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Autore: DarkAkiko    15/07/2017    0 recensioni
Le cose sono cambiate da come le avevamo lasciate l'ultima volta: La gare per diventare regine è ricominciata dopo la non-incoronazione; adesso Chocolat ha 17 anni. ed è ritornata sulla terra, dopo un lungo, periodo di assenza: sei anni, apparentemente senza motivo alcuno.
In tutti questi anni le cose sono cambiate, e gli equilibri non sono più gli stessi. 
Nuove amicizie e nuovi amori, vecchie storie e un passato che ritorna.
Che ritorna o che non è mai stato realmente passato?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Pierre Tempête de Neige, Vanilla Mieux, Yurika
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera, sono tornata dopo mesi, ma sono tornata. 
La scuola è finita, l'esame è andato, ora ci tocca prepararsi solo per l'univeristà, ma il tenpo per aggiornare ora c'è. 
Mi dispiace aver atteso tanto, ma da febbraio più o meno tutto il mondo mi è crollato addosso. 
Ma eccoci qui. 
Spero che il capitolo vi piacia, e che mi lasciate anche solo un piccolo commento.
 ( Lo spero davvero ahahah )

Penso che il prossimo aggiornamente ci sarà presto, in modo da recuperare gli altri mesi di assenza 
Alla prossima 
DarkAkiko


 
Capitolo Quarto
 
Era già passato quasi un mese da quando Chocolat aveva messo piede sulla Terra, e di certo non poteva lamentarsi, tutto stava andando per il meglio: la raccolta di cuori e la relativa gara, lei e Yurika erano diventate inseparabili, e sulla bocca di tutto l’istituto, purtroppo le due erano fin troppo conosciute, per passare inosservate, come del resto anche Vanilla.
Vanilla, quella che un tempo era sua sorella adesso non le rivolgeva neanche più la parola, visto da un occhio esterno sembrava la cosa più strana del mondo, ma per coloro che vi fossero dentro, non era poi così assurdo; non sapeva come stesse andando la sua parte di gara, in realtà, non ci teneva poi tanto, ma non voleva lasciare tale soddisfazione a quella smorfiosa, come la definiva Yurika, già anche lei non la sopportava per niente, forse più per colpa di Pierre che per altro, loro due c’erano sempre stati l’uno per l’altro e non ammetteva assolutamente che quella smorfiosa potesse intromettersi.
-Bella addormentata, hai intenzione di rimanere in mezzo al corridoio ancora per molto?-
-Come scusa?- effettivamente Chocolat, che nel frattempo si era girata verso quella voce, era rimasta ferma immobile al centro del corridoio per un bel po’, tanto che quando riemerse dai suoi pensieri notò la completa assenza di studenti, tutti già in classe, pronti ad affrontare la prima lezione della giornata
-Sei ferma lì da un po’, come minimo mezz’ora visto l’ora-
-E perché mi stavi fissando?-
-Sei più interessante delle lezioni- disse infine alzando le spalle, ma prima che Chocolat potesse chiedere altro le diede le spalle continuando a comminare verso la fine del corridoio, alzando un braccio in segno di saluto, il tutto, lasciò senza parole la ragazza.
-Assurdo- si limitò a pensare ad alta voce, prima di entrare in classe, anche se in ritardo, ma del resto lei era sempre una strega, uno schiocco di dita e tutto si sarebbe risolto come se niente fosse mai successo, con i professori e con i compagni.
E così fece.
 
