialzando la testa, ruotandola di lato per guardare la ragazzina più grande in viso.
Chara, vedendo ciò, distese inconsapevolmente le labbra in un lieve sorriso. Lo vide negli occhi ambrati della sua amica, un po’ più carichi di decisione, che Frisk aveva capito.
« Meglio così. » Sussurrò, ritraendo lentamente le mani dalle spalle minute della giovane. « Adesso, dobbiamo solo ‘ricaricare il salvataggio’. »
Una nota di leggero allarme si insinuò nello sguardo dell’altra ragazzina.
« E se finissimo col riportare indietro anche quell’essere? Se… se fosse davvero troppo tardi per noi per salvare Papyrus…? »
« Non importa, Frisk. Possiamo resettare e rimediare al danno. In più, questa volta conosceremo in anticipo quando quel maledetto farà la sua mossa e ci prepareremo di conseguenza. E, meglio ancora, non daremo ascolto alle sue istigazioni. » Le rispose Chara, opponendo decisione e determinazione alla momentanea ansia e preoccupazione della sua coetanea. « Non ti devi preoccupare, andrà tutto bene. »
E lei, da parte sua, si sarebbe assicurata personalmente di ciò.
Frisk la fissò per qualche secondo, con quelle iridi di un intenso color ambrato, simile all’oro a tal punto da fare da magnete per le sue, bianche come neve purificata dalle macchie che la avevano a lungo deturpata. Al termine di quel lasso di tempo, la più piccola espirò profondamente con il naso, in segno di accordo.
« Ok. Proviamoci. » Accettò, preparandosi a ricaricare il salvataggio e ad affrontare qualsiasi scenario le avrebbe riaccolte quando fossero rientrate nella linea temporale. « Sei… pronta? »
« Solo se sei pronta tu. » Rispose Chara, affiancandola risoluta, il suo sguardo non tradiva nemmeno il più piccolo segno di insicurezza.
Frisk assentì due volte col capo, serrando leggermente un pugno contro il fianco, un ultimo gesto per darsi la forza e la determinazione di cui aveva sempre avuto necessità e di cui, adesso, aveva un’estrema necessità.
« Lo sono. » Affermò, con la convinzione di cui era stata sprovvista fino ad un attimo prima, e Chara fu più che contenta di risentire quella prodezza nella voce dell’amica.
L’altra giovane abbassò quindi le palpebre, schiarendo la testa da qualsiasi pensiero che potesse costituire una distrazione, concentrandosi unicamente sul richiamare il potere e manovrarlo con le corde della sua determinazione.
Si ricominciava.
 
 

 
. . .
 
 
Waterfall – Crystal
 
Continue        Reset
 
 
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Sameko's side
E la seconda parte è qui, così finalmente questo scontro lunghissimo giunge al termine Undyne saved the day lol! ^^
È stata senz'altro molto più semplice da editare rispetto alla prima, con Gaster che era fortunatamente meno in vena di chiacchiere... ma già mi sto mettendo le mani tra i capelli al solo pensare a cosa mi aspetta più avanti, perché è tremendamente noioso inserire tutti quei simboli a casaccio, sappiatelo. 
Ebbene, vi rivelo che questi due capitoli ( che come ben sapete erano in origine uno solo ) sono stati pesantemente modificati più o meno all'ultimo secondo, un po' di cose sarebbero dovute andare diversamente, altre invece sono state aggiunte in seguito, Frisk che utilizza il jetpack era una di queste per fare un esempio, ma sono stati tutti cambiamenti per il meglio secondo il mio parere, nonostante abbia dovuto rinunciare ad alcuni dialoghi e dettagli a cui tenevo particolarmente ma che avrebbero solo allungato il brodo e quel jetpack scusatemi è troppo figo, un peccato che nel videogioco si possa farne uso solamente una volta.
Reset o Continua, cosa riporterà indietro Papyrus? Lo scoprirete nel prossimo capitolo. ;) Mi dileguo ora, ho un appuntamento con l'amichevole Spider Man di quartiere ed i suoi lontani colleghi francesi Ladybug e Chat Noir.
Baci e alla prossima! 

Sameko

 
   
 
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