-Che hai combinato?- le chiese Yurika, l’unica su cui l’incantesimo non fece effetto, per suo volere.
-Mi ero incantata a pensare e…-
-E?-
-E come finisce l’ora dobbiamo volare fuori di qui-
-Perché?- chiese incuriosita –Qui è successo qualcosa, avanti racconta-
-D’accordo- e così le raccontò quello che accadde poco prima –Strano vero?-
-Non ti ha detto neanche il nome!-
-Non hai idea di chi possa essere?-
-No, direi di no, ma possiamo scoprirlo ora, la campanella è appena suonata- le due si alzarono di scatto e raccolsero le loro cose in due secondi, per poi fiondarsi fuori, per cercare di intravedere il misterioso ragazzo
-A proposito il tuo Mark?-
-Niente di concreto, parliamo si, ma non mi ha ancora chiesto di uscire-
-Credevo l’avrebbe fatto immediatamente –
-Anche io, con la sua sfacciataggine, ma evidentemente è troppo occupato con quelle altre dell’università. Mi toccherà chiedere a Pierre, se sa qualcosa-
-Perché si vedono?-
-Stessa università, se lo tenesse d’occhio non sarebbe male, non mi farei strani pensieri-
-Tesoro, i tuoi non sono pensieri, ma film degni di un oscar!-
-Grazie per ricordarmelo, piuttosto l’hai visto?-
-Per niente-
-Adesso andiamo a lezione, magari lo vedi ad ora di pranzo o all’uscita, che ne sai-
-Non mi metto a cercarlo un giorno intero! La mia era solo curiosità-
-Si, ma io no, voglio nome e cognome-
-Sei la solita, adesso andiamo-
-Ecco, meglio-  le due si diressero verso l’altra aula, quasi correndo per non arrivare in ritardo, sperando che le lezioni finissero il prima possibile, per tornare a casa o fare quattro passi.
 
Quando la campanella suonò per l’ultima volta, fu una liberazione per tutti, studenti e professori compresi.
-Che hai in programma oggi?-
-Niente di particolare Chò-
-Che ne dici se andassimo a fare un giro in città?-
-Buona idea, potremmo fermarci al Maddic, per bere qualcosa-
-Abbiamo un programma allora- affermò sorridente Chocolat, diretta insieme all’amica al centro città per una passeggiata.
Il tempo, fortunatamente, era buono, non c’era una nuvola in cielo, e per essere metà ottobre non faceva neanche freddo.
-Alla fine non siamo riuscite a vedere quel ragazzo, uffa-
-Perché sbuffi? Qual è il problema?-
-Mi interessava sapere chi fosse-
-Magari farò tardi un altro giorno e lo beccherò a fissarmi di nuovo-
-Lo spero, e sta volta fatti dire il nome!-
-La solita- affermò lei ridendo, ma dopo pochi minuti entrarono in quello che in poco tempo era diventato il loro locale preferito, ormai anche i camerieri le conoscevano bene, ed intavolavano discussioni un po’ con tutti.
 
-Allora, cosa mi raccontano le mie ragazze oggi?- chiese alle due amiche un giovane ragazzo che lavorava al bar
-Che oggi Chocolat ha incontrato un misterioso ragazzo-
-Ma davvero? Nel frattempo che vi porto? Il solito?-
-Si, grazie- rispose Chocolat, sorridendogli, e dopo pochi minuti si vide arrivare un tè freddo alla menta e un tè al bergamotto per l’amica
-Allora, questo ragazzo?-
-Non sappiamo neanche il nome-
-Ma almeno è bello?- Chocolat ci rifletté un po’ prima di rispondere, non l’aveva visto bene, o per molto, ma da quello che si ricordava aveva degli occhi neri, come i capelli, spalle larghe, e un bel sorriso, e non era affatto un azzardo supporre che avesse un bel fisico.
-Si, lo è. Quello di sicuro-
-Finalmente! Invece te, ragazza mia? Quel Mark?-
-Parliamo ma niente di concreto- disse lei sbuffando
-Beh, allora fai te la prima mossa. Non è detto che debba essere lui-
-Hai ragione, ma, mi vergogno- a quelle parole il ragazzo alzò gli occhi al cielo, ma le chiacchiere continuarono almeno per dei buoni dieci minuti.
 
Dopo aver lasciato il Maddic, continuarono il loro pomeriggio camminando per il centro della città, fino al tramonto, ora in cui Yurika doveva obbligatoriamente rientrare a casa, per la cena con i suoi genitori, mentre Chocolat, dato che non aveva né voglia di cucinare, né di stare a casa decise di rimanere ancora un po’ fuori, incamminandosi verso un piccolo parco che frequentava diversi anni prima, e rimase piacevolmente colpita nel vedere che almeno quel piccolo angolo del suo vecchio mondo non fosse cambiato, o stravolto.
-Almeno una cosa è rimasta la stessa- pensò ad alta voce sedendosi sull’altalena
-Come le tue abitudini- le rispose una voce maschile, poco distante dalla ragazza, inizialmente Chocolat non l’aveva riconosciuto a causa del buio, solo quando si spostò alla luce dei lampioni, lo riconobbe, dato che, anche la voce, col tempo era cambiata.
-Che ci fai qui?-
-Ero sceso a fare una passeggiata, e ti ho vista qui Chocolat-
-Potevi anche evitare di venire e parlarmi allora-
-No, sai dopo tanti anni, mi pare che te mi debba qualche spiegazione-
-Io non credo Houx-  rispose lei, ferma nelle sue idee, davvero non riusciva a capire il motivo per il quale il ragazzo si fosse fermato a parlarle, quando passava tutto il tempo con Vanilla e Saul.
In tutti quegli anni non gli aveva mia scritto, parlato, non aveva mai fatto nulla per capire la sua situazione e lei era troppo stanca anche solo per dare spiegazioni, non che loro le avessero mai cercate, o chieste. Si sentiva tradita dal suo migliore amico, da colui che per lei c’era sempre stato, nel bene e nel male, anche quando s’innamorò di Pierre lui fu il primo a saperlo, con il quale si confidò, perché sapeva che nonostante tutto lui sarebbe stato dalla sua parte.
Eppure, si vide abbandonata anche da lui.
Non aveva intenzione di perdonarlo. Eppure, quante notti aveva passato sperando di poter parlare con lui: le aveva sempre dato ottimi consigli, l’aveva sempre ascoltata, per fino quando Pierre le spezzò il cuore in mille pezzi, o quanto meno la prima volta.
-Io credo di si Chocolat! Te ne sei andata, non ti sei fatta più sentire, non mi hai spiegato nulla. Per qualsiasi cosa ci sono sempre stato, anche quando facevi le peggiori cazzate, e tutto ad un tratto sparisci. Senza dirmi nulla. Come credi ci possa essere stato!? E come se non bastasse, prendi e piombi qui, come se niente fosse-
-Tu non sai quel che dici. Sapevi bene in che situazione stavo Houx, lo sapevi meglio di tutti. Anche meglio di Vanilla. Eppure non mi pare di aver mai ricevuto un biglietto, di aver sentito neanche una singola parola da parte tua, in sei anni. Credi che me ne sia andata per mia scelta?!-
-Tu non mi parlavi più, che dovevo fare? Non capivo più quello che ti passasse per la testa. Non sei solo tu quella che è stata male, non sei solo te ad aver sofferto Chocolat-
-Eppure non mi pare che quello ad aver abbandonato tutto sei te, o ad essere rimasto da solo-
-E’ vero, io avevo mio fratello e Vanilla-  
-E non ti dimenticare di Pierre, ho visto bene come Vanilla ci andasse d’accordo- lo interruppe lei, prima che potesse finire il concetto  
-Chi se ne frega di lui. Io neanche ci parlo, non lo saluto neanche per strada. Dopo quello che ti ha fatto come potrei solo tollerarlo? E lo stesso vale per Saul. Pierre e Vanilla hanno avuto i loro trascorsi, parlano ma neanche più di tanto. Pierre non la sopporta-
-Come puoi dirlo dato che con lui non ci parli? Almeno evita di contraddirti da solo-
 
 
Nel frattempo su Extramondo, Marille e Leo erano intenti a finire la loro cena, quando sentirono bussare il campanello, ed essendo un orario strano si precipitarono ad aprire la porta, di solito alle dieci di sera nessuno si presenta a casa di qualcuno senza prima avvertire i padroni di casa, a meno che non si tratti di un’emergenza, ed era proprio quello che i due ragazzi temevano, considerando le abili doti curative di Marille.
Quando aprirono la porta non trovarono nessuno ad attendere il loro arrivo, se non una busta bianca da lettera con un sigillo blu sopra, raccolta tempestivamente dal ragazzo.
-Di chi può essere?-
-Non ne ho idea- rispose Leo –Ma è indirizzata a Chocolat-
-Sul serio?- chiese lei sorpresa –Sono mesi che non arriva posta di Chocolat qui, ormai tutti sanno che si trova di nuovo sulla terra-
-Il che mi sembra ancora più strano, ma non possiamo aprirla, dobbiamo portagliela-
-Hai ragione, andiamo-
-Ma che sei pazza!? Lo faremo domani mattina. Adesso se permetti vorrei andare a dormire-
-Si, hai ragione, domani devi lavorare-
-Non me lo ricordare, dovrò subirmi mio padre tutto il giorno-  quando finì la frase, il ragazzo, notò una leggera scintilla negli occhi della sua ragazza, scintilla che, conoscendola, non prometteva niente di buono –Cos’è quel luccichio negli occhi Marille?-
-Diciamo che conosco un modo per alleviare le tue pene- gli rispose ridacchiando e salendo le scale che l’avrebbero portata alla sua camera.
 
Capendo le intenzioni della giovane, Leo non esitò neanche un momento a seguirla: quella ragazza sapeva bene come farlo impazzire, a cominciare dal prendere l’iniziativa.
Quando arrivò nella stanza la trovò ferma immobile al centro, intenta a slacciarsi il vestito, ma non le diede il tempo di ultimare il lavoro, amava toglierle i vestiti, gli sembrava di abbattere tutte le sue barriere, i suoi muri
-Tu mi farai impazzire Marille, un giorno di questi-
-Meglio, perché io sono già pazza di te- rispose lei prima di baciarlo con forza, prima che i loro corpi, e le loro anime si unissero proprio come la prima volta, durante la notte tra quel sabato e quella domenica.
Non riuscivano proprio a stare lontani l’uno dall’altra, finalmente erano venuti a patti con loro stessi, con i loro sentimenti.
 
 
Quella sera, a casa del principe dei malefici, tutto si svolgeva come al solito, nella più completa calma e freddezza.
Quella villa era davvero immensa per le poche persone che ci vivevano, tanto che le stanze di Pierre contavano l’intera ala est del primo piano.  Niente a che vedere con il palazzo dei malefici, ovviamente, ma vivevano bene in ogni caso.
Sylvette in quei giorni non si trovava sulla Terra, il che non dispiaceva per niente al ragazzo, nonostante l’uomo fosse il suo più fidato consigliere e maggiordomo, e per quanto quella casa fosse sempre vuota, non gli dispiaceva rimanere completamente solo: nessuno poteva disturbarlo, in alcun modo, perfino alla servitù vennero dati dei giorni di ferie.
La sua vita procedeva al meglio: all’università non aveva problemi, ormai si trovava al quarto anno e non gli mancava molto per finire, al tempo, decise di continuare a studiare più per perdere tempo, che per effettivo interesse, ma quando entrò in quel mondo, rimase piacevolmente colpito nello scoprire quanto odio e rancore si potesse celare tra quelle mura, il che era perfetto per uno come lui.  Infondo, la sua attenzione era rivolta verso il suo popolo. Niente di più, niente di meno.
Non aveva problemi neanche dal lato sentimentale -per quanto la cosa fosse alquanto difficile, il principe dei Malefici non poteva innamorarsi- quando aveva rivisto Chocolat dopo tanto tempo gli scattò qualcosa dentro, ma dopo un’attenta analisi, e dopo aver parlato con Yurika, la quale però era restia a cedere, constatò quanto quegli anni avessero fatto effetto sulle sue emozioni, alla fine di tutto Chocolat restava una delle persone più importanti per lui, come lui lo era per lei,  ma ormai c’era ben poco  di quel sentimento che li aveva legati.
 
Quando finalmente tornò a casa Chocolat era distrutta: lei e Houx avevano discusso per oltre un’ora in quel parchetto, e le parole che si erano detti continuavano a risuonarle in testa, non sapeva proprio come comportarsi, doveva però ammettere a se stessa che gli era mancato, gli era mancato parlare con lui, perfino in questo caso.

“Lo sai che se mi avessi chiamato sarei corso da te, Chocolat. Non ti avrei mai lasciato da sola”

Lei sapeva bene che poteva fidarsi di lui, ma sei anni di assenza sono difficili da colmare, tuttavia non era una persona che portava rancore.
Aveva odiato alla follia, che se solo le fosse stato concesso si sarebbe ritrovata con un cuore nero, proprio come quello di Pierre, ma lei era colei che purificava i cuori neri, il tutto sarebbe stato fin troppo ironico.
E forse proprio per questo il suo processo di maturazione ed accettazione fu così complesso e difficile, il suo cuore non accettava quei sentimenti, li ripudiava, eppure si dovette arrendere ad essi, accettarli e superarli. 



 
  
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